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7 - Alla scuola di Venere

L'immagine superiore rende l'idea del quadro visto da Ade.

Parte 2

Ade fissò il quadro ancora ed ancora, lo fissò meditando a lungo. Sapeva poco di Robota. Era la prima dea creata e cresciuta come una macchina.
Efesto aveva scelto i materiali più pregiati ed incriciato col DNA di Afrodite.
Robota era divina in quanto Efesto era riuscito in una macchina a dare la vita alla figlia divina che lui aveva sempre voluto da Afrodite. La prima dea nata da fecondazione artificiale.
Ma Ade rivordava bene anche l'incedente che rese la dea un ammasso di metallo. Robota giocava con una bambina e cadde in un pozzo. Non avendo ancora sviluppato l'immortalità Efesto la rilegò in una macchina.

La giovane donna era come un fantasma ed una volta che la passato il quadro, sparì.
-Ti sei perso tesoro?- fece una voce alle sue spalle. Venere.
-Ammiravo l'arredamento. Dove lo hai preso questo Venere? Non ti somiglia.- rispose il dio dei morti.
-Dovresti sapere che prendo ciò che voglio e quando voglio Ade. Non te lo ha detto Plutone?- rispose la donna in modo acido. -L'ho vinto ad Afrodite al nostro consueto gioco quando ho vinto l'intero terreno.- aggiunse la dea poi.
Ade sapeva che Venere era solita provocare Afrodite quando la dea vedeva qualcosa che voleva. Afrodite era come prossima all'estinzione e ciò fortificava e potenziava Venere.
-Vuoi alzare la posta della nostra scommessa?- disse Ade sapendo quanto piaceva scommettere alla sua ascoltatrice. -Se vinco, oltre a tutte le risposte che voglio mi concederai tre desideri quando io lo riterò opportuno.- aggiunse lui.
Venere era sbigottita da tanto ardire. Neanche Zeus che spesso approfittava dei suoi servigi aveva tanto ardire.
-Allora sia come vuoi. Ma se perdi sarai parte della mia collezione per l'eternità.- rispose la donna.
Venere aveva già un piano per vincere, un losco piano.

Venere voleva vincere ad ogni costo e lo avrebbe fatto. Le serviva solo la collaborazione del suo garzone, Hobo Heart.
-Mi avete chiamato mia signora?- chiese il ragazzo entrando nelle stanze della dea.
-Voglio che tu trovi un modo per far soffrire Ade. Domani deve perdere nel modo più umiliante possibile.- disse la donna.
Hobo fece un piccolo cenno riverente col capo e uscì. I suoi occhi di ghiaccio stavano piangendo le poche lacrime che i tanti mesi a servizio di Venere gli avevano lasciato, lui voleva molto bene a Stella e il bacio che avevano avuto era stata la cosa più bella da che Venere lo costringeva a lavorare per lei.

Hobo Heart stava uccidendo giovani coppie sulla riviera di Long England come al suo solito.
Una donna si era accostata a lui per proporgli un lavoro da sicario per 500 dollari al colpo.
Un sogno per lui.
-Accetto!- aveva risposto Hobo.
E delle catene a forma di cuore lo avvolsero.

Rientrato in stanza Hobo si diresse verso la doccia e ne fece ghiacciata come i suoi occhi.
I suoi tatuaggi assumevano un'area più realistica sotto l'acqua scrosciante della doccia e la cosa lo tirava su spesso. Lo distoglieva dai comandi di Venere. Pensava spesso alle sue vittime da allora. Ogni povera ragazza, ogni ragazzo, ogni povera coppia. Perché era stato scelto lui dal destino per questo ingrato lavoro? Perché se esistevano degli dei, nessuno di loro aveva provato a dargli sollievo?
Ade.
L'unico verso cui risciva a provare riconoscenza era lui e Stella. Con che coraggio lo avrebbe tradito? Con che coraggio si sarebbe visto allo specchio o avrebbe guardato Stella in quei suoi bellissimi occhi azzurri zaffiro? Con che forza avrebbe potuto accarezzarle i setosi capelli neri? Con che faccia avrebbe baciato poi le sue labbra di rosa? Se Venere avrebbe saputo di loro, lei avrebbe di sicuro fatto del male alla giovane.
Il cuore di Hobo era un mix di sentimenti negativi. Dall'odio per se alla preoccupazione, non sembrava avere un motivo di gioia, nemmeno nel volto di Stella.

