14.
Il cellulare squillò, facendo vibrare il piano del comodino affianco al letto, dove Greg si era da poco svegliato. -Pronto?- disse con voce leggermente assonnata. -Buongiorno tesoro! Come stai?- rispose sua madre con voce allegra. Come faceva ad essere così gioiosa e solare di prima mattina era un mistero per tutti.
-Bene mamma, voi?- si sforzò nel risponderle con entusiasmo, anche se già sapeva che a dormire non ci sarebbe più tornato. -Qui tutto bene, ci manchi un po'... come sta andando lì? I tuoi amici?- -Direi alla grande, il figlio di Mark e Daniel è così carino, sono sicuro che se fossi qui impazziresti nel vederlo!- se c'era una cosa che a sua madre piaceva, quella era stare con i bambini... non a caso aveva passato tutta la vita a contatto con essi, a fare la maestra d'asilo.
-Oh amore, inviami una foto, voglio proprio vederlo!- Greg ridacchiò -certo, più tardi te la mando... come sta Milly?- Milly era la sua gatta siamese che aveva da più di dieci anni, era da subito diventata la sua compagna di lunghe giornate vuote dopo l'accaduto.
-Sta bene, a proposito, mi stavo dimenticando... quando vado a darle da mangiare, ogni volta che entro in camera tua per darle una pulita, lei va immediatamente a grattare l'anta chiusa dell'armadio... non posso nemmeno aprirlo perché è chiuso a chiave... è normale che faccia così?- in quell'armadio c'erano ricordi, cose che rimandavano al passato e che non riusciva a buttare, nemmeno se completamente inutili e che non facevano altro che riempirsi di polvere.
-Ah... in quell'armadio ci ho lasciato delle cose importanti, lei era solita infilarsi là dentro, ma senza la mia presenza ho preferito tenerlo chiuso.-
-Ahh e che genere di cose?- dannazione, odiava la curiosità e la voglia di ficcare il naso ovunque di sua madre. Ed il fastidio più grande era che probabilmente lei sapeva già cosa c'era là dentro. Come sapeva che casa sua era piena di cose che avrebbe dovuto buttare come lei stessa gli aveva detto di fare da tempo.
-Niente di che... solo... cose che non servono più ma a cui tengo, moltissimo- non voleva mentirle ma nemmeno dirle cosa c'era esattamente. -Gregory, so di che stai parlando e so benissimo cosa c'è in quell'armadio- appunto, non si impegnò più di tanto a far finta di non capire. -Mamma, per favore, non voglio discuterne- si mise subito sulla difensiva. Era stufo di parlarne, era stufo dei suoi consigli, di come gli dicesse di smetterla di pensarci e di andare avanti... lei non sapeva quello che provava! Non sapeva come ci si sentiva!
-Continuare a fuggire non porterà a nulla di buono, questi discorsi vanno affrontati- Gregory prese un profondo respiro, si mise seduto, chiuse gli occhi per interi secondi mentre con la mano libera si massaggiava la fronte.
-Va bene, okay, hai perfettamente ragione! So che è questo che vuoi sentirti dire perciò ora tienimi controvoglia al telefono e...- -Che stai dicendo?! Ma ti senti? Sei mio figlio e l'unica cosa che voglio è che tu stia bene!- -Allora smettila di aprire discorsi a cui non sono in grado di partecipare! Perché sono queste le cose che mi fanno star male!- non ne poteva più, non voleva sentire altro, non voleva ascoltarla.
-No tesoro, ricordare ti fa male, guardare il passato e rinchiuderti tra delle mura fatte di ricordi ti fa male!- attese qualche secondo di più e poi continuò incerta -tu... tu devi dirgli addio, Greg... una volta per tutte- la sua voce tremava dall'insicurezza, sapeva che quelle forti parole lo avrebbero scosso e sapeva che ora sarebbe scoppiato come un vulcano nel sentirle.
