5.
Era come tenere stretto fra le braccia un delicato e piccolo diamante, così bello e leggero.
Aveva delle paffute guanciotte rosa, un corpicino così ciocciotto e allo stesso tempo piccolo e fragile. Una soffice boccuccia a cuore, le ditina corte e morbide, chiuse in due adorabili pugnetti.
La testolina delicatissima veniva sorretta dalla forte e grande mano del suo papà, a cui lacrime di gioia stavano bagnandogli le guance.
Emetteva mugolii teneri e scomposti, aveva smesso di piangere ed ora poteva iniziare a respirare per le prime volte.
Mark stringeva a sé il corpicino di suo figlio, tenendolo stretto come un prezioso gioiello. Dietro c'era Daniel che con entrambe le braccia, chiudeva quel caldo abbraccio.
-È bellissimo.- Mormorò, trattenendo a stento le lacrime. Mark annuì, incapace di esternare una qualsiasi parola, andando poi a baciare leggermente il piccolo sulle soffici labbra.
Christa sorrideva, adesso stava bene e il cuore non aveva smesso un solo secondo di battere alla vista di quella famiglia felice. Per lei era difficile doversi separare da una piccola creatura che per nove mesi era cresciuta nella sua pancia... ma ora era contenta per i suoi amici, che finalmente avevano realizzato il loro sogno. E ciò che la rese ancora più felice era che, proprio grazie a lei, ora anche Mark e Daniel potevano esserlo. E William era un fortunatissimo bambino, perché sarebbe cresciuto tra l'amore di ben due papà.
Come un raggio di sole, Summer, sorella minore di Mark, appena fu messa al corrente della bellissima notizia, non perse tempo e corse in ospedale, per conoscere il suo nipotino. Era raggiante come sempre, allegra e con il sorriso che aleggiava sempre sul suo viso. Mark la amava, era sempre stata un esempio per lui fin da quando erano piccoli.
Quando Mark la vide entrare come un uragano nella stanza d'ospedale, pensò che non era cambiata di una virgola da quando era solo una ragazzina. Un po' lo divertiva, lei cresceva e cresceva ma solo esteriormente, perché il suo animo sembrava ancora quello di una bambina.
Summer non viveva a Seattle, cioè aveva casa lì, ma lei era una viaggiatrice e si spostava continuamente, perciò non riuscivano molto spesso vederla e quando succedeva, portava sempre un sacco di regali e souvenir. Dov'era stata questa volta? Mark pensò in Egitto, o giù di lì, dati i numerosi gioielli dorati e impreziositi da pietre dai colori sgargianti che indossava.
Poi tirò fuori dalla sua semplice borsa in cuoio una lunga collana con attaccato un ciondolo argentato. Lo fece indossare al piccolo e disse "questo è un vecchio talismano che ti proteggerà dai mali, con questo crescerai forte, con un futuro roseo e pieno di fortuna."
Terminò la frase con un bacio sulla fronte del nipote, facendo sorridere ancora di più Mark e Daniel, stupiti da quello strano regalo. Ma infondo, conoscevano la donna, era fuori dal comune e le piacevano queste cose strane e misteriose.
Summer non fu la sola a venire a trovare il nuovo nascituro, anche alcuni vecchi amici e colleghi si presentarono, tutti portarono loro un sacco di regali per il piccolo.
Ora bisognava soltanto portarlo a casa e di questo Daniel ne era un po' spaventato, ma già tutti quei dubbi di cui aveva discusso col marito se ne erano andati, dopo aver visto per la prima volta suo figlio. Quasi aveva paura a prenderlo e tenerlo fra le braccia.
Qualche giorno dopo, i due papà ormai si erano arresi al dormire per almeno cinque ore a notte. Dormire con William tra loro nel letto poteva essere una cosa molto tenera, un po' meno però, quando si svegliava e piangeva per poter mangiare, strillando come un matto.
Quella notte, Mark si svegliò per l'ennesima volta a causa delle strilla del figlio, che non dicevano altro se non; "ho fame".
Allibito puntò gli occhi socchiusi sulla figura seduta, all'inizio sfocata, del marito, il quale aveva in braccio il figlio, che a stento riusciva a tranquillizzare.
