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Anni sprecati

CAPITOLO 12

Il dottor Simmons fece accomodare Alvin nel suo studio. Da quando Amy era partita, il valletto non era più passato in visita. Fu quindi una sorpresa vederlo.
"Buongiorno, Alvin, è da molto che non vi vedo." affermò Isaac, invitandolo ad accomodarsi.
Il giovane si sedette.
"Dottor Simmons, mi dispiace di non essere passato prima, ma alla tenuta sono successe molte cose!"
Il medico non vi era più tornato e dopo aver saputo della fuga d'amore del giovane lord, aveva reciso ogni contatto. Ma era curioso.
"Non c'è stato alcun funerale, perciò presumo che non sia morto nessuno!" ironizzò il medico.
Era stato piuttosto brusco, ma non sopportava quella famiglia.
"La faccenda è piuttosto complicata. Sir Mortimer non è mai rientrato, pare che lord John l'abbia licenziato."
Il medico lo interruppe.
"Quindi, il ragazzo è tornato!"
"No, no, non si è presentato, né ha mai dato notizie! L'amministratore ha scritto che il futuro duca lo ha esonerato dall'incarico tramite una breve missiva. La duchessa madre era molto contrariata. È partita due settimane fa in cerca di risposte. L'avrebbe fatto prima, ma è stata molto male. Ha accusato la nuora di averla avvelenata!"
Il dottore lo guardava attonito.
"Eliza avrebbe avvelenato la suocera? Come ha potuto formulare una simile accusa?"
"Non saprei, ma la duchessa madre continuava a ripetere che l'odore di mandola l'ha salvata!" dichiarò Alvin.
Il medico sapeva che quell'odore particolare era un tratto distintivo del cianuro, ma come faceva la duchessa madre a esserne al corrente?
"E non è tutto! La duchessa madre ha messo la sua cena in soffitta e la mattina dopo c'erano tre topi morti! Tre! La signora Garret era terrorizzata, come monsieur Bernard. Pensavano che li avrebbe licenziati." Aggiunse il valletto.
"E?" chiese Isaac.
"Non hanno perso il lavoro. La duchessa madre era sicura che la responsabile fosse unicamente la nuora."
"La giovane duchessa cos'ha risposto a questa grave accusa?"
Il medico cominciava ad avere dei dubbi riguardo la dolce e innocente Eliza.
"Niente. Ha pianto e tremato tutto il tempo. Quando la suocera è partita, ha preso il controllo di ogni cosa. Ha ordinato di sgombrare alcune stanze, compresa quella del figlio. Sembra voglia rimodernare la tenuta, ma non ha chiamato ancora nessun arredatore." Concluse alzando le spalle.
Le parole della duchessa madre risuonarono nella testa del dottore: ho paura che a John sia accaduto qualcosa di grave!
"Eliza ha mai parlato del figlio?" Chiese il medico, sospettoso.
"L'unica persona con cui parla è Robert, il valletto del duca. Sembra gli abbia confidato che il giovane lord è molto felice con la moglie e non vuole più tornare. Come faccia a saperlo non si sa. Nessuno ha mai visto una lettera del ragazzo, ma forse è stato sir Mortimer a informarla."
Il dottore si diede dello stupido. Aveva creduto al vaneggiamento della duchessa madre, una donna amareggiata dalla vita che vedeva una rivale nella nuora e una vittima nel nipote. Tutte le storie sulla violenza auto inflitta da Eliza sembravano ancora più incredibili, come la paura per la sorte di John, che viveva felice, mentre sua figlia soffriva. E in che modo avrebbe potut, Eliza, avvelenarla. Avrebbe dovuto aver accesso ai suoi pasti, ma Alvin aveva confermato che la giovane duchessa non aveva rapporti con i domestici, tranne che con il valletto del marito.
Dopo tutte queste riflessioni arrivò alla conclusione che, in fondo, aveva fatto bene ad allontanarsi da quel manicomio.

