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Il giorno in cui seppi di mancarti (bakudeku, pt.1)🧡

Erano settimane che dormiva male, Izuku ne era perfettamente consapevole. Soprattutto quando per la stanchezza crollava durante il pattugliamento e Shoto era costretto a soccorrerlo piuttosto che stanare criminali. Da quando erano diventati pro hero la sua vita era stata completamente stravolta, Izuku si chiedeva di continuo cosa fosse quella sensazione di perdita che aleggiava tutta intorno a lui, malgrado esternamente apparisse sempre sorridente e con una vita fantastica. In fondo aveva ottenuto tutto quello che desiderava nella vita, da ragazzino insicuro e senza quirk era cresciuto fino a diventare l'hero più grande di tutti, tuttavia l'eroe Deku sentiva di aver pagato un prezzo troppo alto per arrivare sul tetto del mondo.

Aveva perso troppe persone durante la lotta contro All for one e Shigaraki Tomura, era arrivato a conclusioni che non avrebbe voluto conoscere. A ventidue anni era sulla cima della montagna, ma sotto di lui vedeva solo cadaveri e desolazione, e al suo fianco solo le vestigia del one for all.
Da un anno viveva in America, spronato anche dai suoi amici e da all Might, suo idolo da sempre, per poter aiutare più persone possibili anche oltreoceano. Del resto in Giappone aveva lasciato eroi validi che sicuramente sarebbero riusciti a proteggere il paese da qualsiasi minaccia. Tuttavia Izuku mai nella vita si era sentito tanto solo, malgrado l'amore incondizionato che Shoto provava per lui. In un certo senso sentiva di fargli un torto a provare quei sentimenti negativi quando la sua vita era quella che aveva sempre desiderato, di certo Izuku non aveva la minima intenzione di rovinare tutto.

Con quei pensieri tornò a casa, nella sua casa a Washington, che condivideva con Shoto. Il bicolore aveva lottato strenuamente con la sua famiglia per essere accettato, ma alla fine aveva scelto di seguire Deku per mettere più distanza possibile tra lui e suo padre Endeavor, il flame hero. Izuku era consapevole che la sua storia famigliare l'aveva profondamente cambiato, i suoi fratelli, sua madre, ma primo su tutti suo padre, gli avevano lasciato in eredità un cumulo di macerie e sentimenti contrastanti. Izuku cercava ogni giorno di prendersi cura di lui e di quell'aspetto della sua vita, tuttavia sentiva che quel tipo di attenzione non era ricambiata, non più almeno. Di certo non era fatto con cattiveria, piuttosto l'errore di Shoto consisteva nella disattenzione verso il suo ragazzo. Egli infatti vedeva il suo compagno come un essere incrollabile, quasi un idolo infallibile, cosa che frustrava enormemente il verdino.

Sospirò, grato che un'altra giornata fosse giunta al termine. Ormai tutto quello che faceva era accumulare un giorno dietro l'altro, sempre con il sorriso tirato sul viso e con la voglia immutata di salvare più persone possibili. Quando varcò la soglia Shoto era intento a preparare della Soba e Izuku sorrise in modo spontaneo, gli sembrò tenero. La sua vita con lui era tranquilla, sapevi esattamente cosa aspettarti da lui perché, benché ombroso, Shoto era un ragazzo dal cuore puro. Un pensiero gli arrivò alla mente come una stilettata, tanto che il suo sorriso si affievolì immediatamente. Aiutò il suo ragazzo a mettere i piatti a tavola ma evitò di guardarlo negli occhi, sentendosi colpevole anche solo di aver pensato a lui.

"Oggi non siamo proprio riusciti a vederci, com'è andata la tua giornata?" La voce di Shoto apparì tanto lontana alla mente di Izuku, che si arrovellava con il suo solito cervellino iperattivo sul perché avesse pensato a lui proprio in quel momento. Rivide i suoi capelli biondi sparati in aria, la faccia perennemente incazzata con il mondo e il sorriso sul volto del verdino tornò senza che se ne rendesse conto.

