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11.

Se ne stava seduto su una sedia posta vicino al letto ad ascoltare il lento e pesante respiro di sua madre che dormiva profondamente. I capelli rossi, da lei ereditati, ricadevano ondeggianti incorniciandole il viso non più giovane e solcato da qualche ruga, ma anch'esso pieno di lentiggini.
Diede un'occhiata all'orologio da parete e con disapprovazione constatò che erano le tre del pomeriggio passate. Rivolse un ultimo sguardo alla madre, avvicinò il viso al suo e sussurrò: "scusa", cercando di ricacciare indietro tutti i sensi di colpa. Si alzò e si avviò all'uscita della stanza, la percorse, ma prima di uscire una voce debole lo fermò. -Dove vai?- era ciò che Cole voleva evitare a tutti i costi, e restare tutto quel tempo in quella camera di certo non era stato molto furbo. Ma le mancava sua madre e riusciva a vederla solo in quei pochissimi istanti in cui lei dormiva.
Chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e si voltò sorridendole -a casa di Clare, studiamo insieme- Clare era una sua cara amica, solitamente quando doveva cercare una scusa nominava lei, a sua madre piaceva e sapeva che era una ragazza con la testa sulla spalle. Ma purtroppo lei, ancora intontita dal sonno, lo guardò sospettosa. Decise che la scusa di studiare con Clare non sarebbe più funzionata. Dannazione.
-Cole, lo so che non è vero, dimmi la verità-.
Cole si avvicinò con sguardo seccato, cercando di mantenere la calma -e tu lo sai, mamma, che non sono più un bambino- disse, sostenendo lo sguardo ora severo della donna. -Cole, per favore, ne abbiamo già parlato...- -Mamma ho diciotto anni! Smettila di tenermi sotto una campana di vetro, sono maturo e so prendere decisioni da solo, so cavarmela, quindi ti prego, smettila!- gridò con tutto il fiato che possedeva, aveva ripetuto le stesse parole che ripeteva da giorni, ma questa volta usò tutta la rabbia repressa da troppo tempo.
Dora, non più sdraiata ma seduta, lo guardò con occhi sgranati e labbra serrate, ora improvvisamente sveglia. Per alcuni secondi nessuno dei due fiatò, si guardavano soltanto in cerca di risposte, finché la donna non abbassò lo sguardo. -Lo sai benissimo perché mi comporto così... non posso permettere che accada di nuovo Cole, non posso- tornò a guardarlo con occhi lucidi e stanchi -non posso- ripeté.
-Mamma...- addolcì il tono, cercando di mantenere la calma -Ti ho già spiegato come sono andate le cose e ti prometto che non accadrà più. Sono abbastanza grande, devi fidarti di me.- -Come posso fidarmi di te dopo quello che hai combinato, Cole? Io ho paura, ho paura che possa succedere di nuovo e che questa volta potresti non avere la stessa fortuna.- Gli occhi rimasero lucidi, le lacrime che Cole temeva di vedere non c'erano, al loro posto c'erano solo due borse violacee sotto agli occhi smeraldini.
Chiuse gli occhi e cercò di autoconvincersi che sua madre aveva ragione. Ma come? Lei non era presente quel giorno, lei lavorava e basta... a volte si chiedeva se sua madre lo conosceva come ogni genitore conosce alla perfezione il proprio figlio. Tornò a guardarla negli occhi e, sapendo di star andando di toccare un ennesimo tasto dolente, parlò.
-Allora permettimi almeno di aiutarti col lavoro. Guarda come sei ridotta, fai turni assurdi, vieni a casa solo per dormire e lavori come un cane tutto il giorno, a volte anche la notte, dammi la possibilità di aiutarti! Posso darti una mano con i debiti come fa Eddy... Insomma, lascia che ti dimostri che di me ti puoi fidare e che sono diventato responsabile!-
La sua famiglia era sempre stata in difficoltà economiche e, dato che ora era abbastanza grande, ciò lo esortava a voler guadagnare qualcosa di più e arrivare a pagarsi i propri interessi o usarli per la casa, in affitto e ancora loro solo grazie a Eddy.
