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41.

-Tutto okay? Sembri preoccuato- Mark spezzò il silenzio con quelle parole, distraendo il ragazzo dai suo pensieri. -N-Non lo so, ho solo... molti dubbi- mormorò, facendo perdere lo sguardo fuori dal finestrino.
-Dubbi?- arcuò un sopracciglio, cercando di staccare il meno possibile gli occhi dalla strada.
-Troppi. Forse sto sbagliando, non avrei dovuto presentarmi così alla vostra porta per fare qualcosa di cui magari me ne pentirò.-
Non aveva trovato alternativa, Gregory lavorava e preferiva non spostarsi, ma lui lo poteva fare. L'unico problema era come: sua madre non aveva l'auto e di certo non poteva lasciare il lavoro per accompagnarlo, lo stesso il suo patrigno, quindi gli era rimasta un'unica soluzione e quella erano Mark e Daniel, le sole persone che erano in contatto con Gregory.
Era consapevole di quanto assurda fosse questa richiesta ma loro erano la sua ultima speranza di rivederlo.
Sospirò tornando a guardare il biondo, che sorrise apprensivo.
-Non stai facendo niente di sbagliato; ho accettato subito di accompagnarti e sono felice ora di poterlo fare, e-
-E ho creato discussione tra voi, era proprio l'ultima cosa che volevo! Sono così dispiaciuto...- esclamò, passando le mani sul viso.
-Daniel è fatto così, col tempo ho imparato a conoscerlo bene. Il fatto è che gli dà fastidio non poter fare nulla per il suo amico e credo che faccia ancora fatica ad accettare il vostro rapporto. Ma ciò non significa niente, è solo preoccupato per Gregory come lo siamo tutti ed ora l'unico che può fare qualcosa sei tu e hai tutto il diritto di vederlo. Scommetto che lo renderà felicissimo questa sorpresa- "e ci hai interrotti sul più bello, questo è il motivo principale" pensò nascondendo un sorrisetto.
Cole annuì lentamente, pensò a quelle parole e cercò di trovare un po' più di sicurezza. Tornò a guardare fuori gli alberi che sfrecciavano uno dietro l'altro davanti ai suoi occhi, avvolti dall'oscurità. Oramai stava già facendo buio e l'ora di cena era passata da parecchio, nemmeno le stelle o la luna si vedevano in quel cielo non più estivo e ricoperto di nuvoloni grigi promettenti solo pioggia.
Sì era stata una decisone improvvisa quella di accompagnarlo quella sera stessa, ma Mark decise che prima sarebbero partiti meglio sarebbe stato per tutti. Okay, forse non per Daniel che avrebbe dovuto pensare al piccolo da solo per tutto quel tempo, ma era meglio che cominciasse a prepararsi ad imprevisti come questo, Mark non poteva esserci sempre!
-Lei è davvero un amico, prof. Miller. Dico sul serio, non so come avrei fatto ad aspettare ancora senza vederlo, mi manca da morire.- Mark sorrise e in quel momento si fermò al semaforo, approfittando per arruffare in un gesto paterno i capelli del rosso.
-Sei speciale Cole e ormai, ti prego, fuori dal contesto scolastico dammi del tu- disse ridacchiando e contagiando anche il ragazzo, che annuì.
Fu un viaggio lento immerso nel traffico, pur essendo già quasi le dieci di sera. Decisero di passare in ospedale visto le numerose chiamate da parte di Cole senza risposta, che potevano solo indicare che Gregory stesse lavorando.
Così chiesero del dottore, dissero loro che al momento, come avevano previsto, egli era in servizio e quindi irreperibile, ma che avrebbero però potuto aspettarlo al terzo piano.
Ma aspettare per quanto? Era di sicuro passata già un'ora da quando si erano seduti su quelle desolate sedie in sala d'aspetto. Mark sentiva già le palpebre calare e Cole non riusciva a smettere di mangiucchiarsi le unghie per la forte ansia.