"Tutto bene, abbiamo catturato due trafficanti di siero anti quirk, è incredibile che quella roba circoli ancora" Un sospiro gli sfuggì dalle labbra, pensando al suo lavoro. Per quanto lui e i suoi colleghi ci provassero, ben pochi erano gli indizi che avevano trovato in quelle settimane. Per buona fortuna i sieri con il quirk di Eri non facevano più parte del mercato nero, e quello che veniva venduto non era abbastanza potente da eliminare i quirk in modo definitivo. Tuttavia per Izuku, un nato senza quirk, preoccupava il fatto che quel siero fosse ancora in produzione.

"Ehy, troveremo il produttore, non portare il lavoro a casa, te l'ho detto mille volte" La mano gelida di Shoto si posò sul dorso della mano di Izuku, che di rimando la strinse rigirando il palmo. Tracciò con la punta delle dita ogni singola falange del bicolore, che a tratti presentava delle bruciature irreversibili.

Shoto si accorse del suo cambiamento ma minimizzò tutto con un "Il passato è passato", riprendendo a mangiare la sua soba di gran gusto.

Il passato è passato, si ripeté Izuku come un mantra, nella sua testa. Allora perché lui non riusciva a essere pienamente grato alla vita per quello che aveva nel suo presente? Perché dopo una giornata di duro lavoro e un compagno che lo amava non riusciva a smettere di pensare a Kacchan?

La loro storia era durata come una folata di vento estiva, talmente rapida che a volte Deku si chiedeva se fosse successo davvero. Se veramente quel giorno di maggio Kacchan l'avesse sbattuto al muro e preso a pugni, prima di baciarlo. Un vuoto alla bocca dello stomaco lo fece sussultare, benché il suo piatto fosse ormai vuoto. Dopo aver aiutato Shoto a sparecchiare si diresse in bagno a lavare via le sporcizie di un'estenuante giornata. Ma nella solitudine di quel box doccia i pensieri tornarono come tarli in una noce, a rosicchiare tutto quello che di bello aveva. Rompere con Kacchan era stato forse il dolore più grande della sua vita, e Izuku era consapevole che da quel lontano giugno di un anno e mezzo prima, lui non era più riuscito a essere lo stesso di sempre. Quel vuoto nello stomaco, quella sensazione di perdita, la mancanza di sonno recente e tutti quei malesseri interiori che lo facevano sentire così solo erano imputabili solo e unicamente all'unico ragazzo che avesse mai davvero amato nella sua vita. Ammetterlo a se stesso fu un grande sollievo, tuttavia si sentì in colpa verso Shoto, che dabbasso, steso sul divano, era del tutto inconsapevole dei suoi demoni interiori.

Era stato proprio Izuku a chiudere quella relazione impossibile, troppo debole e insicuro a quel tempo, per poter resistere al carattere distruttivo di Kacchan. Guardarlo da lontano per tutta la vita era ben diverso dal doverlo vivere ogni istante a stretto contatto, la possessività del biondo, unite alle insicurezze di Izuku, avevano fatto esplodere la sua bolla di perfezione, e ormai era troppo tardi per tornare indietro. Aveva saputo da Kaminari che Kacchan da undici mesi si era fidanzato con Kirishima, saperlo fu un tipo diverso di dolore, per Izuku. Del resto l'aveva sempre saputo che il rosso arrivava dove a lui non era mai stato concesso, per questo da quasi un anno la loro relazione andava avanti a gonfie vele mentre lui aveva distrutto tutto poco più di tre mesi dopo aver iniziato quella storia. Le lacrime dai suoi occhi scesero silenziose e indisturbate, mischiandosi con l'acqua della doccia che ormai era diventata gelida, ma Izuku fu grato a quel freddo, perché così avrebbe sentito la stessa sensazione sia fuori che dentro di lui.

