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Ahanu I

La fattoria di Serge Roux pareva fin troppo quieta, dopo tanto tribolare – ma forse era solo un'illusione dettata dalla luce incerta del primo mattino.
Ahanu si fermò nell'aia, i piedi ben piantati nel terreno reso fangoso dall'umidità della notte appena trascorsa, e scrutò da vicino l'abitazione che aveva tenuto sott'occhio per più di un anno.
Né lui né Ahiga erano stati più invitati a entrare dalla notte in cui Yarhata era morta e ora suo fratello, che si era oltremodo adirato per la sua associazione con i soldati francesi, l'aveva lasciato solo ad affrontare quel fantasma.

«Ordunque?»
Serge lo attendeva sulla soglia, appoggiato di traverso contro lo stipite, e lo osservava col solito ghigno beffardo; eppure Ahanu riuscì a cogliere una traccia di leggerezza nelle iridi grigie e ne fu contento.
«Mi pareva d'aver capito che fossi qui per mia figlia, no?» continuò l'uomo. «È nella camera padronale: si rifiuta di abbandonare il capezzale di Marion.»

«Sta ancora molto male?» chiese Ahanu, facendosi avanti e ponendo grande attenzione al tono di quelle parole. Non voleva tradirsi davanti allo sguardo acuto di Serge, rivelandogli che era stato in pena per sua moglie quanto lo era stato per Keme, che era sangue del suo sangue.

«È uscita provata dall'esperienza, ma credo che la compagnia le faccia bene» borbottò Serge, facendogli cenno di entrare.

«Molte donne non sarebbero sopravvissute a ciò che ha passato lei» gli fece notare Ahanu e Roux per tutta risposta drizzò le spalle e dischiuse le labbra in un sorriso orgoglioso.

«Non ci sono molte donne come Marion, al mondo.»

"La ama" pensò Ahanu e fu colto da un fastidio irragionevole nei confronti del suo vecchio amico.
"La ama e forse se n'è accorto troppo tardi. Lei lo sa? Lei... Lo ricambia?"

Furono interrotti dalla porta della camera da letto che si aprì con violenza: la giovane che serviva presso Roux marciò fuori con le lacrime di stizza ai bordi degli occhi e la treccia sfatta per la violenza con cui scuoteva il capo.

«Voi!» esclamò quando vide Serge, degnando a malapena l'amerindio di un'occhiata sommaria. «Voi siete il mio tutore legale, nevvero?»

Ahanu, che era rimasto alquanto perplesso dalla bellicosità della fanciulla, vide che Roux ne era invece enormemente divertito.

«Lo sono, ragazza.»

«Dunque siete voi che avete il diritto di darmi in sposa a qualcuno.»

«È così.»

«E quando mi avete presa a servizio, avete detto che non v'importava di chi fosse mio marito, purché abbandonassi la vostra casa prima dei ventun'anni.»

«Non sono certo che siano state queste le mie parole, ma credo che tu ne abbia afferrato il senso.»

Ella si ricompose e un lampo di trionfo le illuminò le iridi chiare; nell'intimo di Ahanu, il sospetto che Serge si stesse facendo beffe di lei aumentò.
«Mi accordereste quindi il permesso di sposare Luca?»

«Il giovane soldato che si è invaghito di te?»

«Sì» balbettò la ragazza, mentre le gote le s'imporporavano.

Serge si strinse nelle spalle:
«No.»

L'espressione mortificata che si dipinse sul viso di lei lo fece scoppiare a ridere.

«Jeannette, so bene che Marion si è detta contraria a quest'unione, per la tua giovane età...»

«Ho quasi quattordici anni!»

«...E anche per la precarietà della sua posizione. È un soldato di ventura, senza casa né denaro, a cui non affiderei i miei stivali – per non parlare delle cinquanta livres d'oro della tua dote.»

«Ho già detto a Marion che potete tenervi la dote!» insistette lei, testarda. «Potete spenderla, potete darla a Keme, non m'interessa.»