Dopo aver salutato Alvin, il dottore tornò alla scrivania. Estrasse dal cassetto l'ultima corrispondenza, arrivata dal convento poco prima della visita del valletto. Carrie entrò nello studio portando il tè. Anche lei era molto triste. Le mancava Amy tanto quanto mancava al padre.
"È della nostra bambina?" chiese ingenuamente.
Ormai il dottore era abituato a quel modo di riferirsi a sua figlia. La donna l'aveva cresciuta con amore. Isaac non avrebbe potuto trovare di meglio.
"No, Amy non è ancora pronta a darci sue notizie, ma suor Mary ci tiene informati."
Sorrise all'espressione accigliata di Carrie. Doveva avere circa la sua età. A quarantatre anni un uomo era nel fiore degli anni, ma una donna era ritenuta una vecchia zitella. Non aveva mai passato del tempo con lei, non come nell'ultimo mese. Carrie aveva il compito di seguire la casa e la figlia. I loro rapporti erano sporadici. Il medico era sempre molto impegnato e la donna era rimasta al suo posto. Ultimamente passavano molto tempo insieme, condividendo l'apprensione per Amy.
"Non cambierebbe molto, io non so leggere. Ma ti giuro, dottore, che se fosse l'unico modo per comunicare con lei, mi sforzerei d'imparare. Lo farei, sissignore lo farei!" sbottò, asciugandosi gli occhi.
"Sono sicuro che ci riusciresti. Che ne dici se nel frattempo leggo io anche per te?" propose Isaac,  invitandola a sedere.
Quando la donna fece un cenno di assenso con il capo, il dottore si allontanò un momento, tornando con un'altra tazza.
"Visto che non ci sono altri pazienti, potremmo prendere entrambi il tè, mentre leggiamo le ultime notizie."
Suor Mary raccontava di tutti i progressi della ragazza, ma non nascondeva la sua preoccupazione per lo stato di prostrazione e la mancanza di appetito.
Carrie piangeva in silenzio. Quando il dottore, quasi un mese prima, le aveva letto della perdita del bambino, la donna si era disperata. Si erano abbracciati, uniti dallo stesso dolore e dal senso di colpa per non essere con la loro bambina, in quella tragica circostanza. Isaac, per la prima volta, non si era sentito solo.
Anche ora, vedendola soffrire in modo dignitoso non riuscì a resistere. Si alzò e l'abbraccio.

Carrie si lasciò consolare, cercando di fare lo stesso per quel brav'uomo.
Lo aveva amato per anni, senza mai sperare di essere presa in considerazione. Era una vecchia zitella, ritardata e bruttina. L'unico pregio che aveva, era quello di lavorare senza sosta. Suo padre, buon'anima, le aveva sempre detto che le sue spalle larghe erano fatte per la fatica. Non si era mai risparmiata. Prima nei campi, quando il padre aveva avuto un colpo apoplettico.
Poi, alla sua morte, aveva dovuto assistere la madre da sempre malaticcia. Aveva quasi trent'anni quando aveva accettato il lavoro dal dottore arrivato da poco in paese, anche se ne dimostrava certamente di più, a causa delle mansioni pesanti a cui era stata costretta. L'idea di prendersi cura di una bambina la terrorizzava, ma Amy l'aveva conquistata fin da subito. Il dottore era un uomo molto affascinante. Aveva capelli color del miele e occhi scuri come quelli della figlia. Era alto e snello. Sempre pulito ed elegante. Lei, invece, era sempre trasandata. Le unghie rovinate e sporche, per il lavoro sulla terra o nella stufa, così come gli abiti.. Quando la madre morì, il dottore le propose di trasferirsi da loro, in modo che Amy non dovesse seguirlo nelle emergenze notturne. Carrie aveva accettato con gioia. Vivevano sotto lo stesso tetto da quasi dieci anni, ma ognuno seguiva i propri doveri. La donna aveva imparato presto cosa piaceva al medico. Gli preparava il suo cibo preferito, le torte che più gradiva e inamidava poco le camicie, visto che spesso doveva arrotolarsi le maniche. Faceva tutto quello che avrebbe fatto un brava moglie anche se non lo sarebbe mai stata. Non aveva sogni né desideri, le avevano insegnato a essere un mulo che lavora sodo, senza pretese. Ma era grata alla vita per quello che le aveva dato: l'illusione di una famiglia tutta sua, anche se era coscente che si trattava di un inganno.

