Prologo - Le Roi Soleil
V'erano giornate in cui il sole del buon Dio illuminava il suo regno con tanta grazia e magnificenza da riempirgli il cuore di commozione; e allora Louis poteva vedere con estrema chiarezza il mondo così come avrebbe dovuto essere, non imbrigliato dalle catene della realtà.
Affacciato dalle finestre di quello che era stato il casino da caccia di suo padre e che ora era un formicaio d'uomini al lavoro, il Re non vedeva le impalcature costruite per ampliare la costruzione principale, né udiva i lontani richiami dei giardinieri e degli architetti.
Il suo sguardo era invece fisso sulla sua visione – un palazzo come mai s'erano visti al mondo, giardini in grado d'ispirare meraviglia in chiunque li avesse attraversati, e poi fontane, statue, balli, banchetti e spettacoli... Il suo animo smaniava dal desiderio di afferrare quel sogno e trasformarlo in realtà, anche se la ragione lo esortava a pazientare, ché gli imperi non si costruivano in un giorno e neanche in un anno.
E tuttavia niente gli era risultato così difficile quanto dover rimanere confinato a Parigi, città infida e stretta e sporca a cui serbava solo rancore. Non era il luogo adatto per la sua Corte, che necessitava di uno scrigno ben più prezioso.
«Sire?»
La voce acuta di Jean-Baptiste Colbert penetrò nella sua coscienza, sgradita quanto uno spiffero durante una nottata invernale. Il ministro delle finanze, non pago di averlo distolto dalle sue riflessioni, azzardò qualche passo nella sua direzione: Louis poteva vedere il suo viso arcigno e i capelli ingrigiti anzitempo riflessi sulle vetrate.
«Sire, ci sarebbe ancora da discutere la richiesta di monsieur Talon, dalle colonie...»
La visione di Versailles si fece sempre meno nitida e luminosa nella sua mente, finché agli occhi del Re non riapparve il terreno brullo e dissodato ai piedi del casino e i boschi che lo circondavano.
A malincuore, riportò la sua attenzione sul consiglio reale, che lo aveva seguito fin lì da Parigi in ossequio al suo capriccio di osservare da vicino i progressi dei lavori. Ora i suoi ministri attendevano con pazienza che lui tornasse a prestar loro attenzione, seduti su comode poltrone foderate di seta; la stanza, che pure non mancava di decori e comodità, appariva ancora spoglia se messa a confronto con la sala in cui erano soliti riunirsi al Louvre.
"Proprio come il sole che sorge immutabile ogni mattino, neanche un Re può sottrarsi ai propri doveri quotidiani" pensò con un sospiro.
Dietro l'espressione neutra ora si poteva intuire una mente vivace e perennemente al lavoro: la svagatezza di pochi istanti prima sembrava non essere mai esistita.
Vestiva come sempre in abiti dai colori sgargianti e impreziositi da raffinati ricami, su cui svettavano un fazzoletto da collo bianco fatto con un pregiato merletto delle Fiandre e una vaporosa parrucca nera – che più che un vezzo era un modo per celare la sua incipiente calvizie. Quando si avvicinò nuovamente al tavolo per sedersi sulla sua poltrona, i ritmici tonfi dei tacchi delle sue scarpe dorate furono l'unico rumore che ruppe il silenzio.
«Dunque cosa ci dite del censimento?»
«Buone nuove e cattive nuove» chiosò Colbert, strizzando gli occhi per decifrare la lunga missiva che era giunta dal Nuovo Mondo. «Rispetto all'ultimo censimento fatto quasi trent'anni fa i decessi sono diminuiti e di gran lunga: da quando avete reso i territori americani una vera provincia francese i vostri sudditi prosperano e la colonizzazione avanza verso Ovest.»
Louis si adagiò contro lo schienale imbottito della sua poltrona, piegando il capo in un cenno soddisfatto. Aveva fatto bene a sottrarre quelle terre al controllo della Compagnia dei Cento Associati: aveva portato a compimento più lui in due anni che quel covo di corruzione in quasi mezzo secolo.
