Serge V
Adélaïde, il fantasma più odioso tra quelli che infestavano le sue notti.
Dei tre anni che avevano passato insieme come marito e moglie Serge conservava solo due ricordi, entrambi nitidi e chiari come un mattino di primavera.
La rammentava nel giorno del loro matrimonio, ferma sulla soglia della sua casa avita, quella che era andata perduta assieme al resto dei suoi averi. Timida, ma col viso illuminato di gioia per aver sposato l'uomo di cui era innamorata.
E poi rivedeva il suo corpo galleggiare a pelo d'acqua con i lunghi capelli biondi a farle da aureola, gli occhi sgranati e la boccuccia socchiusa: era spirata con la sorpresa dipinta sul viso, come a volte accade a coloro che muoiono anzitempo.
Serge era rimasto a guardarla a lungo, quel giorno, incurante del temporale che infuriava sopra la sua testa; aveva seguito con lo sguardo il cadavere che veniva trascinato via dalla corrente, finché il fiume non aveva curvato, inghiottendo sua moglie per sempre. O almeno, così aveva sperato.
La vergogna e la rabbia si contesero per qualche istante il dominio del suo cuore, come sempre accadeva quando gli capitava di pensare ad Adélaïde.
«Ho fatto ciò che dovevo» ringhiò, reprimendo le nuove lacrime che gli offuscavano la vista.
Erano passati anni dall'ultima volta in cui aveva pianto.
La notte in cui Yarhata era morta aveva urlato al mondo intero tutta la sua disperazione fino a sentirsi vuoto, scevro di ogni emozione; poi non aveva più versato una lacrima. Né quando Chosovi si era rifiutata di affidargli Keme, né quando aveva perso la casa dei suoi avi o quando aveva strangolato Adélaïde. Solo ora, sotto lo scrutinio implacabile di sua moglie, si scopriva incapace di trattenere i propri sentimenti per sé.
Marion lo stava mettendo più a nudo di quanto avessero fatto le donne con cui aveva condiviso il letto.
«Chosovi voleva per Keme una donna che l'amasse come io non avrei mai potuto. Diceva che la bambina aveva bisogno dell'affetto di una madre e che finché non l'avesse avuta era meglio che restasse con lei e con il resto della sua famiglia. Allora io l'ho fatto, le ho trovato una madre, Cristo santo! Una brava donna che accettò di sposarmi pur sapendo dei miei debiti, che lentamente aumentarono fino a togliermi quasi tutto. Di questo Adélaïde non si è mai lamentata, ma di Keme...»
Serge strizzò gli occhi, mentre nelle sue orecchie risuonavano gli echi di lontane discussioni.
«La tollerava e l'accudiva, ma non l'amava. Non era sua, capisci? Voleva dei figli che fossero sangue del suo sangue, partoriti da lei. Pensai che non ci fosse nulla di male nell'accontentarla.
Ma passarono mesi, e poi anni, e il suo grembo rimase vuoto.»
Ora che era giunto il momento di spiegare a Marion la ragione delle sue azioni, le parole sembravano impigliarsi nella sua bocca, riottose.
«Dio, avrei dovuto capirlo! C'era qualcosa, nel modo in cui la guardava... Era malevolo, pieno d'odio.
Ora lo so con certezza.
Più volte tentò di convincermi che sarebbe stato meglio se la bambina fosse tornata a vivere con i suoi parenti materni, litigammo furiosamente per questo. Credevo... Beh, era invero più una speranza che una possibilità, ma nonostante tutto... Pensavo che col tempo si sarebbe rassegnata. Sì, un desiderio vano, lo so. Non volevo ammetterlo, ma in fondo al mio animo sapevo che il risentimento nei confronti di Keme non poteva far altro che crescere.
Le Loup, nella sua saggezza, tentò di avvertirmi, ma anch'egli fu ignorato. Finché una mattina mi svegliai che il sole non era ancora sorto e scoprii che né mia moglie né mia figlia erano nei loro letti.
Adélaïde l'aveva condotta al fiume.»
Vide Marion irrigidirsi sotto le coperte in cui era avvolta e, anche se non poteva indovinarne l'espressione dietro la cortina di capelli che le nascondeva il volto, udì ugualmente il suo mormorio sgomento.
«Oh, santa Vergine...»
«Quando le trovai Adélaïde era folle, del tutto priva di senno. Mi disse che Keme – una bambina di neanche cinque anni, per Dio! – aveva ordito un sortilegio contro di lei, istigata dalla nonna. Gridava come un'ossessa che anch'io ne ero vittima e che per questo non riuscivo a vedere la verità, che erano stati gli Uroni a maledire la nostra unione e a renderla sterile. Era andata fin lì per affogare la mia stirpe bastarda e rompere l'incantesimo.»
Serge si zittì: era a corto di parole, perché non ve n'erano in grado di descrivere l'acuto terrore che l'aveva scosso da capo a piedi quando aveva intravisto il corpo inerte di Keme sballottato dalle acque del fiume. Ricordava di aver lottato contro Adélaïde alla cieca, la vista offuscata dalla paura e dalla pioggia che veniva giù dal cielo come una tremenda punizione divina; le aveva strappato la bambina dalle braccia e aveva reso grazie a Dio nel momento in cui aveva avvertito quelle manine stringersi attorno al suo collo.
«Va' a casa, manda qui Le Loup e non uscire per nessun motivo!» le aveva ordinato.