Isaac si lasciò rincuorare. Aveva pensato di essere lui a consolare quella dolce donna, quando in realtà sentiva che era lei ad alleviare le sue pene, ogni volta.
Mentre la stringeva si ritrovò a constatare che non era una fanciulla fragile e delicata come la sua Emily o come Eliza.
Carrie era una donna corpulenta, non grassa, ma forte. Era concreta, sia nel fisico che nel carattere. Questo non la rendeva meno femminile. Le curve erano quelle di una donna matura. La lunga esperienza come medico lo portò a capire che non portava corsetti o costrizioni. Quello che sentiva sotto alle mani era un corpo perfetto, senza alcun artificio che ne esaltasse le forme. Confuso da quei pensieri si allontanò un poco. La guardò negli occhi. Erano cerulei, un misto di verde e azzurro. Non ne aveva mai visto di così belli. Il naso era un po' grande, così come la bocca, ma nell'insieme erano tratti armoniosi. Anche lei lo fissava.
"Perché ti chiamano ritardata?" Non glielo aveva mai chiesto, sapeva che non lo era.
Lei scrollò le spalle.
"I miei genitori erano vecchi quando nacqui. Mia madre pensava di essere arrivata alla fine della sua fertilità, nonostante non avesse mai concepito. Invece era incinta. Non fu un parto facile. Sono nata dai piedi. Da allora non si è più ripresa. Ma io ero forte, già da piccola, così presi il suo posto prima in casa poi nei campi. Non volevano mandarmi a scuola, avevano bisogno delle mie braccia, ma il reverendo li convinse. Avevo dodici anni, non riuscii a fare amicizia con nessuno. Quelli della mia età mi deridevano e i piccoli, con cui ero in banco, avevano paura di me. Parlavo e mi muovevo come una vecchia. Non riuscivo a imparare le lettere o i numeri. Non mi interessava nemmeno. A casa avevano bisogno di me. Così, mi comportavo male. Quando non riuscivo a distinguere le parole, lanciavo il libro. I piccoli piangevano, i grandi ridevano e il maestro... lui disse che non si poteva insegnare a una ritardata. Non tornai più."

Isaac le carezzò una guancia.
"Vuoi imparare a leggere, Carrie? Ti insegnerò io."
Lo sguardo stralunato di quei bellissimi occhi dal colore insolito, lo fecero sorridere.
"Sono sicuro che imparerai in fretta, come fai con ogni cosa ti venga richiesta. Credo tu sia una persona molto intelligente. Hai imparato a memoria ricette e dosi per unguenti e lozioni!"
Lei lo guardava sbattendo gli occhi, non per civettare, ma per trattenere le lacrime.
"Non credo di riuscire a farlo. Non ce l'ho fatta quando ero bambina! Sarò una delusione per te, dottore!".
"Vorrei che mi chiamassi Isaac. Siamo una famiglia." la incoraggiò il medico.
Carrie scuoteva la testa.
"Non posso dottore, non andrebbe bene."
"Perché no? Viviamo nella stessa casa, mangiamo alla stessa tavola e amiamo la nostra bambina." Terminò sottolineando nostra.
Carrie arrossì come una ragazzina. Non le aveva detto niente di romantico, ma per lei quelle parole erano preziose. Pensava che fosse intelligente!
Un dolce sorriso le illuminò il viso.
Isaac ne fu affascinato. Le prese le mani. Erano forti, dure, ruvide e piene di calli. Le osservò. Carrie cercò di ritrarle, ma lui rafforzò la presa.
"Non farlo" l'ammonì.
Lei si fissava le unghie corte sulle dita tozze.
"Sono brutte!" sussurrò.
"No, sono bellissime. Parlano di una persona abituata a lavorare sodo, ma capace di gesti teneri. Lavano e strigliano panni e tegami. Impastano dolci squisiti. Sanno dare conforto e amore."
Mentre lo diceva, Isaac baciò le nocche di ogni mano, portandosele poi al petto.
"Sono stato così cieco! Per tutti questi anni ho cercato qualcosa
senza rendermi conto di averlo sotto al naso!"
Sporgendosi verso di lei, controllò ogni sua reazione. Se si fosse allontanata l'avrebbe lasciata andare. Ma Carrie rimase ferma in attesa.