«È un soldato» ripeté Serge, questa volta con tono più gentile. «Sta per scoppiare una guerra, lo sai, vero? Partirà col suo reggimento e potresti non vederlo per mesi o anni. Potrebbe non tornare mai più, perché morirà o perché magari si dimenticherà di te. In tutta coscienza, ragazza mia, come puoi chiedermi di acconsentire a un matrimonio tanto incerto?»

«Ma non capite che è proprio per questo motivo che io devo sposarlo? Oh, perché vi comportate come se v'importasse di me, dopotutto?» strillò Jeannette, asciugandosi con stizza le lacrime. Senza aspettare risposta, corse fuori in un turbinio di gonne e orgoglio ferito.

«Già» mormorò Ahanu, squadrando il suo vecchio amico. «Com'è che tutto d'un tratto t'interessi a lei? In questi mesi m'era parso che non facessi molto caso alla ragazza.»

«Negli scorsi mesi facevo caso a ben poco, purtroppo. E Jeannette è la ragione per cui Keme e Marion sono tornate a casa: le sarò sempre riconoscente per aver portato qui il reggimento e vorrei impedirle di commettere un errore di cui si pentirà quando sarà più vecchia e saggia.»

«Eppure Yarhata aveva la sua età quando decise che tu saresti stato suo marito.»

«E guarda com'è finita» sibilò Serge tra i denti, facendogli cenno di entrare nella stanza dove Marion e Keme lo stava aspettando.

Non era cambiata affatto dai tempi in cui Yarhata ne aveva preso possesso: i mobili erano gli stessi di allora, notò Ahanu, e le pareti di legno s'erano fatte un poco più usurate.
Marion voltò il capo quando lo udì entrare e gli rivolse un sorriso sincero e al tempo stesso imbarazzato, mentre Keme balzava giù dal letto su cui era rannicchiata per correre ad abbracciarlo.

«Come stanno il nonno e la nonna?» gli domandò la bambina, prima ancora che lui avesse il tempo di aprire bocca.

«Stanno bene, ma sentono la tua mancanza.»

«Anche loro mi mancano molto. Forse, non appena Marion starà bene, potrò venire a trovarli!»

Ahanu catturò lo sguardo della donna al di sopra della testolina scura di Keme: entrambi sapevano che l'incidente con gli Irochesi non sarebbe rimasto a lungo un fatto isolato e che ben presto non sarebbe stato più sicuro camminare tra quei boschi.
«Come state voi, Marion, piuttosto?» chiese, guardandosi furtivamente alle spalle. Serge se n'era andato, intento a risolvere forse una faccenda della fattoria, perciò Ahanu mise a tacere i propri scrupoli e si avvicinò al bordo del letto. «Mia madre è rimasta oltremodo turbata nell'apprendere che avete rischiato di morire nell'incendio.»
"Quasi quanto me" pensò, ricordando il terrore che gli aveva stretto il petto quando aveva riconosciuto la figura esanime che giaceva tra le fiamme.

«Vi prego, ditele di non stare tanto in pena per me!» s'agitò Marion, tentando di sedere più dritta tra i cuscini. «Il dolore che provavo nel respirare è quasi scomparso e stamane sono anche riuscita a scendere dal letto senza che il mio signor marito dovesse farmi da stampella. Confido che nel giro di qualche giorno sarò del tutto guarita.»

«Sono lieto di sentirvelo dire. Se ne aveste bisogno, c'è una donna al villaggio che è esperta di erbe e medicamenti e che potrebbe offrirvi i suoi servigi.»

Marion stirò le labbra in un secondo sorriso, imbarazzato quanto il precedente, e cambiò argomento:
«Ditemi, piuttosto, cosa ne è stato di quei barbari che ci hanno rapite: mio marito non vuole turbarmi e gli altri uomini seguono il suo esempio. E quanto a Jeannette, temo abbiate visto la scena indecorosa che mette in piedi da qualche giorno a questa parte: soldati e guerra, ecco di che parla quella ragazza, solo di soldati e di guerra. Ma è la verità? L'esercito di Sua Maestà combatterà gli Irochesi?»