Dora prese un profondo respiro, tanto per sottolineare quanto odiasse parlare di quell'argomento.
-Finiscila Cole, voglio che ti concentri sullo studio e sì, anche durante le vacanze. Al posto di uscire e combinare guai, perché non pensi di più alle cose serie? È così che tu vorresti farmi credere che sei diventato responsabile? Hai idea di quante volte, solo l'anno scorso, la scuola mi abbia chiamato per dirmi che eri finito in mezzo a qualche rissa? Non si possono contare su una mano! Ora, per favore, chiudiamo questa storia una volta per tutte, Cole. Se vuoi uscire, chiama Eddy, lui verrà con te.- Disse ciò con tono deciso e fermo, nessuno avrebbe fatto cambiare idea a quella donna.
Cole si morse a sangue l'interno della guancia per cercare di trattenersi, infine lo lasciò andare e sospirò, arrendendosi. -D'accordo, è vero, ero uno stupido che faceva solo casini ma adesso sono cresciuto e ti dimostrerò che sono diventato maturo!- nemmeno lui era sicuro di quello che stava dicendo, ma era stufo di essere trattato come un bambino. Si fermò qualche secondo per prendere fiato e infine disse: -vado a fare un giro e Eddy verrà con me, così sarai contenta- detto ciò si voltò senza ascoltare eventuali risposte, uscendo definitivamente da quella stanza.

Mentre aspettava l'arrivo di Eddy si mise a riflettere sulle parole che aveva detto a sua madre. Le aveva detto che era un adulto ormai e poteva prendere determinate decisioni da solo, che nella rissa che lo mandò in coma molti mesi prima, lui non c'entrava niente, si era solo trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, che a volte gli "amici" che frequentava diventavano un po' violenti, ma li conosceva da anni... anche se non sapeva quale fosse il loro vero posto nella sua vita. Esatto, sua madre era diventata all'improvviso iper protettiva dopo quel pestaggio scoppiato per una sciocchezza tra i suoi amici, non sapeva quante volte le ripeté che lui non c'entrava niente in quella storia e che aveva solo cercato di calmare quelle iene. Erano partiti con gli insulti, per poi passare in poco tempo alle mani e lì Cole cercò di fermarli, erano tre contro due e, in mezzo a quel caos, Cole riuscì a beccarsi un pugno in pieno viso che lo mandò a sbattere la testa contro un palo della luce. Dannazione, pensò, quelli si sono azzuffati per interi minuti facendosi solo qualche graffio e io vado in coma perché sbatto la testa contro un palo? Complimenti Cole, ti sei giocato la libertà per i prossimi vent'anni!
Ed era vero, ora non poteva uscire se non con la presenza di Eddy, raramente anche di sua madre. Era anche vero, però, che Cole aveva passato l'intera adolescenza a cacciarsi nei guai, tornando a casa ogni giorno con un nuovo livido o graffio... la rissa tra i suoi amici fu la goccia che fece traboccare il vaso e che portò sua madre a prendere dei seri provvedimenti.
Per sua fortuna Eddy era uno che da ragazzo non aveva mai avuto molta libertà, perciò lo capiva e di certo non si metteva a fargli da balia per tutto il giorno. Lo accompagnava per qualche tratto e poi lo lasciava andare per i fatti suoi. Era un segreto tra loro due, un segreto piccolo piccolo che sua madre non doveva assolutamente scoprire, o sarebbe stata la fine per entrambi. Quando quel giorno tornò a casa con un livido sul labbro, Eddy dovette inventarsi che se l'era fatto cadendo dalle scale... un miracolo se pensiamo che una caduta dalle scale possa procurare un taglio del genere. Ma almeno lei non aveva fatto tante storie, infondo si fidava di Eddy, era pur sempre l'uomo di cui si era innamorata. Lui non era il padre biologico di Cole, solo il fidanzato di sua madre dopo il divorzio di più di dieci anni fa col suo vero padre.