Il dottor Simmons baciò quella splendida donna con trasporto. Lei era insicura, impacciata ma, come faceva sempre, s'impegnò per imparare. E lo fece fin troppo bene. Isaac non andava a letto con una donna da dieci lunghi anni. Si era invaghito di Eliza e nessun altra sembrava alla sua altezza. Quanto si era sbagliato. La passione lo stava travolgendo.
"Dottore?!" lo chiamò Carrie confusa.
Lui scoppiò a ridere.
"Ti vieto di chiamarmi in questo modo. Fa sembrare tutto questo professionale, quando invece è il momento più intimo che abbia vissuto negli ultimi dieci anni!"
"Per me è il primo momento intimo in assoluto!" lo redarguì lei.
Isaac la guardò con tenerezza. Lo faceva sentire un ragazzino l'idea che quella donna meravigliosa non avesse mai avuto nessun contatto con un uomo.
Le tolse il fazzoletto che le copriva totalmente i capelli. Erano biondi, scoprì sorridendo. In tutti quegli anni non l'aveva mai vista senza quel modesto copricapo.
"Non coprirli più, sono molto belli." sussurrò, accarezzandole la testa. Aveva una crocchia stretta alla base della nuca, ma erano comunque morbidi e profumati.
"Se non lo faccio, si sporcheranno prima. Dovrò lavarli spesso!" Obbiettò la donna.
"E quale sarebbe il problema? Acqua e sapone non ci mancano!" Rimarcò il dottore continuando ad accarezzare quella massa setosa.
Carrie sbuffò.
"Lo sai quanto tempo ci vuole per lavarli e asciugarli? Ho un sacco di cose da fare, non ho tempo da perdere per dei stupidi capelli!"
Isaac la guardò incredulo. Quanto potevano essere impegnativi quei capelli? Incuriosito cominciò a togliere i fermagli, uno dopo l'altro. La massa pesante cadde sulla schiena della donna. La lunga treccia le arrivava alle natiche. Con estrema lentezza, cominciò a disfarla. Lei sospirava stizzita
"Quando avrai finito la tua ispezione mi ci vorranno dieci minuti per rimetterli in ordine!"
Lui sorrideva sornione.
"Forse non ti permetterò di farlo." le comunicò, facendo scorrere le dita tra quella lucente chioma.
Al suo sguardo di sfida rispose stringendo una grossa ciocca tra le mani, costringendola a piegare il capo. Poi si tuffò su quelle labbra piene, ancora gonfie per i baci scambiati poco prima. Sì, Carrie aveva la capacità di apprendere molto velocemente e il dottore non poté non pensare a quanto avrebbe voluto insegnarle a fare l'amore. Era da troppo tempo che provvedeva da solo ai suoi bisogni. Aveva bisogno di una donna. No! Non era esatto, aveva bisogno di quella donna!
"Carrie, ti desidero da impazzire!" le bisbigliò all'orecchio.
La sentì irrigidirsi. Prendendole il volto tra le mani, le chiese: "Hai paura?"
Lei assentì.
"Non di me, spero!" insistette l'uomo.
"No! Si... ho paura di non essere adeguata!" ammise con grinta.
"Certo che lo sei. Carrie, sei una bella donna."
Cercò di rassicurarla, ma lei scuoteva la testa.
"Ho visto il ritratto sul tuo comodino!"
Lui abbassò gli occhi .
"Se ti disturba, lo metterò nel cassetto."
"Cosa?? No, non mi disturba affatto! Lo spolvero tutte le mattine! È la mamma di Amy, perché dovresti chiuderla in un cassetto?" lo rimproverò.
Isaac la fissava confuso.
"Non ti capisco, Carrie. Se non è questo il problema, allora qual è?"
Lei si guardava le mani.
"Lei era bellissima, così esile, femminile. Io non lo sono."
L'uomo cercò i suoi occhi "Anche tu sei molto bella!"
Carrie scattò in piedi.
"Guardami! Sono tozza, robusta, per niente elegante! Sono forte, non fragile! E non sono bella, nossignore, non lo sono!"
Anche Isaac si alzò. Le girò intorno osservandola da ogni lato. "Mmm, direi che hai ragione, non sei esile, né eterea."
affermò. Poi, si mise alle sue spalle. Posandole le mani sul torace e salendo lentamente  continuò:
"Sei vera, concreta."
Arrivato al petto, lo prese tra le mani.
"Assolutamente femminile. Dio mio Carrie, come puoi pensare di non essere abbastanza!" Le forme della donna erano procaci. Isaac aveva conosciuto solo donne magroline con seno piccolo e curve accennate. Credeva fosse quello il tipo di donna che apprezzava, ma mentre accarezzava il corpo pieno e sodo di Carrie, si rese conto che non era così.
L'attrazione andava oltre l'aspetto fisico. O forse, con l'età cambiavano i metodi di giudizio. Qualunque fosse la ragione, non aveva alcuna importanza. Desiderava quella donna.
Carrie tratteneva il fiato. Nessuno l'aveva mai toccata così. Era eccitata, accaldata, incredula.
"Respira, tesoro." le sussurrò Isaac.
Lei lasciò andare il fiato, poi fece un respiro profondo. Il seno si sollevò e le mani dell'uomo lo strinsero più forte.
"Ti desidero Carrie. Vieni in camera con me!"
La donna era combattuta. Seguirlo avrebbe fatto di lei una sgualdrina? Aveva quarantadue anni. Non aveva mai ricevuto un bacio e nemmeno un complimento, prima di quella sera. Era una donna dedita da tutta la vita al lavoro. Non aveva mai pensato all'amore, ma qualcosa si stava risvegliando in lei. Il suo corpo tremava per l'urgenza, di cosa lei non lo sapeva, ma era un bisogno intenso. Poteva essere la sua unica occasione. Ma poi? Se al dottore non fosse piaciuto il suo aspetto senza vestiti o se non fosse stata capace di compiacerlo, che ne sarebbe stato di lei?
"Cosa succederà dopo che sarò venuta a letto con te? Mi manderai via? Non ho altro posto in cui andare. La casa dei miei è tornata al proprietario. È meglio che lasciamo le cose come stanno! Io resto la tua serva, tu il mio padrone!"
Lui la prese per le spalle, voltandola.
"Tu non sei una serva! Sei parte della famiglia. Sei stata una mamma per Amy, hai seguito la casa come se fosse tua! Non ti ho mai trattata come se fossi il tuo padrone! Mi ferisce sentirti parlare così! Credi che ti userei per poi cacciarti? Mi conosci così poco?"
"E se non ti piacesse il mio corpo? E se non sapessi come far felice un uomo a letto? Sono una ritardata, ricordi?" gli urlò contro.
Isaac la prese per mano trascinandola verso le scale.
"C'è un solo modo per scoprirlo! E tesoro credimi, non avrei mai permesso a una ritardata di prendersi cura di mia figlia!"

