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10.

-Daniel, ho trovato questa sul tuo comodino, non l'hai ancora pagata?!- urlò comparendo dalla camera da letto, tenendo stretta tra le dita una costosa bolletta mensile. Era solo coi pantaloni addosso e una camicia chiara di seta semiaperta, in quel momento, di fretta, non era nemmeno riuscito a finire di vestirsi.
Dan, che stava facendo colazione insieme a Gregory, sobbalzò guardando perplesso il marito. Non capì immediatamente cosa stava succedendo e quando lo fece sgranò gli occhi e sulla sua faccia comparve un'espressione colpevole. -Me ne sono completamente dimenticato!-
-Questo lo avevo capito, oggi vai a pagarla e in più passi al supermercato- il tono severo del biondo non ammetteva repliche, sbattè stizzito la busta sul piano del tavolo e tornò in camera sua.
-Ci vado domani, oggi proprio non posso- alzò la voce per farsi sentire, e ottenne solo un "fa come vuoi" che ovviamente Daniel dovette tradurre in "fai come ti ho detto e non replicare". Alzò gli occhi al cielo e, aiutato da Greg, cominciò a sparecchiare la tavola.
-Sapete che se avete bisogno di qualcosa potete sempre chiedere a me- disse Gregory, posando la propria tazzina e quella dell'amico nel lavabo. Mark ricomparve in cucina, ora aveva abbottonato tutti i bottoni della camicia, ma ancora gli mancavano le scarpe, -non se ne parla Greg, sei in vacanza e...- si interruppe perché Greg posò improvvisamente le mani sulle sue spalle. Avevano una presa decisa ma allo stesso tempo leggera. -Mark, anche tu e Daniel lo siete, in più mi sento in debito con voi... lasciate che vi dia un aiuto- gli sorrise e lo baciò sulla guancia. Mark roteò gli occhi -No Greg... già è tanto il fatto che oggi dovrai tenerci il piccolo...- Greg sorrise e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. -E cosa credi che succeda se lo portassi con me a fare la spesa? Dovremmo pur far qualcosa o tutto il giorno a casa rischieremmo di annoiarci.- Sorrise sicuro di avere la vittoria in pugno. -E va bene, va bene!- sbottò arrendendosi e uscendo di nuovo dalla cucina, permettendo al sorriso di Greg di allargarsi ancora si più.

-Okay Will, papà mi ha detto che questa è l'ora del riposino, quindi adesso per favore riposa!- disse a denti stretti. Will sorrideva e giochicchiava con il ciuccio, ma di dormire non ci pensava nemmeno.
Alla fine Greg cedette e sbuffò, lo prese in braccio e cercò di cullarlo, ma lui trovava qualsiasi cosa per distrarsi. -Come vuoi William, non vuoi dormire? Allora andiamo a fare un giro, così sarai contento.-
Non aveva altra scelta; vestì il bambino e preparò la sua borsa che appese al passeggino. Prima di uscire definitivamente dalla casa, si voltò per un secondo verso il piano della cucina dove avevano fatto colazione quella mattina. Ancora lì c'era la busta con all'interno la bolletta da pagare, era certo che Daniel se la sarebbe dimenticata. Ridacchiò; quell'uomo non sarebbe mai cambiato. Non ci pensò un secondo di più, tornò sui propri passi e afferrò la busta, la mise in tasca e uscì dalla casa.
Fecerò il viaggio verso il supermercato in auto; coi sacchetti di plastica e un bambino piccolo, due mani erano insufficienti per portarli tutti.
-Che dici Will, piaceranno questi biscotti a papà?- Chiese, guardando il piccoletto e sorridendogli con la stessa dolcezza che usava coi suoi nipoti.
Greg aveva un fratello minore, Kevin, era tale e quale a lui, tranne per gli occhi di un colore più chiaro... un po' lo inviadiava per questo. A ventisei anni, Kevin aveva già messo su famiglia; aveva una bella moglie e due bellissimi bambini di due e tre anni. Spesso quando erano più piccoli, Greg faceva loro da baby sitter, per questo coi bambini ci sapeva fare oltre che a piacergli e a piacere a loro.
William balbettò qualche versetto, agitando con foga le manine cicciotte. Greg forzò la presa e lo strinse di più, gli stava quasi scivolando dalle braccia come burro su del pane caldo.
Fece cadere la busta coi biscotti nel carrello e con la mano libera lo spinse avanti, fino a cambiare corsia. Tra le dita della mano impegnata a spingere il carrello teneva stretta la lista delle cose da comprare, le diede un'occhiata e sotto alla parola biscotti c'era scritta sapone. Si guardò attorno e con lo sguardo andò alla ricerca del reparto dedicato all'igiene, che però non trovò nemmeno dopo aver girato quell'enorme supermercato almeno tre volte, approfittandone per comprare tutto il resto. Ripassando nella stessa corsia dove aveva preso i biscotti, notò qualcuno accucciato che trafficava con i prodotti, mettendoli in ordine; grazie alla divisa, una semplice polo rossa col nome del supermercato sulla schiena, capì che quello era un commesso. Finalmente! Oltre a non aver trovato quel dannato reparto, non aveva visto l'ombra di un commesso a cui chiedere aiuto da nessuna parte!
