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37 - Notte di luna all'Accademia Cackle

Ade era giunto solo la sera prima presso l'accademia Cackle dove la precedente preside, miss Ada Cackle ormai era più una zia per le studentesse e si limitava, in assenza che la strega che aveva designato come erede, avesse avuto l'età per ereditare la scuola.
Al timone della scuola, miss Joey Hecatie Hardbroom guidava la scuola con pugno di ferro e disciplina. Accanto a lei la prima vicepreside nata umana, miss Mildred Hubble, teneva in allegria il collegio come se fosse ancora una bambina.

Miss Hardbroom si portò quella sera, come al suo solito, sulle mura esterne a vedere il cielo stellato e ripensare con insolita nostalgia alla sua amica di un tempo. Ade arrivò in quel preciso istante dal cancello principale. Fu condotto da Miss Cackle da Miss Hardbroom. L'anziana strega era sempre in giro ad assicurarsi che non ci fossero studentesse per i corridoi specie con un uomo, non loro professore, in giro.
- Capisco che la vostra visita non si aveva dai secoli bui della magia, ma ditemi sommo Ade, cosa vi porta qui? Ultimamente tra le presidi gira voce che recluti presidi docenti, personale e chi possa combattere. - disse miss Hardbroom una volta che miss Cackle ed Ade furono in presidenza con una buona tazza di the.
Si vedeva che miss Hardbroom non sapeva da dove iniziare.
- Vi hanno detto bene preside. Proprio oggi all'accademia Pentengle la preside ha deciso di rimandare tutti gli studenti a casa e di combattere personalmente la battaglia imminente. - disse Ade.
Miss Hardbroom sorseggiò il the sendendosi comodamente in poltrona per sprofondare in essa quanto basta per non sembrare tesa o spossata. Il discorso si faceva pesante perfino per miss Cackle che non sembrava turbata dalla presenza del dio greco.
- Vede divino, tra miss Hardbroom e miss Pentegle ci sono dei trascorsi, senza contare che le due accademie sono frequentemente in gara tra loro. - disse miss Cackle per rompere il ghiaccio. - Capirà che questa è una cosa alquanto inusuale. - dice chiudendo il discorso.
Ade bevve un sorso di te.
- Miss Cackle sono consapevole che alcuni di coloro che si uniranno alla battaglia potranno non andare d'accordo, tuttavia la comunità magica internazionale ha bisogno si ognuno di noi. Streghe e maghi, dei e semidei, demoni ed angeli. Nessuno può rinunciare a darsi da fare. - disse Ade. - Finita la battaglia, miss Hardbroom e miss Pentegle potranno anche azzuffarsi, ma se scendono in battaglia i diverbi dovranno essere accantonati.- si limitò ad aggiungere il dio greco.
L'imbarazzo di miss Hardbroom fu piuttosto evidente.
- In ogni caso, oh divino, suppongo vi tratterete solo stanotte. - disse miss Hardbroom tornando poi rigida e professionale come un manico di scopa nelle mani di una domestica.
- Ripartirò domattina sul presto. - rispose lui.
Miss Cackle sorrise. - Perché domattina non tenete una lezione prima di andar via. Magari le studentesse gradiremmo. - disse l'anziana strega.
- E sia. Ma una sola lezione. Non voglio tardare. - disse Ade con accondiscendente solennità.

Nella notte Ade si portò sul tetto del castello meditando scalzo ed in punta di piedi sulla punta più alta della torre più alta. Teneneva gli occhi chiusi e le braccia lungo i fianchi come se dormisse.
Un silenzio dominava il momento in cui egli stesso non sembrava più essere nel proprio corpo.
Tutto si fece nere e le ombre raggelavano la notte.
Ade aprì gli occhi fulmineo ed indossata un'armatura si guardava intorno.
Nell'angolo destro del cortile due streghe stavano cucinando miscugli strani il che fece tornare Ade rilassato.
Accanto a lui ora una giovane donna con una tunica bianca ed una cinta in argento si ergeva maestosa come una sposa medievale.
- Divino Ade come mai continuate a meditare guardando la luna? - chiese la giovane.
- Perché ogni volta che lei la guarderà sa che penso a lei. - si limita a dire.
- Eppure tu pensi spesso a lei. - replicò la bianca figura.
- Mia dolce amica, la luna è lo specchio degli innamorati. - replicò lui.
La giovane sorrise.
- Oh Selene, hai forse finito le lacrime per le tue lene d'amore? - chiese poi Ade.
Selene tacque. La ragazza accanto a lui sedette coi piedi ripenzoloni come se stesse immergendoli nell'acqua di una piscina.
- Sono una dea strana Ade. Se per secoli ho pianto rugiada, ora voglio fare di più. - disse Selene. Il suo colore era triste come uno che ha pianto per giorni. Ade non era la prima volta che parlava con lei. Spesso lui era invogliato a parlarle per distrarla e Selene sembrava starci volentieri a parlare con lui. - E tu Ade? - chiese poi lei come per capire. Il dio greco guardò la sua vicina. Selene ormai leggeva il suo volto quasi come fosse la sua amante o sua madre.
Ade tacque mentre la dea accennò ad un flebile sorriso. Ella che era la luna, al suo che più d'ogni altra creatura lo aveva compresa, non poteva non manifestare simpatia. Erano li come due amanti a consacrare i loro dolori alla luna ed alla morte.
- Selene presto ci sarà una guerra...- disse il dio greco cercando le parole.
-Demetra ha già provveduto a salvare il mio amore. Alcune dei minori sono andati in America. Incontreranno il Magusa per patteggiare. Li negli Stati Uniti d'America maghi e dei non sempre vanno d'accordo.- aggiunse.
In quel momento Ade impallidì di colpo. Stella e Demetra erano dirette lì da sole. E se fosse successo loro qualcosa? Ade non se lo sarebbe mai perdonato.