Aveva dovuto impiegare tutta la propria forza per impedire ad Adelaïde di seguirla e terminare l'opera, finché tra le tante oscenità lei ne aveva gridata una imperdonabile.
«Torna qui, cagnetta meticcia! Vieni a incontrare la mamma!»
Anche da lontano Serge aveva visto sua figlia incespicare e curvare le spalle sotto il peso di un insulto che forse non capiva appieno, ma di cui certo aveva intuito la natura.
Era stato in quel momento che aveva smesso di tentare di trattenere sua moglie e aveva iniziato a percuoterla con furia.
Quando tutto era finito – quando la luce aveva ormai abbandonato gli occhi di Adélaïde e il suo corpo era caduto in acqua con un tonfo sordo – l'orrore lo aveva sopraffatto, ma non era stato che per pochi istanti. L'ira che covava dentro di sé non era stata soddisfatta da quello sfoggio di violenza istintiva e brutale; si era invero solo acquietata, come una bestia insonnolita dopo un lauto pasto, pronta a montare nuovamente al minimo pretesto.
«Dannazione, non fare così!» sbottò infine all'indirizzo di Marion, immobile quanto e più di una morta. «Non era così che avrei voluto parlartene, devi credermi! Ma erano mesi che non vedevo mia figlia, Chosovi se l'era portata via dopo la morte di Adélaïde... E quando torno da Québec la prima cosa che Le Loup mi dice è che l'ha vista e che tu stai facendo domande su di lei. Ti vengo incontro per discuterne e vi trovo nel bel mezzo del fottutissimo fiume! Cosa avrei dovuto pensare?»
Quella domanda ebbe il potere di riscuotere la donna dal suo torpore: Marion si tirò a sedere sul letto, raccogliendo le ginocchia sotto al mento prima di osservarlo di sottecchi attraverso le ciocche brune.
«Avreste potuto pensare che stessimo giocando, se l'idea del battesimo vi sembra un'assurdità» disse, con voce incolore. Eppure Serge tremò sotto l'intensità del suo sguardo, severo e spaventato assieme.
«Avreste potuto pensare che la stessi aiutando ad attraversare il fiume, sebbene io non sappia nuotare. Il fatto che abbiate pensato che io avessi la dissennatezza necessaria per uccidere una bambina innocente rivela molte cose sul vostro conto, signore.»
«Ossia?» sibilò Serge. Poteva udire il ruggito del suo stesso sangue nelle vene mentre attendeva la risposta che Marion stava ponderando con estenuante lentezza.
«Che siete un approfittatore, un assassino e pure un bugiardo che mente a sé stesso e agli altri con eguale facilità. Dio scampi e liberi quella povera bambina dall'avervi davvero come padre! Ha ragione sua nonna a tenerla con sé. Mille volte meglio vivere in mezzo ai selvaggi piuttosto che sotto al vostro stesso tetto!»
«Se è questo che pensi puoi andare da Chosovi a chiedere asilo, ché questa non è più casa tua!»
«Questa non è mai stata casa mia» replicò lei, lasciandolo senza parole.
Non l'avrebbe mai creduta capace di alzare la voce a quel modo, tanto meno nei suoi confronti: la sua intera figura vibrava di una rabbia sdegnosa e a stento repressa.
«E sono certa di ogni parola che ho detto: voi non siete e non sarete mai un buon marito o un buon padre. Io sono legata a voi da un vincolo sacro, ma pregherò con tutto il mio cuore affinché Keme possa crescere serena lontano da qui, poiché tutto ciò che le avete insegnato, a quanto dite, è come uccidere una donna indifesa.»
Il primo istinto di Serge fu di darle ragione e la odiò per questo.
Odiò la sua aria da martire, i suoi occhi accusatori e le sue parole maligne; e gli costò dover ammettere che quell'odio non nasceva dalla cattiva condotta di Marion, ma dalla sua.
Era intrappolato tra le sbarre invisibili dei suoi stessi peccati, con la vergogna a mordergli il cuore e a renderlo pazzo di disperazione – poiché aveva compreso oltre ogni ragionevole dubbio che sua moglie non lo avrebbe mai perdonato e con quella tenue speranza era svanita ogni possibilità di trovare un poco di pace e di felicità nella sua vita.
"Non vedrò mai più Keme" realizzò. "Chosovi non mi perdonerà anche quest'errore. Non la vedrò mai più... E Marion... Dovrò ritenermi fortunato se questa donna non mi sgozzerà nel sonno! No, è troppo buona per farlo..."
Aveva la bocca troppo secca e l'animo troppo agitato per riuscire ad articolare una risposta arguta, perciò Serge fece ciò che gli veniva più naturale: le voltò le spalle e fuggì dalla fattoria, fermandosi giusto il tempo di afferrare un fiasco di vino dalla dispensa.
E bevendo e bestemmiando s'inoltrò nella foresta alla ricerca dell'oblio.
Niente note storiche, solo tanta tristezza... Adélaïde mi fa pena, nonostante tutto, e scrivere di lei è davvero molto molto triste 😔🙈
Anyway, ho pazientemente aggiunto nuovi banner ai capitoli, che ne dite? 😍
A dirla tutta non penso rispecchino del tutto l'evoluzione di questi personaggi, ma mi ci è voluto così tanto per tirar fuori qualcosa di decente che tali resteranno fino alla fine della storia ahahah
Colgo l'occasione per farvi una domanda che proporrò anche su Instagram: vi piacerebbe se aggiungessi una mini-bibliografia a questo libro, per citare le fonti che ho usato? 🤔
Enjoy ❤️
Crilu
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