Capitolo 2
La giovane si precipitò accanto alla ragazza ferita. Un profondo graffio si allargava sul suo collo, il sangue usciva copioso.
Blossom si sentì perduta.
Aveva davvero combattutto così tanto per vederla morire?
«No! Non puoi andartene così!»
Urlò con tutte le sue forze, disperata e con la mente lambita dalla confusione.
Le lacrime iniziavano a farsi strada dentro di lei, insieme alla sensazione di impotenza che bruciava più della preoccupazione.
«Un incantesimo! Un incantesimo curativo!»
Ma non ne conosceva. Non era mai stata in grado di farli e adesso non riusciva a ricordarsene neanche mezzo.
La disperazione stava per prendere il sopravvento e le restavano poche alternative.
«Voi due me la pagherete! Ritrasforma mio padre!» le urla di Jack non l'aiutavano a concentrarsi. Probabilmente lo avevano sentito anche i suoi genitori nella foresta
I suoi genitori... «Muto!» esclamò puntandogli contro la bacchetta. L'incantesimo lo zittì e Blossom tornò a concentrasi.
«Amplium.» disse puntandosi la bacchetta alla gola. Era un incantesimo per aumentare la forza delle corde vocali e Blossom sperò nella riuscita della sua idea «Madre! Vi prego aiuto!» la sua voce risuonó cento volte più forte e scosse anche le fronde degli alberi più vicini.
«Aiutatemi! Sono nella radura e... »
Non ebbe bisogno di continuare. Con un secco scoppio sua madre si materializzò agli argini della radura. Le sue vesti nere e austere svolazzarono mentre si avvicinava di corsa. Il suo viso, circondato da crespi capelli ricci, esibiva un'espressione preoccupata.
«Blossom Jewel Ealash! Cosa stai facendo? Quella ragazza... l'hai uccisa?»
Blossom fece svanire l'incantesimo delle sue corde vocali prima di rispondere
«No! Madre vi prego... aiutatela!»
La disperazione nella voce della ragazza era tale da far vacillare la rabbia della donna. Aiutare le persone non era nel suo stile, ma se sua figlia glielo chiedeva con tanto ardore... « Madre! Sta perdendo tanto sangue!» si allarmó Blossom fissando la neve. La strega sbuffó «Tu... fai solo casini.» disse accostandosi a Leta.
«Riblodam.» come un macabro direttore d'orchestra, agitò la bacchetta verso il sangue sparso sulla neve. Quello iniziò subito a ritirarsi, tornando a rimpolpare la ferita sulla nuca della ragazza.
Una scena raccapriciante, tanto che Blossom distolse lo sguardo.
«Saturion.» esclamò ancora sua madre
Blossom aspettò ancora qualche secondo prima di tornare a guardare. Abbassando lo sguardo, però, si ritrovò a sorridere: la ferita era del tutto guarita e sembrava giá cicatrizzata.
«Starà bene.» disse sua madre, quasi a rassicurarla. Blossom si sporse in avanti e l'abbracciò di getto. «Grazie mamma.» sussurrò versando lacrime di sollievo. L'incubo era finito, erano salve.
«Dobbiamo riportarla a casa.» disse poi, una volta sciolto l'abbraccio. Sua madre annuì, per poi alzare gli occhi oltre la spalla della figlia. «E di lui cosa ce ne facciamo?» chiese indicando Jack. Blossom sorrise.
«Credo che marcire nelle segrete del re sia una buona punizione.»
Quando Leta si risvegliò nella sua stanza le sembrò di aver vissuto un incubo estremamente realistico. Poi, si rese conto che il mal di testa e il dolore che provava in ogni parte del corpo non potevano essere un'allucinazione. I ricordi la investirono all'improvviso e, in particolare, si soffermarono sul viso stravagante di una ragazza. Possibile non sapesse il suo nome?
A lei riusciva ad associare solo una parola: strega. 'Ma non era malvagia'
Si ricordò, mentre si alzava con fatica dal letto.
Fece scorrere il suo sguardo per tutta la stanza e i suoi occhi avvistarono qualcosa d'insolito. Un bigliettino poggiato sulla sua scrivania, cosí piccolo da passare quasi inosservato. Leta si avvicinò velocemente e lo aprì incuriosita. Dentro c'era solo qualche frase scritta con uno strano inchiostro azzurro.
«Cara Leta, sono felice di sapere che finalmente sei al sicuro. Non preoccuparti per i tuoi rapitori: uno è stato trasfigurato in un albero.» Leta rimesse quella frase più volte, incredula «... e l'altro è nelle segrete del tuo castello, quindi credo che non ti creeranno più alcun problema. Spero che riuscirai presto a dimenticare quest'esperienza.
Con affetto, Blossom.
P.S. se ti senti strana forse è colpa del filtro d'amore. Stai tranquilla, gli effetti svaniranno presto.»
Leta continuò a fissare quelle parole per molto tempo. In particolare la firma pomposa e piena di arricciature di Blossom.
Era davvero quella la fine della loro conoscenza? Le lasciava solo una lettera dopo averle salvato la vita?
La ragazza prese subito un'altro foglio e tracciò velocemente qualche frase, poi uscì dalla stanza e la consegnò alla prima guardia che incontrò «Andate nella foresta e cercate una ragazza di nome Blossom. Non interrompete le ricerche fino a quando non le avrete consegnato questa lettera.»
Forse era una folle, ma Leta non aveva dubbi. Voleva rivederla.
«E per colpa della tua testardaggine adesso mi ti ritrovo tra i piedi.» disse Blossom mentre Leta finiva di leggere la sua parte di racconto. «Come se ti dispiacesse.» disse Leta esibendo un sorrisetto malizioso
Blossom scosse la testa, esasperata.
«Comunque ancora non ho capito perché hai voluto mettere per iscritto il nostro primo incontro.»
La ragazza corvina rimase qualche secondo a pensare. «Beh... mi sembrava una cosa carina, da raccontare ai nostri figli.» Blossom scoppiò a ridere.
«Prima di tutto parlare della tua quasi morte non è una cosa carina.» disse sedendosi sul tavolo dove Leta stava scrivendo. «E poi non credo potremmo avere figli, sai... siamo due donne.»
«Andiamo! Ci sará qualche incantesimo inventato apposta per questo scopo.» disse Leta speranzosa. Blossom alzò le sopracciglia, incredibilmente rosse, dubbiosa. «Di certo io non lo conosco.»
Leta sbuffò «E io che credevo che essere la compagna di una strega rendesse la vita più facile!»
L'interpellata alzò le spalle. «Il tuo ottimismo è quasi ridicolo.»
Leta la ignorò tornando a prendere la penna d'oca in mano «Chiederò a tua madre, allora.» Blossom si passò una mano sul viso.
«Sì e chi delle due dovrà subire questa roba? Io assolutamente no. Crampi, vomito, l'essere irascibile ogni secondo... »
«Ci penserò io. Il tuo istinto materno non mi convince abbastanza.»
Blossom sorrise sollevata «Perfetto.»
Disse chinandosi per dare un bacio a fior di labbra alla sua fidanzata.
«Allora... cosa hai fatto quando hai ricevuto la mia lettera?» chiese subito dopo Leta, prendendo una nuova pergamena su cui scrivere. Blossom sorrise con nostalgia.
«Ho pensato che fossi una folle.» proferì in tutta sincerità. «E devo dire che questo pensiero non mi ha abbandonato.»
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