-Ho bisogno di un caffè o temo che mi addormenterò qui all'istante- disse annoiato Mark, per poi sbadigliare e alzarsi stiracchiandosi. -Ti offro qualcosa? Una cioccolata, un the caldo...?- Cole si alzò a sua volta e rovistò fra le tasche della giacca di jeans che indossava, in cerca di monetine. Non ne trovò e assunse un'espressione colpevole. -Lo prendo come un sì- ridacchiò il biondo, dirigendosi alle macchinette della saletta. Cole non indugiò a ringraziare e a seguire l'uomo.
Presero le loro bevande e tornarono ai loro posti, passarono minuti su minuti ma del corvino non ne videro nemmeno l'ombra. L'ansia di Cole si stava accumulando sempre di più mentre Mark stava per addormentarsi su quella scomoda sedia. Ma venne bruscamente risvegliato da quel dormiveglia dalla suoneria del cellulare, che riempì quel silenzio fattosi troppo prolungato. Lo afferrò con lenti movimenti e rispose svogliato alla chiamata.
-Dove cazzo sei?! È quasi mezzanotte!- ora Mark era più che sveglio. -Calmati, Daniel...- -Calmarmi? Che ti costava mandare un messaggio e avvertirmi? Sono preoccupato e Will non vuole saperne di dormire, continua a piagnucolare- sbottò il moro dall'altra parte del cellulare. Mark alzò gli occhi al cielo e sbuffò -va bene, scusa se non ti ho detto niente. Gregory è ancora in sala operatoria e lo stiamo aspettando, non sappiamo quanto ancora ci vorrà.-
-Cristo lascia stare okay? Torna a casa, sei stanchissimo e posso intuirlo da qui.- Mark sospirò -che cos'ha William?-
-Non ne ho idea, si lamenta e fatica ad addormentarsi... non so cosa fare. Ho provato con del latte caldo ma non ha funzionato, l'ho cullato fino ad ora ma non vuole saperne di dormire- emise un verso di frustrazione e Mark prese un altro profondo respiro. -Ora vedo cosa posso fare, nel caso tu intanto continua a cullarlo e tienilo al caldo, magari non sta bene- concluse la chiamata e ripose il cellulare in tasca.
Si voltò verso il ragazzo, che prontamente lo guardò in attesa di sentire ciò che aveva già intuito da solo ascoltando la conversazione.
-Cole c'è un problema, devo tornare a casa o rischio di trovarmela distrutta da quel disastro che è mio marito- Mark dispiaciuto gli donò un sorriso che di rassicurante però non aveva nulla, Cole annuì frenetico. Ed ora?
-Apparte gli scherzi, dice che Will si comporta in modo strano, non vorrei si sia preso qualcosa... è il periodo, probabilmente è solo un raffreddore ma meglio non dare niente per scontato e stargli vicino.-
-M-Ma io...? Lo aspetterò qui? Ma se poi...- mormorò confuso, in ansia. Mark interuppe quelle inutili parole in subbuglio. -Ascoltami, puoi tornare a casa con me adesso... ma abbiamo fatto tutta questa strada e non voglio che sia stato inutile. Perciò l'unica possibilità è quella che tu resti qui e lo aspetti.- Cole annuì ancora e appena l'altro si alzò gli venne d'istinto abbracciarlo, venendo subito ricambiato.
-Credi che mi farà stare da lui? Non voglio scombinare la sua vita... forse ancora non è arrivato il momento di fare questo passo...- chiuse gli occhi, cacciò indietro le lacrime a quei pensieri e si lasciò stringere forte.
-Non essere sciocco, certo che ti farà stare, anzi credo che sarà più che felice di averti vicino a lui. E comunque prima o poi doveva accadere, era solo questione di tempo.-
Cole tornò a sorridere, piu fiducioso -grazie di tutto, lei è... scusa, sei una persona davvero buona.-
Aprì gli occhi e vide spuntare da dietro la parete del corridoio la persona di cui aveva maledettamente bisogno in quel momento, il soggetto di quei discorsi. -Gregory...- mormorò incredulo, staccandosi forse troppo velocemente dall'abbraccio, Mark si voltò e vide l'uomo intendo a prendere un caffè al distributore automatico. Aveva addosso il camice bianco da lavoro e un'aria stanca dipinta sul volto, tanto che nemmeno si era accorto di loro.
