46.
-Daniel prendi quel mascalzone! Si sta infilando sotto l'albero!- urlò Mark per farsi sentire, mentre stava in piedi su una sedia davanti all'altissimo albero di Natale per appendere le palline oro e argento sui rami più alti. William intanto si divertiva a svuotare tutti gli scatoloni lanciando addobbi e palline ovunque per tutto il pavimento, ed ora stava persino andando ad infilarsi sotto l'albero.
Mentre quello scansafatiche di suo marito era chissà dove, lui doveva fare mille cose contemporaneamente; addobbare l'albero, controllare il bambino, cercare di non perdere l'equilibrio per non cadere dalla sedia e spaccarsi tutti i denti e dare un occhio di tanto in tanto al forno con cui stava cucinando la crostata di mele! Assurdo, dove diamine era suo marito quando serviva?!
-Daniel! Cristo Santo!- urlò un'ultima volta prima di mollare tutto, scendere dalla sedia stando attento a non calpestare qualche pallina e cadere, prendere il piccolo che stava gattonando intrufolandosi sotto l'albero e andare a cercare quel pezzente.
Ma non lo trovò da nessuna parte fino a quando non passò vicino alla porta che si apriva nel garage e sentì il forte rumore di un trapano mischiato a quello della musica. La aprì con velocità fulminea e vide il marito di schiena con solo i pantaloni e le scarpe addosso, con che coraggio viste le basse temperature di dicembre, che in mano aveva il dannato trapano mentre era circondato da assi di legno. La radio collegata alla cassa mandava "Don't let me down" dei Beatles e il volume era altissimo. Mark prese un respiro profondo per calmare i nervi che gli venivano ogni qual volta che suo marito faceva cazzate di quel tipo e, col piccolo agitato fra le braccia, tirò un forte coppino al moro. Quest'ultimo, che stava per sollevare il braccio e fare ripartire il trapano, sobbalzò voltandosi di scatto, preso di sorpresa.
-Ahia!- esclamò mollando l'attrezzo per terra, massaggiandosi la nuca e guardandolo storto, ottenendo solo uno sguardo truce.
-Cosa stracazzo stai combinando?!- gridò per farsi sentire al di sopra della musica. Daniel aggrottò le sopracciglia a dir poco confuso ma soprattutto spaventato, quando Mark faceva così l'unica cosa che gli rimaneva da fare era stare zitto e obbedire. Fece un passo verso lo stereo e premette il tasto per spegnerlo, poi si girò guardandolo in attesa che la furia gli si abbattesse contro.
-Daniel non hai nulla da dire?- chiese irritato il biondo, sollevando una sopracciglia senza cambiare l'espressione incazzata.
-Credevo che stare in silenzio fosse una strategia valida per scampare alla tua ira, ma ora ho qualche dubbio...- mormorò massaggiandosi la parte colpita il quale si stava arrossendo.
-Mi prendi per il culo?!- sfortunatamente per Daniel la sua rabbia era più forte della risata che si sarebbe fatto nel sentire quelle parole.
-Non sarebbe una cattiva idea... magari ti dai una calmata- rispose divertito il moro.
-Farò finta di non aver sentito e te lo chiederò di nuovo: cosa stai combinando?!- chiese con tono incontrollato, facendo un passo avanti verso di lui, senza badare al piccolo tra le sue braccia che si agitava sempre di più. Daniel sgranò gli occhi e indietreggiò, ragionando sul fatto che in effetti era stato stupido iniziare il lavoro mentre Mark era nei paraggi... ma Natale era alle porte e mica poteva sbatterlo fuori di casa con una stupida scusa per almeno due giorni!
-Io... non sto facendo niente, perchè ti arrabbi tanto... che ti prende?- è vero, stava facendo tanto, troppo baccano, ma che bisogno c'era di arrabbiarsi per così poco?
-Ti avevo chiesto di tenere d'occhio William mentre io ero occupato con l'albero, ma tu hai preferito farti gli affari tuoi e andare a giocare a fare il boscaiolo!- non aggiunse "sexy" perché se no quello avrebbe dimenticato tutto il resto della frase.
-Non credevo che la mia presenza fosse essenziale... te la stavi cavando benissimo da solo, credevo che non sarebbe successo niente se avessi fatto altro.- Quella era forse la risposta più "acchiappa-schiaffi" (chiamava così le cavolate che certe volte gli uscivano dalla bocca e che facevano immancabilmente irritare Mark) che avrebbe mai potuto dare. Ma era la pura e sola verità e quel momento sembrava perfetto per approfittarsene e continuare il proprio lavoro.
