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Halloween.

6. Halloween.

Il sabato, dopo pranzo, ho appuntamento con Devon dal portone d'ingresso per cui mi faccio trovare lì con davvero pochissima voglia di uscire con chicchessia.
Inoltre il segno sul collo non è ancora scomparso del tutto per cui sono avvolta in una sciarpa che mi fa morire dal caldo.
«Ehi Rose, scusa. Ti ho fatto aspettare molto?» mi chiede Devon, preoccupato, arrivando.
«No, tranquillo. Non è molto che sono qui»
«Meglio così, andiamo» dice prendendomi a braccetto e uscendo dal castello.
Ormai Hogsmeade, sebbene sia sempre un bellissimo paesino magico, ha perso quasi ogni attrattiva.
Alla fine in quattro anni i negozi non sono cambiati e non c'è molto altro da vedere, soprattutto per una che sa la vera storia della Stamberga strillante e ci ha passato tutti gli ultimi Halloween.
«Cosa vorresti fare?» mi chiede Devon rompendo il silenzio che ci ha accompagnato per tutto il tragitto.
«Quello che preferisci»
«Facciamo una passeggiata allora?» domanda riprendendo a camminare.
Annuisco, non ho voglia di stare qui. Ho caldo e di uscire con Devon, sebbene sia un bravo ragazzo e neanche troppo male fisicamente, non ne ho proprio voglia.
«Come va la gola? Annalisa mi ha detto che ti fa male» mi chiede dopo un po'.
«Meglio grazie, ma non voglio prenderci freddo» gli rispondo stringendo la sciarpa di più intorno al collo.
«Beh si fai bene, dopo andiamo a prendere qualcosa di caldo ok?» mi propone e io mi sento una stronza, lui è così gentile e io lo sto trattando malissimo.
«Certo, grazie. Sei molto gentile» gli rispondo sforzandomi di sorridere.
«Oh finalmente un sorriso! Sei molto più bella quando sorridi» mi dice facendomi arrossire.
«Grazie»
«Figurati, andiamo ai Tre Manici di Scopa?» chiede.
«Andiamo»
Pochi minuti dopo siamo seduti ad un tavolino nel locale e abbiamo ordinato una burrobirra per lui e un tè caldo per il mio mal di gola.
Miseriaccia, con sto caldo mi ci vuole proprio un tè caldo! È tutta colpa di quello stupido Serpeverde!
«Ecco a voi ragazzi» dice l'anziana Madama Rosmerta portandoci le bibite.
Metto lo zucchero nella tazza e lo giro, aspettando che si raffreddi prima di berlo.
«Dovresti berlo quand'è ancora caldo» mi suggerisce Devon. Ecco, per l'appunto.
«Aspetto ancora un po' altrimenti mi brucio la lingua» rispondo sorridendo.
«Dio mio ma si sono accorti di essere in un luogo pubblico?» dice Devon disgustato guardando oltre ma mia spalla.
Mi giro e vedo Malfoy che praticamente mangia la faccia ad una biondina mentre la palpa dappertutto, due tavoli dietro al nostro.
«Beh da Malfoy non c'era da aspettarsi altro» dico guardandoli con disgusto.
In quel momento i due si allontanano e Scorpius nota i nostri sguardi.
«Ehi Bingley, mi sa che la tua donna è invidiosa, vedi di accontentarla altrimenti dovrò pensarci io» dice con un ghigno e senza togliere le mani da sotto la gonna della sua accompagnatrice.
«Malfoy non dire stronzate» gli rispondo girandomi e arrossendo.
«Ancora mal di gola Rosie?» chiede ridacchiando.
«Devon ti dispiace se andiamo?» chiedo finendo velocemente il tè, ormai freddo.
«No, certo» si alza e dopo aver pagato il conto usciamo dal locale mentre, noto con la coda dell'occhio, il biondo che ancora ci fissa.
«Scusa per...beh per lui. Non fa altro che rompermi le palle»
«Tranquilla Rose, non è un problema. Torniamo al castello?»
«Va bene»
Stavolta chiacchierando normalmente percorriamo il sentiero che porta al castello e ci fermiamo solo in Sala d'Ingresso dove le nostre vie si devono dividere.
«Grazie per il pomeriggio Devon, mi sono divertita» gli dico sinceramente, alla fine non è stato malissimo.
«Grazie a te Rose, è stato bello. Magari possiamo uscire di nuovo una volta di queste...»
«Volentieri» e per una volta sono sincera. Devon è bello, gentile e simpatico.
«Beh allora poi ci risentiamo, oltre a vederci a lezione ovviamente»
«Certo»
Si avvicina un po' titubante e mi da un castissimo bacio sulla bocca prima di sorridermi e tornarsene in Sala Comune.