*

"L'eroe Dynamight non ha deluso le nostre aspettative nemmeno stavolta! Cosa ne pensa lei..."

Bakugo Katsuki spense il televisore con una smorfia sul viso, lanciando poi il telecomando verso Eijiro che in quel momento giocava a qualche gioco stupido sul cellulare.

"Ehy, capelli di merda, spegni quel cazzo di affare e andiamo a dormire!" Kirishima sogghignò, squadrandolo da capo a piedi.

"Kat, quanto sei diventato vecchio, sono solo le nove di sera" Si alzò velocemente dal divano, per evitare che l'esplosione che Bakugo stava caricando gli arrivasse dritta addosso.

"Non mi piace quel cazzo di nomignolo, vuoi farmi incazzare?" Eijiro corse a perdifiato, ridendo a crepapelle, adorava stuzzicarlo. Tuttavia si rese conto che da qualche tempo Katsuki scattasse come una molla, ricordandogli i primi tempi in cui l'aveva conosciuto. Pensava che quel lato di lui non si sarebbe mai più manifestato con tanta veemenza, del resto era cresciuto e maturato moltissimo nel corso degli anni, eppure in quel momento dovette ricredersi. Utilizzò il suo quirk per impedire a Katsuki di fargli male e alla fine smise di stuzzicarlo, non gli sembrava solo incazzato, ma anche stanco della giornata. Il biondo alla fine si diresse in camera da letto senza dire nulla, seguito da un Kirishima che lo guardava di sottecchi. L'aveva sempre ammirato per la sua virilità e la sua forza e quando trovò il coraggio di dichiararsi, si stupì enormemente di non ricevere un rifiuto. Da lì la sua vita con lui era migliorata moltissimo e mai si era sentito tanto felice come in quel periodo. Con quei pensieri si coricò, cadendo quasi subito in un sonno profondo, a dispetto della sua voglia di rimanere alzato fino a tardi.

Dal canto suo Katsuki era agitato, non riuscendo a prendere sonno malgrado avesse provato ogni posizione possibile per incontrare Morfeo. Sentiva un inquietudine strana, ma dubitò si trattasse del battibecco avuto con Eijiro poco prima. Si alzò, dirigendosi in cucina per bere dell'acqua; Stava sudando ma non era per colpa del suo quirk esplosivo, piuttosto di un tumulto interiore, un pericolo imminente che gli fece alzare i peletti sul collo. Si grattò la nuca e tornò a letto, ignorando quella stupida sensazione che era sicuro, sarebbe cessata con il nuovo giorno.

Purtroppo Dynamight, il giorno seguente, dovette ricredersi perché quell'inquietudine non l'abbandonò. Decise di prendersi mezza giornata libera, cosa del tutto insolita per lui che non aveva mai preso nemmeno un giorno di ferie da quando era diventato pro hero, tuttavia preferì di gran lunga mancare al lavoro piuttosto che mettere in pericolo qualcuno solo perché era distratto da quella sensazione d'angoscia. Alle diciotto si stese a letto, dopo aver passato un'ora e mezza a pulire la casa da cima a fondo come una fottuta cameriera, imprecando ogni qualvolta trovasse vestiti o spazzatura di Eijiro per casa. Cercò quindi di analizzare il motivo per il quale fosse tanto in ansia, visto che ignorare la sensazione non aveva affatto funzionato. Katsuki era intelligente, estremamente attento agli altri, quindi trovare la soluzione non impiegò molto tempo. Chiuse gli occhi sospirando, imprecando ad alta voce un -dannato nerd- che in qualche modo lo fece sentire meglio. Attraverso i suoi occhi semiaperti intravide i suoi smeraldi, le sue lentiggini e quel cazzo di sorriso che più volte aveva dovuto rammentargli di mettere sulla sua faccia da stupido.

Riesci a sorridere anche senza di me, merdeku?

