Billie Holiday
Biografia:
Billie Holiday, nome d'arte di Eleanora Fagan, nasce a Philadelphia, in Pennsylvania, il 7 Aprile 1915 ed è una delle più grandi cantanti jazz e blues del panorama statunitense, conosciuta in tutto il mondo.
Figlia del sedicenne Clarence Holiday, un suonatore di banjo, e della tredicenne Sadie Fagan, ballerina di fila, Billie trascorre un'infanzia travagliata e dolorosa. Il padre non si occupa di lei, ma la lascia presto per seguire le orchestre itineranti con cui suona. Billie trascorre così i primi anni di vita a Baltimora, nel Maryland, cresciuta duramente dalla cugina della madre a cui questa affida la figlia mentre lavora come domestica nella città di New York.
Negli anni '20 il quartiere del porto di Baltimora è il centro della vita notturna della città, pieno di locali e bordelli. Questo è l'ambiente in cui Billie cresce, qui conosce e si innamora del jazz, qui a dieci anni subisce la prima violenza sessuale. Dopo lo stupro viene internata nella "Casa del Buon Pastore" per ragazze di colore e quando nel 1929 viene rilasciata, a quattordici anni, raggiunge sua madre a New York. Per sopravvivere, insieme si prostituiscono in un bordello clandestino nel quartiere di Harlem, ma poco dopo l'arrivo di Billie nel bordello avviene una retata della polizia: la ragazza viene arrestata e incarcerata nel penitenziario di Welfare Island, dove viene di nuovo violentata. Dopo alcuni mesi è rimessa in libertà e, per evitare di tornare a prostituirsi, cerca lavoro come ballerina nei locali notturni. Non sa ballare Billie, ma viene assunta immediatamente come cantante jazz nei club di Harlem, lavoro che le consente di vivere onestamente insieme a sua madre.
Nel 1933, appena diciottenne, è notata dal produttoreJohn Hammond che le organizza alcune sedute in sala d'incisione con suo cognato, il musicista statunitense Benny Goodman. Nonostante i primi lavori con Goodman passino inosservati nel mercato discografico, Hammond continua a credere in Billie e nel 1935 le procura un contratto con il pianista Teddy Wilson. Le incisioni con Wilson ottengono il successo sperato, così l'anno successivo Billie incide i pezzi a suo nome per l'etichetta discografica Vocalion e lavora con grandi nomi del jazz statunitense comeCount Basie, Lester Youg e Artie Shaw. Proprio grazie al supporto di quest'ultimo Billie riesce, ed è una delle prime cantanti nere a ottenere ciò, a esibirsi assieme a musicisti bianchi che suonano per soli bianchi. Ma nei locali dove canta è quasi sempre oggetto di discriminazioni razziali, deve usare l'ingresso riservato alle persone di colore, è costretta a rimanere chiusa in camerino fino all'entrata in scena. In un hotel di New York, in cui lei e la sua band devono esibirsi, le viene chiesto addirittura di usare il montacarichi al posto dell'ascensore. Tutto questo non solo la porta ad abbandonare la band, ma soprattutto a incidere una canzone molto discussa all'epoca: Strange Fruit, pubblicata nel 1939 e in cui il frutto è il corpo di un uomo di colore ucciso dai bianchi e appeso a un albero.
All'inizio degli anni quaranta, ormai cantante famosa in tutti gli Stati Uniti d'America e non solo anche grazie al successo ottenuto da Strange Fruit, Billie sposa John Levy. Proprietario di diversi club e locali di New York, Levy si dimostra presto bruto e violento nei suoi confronti. Billie divorzia da lui l'anno successivo, nel 1941, e sposa Jimmy Monroe che la introduce all'uso di droghe. Billie comincia ad assumere prima gli oppiacei, poi la marijuana e infine l', e la voce inizia a risentirne. Un boxer di nome Mister diventa il suo fedele compagno perché, nel suo largo e capiente collare, Billie può nascondere le dosi di eroina di cui, ormai, non riesce più a fare a meno. Indossa lunghi guanti durante le esibizioni per nascondere i segni della sua dipendenza che la porta, nel Maggio del 1947, a essere arrestata dall'FBI a Philadelphia per possesso di droga. Esce dal carcere, il Federal Prison Camp di Alderson in Virginia, nel Marzo del 1948 e per l'occasione gli amici le organizzarono un concerto a sorpresa al Carnegie Hall di New York.
Negli anni successivi gli agenti della narcotici continuano a tenerla d'occhio e le ritirano persino la Cabaret Card, una licenza che, negli anni del Proibizionismo americano, consente ai cantanti di esibirsi nei night club di New York. Billie non riavrà mai la sua Cabaret Card, quindi per cantare deve viaggiare da una città all'altra degli Stati Uniti.