Nella settimana seguente sono riuscita nel mio intento: stare lontano da Malfoy anche se questo ha sostanzialmente diminuito anche il tempo che ho passato con Albus.
Invece quasi tutti i pomeriggi li ho passati a studiare o scherzare con Devon che, devo ammettere, mi piace abbastanza e le sere a chiacchierare con Lysander.
«Sabato è Halloween, ti andrebbe di fare qualcosa insieme?» mi chiede Devon il pomeriggio del 27 mentre studiamo Erbologia insieme.
«Mi dispiace Devon ma Halloween lo passo sempre con i miei parenti, è un giorno importante per noi. Ai membri della mia famiglia sono successe un sacco di cose il 31 ottobre per cui lo passiamo in famiglia» gli spiego con uno sguardo dispiaciuto.
«Oh beh se è così non ti preoccupare, ci vediamo un altro giorno»
«Certo, poi com'è andato il compito di Incantesimi?» gli chiedo dato che un paio di giorni prima abbiamo studiato insieme.
«Ho preso A» mi dice tutto contento, cosa che io assolutamente non sarei per una A.
Accettabile, per me, non è un voto positivo.
«Vedrai che migliorerai ancora» gli rispondo.
«A me già così va benissimo, ho la sufficienza!»
Se si accontenta lui, per me può fare ciò che vuole.
Continuiamo a chiacchierare finchè non torniamo al castello e ognuno va nel proprio dormitorio a prepararsi per la cena.