Ade stava contemplando la sua immaginazione allo specchio ascoltando il racconto del pomeriggio di Stella.
Ascoltava i suoi pensieri e la teneva vicino come un padre. Lui questo si sentiva per lei. Un padre.
Stella intanto raccontava di Hobo e dei suoi favolosi tatuaggi che si era ritrovato, della pelle nera e degli occhi di lui. I suoi l'avevano catturata e sedotta. Un azzurro ghiaccio, freddo, profondo, triste.
-Tristi?- gli chiese Ade pensando di aver capito male. Ma Stella aveva usato proprio quell'aggettivo. Tristi. Lei li vedeva molto tristi, come se Hobo piangesse ogni volta che la vedeva o soffrisse.
Stella si chiedeva il perché. Perché quegli occhi le erano parsi tristi? Cosa aveva fatto mai Hobo per sentirsi triste? Perché sembrava pronto a piangere? Avrebbe mai pianto lei stessa per lui?
Ade fissò Stella per un po'.
-Ade ho paura.- gli disse la ragazza.
-Regina e re non devono condividere il letto se condividono il loro cuore.- disse Ade alludendo al suo sentimento per la ragazza. Era palese al cuore di lui che Stella era diventata più di una figlia per lui, nonostante non volesse ammetterlo era così.
-Ma non è per Hobo.- disse poi Stella.
-Non dovresti impicciarti di me, Efesto sta lavorando per fare il suo dovere.- cercò di consolarla Ade seppur sapeva che Stella aveva ragione di preoccuparsi per lui a causa della scommessa con Venere.
Ade la guardò dolcemente abbracciandola. -Devo raccontarti una cosa.- disse il dio Greco raccontando solo della scommessa.
Stella ascoltava mentre Ade le illustrava un piano a prova di scemo. E più Ade parlava più a Stella veniva in mente Hobo. Come poteva lasciarlo li a marcire? Come poteva fissarlo e perdersi in quei profondi occhi ghiaccio se lo avesse abbandonato al suo destino? Con quale coraggio avrebbe scompigliato i capelli bianchi sapendo che poteva salvarlo? Come poteva Venere definirsi una dea dell'amore con tutto il male che faceva ad Hobo?
Nella mente di Stella era tutto un cocktail di emozioni cupe e dure.
-Ade posso chiederti una cosa?- gli chiese Stella mentre i cattivi pensieri cercavano di lasciarla.
-Dimmi.- rispose il dio greco.
-Puoi far venire Hobo con noi? Te ne prego.- gli chiese Stella.
Ade la fissò di nuovo. La guardò con amore paterno e le baciò il capo.
-Farò come vuoi.- disse Ade tirandole leggermente su la testa senza notare il leggero rossore della ragazza.

Stella una volta in camera, si mise a riflettere.
Da che Ade lasciato il Sud Africa, le sembrava molto più paterno, più responsabile ed amorevole. Non sembrava la stessa persona. Sembra anche molto più eroico.
Stella era visibilmente intenta a ragiomare sui suoi pensieri quando alla finestra della sua stanza Hobo comparve quasi come angelo.
-Beh... ti faccio visita...- disse Hobo baciandola poi sulle labbra.
Tra i due in un pomeriggio era nata una sorta di reciproca passione che i due ragazzi esprimevano solo in privato.
-Ho una buona notizia...- fece Stella mentre si andava sedere sul letto. -Ho parlato con Ade e vorrebbe tu venissi con noi.- proseguì Stella.
La ragazza gli voleva bene, ma lui sembrava turbato. Hobo non era li per una visita di piacere e la notizia di Stella lo fece scombussolare parecchio e decise quimdi che le avrebbe detto tutto e così fece.
Lei lo ascoltò per poi stringerlo a se il più dolcemente possibile.
-Non ti preoccupare... ho un piano...- disse Stella lasciandogli un bacio dolcissimo sulle labbra.
-Venere dovrà fare i conti con me.- disse poi.
Era ormai palese che tra i due ci fosse qualcosa più di un'amicizia eppure Hobo si sentiva trattenuto dall'andare oltre. In particolare la giacca di Ade attirò presto la sua attenzione.
-Stella siamo soli?- chiese Hobo notando il capo elegante di Ade.
Stella scosse la testa negando. Era chiaro che lei tenesse molto ad entrambi e la cosa, per quanto agli occhi della ragazza fosse giusto, non era semplice.

Ade riposava in vista della gara quand'ecco una figura femminile si eresse su di lui.

