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Alla guerra!

Una volta salito in camera, Squall si ridistese sul letto, concedendosi dieci minuti di relax prima di cambiarsi per l'appuntamento. Era ancora piuttosto provato dal combattimento con Seifer, e la missione nella Caverna aveva acuito la sua stanchezza.
Ma, soprattutto, cominciava ad avvertire una certa tensione: sarebbe partito per una vera battaglia, dove avrebbe anche rischiato la vita.
Non era più un'esercitazione.
E non erano ammessi errori.
Ma lui sarebbe stato forte. Doveva esserlo. Doveva essere in grado di cavarsela anche da solo, senza fare affidamento su nessuno.
Non sapeva perché fosse così saldo in questa convinzione,ma nel suo cuore sentiva che era giusto così.
"É ora" pensò, alzandosi di scatto dal letto, e indossando poi la divisa da guerra per i cadetti Seed.
Si guardò un'ultima volta allo specchio, e prese un respiro profondo.
"Alla guerra".

                            - - -

Una volta arrivato nella hall, del Garden, vide subito che Quistis era già lì ad aspettarlo, con in mano una cartellina.
-Eccoti, Squall! Ho qui i nomi delle squadre. Tu sei con.....-scorse con gli occhi l'elenco- Zell Dincht! Forse già lo conosci... Quel tipo un po' vivace...
Squall si trattenne a stento dall'alzare gli occhi al cielo.
"Cominciamo bene, proprio...."
-Non é "vivace", é "rompiscatole"!
Non si può cambiare?-chiese, con tono scocciato.
-No, mi dispiace- rispose l'insegnante, nascondendo un sorriso; guardò poi l'orologio, e scosse la testa.-Anzi, dovrebbe già essere qui... Zell? Zell Dincht??-chiamò, guardandosi intorno nella hall gremita di studenti.
All'improvviso, arrivò verso di loro un ragazzo; ma non camminando, no no: si esibì, letteralmente, in una sorta di mossa di karate, completa di calcio rotante e di salti mortali all'indietro -il tutto in circa dieci secondi-per poi fermarsi davanti a loro con un sorriso sbarazzino sulle labbra.
Aveva i capelli biondi, acconciati in una pettinatura ad istrice, e un tatuaggio stile tribale sul volto. E indossava sempre dei guanti a mezze dita, per coprire le nocche, dato che la sua specialità era il combattimento corpo a corpo.
Non che Squall lo odiasse, ma aveva già frequentato qualche corso con lui: era un tipo iperattivo, molto chiacchierone e a volte invadente.
Il suo esatto opposto, in pratica.
-Ah! Io sono con te!- Esclamò Zell, tutto soddisfatto, tendendogli la mano col chiaro intento di stringergli la sua.
Squall la ignorò.
-Ho visto che oggi hai litigato con Seifer...-aggiunse dunque il biondo, ritirandola.
"E a lui cosa importa!?", si innervosì Squall.
-Non abbiamo litigato, ci stavamo allenando-precisò.
-lo pensi tu...-replicò Zell, in tono saputo.- Dovresti ignorarlo. Vuole solo provocarti....
-Pensa agli affari tuoi!-sbottò Squall, a quel punto, perdendo definitivamente la pazienza: era stufo della gente che gli dava consigli non richiesti.
-Smettetela!-intervenne la professoressa, con severitá; ricontrollò poi la lista, e gli sfuggì un'involontaria smorfia.-Seifer é il vostro Caposquadra.
A quelle parole, sia Squall che Zell sussultarono: anzi, Squall si limitò a sussultare, l'altro esclamò, chiaramente sbalordito e indignato:
-Caposquadra?? QUELLO?
-Niente cambiamenti- ripeté Quistis, sebbene, stavolta, quasi rassegnata.
In quella, arrivò proprio Seifer, seguito come un ombra dai suoi fidati tirapiedi, Fujyin e Raijin, due ragazzi che facevano parte, insieme a lui, del comitato disciplinare del Garden.
Fuijin era una ragazza dai capelli bianchi e con una benda grigia sull'occhio; tendeva a parlare sempre come un robot: una volta l'aveva incontrata  in mensa e l'aveva sentita chiedere: "SEIFER. BEVI?".
Era quindi un tipo strano.
Raijin era invece, era un ragazzone di colore, coi capelli neri a spazzola e fisico da super palestrato. Squall sapeva poco di lui.
-Mi raccomando Seifer,voglio il massimo da te. Comportati bene!-lo ammonì subito Quistis.
-Prof! Odio le raccomandazioni! Se le risparmi per i buoni a nulla!-ribattè lui, sprezzante, rivolgendo uno sguardo eloquente a Zell e Squall, che non replicarono, ma lo guardarono in cagnesco.
-Oh, sì, certo...-replicò Quistis; per poi aggijngere, subito dopo:- Seifer, MI RACCOMANDO!
Squall trattenne a stento un sorrisetto.
Seifer era livido di rabbia, ma non replicò. Si limitò ad avvicinarsi ai suoi compari e disse a uno di loro, piano:
-Aggiungete Quistis alla lista.
Squall aggrottò la fronte.
"Lista? Che lista? E che diamine ci sarebbe scritto??"
Ma quel pensiero fu subito accantonato dall'arrivò il preside Cid, un uomo dai capelli castano scuro, sulla cinquantina, un sorriso gioviale sul volto, un paio di occhialini argentei sul naso adunco.
-Salve, ragazzi! Oggi é un giorno importante. Non solo perché é il vostra esame, ma perché andrete in battaglia. Nessuno ha paura?-chiese, facendo vagare lo sguardo su ognuno di loro. Erano tutti immobili e attenti, le spalle dritte. Sorrise, compiaciuto.-Bene! Riceverete tutte le informazioni una volta a bordo del vascello Seed, che al momento è attraccato al porto di Balamb. Andrete fin lì con una delle nostre vetture nel garage. Buona fortuna a tutti!
E, dopo quell'ultimo augurio, se ne andò.
Quistis si pose in testa al gruppo di cadetti, guidandoli verso i garage: era ora di mettersi in marcia.
     