Il sabato pomeriggio lo passo nelle cucine con Lily a provare a fare una torta di carote e, al terzo tentativo e con l'aiuto di qualche elfo, il risultato non sembra più qualcosa di già masticato.
Come tutti gli anni ci presentiamo a cena per non destare sospetti ma quasi nessuno di noi mangia e poi ognuno si rinchiude nella propria sala comune in attesa, quest'anno, di Albus.
Mentre aspetto mio cugino mi siedo con Lysander che, anche se non ha mai partecipato, sa della nostra tradizione.
«Allora, è un po' che esci con Devon...come va?»
«Tutto bene, è un bravo ragazzo»
«Gliel'hai già data?»
«Lysander!» esclamo shockata e divertita, non mi aspettavo certo una domanda del genere.
«Su, fai poco la santarellina. Non ero io a strusciarmi come una gatta su Mal...su tu-sai-chi!» dice salvandosi in corner.
«Non tirare più fuori quella storia!»
«Io sto ancora aspettando una risposta»
«No, okay?» gli rispondo sbuffando «Ci siamo baciati a mala pena un paio di volte»
«Mmh brutto segno»
«Ma no, stiamo solo andando con calma»
«Palle, andarci piano con uno significa non mollargliela dopo la prima settimana, non baciarlo due volte su una settimana e mezza di appuntamenti. Questo è perché non ti frega e non ti ci trovi»
«Qon è vero» dico anche se, in fondo in fondo, so che tutti i torti non li ha.
«Ehi Rose» sento sussurrare alle mie spalle.
«Lys, è arrivato Al, ci vediamo domani» lo saluto alzandomi.
«Certo, buona serata ragazzi»
Esco dalla sala comune, sperando di essere seguita da Albus, nascosto sotto il mantello di zio Harry.
«Sono qui» sussurra tirando fuori una mano per segnalarmi la sua posizione.
Mi infilo sotto il mantello e rimango shockata.
«Che diavolo ci fa lui qui!?» urlo indicando il biondino piegato sotto il mantello.
«Shhh! Stai zitta, vuoi farci scoprire?» mi riprende Albus anche se quello che ha sbagliato è lui. Perché portare con sé il suo amichetto è un errore, un errore molto grosso e non appena sarò libera di urlare qualcuno capirà perché la stamberga strillante si chiama strillante.
Lo fulmino con lo sguardo mentre Scorpius mi fa un cenno con il capo sghignazzando.
Ci stringiamo tutti e tre sotto il mantello e attraversiamo il castello cercando di fare meno rumore possibile.
Poco dopo siamo tutti e tre ai piedi del vecchio Platano Picchiatore, bloccato grazie ad un Wingardium Leviosa e un bastoncino.
«Vado a prendere gli altri e arrivo» ci saluta Albus lasciandoci nel tunnel che porta ad Hogsmeade.
Accendo la bacchetta e, piegandomi a causa dello stretto passaggio, avanzo facendo attenzione al terreno sconnesso.
«Wow che vista Weasley» commenta lui da dietro.
«Stai zitto» gli ordino.
Dopo un tempo che mi sembra interminabile vedo la luce in fondo al tunnel, letteralmente.
«Vedo che stai prendendo alla lettera i consigli del tuo amichetto, sul fatto che non mi parli, e se fossi in te gli darei ascolto anche su quello che ha detto stasera» mi dice una volta usciti dalla botola.
«Cosa?! Stavate origliando?!» gli chiedo spaventata.
«No, però quando siamo arrivati stavate parlando e non potevamo tapparci le orecchie e aspettare che voi finiste di fare le amichette del cuore, o no?»
«Comunque cosa ci fai tu qui?!» chiedo sviando il discorso, o almeno ci provo.
«Ti piace così poco da baciarlo solo due volte? Fossi in lui mi sarei già rotto»
«Beh ma forse esco con lui proprio perché non è come te»
«Rose, non fare finta di niente. Ho notato come sospiravi e il tuo cuore accelerato mentre ti baciavo sul collo, nello spogliatoio. Quando ti stavo vicino, come adesso» dice a pochi centimetri da me.
«Stai fermo. Non so perché tu faccia così ma non farlo più ok? Io e te non siamo amici, non siamo nulla. Anzi, ci odiamo. Non dovrei neanche parlarti ma sfortunatamente adesso sei qui. Ti prego stai lontano!» gli ripeto dato che lui, sogghignando si è avvicinato sempre di più.
Cerco di allontanarmi ma, prendendomi per un polso, mi schiaccia tra lui e il muro.
«Faccio così perché sei sexy» mi dice soffiando delicatamente sul mio collo prima di posare le labbra subito dietro l'orecchio.
Le sue mani mi accarezzano i fianchi e, senza dubbio, se mi fosse rimasta un minimo di lucidità lo starei picchiando a sangue. Adesso però tutto ciò che riesco a fare è godermi le sue carezze.
«Allontanati»  gli dico ma le mie parole suonano deboli anche a me.
«Mi piace sentirti sospirare» mi dice prendendo a mordicchiare il profilo della mandibola mentre le sue mani finiscono sotto la gonna e mi accarezzano le cosce.
Dovrei fermarlo, dovrei evitare che le mie mani adesso siano sulla sua schiena ma non ho idea di come fare.
Quando posa le sue labbra sulle mie mi sembra così giusto da rispondere immediatamente al bacio.
Come può essere sbagliato qualcosa che ti fa sentire così dannatamente bene?
Le sue labbra sono calde, morbide e decise, sembrano trasmettere scariche elettriche.
La sua lingua gioca con la mia in una danza che solo noi conosciamo, una melodia segreta dettata dai nostri battiti accelerati.
«Voglio lasciarti un altro segno» sussurra tornando a baciarmi il collo mentre le mani salgono fino a stingermi il sedere.
Veniamo interrotti da un rumore sordo e da un'imprecazione, abbiamo appena il tempo di allontanarci e ricomporci prima di veder entrare Roxanne, Lily, Hugo e Albus carichi di pacchettini.
Mi vergogno di me stessa, non devo più permettergli di avere un effetto del genere su di me.
«E lui che ci fa qui?» esclama Roxanne indicando Scorpius.
«Beh quest'anno il mantello lo ho io e sono dovuto venire io a prendervi, Scorpius mi ha visto scomparire lì sotto e mi ha chiesto dove stessi andando. Ho pensato di portalo per farglielo vedere, ha promesso di comportarsi bene» spiega Albus e io sbuffo sonoramente beccandomi un occhiataccia da mio cugino e un sorrisetto da Malfoy.
«Beh visto che c'è non possiamo mandarlo via» dice mio fratello, il più gentile e accomodante tra noi.
Prendiamo una coperta e la stendiamo sul pavimento polveroso prima di sederci e tirare fuori i piatti.
«E quindi venite qui e fate un pic-nic?» chiede Scorpius vedendo i cibi.
«No, cioè tecnicamente si, però stiamo qui insieme e abbiamo scelto questo giorno perché il 31 ottobre sono successe un sacco di cose. I nonni Lily e James sono morti per salvare papà, zia Hermione è diventata amica di papà e zio Ron, mamma ha rischiato di morire nella camera dei segreti e papà l'ha salvata... per noi è un giorno importante» spiega Albus all'amico.
«Infatti dovrebbe essere una cosa di famiglia» puntualizza Lily prendendo una fetta di torta di verdure.
Abbiamo da mangiare per un esercito ma, come tutti gli anni, sono certa che spazzoleremo via tutto.
Alla fine è davvero solo un pic-nic ma per tutti noi è importante e una volta finiti i piatti salati io e Lily tiriamo fuori la torta di carote che, anche se quella di nonna Molly è tutta un'altra cosa, questa è addirittura mangiabile.
Verso mezzanotte Albus riporta me e Scorpius per primi al castello e poi torna a prendere gli altri.

Konichiwa!
Non ho avuto molto tempo per correggere e quindi non é il solito stile, ma la connessione é poca e ne devo approfittare.

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