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Capitolo trentaquattresimo •••Inquisizione•••🥀

Il tramonto era quasi giunto. Erdie attendeva con trepidazione il momento in cui sarebbe potuta uscire, giungere al fiume e respirare aria nuova.
Torino di notte era silenzioso, perfino i due fiumi non sembravano voler creare troppa confusione, confluendo vicini come due amanti.

A Veronica le aveva raccontato una storia a proposito di quei fiumi. Aveva avuto modo di osservarli dall'alto, fra le case costruite seguendo ancora l'ordinata pianta romana.
Glieli aveva raccontati come suo padre umano Imhotep le aveva raccontato la storia di Iside ed Osiride, divinità fratelli ed amanti, che potevano incontrarsi in un unico punto.
E mentre lei raccontava, la sua piccola bambina si addormentava sul suo petto, cullata dalle dita materne che le passavano tra i capelli rossi.

Erano trascorsi quasi sei da quando era giunta a Torino. Il terrore di essere trovata aveva iniziato a diradarsi, soverchiato da quella nuova vita all'apparenza quasi normale.
Lucas e Veronica erano la sua nuova famiglia, il suo idillio dopo secoli di dolore. Loro erano stati in grado di farle dimenticare quasi ogni cosa che aveva vissuto, rendendola forse più umana di quanto non lo fosse stata da viva.

E tutto le stava sfumando dalle dita ad una velocità tale che le mancava il fiato.
Lucas cercava ogni giorno di mascherare il suo stato di salute, restando spesso a riposo e lontano da chiunque. Ma non da Erdie, l'unica a cui permettesse di assisterlo.

«A breve arriverà qui il vescovo» le aveva detto lui, afferrandole saldamente una mano. Era agitato, lo percepiva dal battere accelerato del cuore e dall'umido delle tempie.
«E perché?»
«Perché è strano per tutti non averti mai visto a messa».

Probabilmente il chiacchiericcio delle domestiche era più potente di quello che si era aspettata. Per un attimo temette l'inquisizione come un comune mortale. Temette le fiamme della condanna per eresia, la tortura, la morte...

Furono quei pensieri a farla destare. Lei era un vampiro, lei era antica ed immortale. Non era serva del demonio, lei era stata peggio del demonio in persona.
Non si era piegata a Naram, non lo avrebbe fatto neanche con un comune vescovo.

«Non spaventarti, ho gestito creature peggiori» lo rassicurò con un delicato bacio. «Devi guarire, solo di questo devi preoccuparti».
«Oggi mi sento meglio, davvero... Aiutami solo nel prepararmi, sono lontano dal lavoro già da troppo tempo».
«Non è troppo tempo, sono solo due giorni...»
Ma lui era testardo, fermarlo fu quasi impossibile.

Era giunta voce che a Torino avesse preso piede un nuovo inquisitore, un certo Giacomelli, la cui vita era sembrata a tutti ambigua.

«Vogliono incontrarci, capisci? E tu non ti sei ancora nutrita...Gli dirò che non ci sei e che pertanto non possiamo riceverlo».
«No» fu imperativa lei «Alimenteremmo solo altre voci. Lo riceveremo, sentiremo cosa avrà da dirci e lo congederemo. Non aver nessun timore».

Altri colpi di tosse sconvolsero Lucas, che prontamente si aggrappò a sua moglie. Decise di ignorare la fronte imperlata di sudore e le mani vibranti, non avrebbe lasciato che la malattia lo abbattesse del tutto.
«Andiamo, prima che la stanchezza mi riporti a letto».
Avrebbe dovuto fermarlo, eppure neanche lei ci riusciva. Nonostante la malattia Lucas sembrava un fiume in piena e con la stessa potenza contrava ad agire.

Il rumore del battente sulla porta riecheggiò per tutto il palazzo.
Erdie e Lucas avevano atteso quella visita nel ballatoio del piano superiore, da dove era visibile l'entrata e le finestre che davano sull'esterno. Così era stato possibile osservare che il vescovo giungeva con un'altra figura al suo fianco.
Ad accogliere gli ospiti c'erano due serve, che salutarono gli ecclesiastici con un profondo inchino.

Lucas osservó l'uomo incappucciato accanto al vescovo in silenzio. Aveva dato ordine di scortarli nella sala conviviale e di non far entrare nessun altro. Aveva provato in tutti i modi a non destare preoccupazione in Erdie, ma quell'affare lo agitava.

E ciò che lo agitó maggiormente era vedere come i due uomini osservarono Erdie quando l'ebbero davanti. E, soprattutto, scoprire che il vescovo altro non era che quel don Jacopo che aveva incontrato in quel monastero durante il viaggio verso Torino l'anno precedente.

«E voi dovreste essere Messer Tommaso Giacomelli, il nuovo inquisitore di cui ho sentito parlare varie volte...» intervenne Erdie dopo tutti i convenevoli.

«Siete ben informata Madonna».
«Vorrei conoscere il motivo della vostra visita» domandó Lucas senza altri indugi. Non aveva perso assolutamente quella sua impazienza infantile che lo aveva spesso caratterizzato.

«E noi volevamo conoscere la vostra incantevole moglie, offrirvi la possibilità di una confessione qui, nella vostra dimora. Ci è stato detto il brutto male che colpisce la donna, rendendola vittima del sole».
«Dio chiama a raccolta ogni suo figlio, come ben sapete, portando la sua misericordia a chi non puó raggiungerlo» aggiunse l'altro.

C'era un non che di scherno nelle parole dell'inquisitore e del vescovo. Sembrano due figure complementari e consapevoli del segreto protetto in quelle mura.