Fermò il carrello è si avvicinò, stette per richiamare la sua attenzione, quando nel guardare il suo viso di profilo e inclinato verso il basso notò che aveva il viso pieno di lentiggini. Gli sembrò un volto familiare, già visto e solo quando l'occhio cadde sul suo livido che gli scuriva il labbro, ebbe la certezza di aver già incontrato quel ragazzo. Lo studiò ancora di più della volta precedente; i suoi capelli erano tenuti lunghi e alcune ciocche più lunghe gli ricadevano sulla fronte in modo ondeggiante, come alte onde di un mare color rosso. Il naso scendeva dritto e finiva più grosso, dandogli un aspetto simpatico e sbarazzino. Poi c'erano le labbra, due grassi petali rosei, che ora sembravano ancora più carnose data la loro posizione corrucciata e contratta in una smorfia. Gli occhi chiari erano concentrati sulle mani che si muovevano veloci, erano quasi completamente nascosti dalle folte sopracciglia che davano al suo viso una espressione lievemente arrabbiata. Il rosso borbottò qualche parola incomprensibile, non si era minimamente accorto della presenza di Greg, quando quest'ultimo, avvicinandosi ancora di qualche passo, parlò a voce piuttosto alta.
-Ti avevo detto che se non avessi curato quel labbro si sarebbe gonfiato... guarda qui che livido!- Il giovane sobbalzò dallo spavento, portandosi una mano all'altezza del cuore, non si mosse da quella posizione ma si voltò per vedere il suo interlocutore negli occhi. Gli ci vollero solo due secondi per capire che quello non era il direttore, nonché suo capo, che lo stava riprendendo e poté tirare un sospiro di sollievo. Ci vollero altri tre interi secondi per riconoscere chi gli aveva appena parlato e, quando lo fece, arrossì per l'imbarazzo.
-A-Ancora tu?!- balbettò con voce incontrollata: quelle parole gli uscirono dalle labbra senza alcun permesso, perciò si alzò in piedi e ammise di non essere stato educato; fino a prova contraria quello era un cliente ora e non poteva permettersi di parlargli come gli pareva, nemmeno se egli era uno sconosciuto che si immischiava negli affari suoi... a meno che...
Fece cadere lo sguardo sul bambino che l'uomo aveva in braccio, era davvero molto piccolo e con la bocca tutta bavosa si assaggiava le dita corte. Non diede molta importanza alla sua presenza e tornò subito dopo a guardare il corvino negli occhi.
-Intendevo... chi sei? Mi stai pedinando? Mi spii?- azzardò, ce ne erano tutte le probabilità, tutto a causa di sua madre e di quel fannullone di Eddy. Greg si trattenne dallo scoppiare a ridere, quel ragazzo era strano ma in maniera divertente e sotto certi aspetti sembrava solo voler darsi un'aria dura e forte che però non gli riusciva molto bene.
-Bè non proprio, sto solo cercando il reparto per l'igiene...- -Deve averti chiesto mia madre di seguirmi... Ti prego non dirle che sono qui!- Sbottò e Greg era certo non avesse ascoltato una sola parola di ciò che gli aveva appena detto.
Il fatto era che gli sembrava di vedere quell'uomo ovunque andasse, anche se lui fingeva di non vederlo... come solitamente faceva Eddy, o meglio, come in realtà avrebbe dovuto fare... ed era preoccupato per questo, se sua madre avesse scoperto che lui era lì a lavorare e che Eddy non lo teneva d'occhio... sarebbe stata una delusione totale per lei. E lui non voleva questo, doveva solo pensare a guadagnare soldi.
E ora quell'uomo era diventato il suo unico pensiero quando si svegliava la mattina e il suo ultimo quando cercava di addormentarsi, invano.
"Certo! Quel bambino sarà sicuramente una copertura! Quella pazza di mia madre deve avergli chiesto di seguirmi e tenermi d'occhio!" Pensò più sicuro che mai; secondo lui sua madre stava cominciando a sospettare di Eddy già da un po' e prima o poi se la sarebbe aspettata una cosa del genere.
-Che? Non ho capito un accidenti... e poi, devi essere davvero indisciplinato se tua madre ti tiene sotto controllo in questo modo.- Rispose Greg completamente confuso, lui voleva solo trovare quello stupido sapone!
Il ragazzo roteò gli occhi e annuì ricordando le stesse parole che sua madre usava sempre. -Lei me lo dice semp- poi si riscosse e borbottando insulti, si interruppe, -oh diamine, ma le sembrano affari suoi questi?!- per l'ennesima volta alzò la voce e come un genio che spunta all'improvviso da una lampada magica, da dietro un alto scaffale comparve la massiccia figura di un uomo basso, quasi completamente calvo e grassoccio.
