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Il segreto della grotta


"Le cose di cui Cloud s'incolpa non sono le cose di cui lo incolpano gli altri.

Quindi, quello che deve fare è vincere se stesso.
Credo che sia questo il modo migliore di spiegarlo.
Cloud è molto debole.

Quasi tutti i bambini credono che gli eroi siano forti, infallibili, e privi di debolezze.

Potrà avere anche delle debolezze, ma sono più peculiarità del carattere.
A volte, persino io mi chiedo come faccia Cloud ad essere così debole.

D'altro canto però, questo lo rende più umano. È un Eroe, nonostante tutto. Non credo esistano molti eroi deboli e veri come lui. Ma alla fine, Cloud mostra la sua forza e fa ciò che deve fare, per proteggere ciò che deve. Spero che la gente, che i bambini che lo vedono magari anche altri uomini deboli capiscano che anche loro possono diventare forti se circondati da amici o se mossi da qualcosa da proteggere."

Tetsuya Nomura dietro le quinte di:

"Final Fantasy VII: Advent Children"

Capitolo 6

Quando ero bambino, ero timido e inesperto.

Stavo sempre per conto mio, non volevo avere contatti con nessuno eccetto lei.

Lei che sorrideva nonostante tutto, che teneva tutto dentro. «Cloud, vieni a giocare?» non voglio più che Tifa pianga.

Gli occhi di Cloud si spalancarono, portandosi la mano sulla fronte. Il mal di testa si presentò come una botta appena ricevuta. Cloud si guardò intorno. Si trovava all'interno di una caverna umida. Una coperta verde scivolò dalle sue caviglie, mentre una fasciatura copriva ben stretta la ferita alla gamba, e un'altra quella alla spalla.

La parte superiore del suo vestito era stata posta con cura al suo fianco.

"Dove mi trovo?" Era questo il suo pensiero. Si guardò in giro notando solo rocce, e cunicoli.

Osservò tutto con attenzione, e quando fu sul procinto di provare ad alzarsi, «Boom» una bambina si presentò pochi centimetri dal suo naso. Sbucò come un fantasma con il sorriso dolce, i capelli neri legati in due treccine, gli occhi verdi, e un cappellino a forma di moguri con una borsettina abbinata.

Risaltavano agli occhi del ragazzo le scarpe di un giallo acceso, e la tutina merlettata, strappata e sporca di terreno «Si è svegliato!» affermò compiaciuta.

Passi lontani attirarono l'attenzione di Cloud. La vista di un mantello rosso fluttuante nell'aria lo fece sorridere.

«Valentine...»

«Cloud, sembra che le nostre strade s'incontrino di nuovo...»

Portava con sé della legna, che posizionò poco distante dal ragazzo.

«Spine avvelenate» affermò allontanandosi e sedendosi appoggiato al muro dall'altro lato della grotta. Curvò leggermente il capo, fissandolo per bene.

«Ti sei arrugginito. La vita da sposato fa questo effetto?».

«Non sono sposato...»

«Certo...»

La bambina si mise in ginocchio accanto al fuoco. Fischiò e dalla sua spalla sbucò un esserino identico a quel drago, ma in miniatura.

Cloud fu tentato di afferrare la sua arma, ma la creaturina si limitò ad accendere la legna con il suo respiro, per poi avvicinarsi al viso della bambina e strofinare il capo contro le sue guance.

«Ringrazia questa bambina che conosce bene queste creature».

«Che cosa sono?» Cloud cercò di rimettersi in piedi, ma la testa ancora pulsava.

«È un mio amico, e quella lì fuori e la sua mamma».

Gli occhi di Cloud si spalancarono «Come può esser tuo amico una creatura simile?»

«Non è cattiva. Sono quelle persone che l'hanno fatta arrabbiare. Catturano gli animali e li portano via. Li fanno diventare cattivi e li costringono a combattere».

«Chi sono?» chiese, fissando Vincent che scuoté il capo.

«Fanno esperimenti, creando nuove creature o mutano il carattere originale»

Cloud immaginava che parlare di quest'argomento con Vincent non era dei migliori. Lui stesso era stato cavia di esprimenti della Shinra.

Suo padre Grimoire Valentine era un membro della compagnia elettrica Shinra, Vincent si arruolò nei Turks e nella sua ultima missione fu assegnato al controllo delle ricerche del professor Gast Faremis a Nibelheim, dove si lavorava al progetto Jenova. Lì incontrò l'assistente del professor Gast, Lucrecia Crescent di cui s'innamorò, ma la storia non ebbe un lieto fine. Lucrecia legata alla morte di suo padre, si allontanò da lui; finendo tra le braccia di Hojio, uno scienziato dall'anima nera, che quando Lucrecia rimase incinta... Hojio propose di usare il bambino ancora in grembo come soggetto degli esperimenti di Jenova. Cloud conosceva bene quel bambino: Sephiroth.

Vincent si oppose, ma la ragazza per il bene della scienza accettò, finendo per ammalarsi gravemente. Vincent durante una discussione con Hojio, per le condizioni della ragazza ricevette un colpo di pistola in pieno petto e fu anche lui utilizzato come cavia dallo scienziato pazzo. Egli testò il suo corpo per capire la resistenza del corpo umano a determinati stimoli e la sua metamorfosi. Così Vincent divenne un mutante, ma lo scienziato lo reputò un fallimento essendo rimasto in coma.

Per salvarlo Lucrezia utilizzò la Mako mescolata all'essenza di Chaos, una creatura mostruosa... con gli esperimenti subiti, il suo corpo era diventato abbastanza resistente, ma per controllare il Chaos bisognava avere un potere contrario e forte, così Lucrezia utilizzò la protomateria, scoperta dal padre di Vincent insieme a Chaos.

