Ventesimo Capitolo •••Litigio•••🥀
I pomeriggi iniziarono a trascorrere tranquilli. Erdie si teneva ben distante dalla vita fuori da quella grande casa, e non solo perché il sole era suo nemico, ma anche perché, dopo tutti quei secoli, vivere fra gli umani la irritava.
Talvolta ascoltava i discorsi frivoli delle domestiche, o le chiacchiere dei passanti che giungevano fino alle finestre. Gli umani non erano cambiati, ma lei sì.
Le donne parlavano parecchio di lei e di quella sua strana malattia per la quale non poteva esporsi al sole, mantenendo anche un regime alimentare particolare. E, soprattutto, come potesse questo mantenere intatta la sua bellezza.
«Sentite ciò che vi dico, ha fatto patti con il diavolo! È una strega» sentì vociferare nei corridoi un giorno e sorrise. Non avevano sicuramente torto.
Lucas era spesso fuori casa, immerso nel suo lavoro, fra banche e contratti notarili. Poteva anche sembrava un ragazzo ingenuo, ma negli affari era scrupoloso.
Seduta su una delle poltrone accanto alle pesanti tende, le sembrò di rivivere quegli antichi anni nelle terre secche di Sumer, quando con suo padre si erano trasferiti nel tempio di Naram. Anche in quel momento lei si ritrovava spesso ad attendere il ritorno di suo padre, con la sola compagnia di Urnamthe.
Spesso, nella solitudine dei suoi pensieri, rifletteva su quel sentimento che entrambi provavano ed una stretta le soffocava il respiro. Se fosse stata tutta un'illusione? Se lui l'amasse solo per via di ciò che sua madre gli aveva raccontato sui vampiri? Lucas vedeva gli immortali con un occhio adorante, lo stesso che avrebbe avuto un infante nello scoprire la presente di uno spirito della foresta.
E lei? Se quello che provava non era amore, ma solo l'illusione di avere di nuovo con se suo padre?
Quell'ultimo pensiero la fece rabbrividire. Suo padre era una guida, era il suo genitore. Mai lo aveva visto con l'occhio che una donna riserva ad un uomo. La sola idea la disgustava.
Mentre Lucas... No, per non poteva essere lo stesso.
Il solo osservarlo, con quelle a spalle larghe accarezzate da velluti neri, quel busto magnifico a cui il farsetto* poco serviva per risaltarne le forme, le mandava il senno in frantumi.
Quel pomeriggio Veronica giocava allegra con delle bambole nel delicato raggio di luce che entrava dai vetri, là dove le tende erano state spostate. E nell'ombra l'immortale la guardava incantata.
Poi d'improvviso il gioco di Veronica sembró diventare più violento, le bambole sembravano morire una ad una per mano di quella che per la bambina doveva essere la più forte.
«Muore!» gridó la bambina soddisfatta, spaventando le balìe che erano nella stanza.
«È proprio la mia bambina» sussurrò sognante. Nonostante non le unisse alcun legame di sangue, Veronica aveva inconsapevolmente preso molti aspetti del suo carattere.
Successe però che la bambina fu vita da una tosse forte e raschiante. Conosceva quel tipo di malore, un qualcosa che trascinava nell'oblio molti bambini.
Le balìe accorsero, ma lei fu bloccata dal sole. Quelle dita luminose e mortali la separavano sempre da sua figlia.
«Mamma?»
«Vieni bambina mia...» la chiamò a se. La piccola di toccava il petto, segno che le faceva male.
Erdie strinse la bambina a se, portandola via dalla stanza e giungendo fin nei suoi appartamento, dove finalmente potevano restare da sole.
Con un bacio leggero sulla fronte bollente, le assoggettò la mente.
Non aveva mai provato a donare il suo ad infante, non sapeva neanche se qualcuno ci avesse mai provato. Ma cosa poteva succedere? Lucas ne era uscito fortificato. Sarebbe stato lo stesso anche su di lei.
L'immortale si recise il polso e lo portó sanguinante alla bocca della figlia. Al pari di una madre che allattava la sua bambina, lei faceva lo stesso con Veronica, nutrendola però con il suo sangue.
«Ora dimmi amore mio, come ti senti? »
Veronica aveva un'espressione sconvolta e lo sguardo febbricitante di chi vedeva il mondo per la prima volta.
«Bene, mamma...» e nel frattempo le prese una ciocca di capelli fra le dita a minuscole.
Erdie si commosse. La vita umana era così fragile e così delicata, e la sua bambina sembrava esserlo ancora di più.
Aveva quasi tre anni e un corpicino troppo minuto per affrontare la vita. Non voleva rischiare di perderla.
«Un giorno anche tu sarai come me, piccolo amore mio».
Moira entró nella stanza soprappensiero, come d'abitudine, canticchiando e volteggiando al ritmo di una musica che sembrava sentire solo lei.