-Campbell, torna subito al lavoro o giuro che questa volta ti licenzio!- Attirò la loro attenzione l'uomo, che sul viso aveva l'espressione più infastidita e severa che Greg avesse mai visto.
-M-Mi scusi- belò come un agnellino il rosso; si era spaventato ancora più di prima, ma Greg sovrastò quella vocina con la sua più alta e determinata. -Non se la prenda col ragazzo, signor...- sorrise in modo irritante leggendo il cartellino portanome dell'uomo grasso, -signor Deeper, mi stava solo indicando la corsia dedicata all'igiene.-
Il signor Deeper guardò storto entrambi, ma soffermandosi di più sul ragazzo, a cui lanciò occhiatacce che tradussero entrambi come "ne riparleremo più tardi", mentre si allontanava borbottando.
Quando fu troppo lontano per sentirlo, il ragazzo poté prendere un sospiro di sollievo, l'ennesimo della giornata. -Grazie... solitamente quando mi rimprovera poi mi ritrovo a fare l'inventario e, credimi, è il compito più insopportabile e noioso di tutti.- Non capì cosa lo spinse a parlargli in quel modo più gentile, ma era solo grazie a lui se ora non si trovava a un passo dal licenziamento... forse.
-Posso immaginarlo...- ridacchiò Greg, anche se non aveva la più pallida idea di come si fa un inventario.
Forse si era fatto un'idea sbagliata su di lui, anche se gli sembrava di vederlo continuamente e ovunque. Ciò non lo faceva stare mai tranquillo, ma non poteva arrivare a conclusioni affrettate, magari era lui che stava impazzendo, questo sì che era probabile! -Quindi... tu non sei una spia di mia madre?- sotto questo aspetto, l'unica cosa che aveva ottenuto come risultato era stata una pessima figuraccia. Come glielo avrebbe spiegato adesso?
-Non vorrei deluderti, ma no, sono solo una gentile persona che ti ha offerto il suo aiuto, niente di più.- sorrise, facendo risaltare il suo bel viso dai tratti decisi e marcati.
-Bè, ti chiedo scusa per quella, lo sai... per quella cosa al parco... ma non ti conoscevo e...- -Non devi scusarti, l'errore è stato mio, comunque non dare mai troppa confidenza agli sconosciuti, non si sa mai cosa potrebbero nascondere.-
Parlò a quel ragazzo come farebbe un padre, perché infondo quello era solo un ragazzino con la voglia di crescere, anche se, da quanto aveva capito, aveva qualche problema con la madre. Ma questi non erano veramente affari suoi e non chiese spiegazioni quando lo accusò di essere una spia... diavolo però, ciò che passava quel ragazzo non doveva essere molto normale, pensò.
Il rosso annuì concorde con fare imbarazzato e, solo in quel momento, con un movimento nervoso del braccio, il suo cartellino portanome si girò nel lato giusto e svelò a Greg il suo nome. Prima non gli era nemmeno passato per i meandri del cervello il pensiero di sapere il nome di quel ragazzo, ora però, che lo aveva scoperto, sorrise nel leggerlo.
Spostò Will sul braccio sinistro, il piccolo, disturbato dal suo sonnellino ormai in stato avanzato, mugolò circondando il collo del corvino con un braccio, per poi riprendere a dormicchiare. Greg tese la mano destra, ora libera e alleggerita, e la porse al ragazzo, sorridendo. -Mi chiamo Gregory- allargò il sorriso, le sue labbra in confronto a quelle del rosso erano meno carnose, ma avevano una forma invitante e dei lineamenti attraenti e soprattutto sensuali, pensò una piccola e nascosta parte del cervello dell'altro.
Il ragazzo, che non si aspettava questo approccio più confidenziale, mosse nervoso la mano stringendo quella che gli era stata tesa. -Cole, io sono Cole Campbell- rispose frenetico e ricambiò il sorriso imbarazzato, mentre le guance si tingevano di un lieve rossore.
-Il piacere è tutto mio Cole... ora; saresti così gentile da indicarmi il reparto per l'igiene? Lo sto cercando da ore ma non riesco a trovarlo!- Cole assunse un'espressione comprensiva -In molti sono in difficoltà a trovarlo; è al piano di sopra... non abbiamo ancora avuto il tempo per attaccare i cartelli, purtroppo.- Greg ringraziò, gli donò un ultimo sorriso e poi si allontanò, seguendo le sue indicazioni.
Cole Campbell rimase a fissare per interminabili secondi la figura alta e forte del corvino che si faceva sempre più piccola. Gli rimase l'immagine del suo luminoso sorriso impressa nella mente e fu in quel momento che capì per quale motivo continuava a vedere il suo viso ovunque.

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Okay... abbiamo un nuovo personaggio; Il piccolo e adorabile Cole! Questo capitolo parla vagamente della sua vita come se fosse piena di mistero... ma la verità è semplice e lui fa tutto questo per il bene di sua madre. :3
Al prossimo capitolo! :*

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