Si chiese, per poi darsi del coglione da solo e dare un pugno al cuscino di Kirishima. Era assurdo pensare a quel nerd di merda quando la sua vita era quella che aveva sempre sognato, ma da anni era sceso a patti con il fatto che quel sassolino sul bordo della strada era diventato una montagna sul suo cammino. Non avrebbe mai accettato il sentimento di Eijiro nella sua vita se avesse avuto anche solo un briciolo di possibilità di ricucire uno strappo troppo grande con Deku. Per quanto fosse stronzo, sapeva che il rosso non si meritava niente di meno della perfezione, ma era anche estremamente consapevole del fatto di dover andare avanti nella vita, anche senza quella voce che parlava a macchinetta e quei capelli verdi. Del resto aveva passato tutta la vita ad allontanarlo, picchiarlo e umiliarlo e solo da pochi anni lo considerava suo pari, quindi convenne che si meritasse di soffrire un po' anche lui, dopotutto.

Quando aveva saputo di lui e del bastardo a metà aveva provato un diverso tipo di dolore, forse anche più profondo di quando Deku l'aveva preso da parte in quel vicolo, in pieno pattugliamento, per lasciarlo. Lo conosceva troppo bene per non sapere che in quel momento stessero soffrendo entrambi, tuttavia decise di lasciarlo andare per la sua strada perché sapeva che il verdino ne avesse bisogno. Però, il bastardo a metà... quello era stato proprio un calcio diretto nei coglioni e aveva fatto male come mille coltellate, perché merdeku sapeva perfettamente quanto Bakugo si sentisse inferiore al bicolore, malgrado nascondesse tutto sotto una facciata di rabbia e menefreghismo.

Lo squillo incessante e fastidioso del cellulare interruppe i suoi stupidi pensieri sul nerd per riportarlo alla realtà. Guardare il nome sullo schermo però, non fu una buona idea, di questo fu certo perché il tremolio della sua mano lo tradì.

"Ciao, Kacchan" Sentire la sua voce dopo tanto tempo gli fece stringere il cellulare più forte, ma il suo orgoglio era qualcosa che Izuku non avrebbe calpestato due volte.

*

"Che cazzo vuoi, merdeku?" Izuku dall'altro capo del telefono sospirò, sentendosi un vero idiota. Erano le cinque del mattino e lui aveva passato l'ennesima notte in bianco, la mancanza di sonno aveva intorpidito anche i suoi neuroni, non c'era altra spiegazione.

"Niente" Rispose, con tono rassegnato. Sperava davvero di fare una conversazione civile con Kacchan? Tuttavia nessuno dei due si decideva a chiudere la chiamata, come se il loro corpo si rifiutasse categoricamente di tagliare quel filo sottile che in quel momento li univa. Izuku notò un movimento di Shoto nel sonno, così, dandosi dello stupido per la poca prudenza, usò il suo quirk per arrivare velocemente sul tetto della loro abitazione, uscendo dalla finestra. Katsuki dovette intuirlo in qualche modo perché ridacchiò.

Deku si distese sul tetto, con la cornetta appiccicata all'orecchio tanto stretta che sembrava fondersi con il suo corpo, e osservò l'inizio dell'alba che cominciava a inghiottire la notte stellata e priva di nuvole.

"Allora, vuoi dire qualcosa o la chiudiamo qui?" Izuku sorrise all'impazienza di Kacchan, il suo Kacchan. Gli era mancata la sua voce, la sua rabbia mal trattenuta e quella sensazione di star camminando sulle braci bollenti.

"Volevo sapere come stavi, non ci siamo sentiti molto in questo periodo" Katsuki dall'altro capo del telefono sbarrò gli occhi, intuendo molto più di quello che Deku volesse far trasparire, del resto si conoscevano da tutta la vita.

"Cos'è, il bastardo non ti sbatte come dovrebbe e ripieghi con del sesso telefonico?" Poteva quasi sentire il calore delle guance di Izuku che diventavano porpora e dentro di sé ne fu soddisfatto. Tuttavia si incazzò per le sue stesse parole, pensando al bicolore che metteva quelle sue mani ustionate su Deku.