La vide passare il panno sui mobili, fra le corde della viola di Lucas e ancora non si era accorta di non essere sola.
Veronica si attaccó a lei in silenzio, stringendosi a sua madre quasi spaventata e lei, di rimando, la tenne al sicuro accarezzandole dolcemente il capo.
«Sono tutte sensazioni nuove, ma ti abituerai...»
Ci fu un grido quando Moira si voltò e vide la sua signora seduta sul letto insieme alla bambina. Vi era un fascino strano e pericoloso in quella scena, due anime dal colorito evanescente appena illuminato dal riflesso debole del sole calante.
«Mia signora, mi avete spaventata...»
«Sei di buon umore questa sera».
«Un po'...»
«E a cosa dobbiamo questa spensieratezza?».
Erdie espanse il suo potere per piegare la mente della ragazza. Era sempre un po' più difficile per lei usare a pieno i suoi poteri. Aveva diminuito il cibo che assumeva e il potere di Torino la corrodeva lentamente, come l'aria faceva con il ferro.
Forse era solo la sua natura di Reale a conferirle ancora la resistenza necessaria per continuare ad usare le sue capacità.
«Questa sera sono andata di nuovo alle grotte e ho ricevuto la lettera del mio amato...»
Moira si sorprese di quella confessione detta senza alcun pudore, come se la mente si fosse improvviso spenta. Si scusó per quella sfrontatezza e pregó la sua signora di non farne parola. Erdie sorrise e annuì, intenerita dalla convinzione che lei aveva di poter mantenere ancora celata quella relazione epistolare.
«Sapresti indicarmi l'entrata di questo posto?» le domandó alzandosi dal letto e raggiungendola, a passo felpato. Non un solo fruscio si sentiva dai suoi movimenti.
«È nascosta...»
Le dita della vampira le toccarono le spalle, spingendola a sedersi su una panca. Quel contatto aprì la mente dell'umana a quel potere.
«Non ti sei mai addentrata perciò?»
«No mia signora. Mi sono limitata a sostare poco dopo l'entrata. La strada è buia, illuminata appena da quei cristalli viola».
«Grazie Moira. Puoi andare...».
***
«Credo che questa notte farò una visita nei luoghi nascosti di Torino».
Lucas era tornato nuovamente tardi. Tenere sotto controllo banche e commerci era risultato più difficile di quanto, tempo addietro, aveva ipotizzato. Poi c'era anche la questione del comune, dove era stato invitato ad entrare per ricoprire un ruolo di prestigio.
L'idea che, ancora una volta, la presenza di suo zio gli conferisse favori lo disturbava.
«Di quali luoghi parli, amore mio?» le chiese sovrappensiero, iniziando a spogliarsi.
«Moira mi ha spiegato di sua volontà dove si trova l'ingresso di una delle grotte alchemiche. Voglio vedere se lì troverò qualcosa».
«Temo sia pericoloso... Qui invece sei al sicuro, lo hai visto...».
Erdie respiró profondamente. Era estenuante vedere come chiunque fosse certo che rinchiuderla la rendesse al sicuro. E anche Lucas, talvolta, sembrava riflettere lo stesso comportamento.
«Credi che si possa restare in prigione per sempre?» rispose stizzita.
«Credo che per il momento si possa...» le rispose.
Era stanco, e quella sera non riusciva a gestire anche la sicurezza di sua moglie. Già ogni notte, quando la vedeva uscire, si sentiva mancare il respiro.
Mentre lui si abbottonava la camicia da notte, lei indossava abiti più comodi per cacciare, abiti scuri che la confondessero con il buio.
«Credo invece che dovresti smetterla. Ti ho già detto cosa voglio fare questa notte. Non ho smesso di cercare un modo per liberarmi di Naram. E per quanto possa sembrare paradisiaco vivere qui, prima o poi mi troverà. Potrebbero passare anni, forse qualche decennio, ma prima o poi mi troverà. L'eternitá ha questa curiosa capacità di concedere tanto tempo».
«Sei mia moglie Erdie! Dovresti ascoltarmi quando dico qualcosa»
Erdie rimase sconcertata da quella affermazione. Lucas non si era mai permesso di dire una cosa del genere e sembrava essersene accorto anche lui. Sul suo viso si dipinse il pentimento e l'imbarazzo, poi il terrore per quello che Erdie avrebbe potuto pensare di lui.
L'immortale non lasció che il ragazzo proferisse altre parole. Si trasformò in una colomba e voló via nella notte.
*Farsetto: tipico indumento maschile quasi simile ad una camicia. Vi lascio una foto:
——————Nota autore ✍️————
Ciao ragazzi come state? Impressioni su questo capitolo?
Erdie e Lucas discutono, insomma. Prima o poi doveva pur accadere. Le loro nature e relative visioni della vita si dovevano scontrare un giorno.
Faranno pace?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro