Le scelte di un uomo
Santo Domingo, 1701
Posandosi sulla superficie dell'acqua, il vento agitò la promessa di temporale in piccoli, confusi cavalloni e l'oscurità vinse il giorno. La notte stese il suo mantello nero e delle gelide brezze spazzarono l'isola, suscitando profumi delicati della vite in fiore del balcone della villa coloniale, che Remy fissava cupo.
I capelli scuri erano cresciuti disordinatamente e scendevano quasi a celare gli occhi attenti e brillanti, che cercavano di cogliere l'immagine femminile al di là delle pesanti tende. Gli occhi di un'insolita sfumatura di ambra e pagliuzze d'oro si chiusero all'improvviso.
Era inutile struggersi per qualcuno che non avrebbe potuto avere.
Appellandosi alla ferrea volontà, di cui era dotato, abbandonò la tenuta e tornò verso il villaggio degli schiavi.
Nonna Nia era seduta vicino la porta della casupola dove abitava; era più piccola di una capanna e appoggiava al retro di un magazzino di mattoni. La luce di una debole lanterna trapelava da una moltitudine di fessure tra le assi, che la coprivano, e dalla porta semiaperta.
«Se continui con questa follia, ti metterai nei guai. Il Padrone non ti vuole lì intorno quando ci sono ospiti. È la notte del Ballo dei Narcisi, in cui verrà annunciato il fidanzamento della sua pupilla» disse la donna.
Remy si sentì rimescolare. Era stato spinto, schiacciato, battuto, punzecchiato, incitato, tentato e alla fine tradito. Un ringhio spezzato gli lacerò la gola. Era come una belva in gabbia.
Non c'era bisogno che la Grand Mère gli ricordasse che l'uomo che l'aveva generato si vergognava di lui, il figlio avuto con una schiava della piantagione, quando c'erano in giro le grand blanc.
L'umiliazione per i suoi natali non era la cosa peggiore. Il Ballo dei Narcisi era stato organizzato per cercare marito a Georgiana, che gli apparve per un attimo davanti agli occhi. La sua bellezza era tale che sentì le ginocchia piegarsi. I capelli colore del miele raccolti in una massa di riccioli morbidi, folti e lucenti. I lineamenti perfetti, il naso dritto e sottile e le brevi sopracciglia brune spiccavano nell'arco delicato sugli occhi chiari verde mare, frangiati da ciglia nere come l'ebano.
Scacciò l'immagine dalla mente. Erano cresciuti insieme, trovando ogni espediente per vedersi, toccarsi, amarsi. Ora era giunto per lei il momento di prendere marito, uno adatto. Se fosse stato un figlio legittimo, sarebbe stato lui. La sorte aveva deciso altrimenti.
Il Ballo dei Narcisi rappresentava la negazione di tutto ciò che lui avrebbe dovuto essere e non era.
Guardò la Grand Mère negli occhi. «Voglio evocare lo spirito Dagbe.»
La donna anziana trasalì. «Non sei adatto... » sussurrò.
Gli occhi di Remy scintillarono. Era stufo di sentirsi dire che non era adatto, a portare il nome di suo padre, sposare la donna che amava, invocare gli antenati.
«Tu possiedi un potere tutto tuo, volerne altro ti condurrà all'inferno!», concluse l'anziana donna.
Non voleva ascoltarla e continuare a essere metà di niente, voleva essere tutto. Ignorando la donna, che blaterava di un potere di cui non sapeva niente, si diresse verso la stia dei polli, da cui prelevò, tra gli starnazzi, due galli. Aveva bisogno di molto sangue.
Poi si inoltrò nel folto della foresta, diretto verso il Tempio dei Pitoni.
Nia si svegliò di soprassalto. Una sensazione di angoscia le stringeva la bocca dello stomaco.
Uscì sulla veranda. La luna era bassa e sfiorava le cime degli alberi, illuminando la notte fresca ma stranamente tesa.
Si mise a camminare e sentì l'umidità della rugiada sotto i piedi nudi. Superò la boscaglia per trovarsi davanti al tempio. Fioche luci, provenienti da candele sparse qua e là, illuminavano le assi di legno annerite dagli anni.
Notò un panno blu con il simbolo del crocevia su cui erano abbandonati due dadi di osso accanto a una candela e una ciotola d'acqua. Undici. Chi aveva chiesto, non aveva avuto risposta.
Si inginocchiò prendendo i dadi. «Nel nome dei miei antenati e delle mie guide spirituali, Remy ha ottenuto ciò che voleva?»
Bussò tre volte sul crocevia agitando in senso orario i dadi. Quando sentì la spinta, li lanciò. Quattro. Sii saggia.
«Una mam'ba non usa dadi consacrati da un bokor.»
Un ghigno deformò il bel viso di Remy. Gli occhi ambrati erano spenti e senza vita. Un teschio e due ossa incrociate creavano ombre sul suo corpo.
Remy non c'era più, era cavalcato dallo spirito Bacalon.
Una folata di vento le portò alle narici un odore ferroso, pungente. Era stato versato molto sangue, pensò con sgomento.
Con una risata sguaiata, Bacalon si scostò dall'entrata del tempio, consentendole di vedere l'interno. Del sangue imbrattava completamente l'altare di pietra, che si trovava al centro. Sotto di esso giacevano i corpi sgozzati di un uomo e di due galli neri.
«Gli animali non erano sufficienti.»
Nia entrò nel tempio. Il luccichio di una lama tra tutto quel rosso attirò la sua attenzione. Non aveva scelta.
Rivelando una agilità sorprendente per la sua età, con un balzo si avventò sul coltello e senza pensarci troppo con un taglio netto recise le vene del polso.
«Mam'ba, questo corpo mi appartiene. Non puoi annullare il rito.»
«No, ma posso complicare la partita, con un altro lancio di dadi. Non ho mai pensato di poterti fermare, avevo solo bisogno di tempo... Per i miei spiriti e le mie guide spirituali in un terreno aperto, in una zona di confine, nei crocevia, in un terreno chiuso, in un terreno di morte» disse, un attimo prima che gli occhi si rovesciassero mostrando completamente la sclera. Dal suo corpo si levò un filo di fumo che andò a comporre la figura di uno scheletro vestito di nero con un cappello a cilindro bianco, occhiali scuri e cotone infilato tra le narici. Un cadavere pronto per la sepoltura.
«Baron Samedi, una vita per il tuo intervento è uno spreco!»
Il cadavere ghignò e si chinò a raccogliere i dadi.
«Ci darà l'occasione per una partita, come ai bei vecchi tempi!»
«Non giocherò con te, sei un baro.»
Baron Samedi lo guardò sornione. « Se vincerai tu, ti dirò come controllare per sempre quel corpo e camminare di nuovo sulla terra. Se vincerò io, rinuncerai ad avere qualsiasi influenza su di lui.»
Bacalon era allettato dalla proposta perché aveva percepito il grande potere dentro colui che momentaneamente possedeva.
«Accetto, ma sceglierò io il campo di gioco.»
L'altro si levò il cilindro facendogli un inchino beffardo.
«Come tu vuoi.»
Remy si svegliò scosso da un tremito gelido, nonostante il calore della stanza l'avesse fatto sudare. La camicia e i lenzuoli erano bagnati. Lottava per respirare, come se una qualche pesante e invisibile presenza gli gravasse addosso.
In preda al panico, corse fuori dalla casupola. Là si calmò. Il mondo era come sempre, il sole appena più alto, il giorno un po' più caldo.
Poi, senza preavviso, gli avvenimenti degli ultimi due giorni gli piombarono addosso. Si sentì mancare di nuovo il respiro ricordando il corpo senza vita di Nia e del bokor a pochi passi di distanza l'uno dall'altro.
La sete di rivalsa e vendetta, che lo animavano dalla nascita, erano stati la causa dell'orrore.
Quando la sua coscienza era riuscita a liberarsi dalle catene che lo spirito, che aveva invocato, gli aveva imposto per cavalcarlo, si era trovato davanti a Baron Samedi.
Il loa era ormai quasi evanescente perché il tempo concessogli dal sacrificio della nonna volgeva al termine.
«Conosci te stesso e sarai salvo da Bacalon. Non invocarci più. Sei troppo appetitoso. Devo lottare contro me stesso per non impossessarmi di te. Lo devo a lei» disse, indicando il corpo esanime di Nia.
«Hai tre giorni per scoprire qual è il potere che celi dentro oppure Bacalon si impossesserà di te. E il mondo come lo conosciamo si trasformerà in Inferno sotto le vostre mani» aveva aggiunto un attimo prima di dissolversi col sorgere del sole.
Remy restò immobile. Solo quando la brezza decrebbe sotto la tettoia di assi e il calore si fece intenso, si decise a rientrare.
Doveva risolvere un mistero per liberarsi dello spirito maligno. Il bokor lo aveva ingannato. Ma aveva pagato il fio quando lo spirito attraverso le sue mani lo aveva sgozzato.
Non si sentiva responsabile. Se fosse stato onesto con sé stesso, avrebbe ammesso una certa soddisfazione per la sorte toccata al sacerdote.
Intanto gli era rimasto un giorno, i primi due li aveva passati tra la presa di coscienza e imbastire una storia credibile circa il bokor che, impazzito, aveva aggredito Nia.
Non era stato un gran problema. Ai bianchi non era importato più di tanto di due neri anziani, e gli altri schiavi nutrivano una sorta di timore reverenziale nei suoi confronti per azzardarsi a contraddirlo.
Intanto l'unica cosa, che aveva trovato di utile per risolvere l'enigma, era un pezzo di pelle di animale con delle scritte nella cassapanca dove Nia teneva le sue cianfrusaglie.
«Cerca nella tua famiglia» gli aveva consigliato Baron Samedi.
La nonna non conosceva la lingua dei bianchi, eppure custodiva gelosamente quelle scritte. Le rilesse per l'ennesima volta.
In Ventidue son scesi sulla Terra
Ventidue ombre che possono diventare flagello
tra giochi di nebbie e di foschie
si muovono fiamme sempre più alte di guerra
a coprire il cielo con pesante mantello,
sudario intessuto di vane utopie.
Fragili e impalpabili sono gli umani
di fronte al potere che le Carte emanano.
Speranza è Donna che guida gli Arcani,
in mano ha le spade che allontanano
ingiustizie e iniquità. L'accompagna Morte,
accordo o disaccordo decreterà l'umana sorte.
Di Ventidue due porteranno corone.
Di Ventidue due vivranno l'amore.
Di Ventidue uno solo comprenderà la ragione.
Di Ventidue uno arrecherà solo dolore.
Di Ventidue due sacrificheranno tutto per il cuore.
Di Ventidue uno distruggerà tutto per ambizione.
Remy percorse a lunghe falcate il largo viale lastricato di pietre bianche e levigate, costeggiato a destra e a sinistra da alberi alti ed erba corta e uniforme. In fondo a esso, sorgeva una costruzione elegante e insieme austera.
L'entrata era costituita da un ampio portale a due battenti, decorato con fregi elaborati e sopra il quale, racchiuso in una nicchia, spiccava uno stemma, un'aquila all'interno di uno scudo rettangolare, sormontato da una corona a sei punte.
Prima di entrare si guardò indietro. Il tempo stava cambiando.
Attraversò un grande salone, poi salì al piano superiore, dove c'era la stanza della persona che cercava. Spinse la porta, che scivolò silenziosamente.
Un fulmine illuminò dipinti di straordinaria grandezza e realismo, scintillando in modo minaccioso attraverso gli affilati cristalli di un enorme candelabro appeso al soffitto con una catena.
Un'anziana signora, seduta su una poltrona, lo guardò contrariata.
«Non ho tempo da perdere.»
Attraverso un reticolo di rughe, che le copriva il voto, due occhi ambrati, identici ai suoi, brillavano malevoli.
Remy le lanciò con malagrazia lo scritto che aveva esaminato per ore. Cerca nella tua famiglia. Suo padre non ne sapeva niente e, come aveva fatto per tutta la vita, gli aveva voltato le spalle. Non gli restava che lei.
Eugénie De la Rochelle non lo prese, non era donna da toccare oggetti appartenuti a una schiava.
«Hai trovato la prima rima.»
La megera sapeva qualcosa. Remy si avvicinò minacciosamente.
«Cosa significa?»
«L'ho tenuto segreto per anni perché dovrei dirtelo?»
Un sorrisetto maligno le increspò le labbra sottili.
«Perché altrimenti Bacalon camminerà su questa terra attraverso me.»
La donna si alzò in piedi, per un attimo vacillò, poi afferrò il bastone accanto alla poltrona e si erse in tutta la sua statura.
«Avevo avvertito Nia di tenerti lontano dai loa.»
Un secondo fulmine colpì il ramo dell'albero che di stagliava davanti alla finestra.
«Nel 1566 una mia antenata fu bruciata sul rogo come strega. Era una lettrice di Tarocchi.»
Indicò con la mano scheletrica il cassetto del secrétaire alla sua destra.
«Aprilo, prendi le pergamene e il mazzo di Carte.»
Remy fece come gli aveva detto.
«Quelle sono le sue memorie. Dicono che nella mia famiglia sarebbe nato uno dei Ventidue Arcani. Abbiamo atteso a lungo. L'ultima speranza era mio figlio, ma anche lui mi ha deluso. E poi sei nato tu, il figlio di una schiava. Una vergogna!»
Un terzo fulmine colpì qualcosa nel cortile sottostante.
«Pensavo che, come tutti gli altri, anche tu non avresti mostrato poteri. A cinque anni hai impedito che un boa stritolasse il cocchiere; a nove hai domato Black, lo stallone che nessuno riusciva a montare; da quando sei nato non abbiamo perduto un raccolto. Ma avevo bisogno di una prova inconfutabile. Gli incidenti che hai avuto fin da piccolo li ho provocati io. Ma sei sopravvissuto a tutti.»
L'orrore si dipinse sul volto di Remy. Quell'essere spregevole aveva tentato di uccidere il sangue del suo sangue. Il furore lo invase. Lo contenne. Doveva sapere.
Un quarto fulmine si schiantò contro il vetro della finestra, mandandola in frantumi. Le schegge lo colpirono, le ignorò.
«Chi sono?» urlò.
Una risata maligna distorse il viso di Eugénie. «Te lo ha appena detto il fulmine. Il numero Quattro. L'Imperatore.»
Luci ineguali incrinarono il cielo d'ebano e gocce di pioggia imperlarono le foglie degli alberi tropicali appena fuori dalla finestra.
Le brezze vaganti riempirono la stanza con l'odore fresco del temporale.
Remy ed Eugénie si guardavano, in silenzio. Il rancore dell'una riflesso negli occhi dello stesso colore dell'altro.
«Perché me lo hai tenuto nascosto?»
Lei prese un grappolo d'uva rosata dall'elegante ciotola sul tavolinetto accanto alla poltrona e ne staccò un chicco, che portò alla bocca.
«Un De La Rochelle avrebbe meritato di essere un Dio tra gli uomini, tu no!»
Il temporale si scatenò contro la finestra; osservarono insieme il cielo con le sue nubi selvagge in fuga, poi le minuscole stelle scintillanti che apparivano a poco a poco.
Gli occhi di lei luccicarono in modo sinistro nella penombra della stanza.
«Anni fa giunse qui una lettrice di Tarocchi a reclamarti. La mandai via.»
Remy si avvicinò. «Hai sprecato l'occasione per liberarti di me.»
Eugénie non sembrava impressionata dal corpo teso dell'altro, pericolosamente vicino alla sua persona.
«Ti avrebbe addestrato, trovato alleati, aiutato a conquistare questo mondo. Non potevo permetterlo perché tu sei indegno di tutto ciò.»
«Ora posso realizzare ugualmente il mio destino!»
Lei sbuffò. «È troppo tardi. Sei impreparato. Gli Arcani sono in guerra tra di loro. Appena ne incontrerai uno, ti ucciderà.»
Remy ghignò, era sempre stato uno che imparava in fretta.
«Prendi il coltello accanto alla ciotola. Ora!»
Eugénie sbarrò gli occhi mentre la mano eseguiva l'ordine.
«Incidi il tuo polso sinistro con un taglio non troppo profondo. Voglio che tu viva abbastanza per ascoltare i miei progetti.»
Lei tagliò le vene e rivoli di sangue cominciarono a scorrere, macchiandole il polsino di merletto.
«Ho dato un'occhiata al diario mentre chiacchieravamo amabilmente. A quanto pare l'Imperatore può piegare la volontà di uomini e animali. Basta volerlo e io lo desidero con tutto il mio cuore bastardo.»
Osservò con distacco il corpo della sua nemesi perdere sangue. Attese. Quando si accorse che la vita stava per abbandonarla, pronunciò la formula per invocare Baron Samedi.
Il loa apparve nella sua forma fumosa dal corpo in fin di vita. Le orbite vuote si posarono su Remy.
«Ancora tu...»
«Bacalon non può più rivendicarmi, ma voglio liberamente offrirti il mio corpo per un periodo di tempo. In cambio voglio il potere di controllare gli spiriti.»
Lo scheletro si guardò intorno, la sua attenzione fu attratta dalla ciotola.
«Il grappolo era di dodici chicchi, ne sono stati mangiati la metà. Per sei mesi all'anno avrò il controllo del tuo corpo.»
«Non interferirai con i miei piani.»
Baron Samedi gli rivolse uno sguardo interrogativo.
«Organizzerò una rivolta. Caccerò da questa terra i bianchi. Conquistata l'isola, passerò al resto del mondo.»
«Sarà rumoroso. Non temi di attirare l'attenzione dei tuoi simili.»
Remy sorrise. «Al contrario, voglio che la mia storia faccia il giro del mondo, che ogni marinaio componga una ballata su di me. Voglio che gli Arcani vengano a cercarmi.»
Lo scheletro rise fragorosamente. «Allora festeggeremo ogni anno l'ultimo giorno in cui tu mi apparterrai. Il giorno prima dell'inizio di quella celebrazione che i bianchi chiamano Quaresima. Il Mardi Gras.»
In quel momento Eugénie esalò l'ultimo respiro.
«Ma alla loro morte non farà seguito alcuna Resurrezione» disse Remy, indicando il corpo della donna.
OS scritta per Pasticceria Creativa - Contest di scrittura - Il tuo destino... è un gabbiano? di ciambella198
Grazie ad AlessiaBarbanera per le splendide illustrazioni di Baron Samedi e Rémy. ❤️
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