                           *********

Il tragitto dal Garden alla città non fu proprio piacevole: Zell continuava a implorare Squall di mostrargli il Gunblade; poi, visto che nessuno gli dava retta cominciò a fare un po' di riscaldamento- macchina era alta quanto un piccolo furgoncino, e altrettanto spaziosa- fino a che Seifer gli intimò, chiaramente esasperato:
-Sta' fermo, gallinaccio!
- COOSAA????-gridò Zell, furioso: si sarebbe scagliato contro di lui, se Quistis non fosse intervenuta, riportando l'ordine.
Insomma, l'atmosfera non era delle migliori.
Squall, però, era distratto da altro.
-Professoressa....-si decise, alla fine, seppur con un certo sforzo, rivolgendosi a Quistis.-Chi era quella ragazza che é venuta a trovarmi stamattina in infermeria?
-Perché, c'era qualcuno? Non ci ho fatto caso...- ribattè però lei, guardandolo sorpresa.-Qualche problema?
-No, niente...-rispose Squall, un po' deluso, e già pentito di averlo chiesto. Forse se l'era davvero solo immaginata.
-Perfetto, proprio-intervenne Seifer sarcastico.- In squadra con un gallinaccio e un "cerca ragazzine"...
Il resto del viaggio, fortunatamente per tutti, trascorse nel più completo silenzio.
                 

                            ******

Finalmente, la macchina frenò di fronte al porto di Balamb. Era una piccola città portuale, tranquilla, con pochi negozi. Nel porto solitamente tranquillo, infatti, spiccava la nera nave militare, che era anche un sottomarino.
-Quella nave...-mormorò Squall, irrigidendosi appena.
-Non si torna più indietro-intervenne Seifer, inaspettatamente.- Paura?
-No.
-Bene. Neanch'io.
Non aggiunsero altro.

Una volta a bordo della nave, che si inabissò, Shu, una delle Seed di rango più elevato, espose i dettagli della missione.
-Dunque, ragazzi - esordì, indicando uno schermo alle sue spalle.-Il cliente che ci ha assoldati é la repubblica di Dollet, che ci ha inviato una richiesta di aiuto diverse ore fa. Dobbiamo dar loro supporto per respingere le truppe di Galbadia che hanno invaso la città. La vostra squadra presiederà la piazza centrale.
-In altre parole, facciamo il lavoro più scomodo- fece notare Seifer, caustico.
Shu non ribatté al commento, ma strinse le labbra. Subito dopo, Seifer intimò a Squall di andare a guardare fuori se si stavano avvicinando alla città.
Il primo istinto di Squall fu quello di rispondergli male; ma, sfortunatamente, il caposquadra era lui, perciò...
-...Ricevuto-rispose, anche se di malavoglia.
-Lo credo bene, é un MIO ordine!-lo scherní Seifer.
L'altro non replicò, ma strinse i pugni: sentiva l'impellente impulso di strangolarlo; ma forse non era il caso...
              
                            *******

Una volta fuori, Squall vide che mancavano poche miglia per arrivare; già da quella distanza poteva sentire lo scoppio di granate, colpi di fucile e vedeva le luci delle esplosioni.
Il cuore, stavolta, cominciò a battergli in petto più velocemente, e la mascella si contrasse.
"Ci siamo. Non si torna più indietro."

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