"Lasciarti andare è stata la cazzata più grande della mia vita, Katsuki" Bakugo, da che era semidisteso a letto, si sedette stringendo il telefono tra le mani più forte del dovuto, fino a farlo scricchiolare. Sentiva il calore del suo quirk diramarsi lungo tutto il braccio e cercò di darsi una regolata. Era combattuto tra il buco che sentiva nel petto alle parole di Deku e la rabbia di essere stato chiamato per nome.

"Io non sono mai stato tuo, nerd di merda" Scelse la rabbia, come sempre. Se ne pentì subito dopo quando la risata amara di Izuku gli colpì le orecchie.

"Ne sono consapevole, ormai. Eppure sono ancora qui a rincorrerti, certe cose non cambiano mai, eh?" Malgrado tutto Bakugo sorrise, Deku non era cambiato poi così tanto.

"Perché mi hai chiamato?" Si azzardò a chiedere, ormai vinto dalle sensazioni che minacciavano di squarciarlo in due. Izuku cominciò a parlottare fa sé e sé, beccandosi una bestemmia da parte del biondo ciclato.

"Che cazzo, riesci a dire una frase di senso compiuto senza pensarci su? Quanto mi fai incazzare merdeku" Le lacrime riempirono gli occhi del verdino, perché in quel momento si rese conto di preferire la rabbia di Kacchan all'amore di Shoto. Quella consapevolezza gli scoppiò nel petto e non riuscì in alcun modo a frenare le lacrime che dai suoi occhi sgorgavano incontrollate, tuttavia tutto questo avvenne in completo silenzio.

"Smettila di piangere, stupido nerd" Gli intimò Bakugo, stranamente con tono calmo e quasi preoccupato. Izuku si chiese cosa lo avesse tradito, era certo di non aver emesso nemmeno un suono e che le sue lacrime sarebbero passate del tutto inosservate. Ma alla fine convenne che stesse parlando con Kacchan e che quindi lui era in grado di leggergli dentro anche senza il bisogno di parole. Probabilmente era questo il punto, in fin dei conti. Per quanto provasse a farsi capire dagli altri, solo Kacchan riusciva davvero a smontare ogni suo pezzo e rimetterlo insieme nel verso giusto.

"Mi manchi, Kacchan" Ammise in fine, totalmente sconfitto da se stesso, regalando a Bakugo la possibilità di distruggerlo completamente, da quel momento in avanti. Tuttavia questo non avvenne. Izuku sentì un fruscio dall'altro capo del telefono e un rumore secco, come se avesse colpito qualcosa. In realtà Katsuki in quel momento aveva realmente colpito qualcosa, che si frantumò sotto il suo pugno e gli fece scricchiolare le nocche. Bakugo sapeva di poterlo annientare, ma in quel momento si sentiva esposto fino all'osso con l'unica persona che avrebbe mai potuto amare nella vita. Stava combattendo una lotta che non poteva vincere e questo lo faceva incazzare tanto da provare piacere quando vide la sua mano diventare viola.

"Kacchan, ci sei ancora?" Izuku guardò l'alba, che ormai aveva riempito il cielo e aveva spazzato via ogni traccia di oscurità e il cuore gli parve fermarsi per qualche secondo quando dall'altro capo del telefono Bakugo disse:

"Mi manchi anche tu nerd, ogni cazzo di giorno"















note

Ragazzi, più che una bakudeku, questo è stato un vero e proprio parto. L'idea era fare una one shot non troppo pesante, magari divertente, non estremamente lunga. E invece si è praticamente scritta da sola, malinconica, di quasi t r e m i l a parole. Ve lo dico, mi sa che è la prima e l'ultima bakudeku, questi due mi manderanno all'altro mondo!

Come sempre lasciate una stellina e un commento se questo parto...ehm, se questa one shot vi è piaciuta e fatemi sapere i vostri pareri.

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