-Basta così, doveva essere una chiacchierata piacevole con mia madre che non vedo e sento da due settimane, ma hai deciso di mettere il becco nella mia vita... cosa che hai sempre fatto! Lasciami affrontare le cose come voglio io e smettila di dirmi cosa è giusto o cosa è sbagliato perché questi sono solo affari miei!- prese un profondo respiro, ma dall'altra parte del telefono non arrivò alcuna risposta, -Salutami papà e tutti gli altri, buona giornata- disse infine riattaccando, senza aspettare una risposta. Lanciò il dispositivo ai piedi del letto con un gesto brusco, ma appena esso tocco le lenzuola si mise di nuovo a vibrare. Greg sbuffò e allungò il braccio, si aspettava che fosse ancora sua madre, ma quando riprese in mano il cellulare si accorse che in realtà gli era solo arrivato un messaggio. Lo aprì e nel farlo poté scoprire che il mittente era Cole, il ragazzo che lui ricordava come lo sfacciato pel di carota. All'inizio avrebbe solamente preso a schiaffi quel ragazzino, ma quando lui gli spiegò il motivo di quel comportamento la prima volta al parco, Gregory cominciò a trovarlo divertente e teneramente sbadato.
Non esattamente dell'umore giusto, decise che il messaggio lo avrebbe letto più tardi. Prima voleva schiarirsi le idee su quanto appena accaduto e dopo avrebbe pensato a quella faccenda. Sì, era da maleducati non rispondere subito, lui stesso odiava quando lo facevano nei suoi confronti, ma in quel momento proprio non aveva voglia di pensare ad altro che a quella discussione con sua madre. In fondo aveva esagerato a parlarle con quel tono e ammetteva a se stesso che quando si arrabbiava non era il tipo che riusciva a trattenersi facilmente. Così bloccò il cellulare e lo abbandonò sul materasso, per poi alzarsi e uscire dalla stanza.
Era disperato, deluso, impaziente e abbattuto. Ormai era sera tardi e non aveva ancora ricevuto nessuna risposta, neanche per sbaglio. Così cominciò a fare il paranoico che era e prese a domandarsi se avesse scritto al numero giusto o inviato qualcosa di sbagliato. Aveva riletto centinaia di volte quelle righe ma proprio non riusciva a capire cosa aveva potuto sbagliare.
Magari aveva cambiato idea e non voleva più il suo aiuto? La cosa lo metteva in ansia, ansia tremenda. Ora che era riuscito ad avere il consenso di sua madre per fare quel lavoro, tutto andava in fumo così? Per fortuna lei, essendo a conoscenza del fatto che avrebbe lavorato a contatto col professore, uomo che adorava per l'aiuto che dava al figlio, diede subito a Cole il proprio consenso.
E lui era felice di avere quel briciolo di libertà, peccato solo che per Cole questa gli stava già scivolando via dalle mani. Voleva quella dannata risposta e la voleva immediatamente!
Sospirò per l'ennesima volta in cerca di un qualsiasi pretesto per distrarsi e non pensarci, ma inutilmente perché i pensieri lo riportavano al punto da capo.
Provò per tutta la giornata a riflettere, non uscì di casa e stette da solo per i fatti suoi, senza badare alla presenza dei due amici, che cominciarono a trovare strano quel comportamento.
La verità era una sola: non riusciva a ragionare. C'era qualcosa che gli impediva di concentrarsi e cercare delle risposte, capire cosa doveva fare e chi ascoltare; se sua madre o il suo cuore triste. Era vero, i ricordi lo facevano star male, ma che cosa poteva farci se tutto ciò che voleva era solo poter riavere fra le braccia la persona che amava? E le uniche cose che lo tenevano a contatto con lei erano i ricordi, gli oggetti che le appartenevano e quelli che aveva condiviso con lei.
Era come un cane che si morde in continuazione una coda troppo corta per raggiungere i denti. Una ruota panoramica senza un vero panorama, che continua a girare senza fermarsi. E lui ci era dentro, fino al collo.