«Tuttavia, monsieur Talon lamenta ancora molte perdite per opera delle popolazioni ostili e vi prega di inviargli in soccorso soldati ben addestrati che possano garantire sicurezza ai coloni...»
«Sta bene» rispose il Re con impazienza, facendo un cenno al ministro della guerra. «Sono certo che Louvois, qui, potrà sottrarre alle nostre truppe una guarnigione da inviare a Québec per mettere a tacere i timori di monsieur Talon. C'è altro?»
Colbert socchiuse gli occhi, meditando un poco prima di rispondere.
«L'Intendente vorrebbe portare alla vostra attenzione un'altra faccenda, di tutt'altra natura ma che gli desta ugualmente preoccupazione. Si tratta delle donne, Maestà. Pare... Pare che non ve ne siano abbastanza.»
«Ma che luogo paradisiaco state descrivendo, monsieur Colbert!» intervenne Philippe, Duca d'Orléans. «E ditemi, i coloni sarebbero forse interessati a far la conoscenza di Madame e del suo seguito? In tal caso, arrangerò per mia moglie una lunga visita nei territori della Nuova Francia!»
Il Re non riuscì a trattenere un sorriso, pur sapendo che suo fratello celiava solo in parte: nulla più di una lontananza forzata avrebbe potuto alleviare la tensione che aleggiava tra lui e sua moglie. I numerosi amanti d'ambo i sessi, che Philippe ricercava alla stregua di un bambino goloso e incontentabile, avevano da tempo incrinato un rapporto che era nato con un sincero affetto e ottimi auspici.
Colbert non pareva altrettanto divertito dalla battuta, ma Louis non ne fu sorpreso, dato che a suo giudizio il ministro era sempre stato un uomo noioso, il cui maggior svago quello d'ammassare ricchezze; egli era inoltre del tutto privo di quell'inclinazione al sorriso che salvava dalla mediocrità gran parte delle persone presenti nella stanza.
Seppur non brillasse per convivialità, era tuttavia un abile contabile e un consigliere acuto: se perciò qualcosa lo turbava, il Re la riteneva degna d'attenzione.
«Spiegatevi meglio» ordinò, quando l'ilarità generale si fu spenta.
«Ebbene, secondo il censimento fatto l'anno passato il divario tra gli uomini e le donne delle colonie è in rapporto di due a uno, il che equivale a dire che per ogni donna ci siano almeno due uomini a chiederla in sposa. A prescindere dalle carestie, dalle pestilenze e dalle scorribande dei selvaggi, son certo che tutti voi capiate come in queste condizioni la Nuova Francia non potrà mai prosperare.»
«Mi pare di rammentare che la Compagnia dei Cento Associati fosse solita radunare fanciulle nubili disposte ad attraversare l'oceano per accalappiare un marito» osservò Philippe, con un ghigno furbesco dipinto in volto.
«Monsieur rammenta bene, tuttavia il numero di queste filles à marier è andato scemando nel tempo e ciò ha condotto alla penosa situazione presente.»
La mente del Re, intanto, si baloccava con un pensiero ozioso.
"Filles à marier... Fanciulle abbastanza grandi da essere madri, costrette dall'indigenza a rimanere solo delle figlie senza dote... Figlie..."
«Prendete nota!» esclamò a un tratto, zittendo tutti i presenti. «Non si dica che il Re Sole non presti ascolto alle preghiere dei suoi sudditi. Inviate questa nuova a tutti gli orfanotrofi e gli ospizi di Francia: pagheremo di tasca nostra il viaggio e la dote a qualsiasi donna in età da marito che deciderà di recarsi nelle colonie. Sia ella figlia di mercante o di contadino poco importa, poiché dal momento in cui saliranno sulla nave saranno tutte nostre figlie.»