«Sono oltremodo onorata di questa vostra offerta, ma non voglio scomodarvi. Ho già un luogo qui all'interno per le mie preghiere».

L'inquisitore non aveva però smesso di osservare la stanza neanche per un istante.
I suoi occhi scuri si erano posati sulle pesanti tende bianche a coprire le finestre, le lanterne ad olio che bruciavano incessantemente anche se all'esterno brillava la luce del sole e anche sul dipinto di Erdie, la cui perfezione e bellezza sulla tela non aveva necessitato di alcuna modifica.
"Quella femmina è perfetta esattamente come l'ha ritratta il pittore" pensó Messer Tommaso, avvicinandosi alle cornici.

«Questa bellissima bambina è la stessa salvata nel mio monastero alcuni anni fa, se non ricordo male?» chiese don Jacopo curioso guardando un altro ritratto, quello su cui il visino di Veronica era stato ritratto con delicatezza.

«Sì, ve la vorrei mostrare, ma le balie la stanno portando a letto. Ha giocato molto oggi».
«Oh, che enorme peccato».

Lucas non sapeva che il nuovo vescovo fosse proprio quell'uomo: il monaco cacciatore di vampiri. Sembrava quasi un triste scherzo del destino.
Aveva guardato Erdie quasi disperato, consapevole che il potere di un immortale non sarebbe mai servito a piegare quelle menti. E lei aveva risposto al suo sguardo con quello che sembrava una consapevolezza. Aveva capito che creature fossero senza neanche il bisogno di parlare.

«Siamo qui anche perché vorremmo benedire la vostra casa. Ci sono stati omicidi sospetti in queste vite, genti trovate senza sangue accasciate negli angoli che di notte sono i più bui della città».

«Oh, santa vergine» esclamò Erdie, fingendo uno spavento che non le apparteneva.
«L'ultimo è stato trovato proprio la notte scorsa, a poche vie da qui. E sul petto vi era stata inciso un simbolo, simile a questo».

Era la lettera Teta, facente parte dell'alfabeto greco. Probabilmente l'uomo non si aspettava che lei conoscesse quella lingua.
Era strano che fosse stato trovato un cadavere proprio vicino la sua dimora. Aveva ucciso di rado, ed era sempre stata discreta.

C'era un altro vampiro a Torino. E aveva già capito chi fosse.
«Saremo molto cauti quando usciremo di casa, signori. Grazie per la vostra premura».

«È nostro dovere salvare le anime».
«Certamente» convenne Lucas, la cui voce però tradiva l'irritazione.

«Lascialo fare» sussurrò Erdie, trattenendo ancora una mano vicino alla bocca in segno di spavento per la notizia di quelle strane uccisioni.

I due ecclesiastici non persero altro tempo, tirando fuori incensi che incendiarono subito, accompagnati da preghiere cantilenanti.
Come la vampira aveva previsto, l'incenso era a base di polline di biancospino. Erano stati oltremodo prevedibili. C'era solo da dire che l'incenso usato conteneva una percentuale troppo bassa di polline perché potesse sortire danni evidenti su di lei. Erdie era un vampiro Reale e millenario, non un semplice vampiro comune. Mentre i fumi salivano, solleticandole il naso, si sentì quasi offesa da una tale bassezza.

I due uomini si spostarono fra i corridoi indisturbati, continuando a spargere incenso e preghiere inutili.
Tutto ciò che riuscirono a provocare fu uno starnuto della donna.

Era notte quando i due uomini lasciarono finalmente la dimora.
«Io temo siano pericolosi...» sussurrò Lucas, accanto al fuoco acceso del camino, avvolto da una pesante coperta. La febbre alta era tornata con più forza.
«Non più di tanto» rispose la vampira minimizzando.
Il ragazzo allora si alzò per prendere un cofanetto impolverato custodito all'interno della scrivania. Erdie lo guardò stranita.
«Cos'è?»
«Lo avevo quasi dimenticato, lo riposi lì dentro affinché nessuno lo vedesse, in attesa poi di gettarlo... ma ne dimenticai...»

Erdie aprì la scatola i cui piccoli cardini arrugginiti stridettero prepotenti. All'interno vi era un piccolo sacco di pelle che racchiudeva un paletto in legno di frassino immerso in fiori di biancospino essiccati.
«Te lo diede lui?»
«Si...» ammise colpevole, Erdie avvertì i battiti accelerati di suo marito e la pelle imperlarsi di sudore per l'imbarazzo. «Mi dispiace aver conservato una simile cosa, davvero me ne sono dimenticato».

Lei sorrise nel vederlo. Era rimasto fedele a ciò che era anche in tutti quegli anni, il contatto con la mondanità non lo aveva corroso. Lasciandolo la sua anima così pura.
«Non sono arrabbiata che tu abbia un'arma nascosta per uccidermi... Anche perché sei troppo sbadato per usarla».
In risposta lui la guardò torvo «Avrei comunque qualcuno su cui sperimentare la mira».
La vampira scoppió a ridere. Nonostante il tempo passato Lucas ancora mal sopportava la presenza di Aluk. «Non continuare a fare il geloso...» concluse gettando la scatola direttamente nel fuoco.

«Mi fanno quasi tenerezza, sai? Quei due ecclesiastici dico...» intanto il fuoco lambiva il legno annerendolo pian piano. Esattamente come si comportava la luce sul corpo di un Vampiro.
«Perché dici così?».
«Sono cacciatori alle prime armi che non sanno neanche come stanare un vampiro più potente di uno di classe comune».

«Ma sei stata tu ad uccidere quegli uomini?».
«No, ma so chi è stato. Theano ha deciso di tornare a farci visita e ci sta cercando».

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