Nel 1954 parte alla volta dell'Europa per il suo primo tour nel vecchio continente, accompagnata dal suo nuovo marito: Louis McKey. Billie aveva divorziato da Monroe non appena uscita dal carcere nel 1948 e Mckey sembra davvero l'uomo giusto per lei, l'uomo che potrà darle la felicità tanto agognata. E invece anche lui si dimostra insensibile, cinico e duro come i due mariti precedenti, per questo Billie divorzia anche da McKey nel 1957.
Sola, la voce non più intensamente delicata come in passato, un triste e malinconico sorriso a riempirle il viso, vive gli ultimi mesi di vita nel suo piccolo appartamento dell'Upper West Side di New York, circondata soprattutto da bottiglie di gin.
Billie muore il 17 luglio del 1959 per un edema polmonare aggravato da insufficienza cardiaca.
Perché la ricordiamo:
Tanti sono i successi discografici di Billie Holiday. Dalla struggente Don't Explain alla malinconica Yesterdays, dalla trascinante All of me all'appassionante All the way. Ma la canzone simbolo di Billie è senza dubbio Strange Fruit, incisa e pubblicata nel 1939.
Il brano è una forte denuncia contro i linciaggi delle persone di colore, pratica esercitata nel sud degli Stati Uniti fino agli anni '60. I linciaggi sono vere e proprie condanne a morte, scaturite da processi sommari, a danno di uomini di colore ritenuti responsabili di furti, stupri di donne bianche o altri reati quasi mai accertati. Lo "strano frutto" di cui si parla nella canzone è infatti il corpo di una persona di colore che penzola senza vita da un albero, impiccato.
Gli alberi del sud danno uno strano frutto,
sangue sulle foglie e sangue sulle radici,
un corpo nero dondola nella brezza del sud,
strano frutto appeso agli alberi di pioppo...
Quando Billie legge il testo, scritto dall'insegnante del Bronx Abel Meeropol, da donna di colore che subisce continue discriminazioni nell'ambito lavorativo e non solo si sente in dovere di eseguire e pubblicare il brano. Lo interpreta per la prima volta al Café Society di New York, uno dei pochi locali in cui la clientela è composta sia da bianchi che da uomini di colore. La canzone viene accolta dapprima con grande silenzio e, solo dopo alcuni secondi, scoppia l'applauso, prima esitante, poi sempre più forte. Ma la casa discografica della Holiday, la Columbia Records, si rifiuta di produrre Strange Fruit poiché la reputa troppo scandalosa e compromettente. Billie, che a tutti i costi vuole incidere la canzone per farla conoscere al grande pubblico, cambia etichetta discografica passando alla Commodore Records di New York, che prontamente si presta per la pubblicazione del brano.
Strange Fruit diviene subito un successo: per il movimento dei diritti civili negli Stati Uniti ha la stessa importanza e la stessa efficacia dell'azione di Rosa Parks. Samuel Grafton, giornalista del , nell'Ottobre 1939 così scrive del brano: "Se nel sud la rabbia degli oppressi dovesse mai esplodere, ora ha la sua Marsigliese".
Negli anni a seguire, numerosi artisti hanno reinterpretato Strange Fruit. Tori Amos, Diana Ross, Sting e Annie Lennox sono solo alcuni dei musicisti che hanno realizzato una cover del successo della Holiday. Eppure quella di Billie resta tuttora la versione più apprezzata del brano, per intensità e passione interpretative, tanto da essere inserita, nel 1978, nella Grammy Hall Of Fame.
Curiosità:
Non tutti sanno che Billie Holiday crea il suo nome d'arte fondendo al cognome d'arte di suo padre, Holiday, il nome dell'attrice statunitense di cinema muto Billie Dove.
Ma Billie Holiday è anche conosciuta come Lady Day. Quando si esibisce nei locali di Harlem agli inizi degli anni '30, viene infatti soprannominata malignamente "Lady" perché, al contrario delle altre cantanti, si rifiuta di passare tra i tavoli dei locali col piattino dopo le esibizioni. Sarà poi il suo grande amico Lester Young, sul finire degli anni '30, ad aggiungere il "Day" al soprannome "Lady" perché rimasse con Holiday.
Uno dei segni distintivi di Billie è un bianco mazzolino di gardenie che usa per la prima volta su consiglio di Sylvia Syms, sua ammiratrice a sua volta destinata a diventare cantante jazz di fama mondiale. Mentre si prepara per un'esibizione in un club di New York, Billie si brucia i capelli in camerino, rovinandosi irrimediabilmente l'acconciatura. Sylvia, che è lì anche lei per esibirsi, le viene in soccorso infilandole tra i capelli bruciati dei fiori, delle gardenie acquistate da una ragazza nel club. Le gardenie risultano così seducenti tra i capelli neri di Billie che continuerà ad usarle per anni come parte del suo abito di scena.
Citazioni:
"Non penso di aver mai cantato due volte nello stesso modo, né di aver usato lo stesso tempo"
"A volte è peggio vincere che perdere una battaglia"
Fonti:
http://jazznellastoria.it/holiday.html
wikipedia
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-bcf1b110-2a93-4090-b63b-4dda9bb88b11.html
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