«Quanta magnanimità, fratello» commentò il Duca d'Orleans con una vena di sarcasmo. «Siete davvero un sovrano caritatevole nel trovare un modo per sbarazzarci in un sol colpo di orfane e indigenti, ma ditemi: la Corona è in grado di pagare la dote per tutte queste... Filles du Roi?»
«Si tratterebbe invero di una somma ingente, Sire» intervenne Colbert con voce strozzata. Aveva serrato tra le dita la lettera di Talon e ora la stava stropicciando con fare frenetico. «I lavori a Versailles... E la guerra... Vostra Maestà capirà che non è possibile...»
«Non è possibile esaudire una richiesta di tale semplicità? È come dire che al mondo vi sono luoghi che il sole non tocca mai coi suoi raggi!» sbottò Louis, irrigidendosi sullo scranno. «È vostro specifico compito trovare quel denaro, Monsieur Colbert, e desidero che lo facciate al più presto.»
Nella sua voce c'era una tale autorità che il ministro si zittì all'istante. Nell'aria aleggiò tutt'a un tratto il ricordo della triste fine di Fouquet, il predecessore di Colbert che aveva terminato ingloriosamente la propria carriera di ministro e ora scontava la condanna al carcere a vita nella fortezza di Pinerolo. Fin da quando era salito al trono, appena ventitreenne, Louis si era premurato di rendere noto a tutti che era tanto generoso nelle ricompense quanto spietato nella vendetta; e Colbert, che nella rovina di Fouquet aveva trovato il mezzo della propria ascesa, sapeva bene quanto velocemente un uomo potesse cadere in disgrazia presso il Re.
«Certamente, Vostra Maestà. Sarà mia premura tenervi informato sulla questione.»
A Louis non sfuggì l'espressione pensierosa e scontenta di Philippe – di certo anch'egli stava ragionando sull'onere economico di una tale impresa – tuttavia non vi diede molto peso.
C'era una ragione se era lui e non suo fratello a sedere sul trono: non v'era nessun altro uomo al mondo in grado di reggere in mano le sorti della Francia e guidarla verso la gloria eterna.
Era il Re Sole, dopotutto, e nel suo nome le filles du Roi avrebbero portato vita, gioia e azione anche negli angoli più lontani del suo regno.
***
NOTE STORICHE:
• i lavori che resero Versailles la reggia magnifica che conosciamo oggi furono iniziati nel 1661.
• tutti i personaggi citati sono repliche più o meno fedeli del circolo ristretto di Luigi XIV. Ho cercato di rendere al meglio anche il carattere del sovrano e le sue manie da grandeur, oltre che i problemi coniugali di suo fratello Philippe.
• la Compagnia dei Cento Associati, fondata da Richelieu, era l'organo amministrativo delle colonie francesi in Nord America... Almeno finché Luigi XIV non la sciolse, sostituendola con un più efficiente (ed economico) Intendente. Ai tempi di questa storia la carica apparteneva a Jean Talon.
• il termine «filles à marier» indicava in maniera generica le donne inviate nelle colonie per sposarsi. Le «filles du Roi» erano la stessa cosa, solo con un miglior PR manager (ovvero Luigi XIV stesso). La proposta del Re fu innovativa perché tra le cause della sproporzione tra donne e uomini nelle colonie c'era proprio il fatto che le donne dovevano pagarsi il viaggio in mare.
Ecco qui il prologo della storia vincitrice del sondaggio su Instagram (nei prossimi giorni arriverà anche l'altra 😝😍)
Quando su Quora mi sono imbattuta nella vicenda delle Filles du Roi la mia testolina ha subito iniziato a lavorarci su: del resto, è una realtà storica poco conosciuta che combina uno dei miei personaggi preferiti (Luigi XIV — anche se ha poco screen time 😢) con una delle mie ambientazioni preferite (il Nord America selvaggio e coloniale)... Non potevo lasciarmi sfuggire quest'occasione, no? 😝🙈
Enjoy ❤️
Crilù
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