-Dan... mio Dio, ha mangiato?- chiese, avvicinandosi e accarezzando il figlio sulla testolina delicata. Uno strillo più forte lo fece quasi sussultare, svegliandolo del tutto.
-Sì, due minuti fa, o almeno ci ho provato, ma non voleva! Ha sputato tutto!- esclamò, mentre il piccolo si agitava impazzito fra le sue braccia. Mark si preoccupò, tolse il figlio dalle mani di Daniel e lo adagiò sul suo braccio. Dalla lieve luce che diffondeva la piccola lampada da comodino, poteva intravedere il rossore sul viso del piccolo, sembrava fosse sotto tortura. Cercò di calmarlo sussurrandogli parole dolci e accarezzandolo sulla testolina morbida. Aveva già un sacco di capelli per avere solo quattro giorni di vita.
Mark, dopo essersi fatto passare il biberon da Daniel, cominciò ad allattare il piccolo. Con grande sorpresa, e irritazione, del marito, il piccolo cominciò a mangiare con foga.
Com'era possibile che bastava solo il tocco di Mark per farlo calmare? Non era la prima volta che William si comportava in quel modo, e Daniel si chiedeva il perché.
Però poi si bloccò, rapito da quella bellissima immagine che aveva di fronte. La stessa immagine che vedeva tutti i giorni, ma che probabilmente non avrebbe mai smesso di adorare. Chi poteva saperlo, magari lo faceva apposta a non riuscire a calmare suo figlio, solo per godersi quella tenera scena. Era un po' da egoisti, ma quell'immagine era imparagonabile a qualunque altra!
-Non ci è voluto molto, no?- scherzò il biondo, ormai ne era abituato e la cosa riusciva a non irritarlo, per ora.
Daniel roteò gli occhi, sbuffando e facendo ridacchiare l'altro.
-Non hai comprato il latte in polvere- disse Mark, che stava svuotando le buste di plastiche contenenti la spesa.
Daniel aveva i capelli sciolti, in disordine e arruffati. Aveva in braccio il piccolo e solo dopo qualche secondo e un paio di sbadigli, assunse un'espressione colpevole. -Ah...- mugulò. Si grattò perplesso la testa, come se non avesse completamente capito ciò che aveva fatto. O, meglio, che non aveva fatto.
-Daniel, mi hai capito?- che diamine stava facendo? La bella statuina? Era immobile e con una espressione confusa stampata sul viso. Sembrava stesse per addormentarsi lì.
-Vado a letto, domani lo compro- lo disse come se si fosse accorto solo in quel momento di avere le corde vocali. Non disse nient'altro e col bambino si avviò in camera da letto. William dormiva, stranamente e miracolosamente, proprio grazie a Daniel. Mark pensò che doveva solo abituarsici e poi tutto sarebbe filato liscio. E infatti così stava andando; Daniel ora riusciva più a controllare suo figlio e a gestirlo già con più attenzione e pazienza. Mark era orgoglioso di lui e del suo lavoro di padre. Anche se vederlo in quello stato lo aveva lasciato un tantino stranito. Pensó che quello era il risultato di tutte le nottate in bianco che entrambi stavano passando e, effettivamente, anche lui non sembrava più così pimpante come i primi giorni, ma era sicuro che quel periodo sarebbe passato, prima o poi.
Finì di sistemare la spesa e a quel punto fu lieto di prendere l'esempio di suo marito; andare a fare una bella dormita. Ora che William era già nel mondo dei sogni, era il caso di approfittarne, soprattutto in quella tarda sera di una lunga giornata.
Quando entrò nella camera, vide il figlioletto sdraiato sulla pancia del marito. Si guardò attorno e poi annuì.
Lì, in quello spazio tra l'armadio dei vestiti e la porta d'ingresso avrebbero messo la culla del piccolo, che ancora non avevano acquistato. Tanto sapeva come sarebbe andata a finire; William addormentato tra i loro corpi e i due papà in bilico in un lato per non schicciarlo o cadere dal letto.
Ridacchiò a quel pensiero e, pensando alla giornata di domani; alla ricerca di una culla, si addormentò in un tempo da record.
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