Hobo e Stella stavano amoreggiando amorevolmente quando udirono la voce di Ade diminuire lenta. I due decisoro di controllare. Hobo temeva che Venere avesse fatto qualcosa.
Quando i due ragazzi entrarono videro Ade completamente rosso e seminudo coperto da un lenzuolino leggero. Su di lui un ombra femminile, come un fantasma, si eresse maestosa.
-Aiutami... aiutami...- ripeteva l'ombra e mentre Ade era sotto shock, Hobo veniva attratto dalla ragazza come una falena con la luce.
Stella non credeva ai suoi occhi era lei. Era come se si vendesse allo specchio.
-Ehy chi sei?- chiese Stella mentre la figura sembrava quasi accostarsi ad Ade. Occhi socchiusi, labbra protese ed Ade leggermente immobile tanto da non muoversi.
Hobo intanto avanzò verso i due ma la voce di Stella lo destò.
-Chi sei? Che vuoi?- chiese Stella nuovamente alla figura mentre la creatura sebrava intenta a voler baciare Ade.
La rabbia persvase Stella ed i suoi occhi si fecero come fiamme ardenti, due zaffiri ardenti e fiammeggianti. Stella si diresse a lunghi passi pesanti da lei pronta a sfrerrarle un pugno, un pugno in pieno viso che Stella le avrebbe dato con enorme piacere, ma la figura sparì.
Quando poi Ade si destò e vide Stella comprese ciò che era accaduto. Tutto per lui aveva un senso, ma per Stella?
Lei era rimasta visibilmente confusa.

Venne il giorno della prova.
Afrodite sedeva su un trono di rubini circondata da folle adoranti di uomini.
E poi c'era Ade.
Alle spalle della dea romana Stella ed un'altra fanciulla molto simile a lei sedevano su vecchi sgabelli logori e malandati mentre Hobo, vestito come un antico romano, era avanti a tutti e fungeva da cerimomiere.
L'obbiettivo?
Giungere per primi al cospetto di Venere, un premio ambito per molti ragazzi. Ade infatti si era accorto che c'erano molti teenager e pochi uomini.
Forse anche Venere aveva un punto debole, ma quale?
Temeva la vecchiaia?
Lei che aceva cinquecento anni meno di Ade temeva vecchiaia?
A tal punto erano giunte le sue paranoie per la propria bellezza?
Ade non credeva ai suoi occhi, ne ai ragionamenti della sua mente. Poteva mai immaginare che il punto debole di Venere fosse lo scorrimento del tempo?
Ade ragionava e mentre non se ne accorse la gara iniziò.
L'obbiettivo?
Sopravvire o arrivare primi da Venere.
Era facile?
No di certo.

La gara era iniziata ed un giovane con un boxe di pelle nera iniziò a sguainare un cortello di plastica contro gli altri. Ade era quasi diverto. Tutti erano armati di posate e catene ed ogni sorta di utensile che potevano nascondere nelle mutande.
Venere era strana e quella gara lo confermava. Non poteva schiavizare la gente così. Ecco il suo secondo desiderio.

Stella guardava dalla tribuna alle spalle di Venere.
I due ragazzi avevano progettato un piano degno del re dei ladri per far vincere Ade.
Durante la gara ci sarebbe stato un black-out col quale Ade avrebbe spedito tutti nelle proprie celle dove con l'aiuto dei ragazzi aveva fatto trovare a tutti vestiti puliti ed un'occasione di evasione. Pochi minuti per un risultato impeccabile.
Hobo seguiva la gara dal suo podio e ne ammirava le tetre e tristi sfumature.
Tanti uomini ridotti a belve disposti a tutto per avere un po' di piacere prima di morire.
Perché Hobo lo sapeva.
Sarebbero morti dopo l'accopiamento con Venere, e sarebbero morti di una morte atroce, ella infatti avrebbe strappato il cuore dal loro petto e lo avrebbe distrutto tra le sue mani una volta stanca.
Salvati per essere uccusi da colei che li salvò. Più ingloriosa fine quell'ignobile dea non poteva dargli.

Venne il momento concordato ed Hobo si assicurò che tutto fosse in regola.
Venere si aspettava colpi bassi da Ade ma non della complicità dei due giovani. Il compito di Stella era semplice. Appena sceso il buio si sarebbe messa in braccio a Venere oscurandole la vista. Un piano semplice che al segnale di Hobo Heart si fece vero più che mai.
Ed il buio scese nella sala e la trappola scattò e tutti i maschi in gara caddero in un vuoto di un tetro colore nero che li risucchiò per poi portarli al sicuro.
Ade rimasto illeso vinse la gara.
-Ora mi devi informazioni e tre desideri!- disse Ade a Venere risalendo il buio alle sue spalle.

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