Per l'ennesima volta, nel cercare di pensare, un altro pensiero lo distrasse; lo stesso che gli aveva impedito di ragionare per l'intera giornata. E lui era un cocciuto che avrebbe portato a termine quella riflessione e che nel farlo non avrebbe badato ad altro. Ma a distrarlo in continuazione era quel messaggio che non aveva ancora letto e a cui doveva dare una risposta.
Alla fine diede vinta a quel pensiero pulsante e impertinente e accontentò quella sua parte che preferì chiamare buona educazione.
Sbloccò il cellulare e lesse il messaggio: "Ciao! Sono Cole, il ragazzo a cui hai chiesto per il murales. La tua mi è sembrata fin da subito un'idea molto carina e sono felice di parteciparvi. Io sono disponibile sempre e a qualsiasi ora a partire da domani, appena puoi mi sarebbe utile sapere esattamente gli orari da te stabiliti. Grazie ancora per l'opportunità, spero di non deluderti! A presto. :)"
Sorrise, scoprendo che gli faceva solo bene distrarsi da tutti quei brutti pensieri, così, dopo aver pensato con cura, digitò la sua, inconsapevolmente, attesissima riposta.
"Ciao a te! Scusa se ti rispondo solo ora ma purtroppo ho avuto da fare tutto il giorno. Sono contento che tu sia disponibile, per me possiamo cominciare anche domani a qualsiasi ora del pomeriggio! Buona notte."
Aggiunse anche l'indirizzo della casa e poi chiuse il cellulare, infilandolo nella tasca posteriore del leggero paio di jeans che indossava. Ritornò sul balconcino annesso alla sua camera da letto e posò le braccia sulla ringhiera, per poi guardare quel cielo scuro estivo, punteggiato da poche stelle. Non seppe per quanto tempo rimase a guardarle, ma fu riportato sulla Terra dal suo telefono che emetteva il suono dell'arrivo di un nuovo messaggio.
"Va benissimo, domani è perfetto! Buona notte anche a te!"
Sorrise e ripose il cellulare dov'era, ma dopo diversi minuti riprese a suonare.
"Ahahaha oddio guarda questo! È troppo divertente! :')" Il messaggio era sempre da parte del rosso e allegata c'era una foto di un gatto con un'esilarante espressione seria.
Gregory rise, sicuro che il ragazzo avesse sbagliato il destinatario del messaggio. Infatti dopo pochissimi secondi gliene arrivò un altro da parte sua. "Oh cavolo! Mi dispiace moltissimo, ho sbagliato chat!"
"Lo avevo capito, non preoccuparti. Comunque carina la foto"
"Ehm grazie, mi piacciono i gattini... e comunque scusa ancora!"
"Ahaha piacciono anche a me e, tranquillo, non preoccuparti, a domani, buona notte!"
"Buona notte! :)"
Sorrise pensando al fatto che la sbadataggine di quel ragazzo fosse davvero moltissima e trovando il tutto più che divertente. Poi rimise a posto il cellulare, fissando la città che aveva davanti, ora immersa dalle luci notturne dei lampioni e delle case.
Cercò di tornare con la mente a quegli stupidi discorsi, a quelle parole che non riusciva ad accettare e a quella verità che faceva male, ma senza successo, perché lei aveva cominciato, contro la sua volontà, a fargli immaginare ciò che sarebbe accaduto nella giornata di domani.
~~~
Ciao! Scusatemi per l'ora in cui ho aggiornato, spero di non avervi svegliato con la notifica! :/
Ne approfitto per augurarvi un buon anno nuovo! In ritardo... ma si sa, meglio tardi che mai! :')
Volevo anche dirvi, anche se non interessa a nessuno, che da ora in poi metterò in ogni capitolo un'immagine, perché io adoro le foto! Ve lo dico perché non l'ho mai fatto fino ad ora e magari poteva risultare strano dato che nei precedenti capitoli non ci sono (magari le metterò anche lì, ma prima devo trovare quelle adatte!) Spero di trovare un po' di sonno e che vi sia piaciuto leggere questo capitolo!
Andiamo, chi non ama i gattini?!🐱
Okay, adesso basta, al prossimo capitolo! :*
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