-Gregory!- esclamò Cole correndo verso di lui, il moro si voltò e spalancò gli occhi alla vista del ragazzo, proprio non se lo sarebbe mai aspettato di vederlo. -Cole?!-
Quest'ultimo sentì il proprio cuore battere impazzito nel petto e tutt'intorno a lui era come se ogni cosa fosse sparita, c'era solo Gregory, bellissimo come lo ricordava.
L'uomo sorrise a trentadue denti e senza indugi gli andò incontro a braccia aperte, non gli diede neanche il tempo di dire qualsiasi cosa che si buttò sulle sue labbra.
-Oddio, quanto mi sei mancato!- dire che sentiva il proprio cuore colmarsi di gioia era riduttivo. Cole tirò su col naso e si fece scappare un singhiozzo e una lacrima scivolò sulla sua guancia, ma Gregory fu più veloce e le impedì di arrivare alle sue labbra tremanti.
-Ti prego no, non piangere. Fammi vedere il tuo sorriso- sussurrò sulla sua bocca prima che essa si curvasse all'insù. Si baciarono profondamente e lentamente, colmando quella mancanza che li aveva accompagnati fino ad ora. Cole aveva portato le mani alle guance dell'altro e quest'ultimo gli aveva circondato il busto con le braccia, in un contatto delicato e dolce.
Mark sorrise a quella visione commuovente e poté essere soddisfatto e orgoglioso del proprio lavoro. Greg aveva fatto passi da gigante e Cole era la persona che più avrebbe potuto renderlo felice dopo tanta sofferenza. Non lo pensava o credeva, ne era sicuro, lo conosceva bene e dire che era un ragazzo d'oro non era abbastanza.
Seguirono altri lenti e profondi baci, entrambi si presero il tempo necessario per gustare il sapore dell'altro. Quando si staccarono Greg si accorse della presenza del biondo, che in disparte se ne stava seduto in attesa che quei due avessero finito le loro smancerie così da poterli salutare e poi saltare in auto.
-L'hai portato tu fin qui?- chiese, avvicinandoglisi per donargli un bacio sulla guancia. -Sì... vorrei rimanere qui con voi, ma penso che ora dobbiate stare da soli per un po' e poi a casa mi aspettano due di bambini da curare!- Gregory scoppiò a ridere -sei sicuro? È molto tardi e sei stanco...- -Certo non preoccuparti, comunque anche se fosse non ho scelta, forse Will non sta bene.-
-Mi dispiace, dagli un bacio da parte mia e salutami quello sgangherato- Mark sorrise e annuì.
Venne abbracciato e ringraziato un'ultima volta da Cole e poi potè finalmente andare via, verso la propria casa. Quando furono finalmente soli, Coel guardò titubante il corvino negli occhi.
-I-Io... non ce la facevo più ad aspettare, volevo vederti e... e scusa se mi sono presentato così all'improvviso, forse è presto ma- Gregory gli impedì di continuare quelle stupide frasi insensate tappandogli la bocca con un bacio casto ma sicuro. Cole si fece rosso più di quanto già non fosse e capì che di parole non ce ne sarebbe stato il bisogno. Appoggiò la testa sulla spalla di Gregory che sorrise accarezzandolo dietro la nuca.
-Sono felice che tu sia qui... e diamine mi dispiace, in parte è anche colpa mia, avremmo potuto vederci molto prima, ma c'era sempre qualcosa che me lo impediva.- Cole si strinse a lui e chiuse gli occhi.
-Non importa, adesso siamo qui...- rispose, respirando il suo profumo.
-Andiamo a casa- sussurrò vicino al suo orecchio, facendogli venire brividi su tutta la schiena.
Ancora una volta qualcosa sembrava aspettarlo: affrontare il passato e accettare completamente il presente.

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