«Sì, madame, è così – ma non sono gli Irochesi il principale nemico, quanto gli Inglesi che li armano e li aizzano contro noi e voi. A Québec e nei dintorni c'è una chiamata alle armi per marciare contro di loro.»
Un fremito le attraversò il volto, ma Ahanu non riuscì a capire se fosse inquieta per la guerra imminente o giustamente adirata contro i nemici della Francia.
«Partirò anch'io» disse d'impulso, e venne accolto da due espressioni sorprese.

«Partiranno anche tutti gli altri? Anche Atironta?» domandò Keme con voce ansiosa e Ahanu sentì il proprio cuore farsi pesante.

«No, solo io.»

«E perché proprio tu parti?»

«Perché c'era bisogno di una guida che conducesse i soldati a sud e io sono pratico di quei luoghi. Un giorno, quando sarà finita la guerra, ci porterò anche te.»

«Non voglio che vai» insistette la bambina, aggrappandosi alle sue gambe. «Non voglio che ti facciano del male!»

Ahanu non seppe cosa risponderle: un diniego gli pareva troppo ottimista, ma non voleva spaventarla ulteriormente.
"Perché ne ho fatto menzione?" si rimproverò tra sé e sé, mentre gli occhi scuri di Marion lo osservavano con fin troppa attenzione. "È come se fossi venuto a cercare la sua benedizione!"

E in un certo senso, realizzò, era proprio così.
Tra gli uomini del suo villaggio ve n'erano pochi in grado di scendere in battaglia e tutti si erano rifiutati di rispondere alla chiamata dei Francesi, a differenza delle altre tribù; alcuni erano motivati dalla codardia, altri dall'amara faccenda del legname rubato, altri, come Ahiga, non vedevano di buon'occhio l'arrivo di altri soldati del Re francese in quelle terre.
Era la prima volta che lui e suo fratello si trovavano in disaccordo su una decisione così importante e Ahanu si sentiva come sperduto in un banco di nebbia, incapace di trovare la via di casa.

Come se gli avesse letto nel pensiero, Marion si sporse ad afferrargli la mano, per stringerla tra le sue dita piccole e segnate dalle cicatrici.
«So quanto sia difficile abbandonare la propria casa per affrontare un futuro incerto» mormorò, con voce commossa. «Io non avevo scelta, invece voi con coscienza mettete la vostra vita a difesa delle nostre... Che Dio vi benedica, Ahanu.»

Il turbamento che lo colse davanti a quel gesto fu tale che Ahanu si sentì costretto a sottrarsi al suo tocco e alla sua vista e si commiatò in fretta da entrambe.
Solo una volta uscito alla luce del sole fu in grado di tornare a respirare con regolarità.
"Che cosa ho fatto? Sciocco, sciocco! Non dovevi venire qui! Non dovevi alimentare quest'inquietudine che ti coglie ogni volta che la vedi! Oramai è troppo tardi..."
Si osservò la mano che Marion aveva accarezzato come se appartenesse a un altro.
"Non dovrà mai saperlo" decise.
"E tantomeno dovrà saperlo Serge."

Niente note storiche, perché della guerra in arrivo parlerò meglio nei prossimi capitoli.

Invece c'è qualche novità dal punto di vista grafico: Ahanu si è conquistato un banner tutto suo opponendosi al fratello e andando per la sua strada, mentre il divisore che vedete qui sopra è opera di @_ila_cali_ come "premio" per aver fatto da giudice nel contest "Le stelle dell'Angolo" di GiulsYes 😍😍😍
Con molta pazienza poi vedrò di inserirlo anche nei capitoli precedenti!!!

Che dite, Jeannette è perdutamente innamorata o c'è qualcos'altro sotto? 👀 e Marion e Serge si sono accorti dello strano comportamento di Ahanu?
Lunedì ne saprete di più 😝

Nel frattempo, vi do appuntamento a domani per un restyling del profilo IG con diverse novità 🤩🤩🤩

Enjoy ❤️

   Crilu

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