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𝘤𝘭𝘦𝘢𝘯𝘪𝘯 𝘰𝘶𝘵 𝘮𝘺 𝘤𝘭𝘰𝘴𝘦𝘵

⚘☽✧⦙ Tempers flarin' from parents,
just blow 'em off and keep goin'
Not takin' nothin' from no one,
give 'em hell long as I'm breathin' ⚘☽✧⦙

Allison sentiva la testa pulsare, e le gambe non reggere più.

Fermarsi un secondo dopo tutto quel correre le aveva ricordato di non aver toccato niente che fosse più di un paio di caffè ed un pancake per più di due giorni.
Ma se solo pensava all'apporto calorico di quella colazione, sentiva un brivido lungo la schiena.

Ormai aveva imparato a gestire la fame, non la sentiva quasi più, il problema iniziava a verificarsi quando arrivava la stanchezza così pesante da toglierle la voglia di fare qualunque cosa.

Di solito cercava di risolvere con una gomma da masticare ed acqua, e comunque rimaneva il tremore in tutto il corpo, ma adesso che non aveva niente di ciò a disposizione non riusciva a distrarsi o sentirsi sazia, perciò si sentiva più debole che mai.

Ma non fece in tempo a continuare a pensarci, perché l'auto della polizia guidata da Shoupe arrivò sulla scena.

Nel tempo che loro avevano impiegato a riflettere sul da farsi e cercare di non farsi vedere da Ward, questo aveva ripulito tutto il sangue che era stato versato all'interno del cantiere, ed era riuscito ad andarsene.

Per cui, quando il poliziotto arrivò e non trovò nessuna prova evidente, assunse un atteggiamento scettico come ogni volta che i quattro adolescenti gli parlavano dell'innocenza di John B.

"Era qui, ed è lì che quel pazzo ha fatto un'altra vittima." disse Kiara rivolgendosi allo sceriffo, indicando un punto nella stanza.

"Un'altra vittima?"

"Si."

"Certo. Quanto tempo fa è successo?"

"Quarantacinque minuti fa."

"Ok. Ed erano solo loro due giusto? Quindi presumo siate voi gli unici testimoni."

"No, c'era anche mio padre. Perché continui ad usare questo tono Shoupe? Sembra tu ci stia prendendo in giro." disse Allison con tono rude.

"Ah certo Richard non manca mai. Aspetta, quindi mi state dicendo che Ward Cameron ha tirato fuori la pistola ed ha sparato stile esecuzione? E poi ha ripulito tutto in quarantacinque minuti?"

"Esatto."

"Abbiamo filmato tutto."

"Avete filmato?" chiese il poliziotto alzando la testa dal taccuino su cui stava scrivendo ciò che gli stavano dicendo.

"Si, ma poi Pope è caduto e la videocamera è caduta con lui e si è rotta."

"Questo è un teleobiettivo per riprendere da lontano, ma l'ho fatto cadere ed il video adesso è inutile. Però eravamo lì e possiamo testarlo."

"Quindi il cane vi ha mangiato i compiti ho capito bene?"

"So che sembra assurdo ma-

"Io non so cosa vi aspettiate che faccia. Mi trascinate qui nel cuore della notte per un bel niente e-

"Che motivo avremmo di mentirti? Che motivo avrei, io, di mentirti? Accusare mio padre per cosa? Accusare Ward, la persona con cui sono cresciuta, per cosa?" gli gridò contro improvvisamente la kook, alzandosi dai piedi di JJ, su cui si era seduta appoggiando la testa sulle sue ginocchia mentre ascoltava gli altri discutere.

"Lo capisci che non posso basarmi sul niente?"

"Ma non è niente! Gavin era il pilota di Ward, e lo ricattava perché aveva la pistola con cui Richard ha ucciso Peterkin." esclamò Kiara.

"L'ha chiamato per pagarlo, ma non gli bastava e gli ha sparato. Con l'arma del delitto!"

"Come lo sapete?" chiese improvvisamente sospettoso lo sceriffo.

"Ho messo il telefono nella sua auto ed abbiamo sentito la conversazione." disse Pope.

"L'hai intercettato?"

"È un crimine?" domandò la riccia.

"Fermatevi. Ne ho abbastanza." concluse Shoupe andandosene.

"Che? Si girerà di nuovo dall'altra parte?" gli urlò il biondo correndogli incontro.

"Sapete che non si grida 'al lupo'?"

"Credi a noi per una dannata volta!"

"Sto solo sprecando tempo. Non c'è niente! Falso allarme, torniamo a casa." rivelò agli altri poliziotti quando arrivarono alle auto.

"No! Non andate a casa! Perché dovremmo inventarcelo? Puoi fare il tuo lavoro per venti fottuti minuti?" gli gridò contro Kiara.