-Cretino, evidentemente no! Non posso fare seicentomila cose da solo, non sono mica un piovra con otto braccia!- esclamò per poi prendere un respiro profondo, alzando gli occhi al cielo.
-Mi dispiace, pensavo davvero che non ci fosse bisogno di me- disse avvicinandosi e abbassando il capo per guardarlo negli occhi dove ora l'incendio si stava spegnendo.
-Sei il solito...- mormorò fecendo cadere per un momento l'occhio sulle sue labbra. -Ma ti perdono perché messo così sei incredibilmente sexy- soffiò sulla sua bocca, sfiorandola appena con la propria. Poi sgranò improvvisamente gli occhi e si allontanò dal marito con uno scatto.
-Oh merda, la torta!!- esclamò spezzando fastidiosamente quel momento caloroso tra loro due, correndo in cucina.
Daniel ridacchiò scuotendo la testa, poi decise di accantonare la falegnameria per un momento e andare ad aiutare il marito con quel benedetto albero.
Daniel porse la tazza di cioccolata calda al marito e gli sorrise, per poi sederglisi accanto sul divano quando la ebbe afferrata saldamente. Lanciò una rapida occhiata al piccolo che si teneva impegnato con un pelouche sul suo tappetino per i giochi e sorrise alla dolce vista del suo bambino.
Dopo che ebbero finito con l'albero e qualsiasi altra decorazione natalizia come lucine da attaccare e ghirlande da appendere, avevano liberato il pavimento e lasciato il piccolo a giocare coi suoi giochi mentre loro si rilassavano scaldandosi sul divano.
-Fortuna che la torta non si è bruciata, o ti avrei staccato le palle- disse Mark, guardando il piatto con il dolce posato sul tavolino basso difronte a loro.
-E poi le avresti attaccate sull'albero?- rispose divertito.
-Oh sì, ma le avrei usate al posto della stella! Cafone!- Daniel scoppiò a ridere seguito dall'altro. Poi Mark cambiò posizione e si appoggiò al moro con la schiena, posando la testa sul suo petto. -Che stavi facendo giù nel box? Sembravi così laborioso- disse, prendendo un sorso dalla tazza rigorosamente a tema natalizio, con la bellezza di due sagome di renne svolazzanti verdi e una di Babbo Natale rossa.
-Uhm... Bricolage?- rispose con tono incerto, facendo sorridere l'altro.
-E da quando ti piace il bricolage?- ridacchiò dopo aver preso un altro sorso della dolce crema scura.
-Da quando il mio maritino fa troppe domande- lo prese in giro, pizzicandogli lievemente un fianco facendolo ridacchiare.
-Lo sai vero, che le seghe dei falegnami sono diverse, sì?- scherzò, facendo la battuta più squallida che potesse esistere.
-Ah ah, spiritoso! No, non lo sapevo!- rise, circondando il suo corpo col braccio, stringendolo a sé e baciandolo sulla nuca.
Ad un certo punto William lasciò da parte il pelouche e gattonò fino ad arrivare davanti ai due papà, impacciatamente si mise seduto e alzò le braccine come un'esplicita richiesta di essere preso in braccio. Mark si staccò e si sollevò dal corpo di Daniel per permettergli di abbassarsi e prendere il piccolo, il quale poi venne adagiato sulle sue gambe. Adesso aveva quasi otto mesi e aveva imparato a gattonare, a fare dei versetti più elaborati e a comunicare meglio con i gesti.
-Sei l'amore di papà- disse il moro con voce stupida baciandolo sulla fronte, facendolo mugolare infastidito. -Oh scusa, scusa! Già ci ribelliamo a papà? E io che credevo che quella fosse una fase avanzata della preadolescenza!-
Mark scoppiò a ridere insieme al marito, -sei un lunatico dispettoso, combinaguai e iperattivo! Ma ti amo tanto, tanto- aggiunse con una voce ancora più scema, stritolando la sua rosea guanciotta morbida e carnosa.
•●•●•●•●•●•
Cole sorrise nel leggere l'ennesimo messaggio del moro allegato ad una sua foto in cui sorridente teneva in braccio il nipotino Brandon mentre vicino a lui più in basso c'era Vivianne graziosamente vestita di rosso.
Erano quasi le due del pomeriggio del giorno di Natale, aveva mangiato come un maiale insieme ai suoi parenti ed ora si scambiava messaggini con Gregory per renderlo e rendersi partecipe della giornata di ognuno dei due.
Ormai aveva traslocato da quasi un mese ma avevano deciso di passare le feste coi parenti e poi lui sarebbe tornato nella sua nuova casa.