Quando Vincent si svegliò e si trasformò in un mostro, non accettò la sua nuova condizione, e si sentì responsabile di non aver impedito alla donna di rovinare la sua vita e quella del figlio, così rimase nei sotterranei all'interno di una bara, per ventitré anni, finché le loro strade non s'incontrarono.

«Non credo centri la Shinra, se è questo che stai pensando. Sembra qualcosa di nuovo. Ho trovato questa bambina nascosta in un camion, qui giù nella valle».

Lucrezia, invece si condannò a vivere nel rimorso imprigionata in un cristallo.

«Quando hanno preso la sua mamma, mi sono nascosta. Ho viaggiato con loro cercando di capire che cosa volevano».

«Ci sei riuscita?» chiese Cloud, fissando l'animaletto sgranchirsi le zampe sul ginocchio della bambina.

«So solo che volevano far del male a qualcuno».

«Se non è legato alla Shinra, allora chi può essere?» chiese Cloud.

Valentine scuoté il capo di nuovo. «Se non lo sai tu, non c'è nessun motivo per cui debba saperlo io».

«Da dove vieni?»

«A nord, nel continente dimenticato»

«I tuoi lo sanno che sei qui?»

La bambina dissentì. «No» accennò con il capo, ma non me ne andrò finché non avrò salvato Ginevra.

Il pensiero di una bambina così lontana da casa, non riuscirono a far prendere sonno a Cloud. Immaginava la preoccupazione dei suoi genitori, a non trovarsi più la bambina al sicuro al loro fianco.

Ma lei era stata coraggiosa nel voler seguire la madre di quella piccola creatura. L'osservava quasi sbadigliare nei pressi del suo capo, mentre la bambina, accovacciata nel suo soprabito, dormiva rumorosamente.

«Le preoccupazioni ti tolgono il sonno Cloud?»

Vincent, credeva che stesse dormendo, e invece lo fissava con gli occhi stretti in piccole fessure.

Cloud non riusciva a chiudere occhio. Lì, in quella grotta, dove sentiva di esser osservato. "Volevano far del male a qualcuno. Il villaggio?" sospirò, pensando alle parole della bambina.

«Idea di chi possa esserci dietro?» chiese Vincent.

«Sicuramente nulla di buono».

Quando la stanchezza arrivò, e Cloud non riuscì a tenere gli occhi aperti, sentì sopraggiungere verso di loro passi pesanti.

Spalancò gli occhi, alla vista di occhi dorati fissarlo all'entrata della loro rientranza. Un colpo di pistola di Vincent svegliò di soprassalto la bambina. La creatura era arrivata.

«No!» gridò agitata, mentre anche la sua piccola creatura sembrava opporsi.

Vincent si gettò su di lei, Ginevra che agitava la bocca nel tentativo di far fuoco.

I suoi movimenti erano limitati grazie alla stretta parete.

«Ti prego. No Vincent, me l'avevi promesso!» la bambina si mise a piangere, mentre Cloud allungò la mano verso la spada.

La fanciulla gli diede un calcio allontanando l'arma. «Non posso permettervi di farle del male!» si gettò verso la bocca della creatura. Cloud allungò la mano verso di lei urlando. Nella sua determinazione aveva visto Aerith, e quell'immagine si confuse per pochi secondi. Lei, dalle trecce, corse ad abbracciare quel muso, nonostante del fumo uscisse ai lati della sua bocca.

Il suo piccolo amico si presentò sul suo naso facendosi vedere ai suoi occhi. L'animale reagì come mossa da dei ricordi.

Nonostante il dolore della gamba, Cloud riuscì dopo un po' di agitazione ad alzarsi. Gli occhi del drago mutarono da un giallo acceso a un arancio, e infine blu. Anche le sue dimensioni sembravano diminuire a vista d'occhio.

«Ginevra, torniamo a casa» affermò la bambina stringendola più forte.

Quando tutto sembrava andare per il verso giusto, qualcosa tirò il drago spingendolo a terra.

«Che ci tocca fare» disse una voce.

I due, Cloud e Vincent si guardarono per poi giungere, uno a scatti e l'altro meno veloce di quanto voleva, fuori al loro giaciglio. La creatura si lamentava e dimenava.

La catena che la teneva prigioniera veniva tirata da un macchinario comandato da due uomini dai vestiti colorati, dalle giacche di pelle rosse e verdi. Il petto lasciato scoperto da una camicia bianca aperta, con dei pantaloni di jeans.

Quando Cloud alzò la spada liberando la creatura. La catena ritornò indietro come una molla, attirando l'attenzione dei due.

«Non è morto!» quello vestito di rosso riversò un colpo dietro al capo dell'altro. «Ti avevo detto di controllare»

«Non c'era, pensavo se lo fosse mangiato!»

«Ed evidentemente no, e lì!»

La creatura imprigionata diminuì di grandezza, mentre Cloud e Vincent si diressero verso i due che fuggirono a gambe levate.

«Non sono pagato abbastanza!» urlarono in coro, mentre suoni di calci e pugni, si propagarono nella grotta. Una dolce musica per Ginevra e il suo piccino, che abbracciati si lasciarono andare a teneri versi.

Nelle profondità della grotta, un vento gelido si propagò. Svegliata da quei rumori, un viso di donna si mosse nel buio, mostrando all'oscurità un occhio rosso nascosto tra capelli argentei.

«Cloud, ti stavo aspettando».

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