"Hey ragazzina! Modera il linguaggio. So che siete sconvolti, e che pensate che il vostro amico fosse innocente, ma voi non c'eravate, ed i veri testimoni, che sono vivi, dicono il contrario. Va bene?"

"Ma io sono qui! Sono viva! Sono una testimone anche io Shoupe." gli disse Allison allo stremo, considerato fosse la centesima volta che tentasse di spiegarlo.

"Non possiamo credere alla tua testimonianza. Fino a prova contraria soffri di un disturbo bipolare signorina Smith, tuo padre ci ha fatto vedere le carte, quindi non sei attendibile. E smettetela di fare creazioni come quella sul muro dei Cameron, rendete le cose più difficile per tutti noi."

"Ma scherziamo? Se lo è inventato Shoupe! Ha corrotto qualcuno lo capisci? Chiedilo a qualsiasi altra persona che-

Ma la ragazza si interruppe.
Non c'era nessuno dalla loro parte.
Nessuno avrebbe potuto provare che lei non soffrisse di questo disturbo mentale perché erano tutti dalla parte di suo padre.

"Buonanotte ragazzi, andate a casa." disse entrando nell'auto, per poi sparire nel buio.

"Qualcuno è morto stasera..." sussurrò Kiara nel silenzio.

"Io me ne vado a casa." disse Allison, senza guardare nessuno dei tre in volto.

"Vengo con te." le rispose JJ.

"No, non ho bisogno di te. Ci vediamo domani sono stanca." gli disse risoluta.

Il biondo non ribatté, e la guardò allontanarsi.


La villa dei Cameron non le era mai sembrata così vuota, anche solo dall'esterno.

Il silenzio che la avvolgeva le faceva sentire ancora più forte la mancanza di Sarah, che non vedeva l'ora di riabbracciare.
Pensava Wheezie ed a Rafe, che non sapevano ancora fosse sopravvissuta a quella notte, e desiderava che tutto si concludesse con un lieto fine.

Non avendo il coraggio di entrare in casa, si sedette sulla fine del moletto, di fianco al quale era ormeggiata la barca di Ward, e scrisse un messaggio al fratello maggiore dei Cameron.

Questo la raggiunse dopo qualche minuto, senza dire niente quando la vide.

Era evidentemente scosso.

"Ho fatto un casino Lili." le rivelò passandosi una mano tra i capelli.

"Sei l'unico che mi chiama così. Solo mamma lo faceva oltre a te." riflettè ad alta voce la ragazza, senza pensare alle parole dell'altro.

Quando lo fece, lo guardò con un viso preoccupato, conoscendo le situazioni in cui si infilava solitamente.

"Se te lo dicessi non mi parleresti più."

"Oh Rafe, se avessi voluto smettere di parlarti l'avrei fatto molto tempo fa."

"Mi fa piacere saperlo, ma stavolta è peggio del solito."

"Sono tanto stanca, possiamo parlarne domani mattina? È stata una giornata assurda." gli disse piano, avvicinandosi a lui ed appoggiando la testa sulla sua spalla per poi chiudere gli occhi.

Non sapeva che lo aveva lasciato senza fiato.
Letteralmente faticava a prendere aria.

Averla così vicina di nuovo, ma senza la possibilità di farsi avanti, lo stava distruggendo, e quando lei si spostò ed alzò la testa guardandolo negli occhi, la parte irrazionale ebbe la meglio su di lui.

Fece scontrare le loro labbra, ma Allison si ritrasse subito, ed il ragazzo vide le sue guance diventare rosse.

"Rafe io..."

"No scusami, hai ragione è stato un impulso. È che va tutto così male e tu sai di normalità." disse imbarazzato allontanandosi.

"Non ti preoccupare. Anche io sono un po' confusa ultimamente, e scusami se sono venuta così senza avvisare, è perché anche tu sai di normalità."

Si guardarono intensamente, e nessuno dei due riuscì ad abbassare lo sguardo.

"Mi ricordo di una sera, in cui io tu e Sarah eravamo qui stesi, fatti tutti e tre, e parlavamo della forma delle nuvole. Mi manca, ma a nessuno importa più." disse il ragazzo, stendendosi sul pontile.

"Sei cambiato da quando ci siamo lasciati, in meglio."

"Scusami per tutto quello che ti ho fatto."

Allison sospirò, e con la schiena si appoggiò ai polpacci dell'altro, che aveva piegato le gambe.

"Ormai è acqua passata, non parliamone più."

"Come va con tuo padre?"

"Non parliamo da un mese, credo." disse, trattenendosi dal rivelargli ciò che era successo quella notte.

"Puoi venire a stare qui quando vuoi."

"Lo so- disse, girandosi sorridendo- E Sarah manca tanto anche a me."

"Che fate qui fuori? Fa freddo." disse una voce maschile.