Insomma Eddy era più come un amico per Cole, non riusciva a chiamarlo papà, e forse era proprio perché lui non lo aveva mai trattato come un figlio.
Ma comunque, a Cole andava bene così, sua madre era felice con lui e questo bastava.

Quando raggiunse il parco lo trovò come al solito gremito di gente, quel giorno di sole anche di più del solito.
Ormai era una routine andarci e forse solo il suo subconscio ne sapeva il motivo...
Dei suoi amici neanche l'ombra, e forse era meglio così, aveva voglia di stare un po' da solo all'aperto. Amava quel posto, era l'area verde più grande della città e si trovava anche abbastanza vicino a casa sua. Gli piaceva stare all'aperto e gli piacevano i fiori, lì ne crescevano di tutti i tipi. Senza neanche accorgersene i suoi piedi lo portarono al campo da basket, lo guardò per alcuni secondi da lontano; era vuoto e ciò gli portò un po' di delusione che gli fece capire per quale motivo era arrivato fin lì. Com'era successo il giorno precedente e quello prima ancora.
Voleva rivederlo, dopo quell'incontro inaspettato al supermercato non lo rivide più né lì né al parco.
Le numerose discussioni con sua madre lo avevano distratto dai suoi sentimenti, completamente in subbuglio. Quando non pensava alla sua voglia di ritornare in buoni rapporti con sua madre, gli veniva alla mente l'immagine del viso perfetto di quell'uomo. Era come se fosse stato stregato da lui, rapito, come un colpo di fulmine.
Arrossì, e abbassò il capo, sentendosi uno stupido... odiava il suo essere così gay, che cavolo, perché si doveva comportare come una ragazzina? Lo odiava e non poteva farci niente, ma accettava lo stesso il suo essere "speciale", come diceva Eddy.
Sospirò e si sedette sul prato sotto un'alta quercia, godendosi quella temperatura perfetta che c'era solo all'ombra. Mentre guardava distrattamente i passanti, una coppia con il passeggino attirò la sua attenzione, e questo solo perché i due adulti erano entrambi uomini. Da lontano non riusciva a vedere bene le loro facce, ma si intuiva che erano amanti e a Cole gli si scaldò letteralmente il cuore; quando vedeva certe immagini si convinceva che il mondo stava pian piano aprendo la mente e questo lo rendeva felice.
Continuò ad osservare la coppia finché non fu abbastanza vicina da poterne vedere bene il viso. Quasi gli venne un colpo quando riconobbe che uno dei due, il più basso, era il suo professore di storia dell'arte. Cioè... sapeva che era sposato, ma non con un uomo! E di certo non sapeva nemmeno che avesse un figlio!
Sorpreso continuò a fissarli, troppo distratti per vederlo si sedettero su una panchina qualche metro più in là lontano da Cole. Il suo professore prese in braccio il bambino e fu in quel momento che Cole capì che era lo stesso che aveva Gregory quel giorno al supermercato. Sì è vero, i bambini a quell'età sono tutti uguali, ma quei riccioli così biondi erano inconfondibili! Ma tutto quello che significava? Che non era suo? Aveva passato ore a domandarsi e ad ipotizzare su chi fosse veramente Gregory, tra l'altro non gli aveva detto il suo cognome.
Insomma, ora che vedeva lo stesso bambino in braccio al professore, andò leggermente in confusione. Quindi quello non era il figlio di Gregory? Ma c'era la possibilità che gli stessero solo facendo da baby sitter... nah, impossibile, se lo stavano sbaciucchiando come faceva sua madre quando lui era piccolo facendolo imbarazzare... come capiva quel piccoletto.
Escluse che quel bambino tutto riccioli fosse il figlio di Gregory... ma non escluse, invece, che poteva sempre essere etero! Cosa che Cole, suo malgrado, aveva già preso in considerazione.
Più confuso che mai non si accorse nemmeno che proprio davanti a lui, il soggetto di tanti dei suoi pensieri, stava raggiungendo di corsa la coppia.

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