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༺Capitolo otto༻ 🔞


Attenzione: il capitolo contiene una scena esplicita, pertanto se non vi piacciono certe tematiche vi consiglio di proseguire con il capitolo successivo.

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Lucas era sdraiato nel suo letto, l'apatia di un'eternità vuota lo stava divorando. Erano giorni che tentava in ogni modo di ricordare qualcosa, perché la consapevolezza che ci fosse qualcosa, non lo abbandonava. La sua mente sembrava costantemente stordita, complice anche quella nuova natura che per anni aveva solo potuto guardare.
Era come vivere in un costante mondo onirico, dove la realtà ti vorticava attorno impalpabile, ma presente.

Erdie era morta, Theano glielo aveva detto con una freddezza surreale, distante dall'affetto che era certo provasse per lei.
Era inutile tornare a Torino, era inutile riprendere le redini di un'esistenza che non esisteva più. Queste frasi erano diventate quasi un mantra che si ripetevano continuamente nella sua testa.

Avrebbe dovuto provare dolore, soffrire... Eppure non ci riusciva. Si sentiva come un otre forato, dove l'acqua vi entrava e vi scorreva via incessante.

Lisistrata bussó gentilmente alla porta, non serviva neanche annunciare il suo nome perché venisse riconosciuta.
Era stata strana quella nuova capacità che l'essere un vampiro aveva portato con sé. Percepiva le energie altrui, come se il suo intero corpo fosse un un occhio gigante sul mondo. E i movimenti, percepiva i fruscii classificandoli quasi immediatamente.

Erano tutte cose che avrebbe voluto sperimentare con Erdie al suo fianco, farle domande, chiederle come fosse possibile che il suo corpo fosse in grado di frantumare le pietre.
E invece, senza di lei, non aveva alcuna voglia di esplorare nulla. Non gli importava della sua vista migliorata, del suo udito amplificato, della sua velocità oltre natura

«Puoi entrare...» parlò piano Lucas, invitando Lisistrata a farsi avanti.
La vide affacciarsi appena dalla porta, con quei suoi occhietti azzurri dall'aspetto fresco e innocente. Aveva più di mille anni e mezzo alle spalle, figlia degli ultimi ateniesi liberi dell'Ellade, ma l'essere morta ad appena quindici anni le aveva permesso di conservare quell'innocenza apparente che conquistava sempre chiunque.

«Andiamo a caccia insieme? Il cibo che tenta di salvarsi è molto più saporito».
«Non so se sono pronto» e nel risponderle evitava di guardarla, preferendo indugiare lo sguardo verso le alte colonne della parete.
La vampira gli andò vicino, bruciando in pochi istanti la distanza che li separava. Quello sguardo chiaro, prima delicato, divenne in un attimo sensuale, i sospiri che emanava lasciavano poco spazio alle incomprensioni. Lisistrata lo desiderava, e lo dimostrò mettendosi a cavalcioni su di lui, ben consapevole che il suo peplo le lasciava nudo gran parte del corpo.

Lucas si irrigidì, osservando rapito le pieghe del tessuto accarezzarle morbido le cosce nude, i fianchi e perfino i piccoli capezzoli che si ergevano con prepotenza. Lisistrata era meravigliosa.
«Ci sono tanti aspetti della nostra natura che devi ancora esplorare, così tanti che dopo mille anni ancora potrebbero sorprenderti».

«Lisistrata... Sono contento che me li voglia mostrare, ma davvero, non penso... Cosa fai?» terminò con un sussurro. La ragazza si era appena recisa una vena della gola, lasciando che il sangue le colasse lento lungo il collo, i seni, per poi espandersi sul tessuto dell'abito.
«Il sangue immortale non ci nutre, ma ha lo stesso identico sapore di quello degli umani... e lo stesso profumo...»

Lucas infatti fu presto stordito dal sangue di Lisistrata, un profumo che aveva già impregnato la stanza.
Con maestria lei si sporcò le mani, e gliele portó alla bocca, costringendolo ad assaporarla e a perdere del tutto il controllo. Tanto che neanche si accorse che Lisistrata lo stava già baciando.

Quelle labbra sconosciute erano così diverse da quelle morbide di Erdie che per qualche istante provó a sfuggire da quell'incantesimo. Gli ansimi di Lisistrata si stavano sovrapponendo al dolce ricordo di sua moglie, diventando quasi insopportabile.

«Lisistrata basta» la allontanò da lui. Ma lei era già nuda, con solo una manciata di ciocche bionde a nasconderle qualche lembo di pelle.

«Mi desideri... Perché devi mentire?» gli fece notare strusciandosi sull'intimità gonfia dell'uomo.
Opporsi ancora era diventato davvero difficile, Lucas non sarebbe stato ancora così forte. E quando le labbra della ragazza scesero lungo il suo ventre e lo accolsero umide e soffici, la sua mente quasi si spense.
Si arrese, respirando con pesantezza, gemendo sotto quella maestria antica di secoli.
Le afferrò il capo dapprima con gentilezza, perdendo le dita tra quella chioma soffice e  dorata, finché il piacere non inizió ad accrescere la sua invadenza.

«Ho sentito dire che quelli della tua terra hanno una dote naturale nel far godere una donna...»
Gli occhi viola di Lucas erano ancora stralunati, confusi e annebbiati dal piacere. Si accorse che Lisistrata si era issata su di lui solo quando avvertì di esserle entrato dentro.
Stretta, umida... Vergine...
Come lo era Erdie, un'eterna vergine la cui purezza si rinnovava ad ogni rapporto.

Forse fu quello che fece sì che il corpo esile di Lisistrata venisse eclissato per far porto al ricordo di quello di Erdie, più tondo, più soffice... La vera idea di completezza a cui poteva aspirare.
"Hai ancora paura di esplorare il mio corpo?" gli sembró quasi di sentire, con la stessa voce della sua amata, come le prime volte che aveva fatto l'amore con lei. "Il mio è il timore di un mortale dinanzi all'opera divina" ebbe quasi la sensazione di risponderle. Ma erano voci lontane, ricordi...

Quel ricordo si infranse quando Lisistrata inizió a baciarlo con passione, con foga... Così lontana dalla dolcezza che Erdie gli riservava.
Divenne tutto insopportabile.
Ribaltó la vampira e uscì dal suo corpo.
«Stammi lontano...»
Si avvolse in un lenzuolo e uscì dalla stanza, lasciando la vampira nuda e infuriata da sola nel letto.

Purtroppo il cuore avrebbe ricordato sempre meglio della mente e, a differenza di quest'ultima, era un luogo dove nessun potere avrebbe mai potuto penetrarvi.

Nella fretta di uscire Lucas aveva lasciato sulla cassapanca i due anelli di Erdie, adagiati con cura su morbida stoffa rossa.
Lisistrata li afferrò con stizza, ritirandoli per guardarli meglio.
«Maledetta donna, anche se non ci sei più continui ad infastidirmi...» e, con un solo gesto, lanciò i due gioielli fuori dalla finestra.

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