Allison riconobbe subito Ward, e saltò in piedi, sentendo i battiti aumentare.
Il suo respiro divenne più affannoso, e Rafe lo notò, resistendo al desiderio di prenderle una mano, sapendo che si sarebbe sentita a disagio.

"Stavamo rientrando." rispose il ragazzo, passandogli di fianco facendo segno alla kook di seguirlo.

Ma questa venne bloccata da una mano dell'uomo.

"Che succede? Perché sei così agitata?" le sussurrò.

"Stammi lontano per favore." disse in risposta con voce tremante guardando un punto fisso davanti a sé, facendogli mollare la presa.

Lui capì che ci fosse qualcosa di strano nel suo comportamento, quindi scrisse al padre della ragazza per scoprire se sapesse qualcosa.

Nel frattempo lei raggiunse l'altro adolescente, e quando tornò a respirare regolarmente si sentì svenire.

"Rafe, mi devi dare qualcosa da mangiare, adesso."

"Porca troia Allison ancora?"

La ragazza alzò le spalle, e si guardò indietro per verificare che il padre di lui non li stesse seguendo.
Quando si assicurò di questo, entrò in cucina e cercò qualcosa dentro il frigorifero.

"Che ti succede?" le chiese quando si fu tranquillizzata dopo aver trovato mezzo petto di pollo rimasto dal pranzo.

"Voglio una dose."

Il più grande si girò a guardarla con un sopracciglio alzato, e con occhio critico.

"Pensavo avessi smesso."

"Davvero? Va molto peggio di com'era quando stavo ancora con te."

"Non ne ho, comunque. Era di questo che ti volevo parlare prima."

"Che hai combinato?"

"Devo un sacco di soldi a Barry, ma ora non li ho. È incazzato davvero stavolta."

"Quanto gli devi?"

"Tanto. Trentamila."

"Ma che cazzo dici- disse lei mettendosi una mano sulla fronte mentre addentava un pezzo di pollo- Entro quando li vuole?"

"Dovevo darglieli una settimana fa. È per questo che sono preoccupato."

"Andiamo a casa mia, mio padre ha di sicuro qualcosa nella cassaforte."

"Non ti voglio coinvolgere."

"Non mi sembra di averti chiesto il permesso." ribatté lei sciacquandosi le mani nel lavello.

Lui nascose un sorriso, ricordandosi di quanto fosse intraprendente e di come evitasse sempre di rispettare le regole che le venivano imposte.

"Quindi la tappa è casa Smith?" le chiese quando arrivarono alla sua moto in giardino.

La ragazza annuì, e si infilò un casco che forse adesso stava diventando troppo stretto.



"Shh, fai piano!" sussurrò Allison, sentendo uno scricchiolio prodotto dai passi del ragazzo.

"Non ti fermare."

Arrivarono nell'ufficio del padre, e lei si guardò un centinaio di volte attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno in piedi a quell'ora.

Spostò un quadro, dietro al quale era nascosta la cassaforte contenente ciò che la sua famiglia possedeva di più prezioso.

Provò un paio di combinazioni che non funzionarono, ed iniziò ad agitarsi.

"Oh andiamo..."

"Prova la tua data di nascita."

"Ci ho già provato non funziona."

Poi ebbe una sorta di illuminazione.
29/09/2012.
Funzionò.

"La morte di mamma. Creepy."

All'interno si trovavano mazzi di banconote e una dozzina di orologi che valevano ciascuno quanto lo stipendio che un pogue guadagnava in tre anni di lavoro.

Allison prese tre mazzi e fece per passarli al ragazzo, ma quando si girò verso di lui vide una terza figura nella stanza, e sussultò.

"Non torni a casa da mesi e se lo fai è per rubare? Sapevo che quei ragazzi ti avessero portata sulla cattiva strada ma non pensavo fino a questo punto." disse Richard, il quale sembrava essere tornato a casa in quel momento.

"Non sono per me. E non credo tu debba preoccuparti di questi spiccioli, considerando i milioni di cui ci hai derubati. Tra l'altro è un po' strano che alle tre del mattino tu non indossi il pigiama, dov'eri papà?" rispose lei dura, senza l'accenno di un emozione.

Ciò che la tradì fu l'aver impostato l'ultima domanda come se fosse retorica, quindi facendo intendere di sapere perfettamente dove fosse.
Ed il padre, ovviamente, lo capì.

"Prendili e non farti più vedere."

Allison si morse l'interno del labbro per evitare di scoppiare a piangere.

"Stai tranquillo, tornare non era mia intenzione."

Uscì dall'ufficio ed entrò in camera sua, per prendere un paio di pacchetti di sigarette dall'armadio ed una bustina con della polvere bianca nella tasca di un cappotto.

"Andiamo da Barry, poi mi accompagni da JJ." disse a Rafe andandosene senza guardarsi indietro.

Le cose si erano evolute nel modo più spiacevole che potesse immaginare, e non sapeva che il peggio doveva ancora arrivare.

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