Cole lo aveva aiutato con l'arredamento ed era al settimo cielo nel sapere che finalmente avrebbero potuto vedersi più facilmente. Aveva anche passato alcuni weekend da lui ma tra loro c'erano stati solo baci e coccole, niente di più e per questo Cole era costretto trattenere gli ormoni a mille da comune adolescente. Per quanto fosse un ragazzo timido, anche lui aveva le sue voglie e i suoi bisogni.
Rispose al messaggio con una foto di lui e i suoi cugini più o meno della sua età con cui era in compagnia in quel momento e poi lasciò da parte il cellulare per godersi quella giornata in famiglia.
Arrivò presto la sera e i parenti se ne erano lentamente andati per tornare a casa. Festeggiavano solo il pranzo insieme e poi la cena Cole la faceva più intimamente con sua madre e il patrigno.
Più tardi, prima di mangiare, inaspettatamente Gregory si palesò a casa sua e inutile dire che era così felice che senza pensarci lo baciò, castamente, difronte ai due. Era arrossito come un pomodorino maturo e per spezzare quel momento imbarazzante sua madre gli propose di sedersi a tavola con loro e gustarsi la cena natalizia. Fu una serata davvero piacevole e Cole si trovò a suo agio, anche se ci mise un po' ad abituarsi. E al termine della cena Gregory tirò fuori da un sacchetto che aveva portato con sé due pacchi regalo, ne porse uno a Cole e l'altro a Dora, stupita da quel gesto. La donna aprì il pacchettino ringraziandolo con un bacio sulla guancia e una abbraccio. Vi trovò dentro un paio di orecchini che lui e Cole avevano visto quando erano usciti insieme l'ultima volta. Cole li aveva trovati prefetti per lei e così decisero di comprarli insieme. Li tenne Gregory perché Cole aveva deciso che avrebbe fatto aprire il regalo alla madre anche in sua presenza. E soprattutto perché non sapeva dove nascondere il pacchetto...
-Ma questi costano tantissimo!- esclamò la donna con occhi sgranati, sfiorando i gioielli, quasi come se scottassero.
-Te lo meriti mamma- sorrise il ragazzo abbracciandola, mentre Greg le sorrideva con un'espressione che le diceva di non doversene preoccupare.
Poi Cole abbassò lo sguardo sul pacchetto pesantuccio che aveva fra le mani e si mordicchiò il labbro ansioso di vederne il contenuto.
Strappò la carta e vi trovò una grande scatola rettangolare in legno che aveva qualcosa che sembravano cassettini. Cole ne aprì uno e dentro ci vide un serie di matite colorate ordinatamente posizionate per colore.
Aprì gli altri cassetti e all'interno vi trovò altri materiali da disegno di alta qualità e perfettamente ordinati. Aveva gli occhi che brillavano alla vista di tutto ciò: per un artista quello era come oro.
Alzò gli occhi e incontrò il sorriso del moro, ricambiò con uno mozzafiato e, dopo aver messo da parte il regalo, si fiondò tra le sue braccia. Ringraziò e Dora stette a guardare la scena con gli occhi a cuoricino. Mentre Eddie le sorrideva accanto, scambiandosi con lei sguardi luminosi dalla felicità per il ragazzo.
-Anch'io ho un regalo per te- sussurrò nel suo orecchio, in modo che sentisse solo lui. Perché a sentirlo adesso suonava così malizioso? Nella sua testa prima non lo sembrava!
Gregory aggrottò lievemente le sopracciglia ma sorrise facendo finta di nulla. Fino a prova contraria davanti avevano i suoi genitori!
-Ma... ehm, al momento non è qui, ecco...- disse staccandosi dall'abbraccio per guardarlo negli occhi. -Okay e...- provò a chiedere spiegazioni l'altro, ma venne interrotto dal rosso.
-Quando tornerai a casa lo vedrai.- Gregory sorrise dolcemente -veramente se sono venuto qui non era solo per i regali, ma volevo che passassi la notte da me.-
A Cole gli si illuminarono gli occhi anche se, ancora una volta, percepì quelle parole in maniera diversa da come avrebbero dovuto apparire. Ma forse erano solo i suoi maledetti ormoni a confonderlo.
Finirono piacevolmente quella serata e poi, come proposto dal più grande e approvato in seguito dalla madre, Cole preparò uno zainetto con il cambio e uscì con lui, camminando sotto il dolce ritmo della neve che cadeva.
Quando arrivarono all'appartamento Cole si morse il labbro impaziente che l'altro aprisse la porta e vedesse il regalo che si era impegnato a fare mentre Gregory era a Portland.