Isaac, non apprezzò solo il suo corpo, che era il più bello che avesse mai visto, ma ogni aspetto di quella stupenda donna. La fece sentire desiderabile, intelligente, sensuale. La coprì di tenerezze e attenzioni.
Carrie scoprì un lato di sé che non sapeva neanche di avere. Era curiosa e intraprendente. Constatò di apprezzare il fisico dell'uomo che amava da sempre e si sorprese della propria audacia, ma lui pareva apprezzare la sua tendenza a esplorarlo, per conoscerne ogni centimetro. Isaac si ritrovò a sorridere.
"Quanto tempo perduto, Carrie! Sono stato solo cosi a lungo da non rendermi conto di aver tanto bisogno di questo."
Lei gli tirava i peli del petto.
"Io non sapevo che mi sarebbe piaciuto giacere con un uomo! Avrei dovuto farlo molto tempo fa!"
A Isaac quelle parole non piacquero. La fece rotolare sulla schiena, sdraiandosi su di lei.
"Non sono tutti bravi come me! Avresti potuto trovare qualcuno che non ti avrebbe fatto apprezzare tanto l'atto che abbiamo appena condiviso!"
Sapeva di esagerare, ma non sopportava l'idea di Carrie con qualcun altro. Era sua!
Lei sorrise infilandogli le dita tra i capelli.
"Sai dottore, credo che mi piaccia molto questa mansione. Non nego che sia faticosa, quasi quanto lavare i panni nella lisciva bollente, ma è molto soddisfacente. E credo di essermela cavata bene, per essere la prima volta. Conto di diventare molto brava." concluse, scoppiando a ridere quando lui le morse una spalla. "Ricordati che potrai esercitarti solo con me!" Le rispose seriamente, anche se in tono scherzoso.
Quando lo sentì spingerle contro il bacino, Carrie sospirò.
"Non potrei farlo con nessun altro. Non sognavo nemmeno che ti accorgessi di me, mi bastava starti intorno."
"Carrie, tesoro!" Isaac non riuscì a terminare ciò che stava per dire. Ricominciò ad amarla. Quella donna lo faceva impazzire.

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