Il moro aprì la porta, accese la luce e quando vi entrò sgranò gli occhi nel vedere le pareti del salotto verniciate del colore che aveva scelto precedentemente mentre era con Cole. -È per questo che mi hai praticamente costretto a lasciarti una copia delle chiavi!-
-Già. Lo so che non è un granché e che sono riuscito a fare solo il salotto ma...- tentò di dire mentre si toglieva sciarpa e cappello ma Gregory fermò quel fiume di parole baciandolo con passione.
Lasciò cadere a terra gli indumenti caldi e portò le mani sulle sue guance ruvide dalla cortissima barba, chiudendo gli occhi. Quando le lingue entrarono in contatto Gregory gli mise una mano dietro la nuca e se lo spinse contro la propria bocca con un gesto sorprendentemente animalesco. Quello era il bacio più focoso che si fossero mai dati e ogni parte di Cole impazzì piano piano.
-È bellissimo, sei stato così carino a farlo... mi piace moltissimo- sussurrò sfiorando le sue labbra con le proprie.
Ridacchiò alla vista del faccino estasiato e dagli occhi leggermente spalancati del rosso, facendolo arrossire. -N-Ne... ne sono felice...-
-Ed ora che avremo più tempo grazie alle vacanze natalizie, insieme potremmo verniciare il resto della casa e, sappi, che voglio anche un tuo murales!- esclamò staccandosi, per poi togliersi la giacca e la sciarpa.
-Non devi neanche chiedere per quello!- sorrise entusiasta all'idea, facendo lo stesso e raccogliendo sciarpa e cappellino da terra.
Daniel sorrise nel vedere Mark e il figlio abbracciati e accoccolati sul divano: avevano un legame davvero profondo quei due.
Si sedette accanto a loro, baciò il marito sulle labbra e poi lasciò che quest'ultimo si accoccolasse di più a lui. Lo strinse forte con un braccio attorno alla vita e poggiò la testa sullo schienale, poi chiuse gli occhi godendosi quel calore.
-Il regalo che hai fatto per William è molto bello, sai?- mormorò il biondo, accarezzandolo con le punte delle dita il suo braccio. L'altro tirò su il capo e con occhi socchiusi e mezzi addormentati gli sorrise. -Lo so! Sono stato bravo, eh?- sussurrò vicino al suo orecchio, per poi baciarlo lì dolcemente.
-Il solito modesto!- ridacchiarono insieme, senza alzare troppo il volume della voce, notando che il piccolo sembrava si fosse addormentato.
-Lo metto a letto, torno subito- fece per alzarsi ma Daniel fece lo stesso dicendo: -andiamo anche noi, sono sfinito.- Quella mattina si era addirittura alzato presto per finire il regalo e in più quella era stata la più pesante giornata di Natale mai passata. Ormai Mark l'aveva capito che il marito stava combinando qualcosa, così lo lasciò fare senza disturbarlo e non entrò mai in garage come gli aveva esplicitamente chiesto.
Misero il bambino nella culla e Mark si fermò a guardare la piccola casetta in legno che aveva trovato posto sotto la finestra. -Devo essere sincero; sapevo che eri bravo con il fai-da-te ma non credevo così tanto.-
Daniel sorrise affiancandolo, ammirando con orgoglio la propria opera. -Forse non te lo ricordi, ma mio padre era bravo con queste cose, mi ha insegnato tutto lui.-
Mark sorrise senza staccare gli occhi da quella piccola casetta di forse un metro d'altezza, moderatamente fatta in legno e ricoperta sulle pareti interne da uno strato morbido di cuscinetti capaci di renderla più sicura. Le pareti fuori erano dipinte di un grazioso celeste e un grosso buco quadrato faceva da porticina mentre sulle altre pareti ce ne erano altri più piccoli che facevano da finestre. Il tetto era anch'esso in legno e aveva alcuni piccoli buchi per far filtrare la luce. Sembrava una casetta per gnomi e presto si sarebbe riempita di giocattoli e scarabocchi ovunque.
-Ti amo Daniel, così tanto- disse voltandosi verso di lui, prendendo tra le dita la sua mano. Daniel sbattè gli occhi assonnato e gli sorrise teneramente. Si abbassò quel poco che bastava e lo sollevò per indurlo a circondargli la vita con le gambe.
Si baciarono a lungo mentre il moro si dirigeva in camera, poi, quando giunsero al letto, si staccò e lo guardò negli occhi grigi e stupendi coi propri verdi e intensi.
-Ti amo anch'io. Buon Natale- non ci fu più spazio per le parole e Daniel sembrava aver improvvisamente perso tutta la stanchezza.
●●●●
BEH buon Natale e buon anno nuovo in ritardo! Yay! (Scrivo "yay" e il correttore mi mette "gay"... chissà perché!)
Al prossimo capitolo! :D
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