Al mattino dopo Selene spiegò all'intera accademia che ella avrebbe fatto le veci di Ade in quanto il dio greco era dovuto sparire per un imprevisto.
Eppure a non credere a questa storia erano solo due persone: miss Cackle e miss Hubble.
Malgrado miss Hardbroom e miss Cackle avessero spesso condiviso tutto, Ada sentiva un particolare affetto per Mildred la quale era entrata molta a fatica nelle grazie di miss Hardbroom con molti anni di pazienza e dimostrazioni di buona volontà e non solo.

Quella mattina all'incontro presenziarono anche miss Pentegle ed altre streghe e maghi inglesi. Spiccavano tra essi la professoressa McGranitt di Hogwarts con alcuni suoi ex studenti. A spiccare oltre loro una figura nera ed incappucciata che sembra avere un bastone da passeggio una volta vista la scena dalla balconata dell'aula magna dove Ade si era appollaiato. Era infatti suo fondato timore che alla lezione pubblica Apophis avrebbe potuto mandare qualcuno a rapire Selene o decimare la scuola.
Ignare del sospetto di Ade, miss Cackle e Mildred sembravano intenzionate a controllare la sala dall'alto delle loro sedute dell'area professori.

La lezione di Selene fu tranquilla sino a quando non vi fu il momento domande.
Ad una a una le studentesse fecero domande che spaziavano dal folle all'inverosimile, ma la figura che aveva destato la preoccupazione di Ade non si mosse.
Poi a metà degli interventi la sua mano si alzò e la figura prese da prima la parola e poi si accostò. Dalla scarpa che emergeva dal mantello, con molta probabilità, era un uomo. Poi tolse il cappuccio. Era in realtà una donna la cui pelle, fatta di terra cadeva in pezzi. Tutte le studentesse furono trasportate a casa, lo sarebbero state ugualmente dopo la lezione.
- Dove si nasconde il mio nipotone?- diceva.
Ade con somma teatralità emerse dall'ombra palesandosi. Contrariamente alle vesti indossate finora e dal taglio più moderno e borghese, quelle con cui si era palesato ora erano decisamente più antiche, una tunica nera con una toga altrettanto tetra. La testa fiammeggiante come un cerino blu sembrava ostententare il suo potere.
Nella presenti alla scena, oltre Selene e le docenti della Cackle, gli ospiti presenti per prepararsi alla battaglia.
La donna avanzò con tranquillità scrutando a destra e sinistra i maghi e le streghe intervenute per la faccenda. Era chiaro che la donna non fosse li per caso.
- Cosa vuoi nonna? - disse il dio greco guardando la donna. Per lui vedere che la pelle di sua nonna cadesse a pezzi non era un problema, ma a giudicare dalle facce altrui non era una cosa comune nel mondo umano.
- È questo il modo di rivolgersi alla madre Terra? - chiese ironica la dea primordiale. - E poi volevo vedere cosa bollisse in pentola. Non si sentiva tanta energia magica da quando Tartaro provò a ingerire quei due semidei che si erano messi in marcia lungo di lui. -
A quelle parole di sua nonna Ade ebbe un fremito lungo la schiena. Dei e maghi non si allevano mai se non era strettamente necessario e l'apparizione della madre Terra ora non era un buon presagio per la battaglia futura.
- Nonna sai bene che pur accettando il mio ruolo ho lasciato da tempo la via antica. Cosa ti fa credere che cederò ora? - chiese il dio greco mentre tutti i presenti di mettevano dietro Selene come se percepissero che ella potesse proteggerli dell'imminente scontro tra la Terra e la morte.
- Nobile Gea, come mai siete di nuovo sveglia? - chiese Selene attirando su di sé le attenzioni della madre Terra.
- Voglio dare la mia benedizione ai miei nipoti, anzi a mio nipote. Ebbene so cosa sta facendo e voglio benedire la sua iniziativa, ma impongo una sola condizione, il sangue di Apophis deve scorrere su suolo consacrato a me. Lo potrete sigillare e avrò vendetta per ognuno dei miei nipoti che a causa sua stanno soffrendo. Nessuno all'infuori di me e dei miei figli può farvi del male. - rispose Gea tuonando l'ultima frase. Era chiaro agli occhi di Ade che Gea un minimo tenesse ai suoi figli e nipoti. Non gli importava chi dominasse la terra durante i suoi lunghi e quasi eterni sonni ma solo che nessuno minacciasse ciò che era suo.
- Che sia allora. Se servirà a farvi tornare a dormire ben venga. - disse Ade.

Nella notte di quel giorno Gea fece prepare una vasca, un contenitore, piena di terra e vi fece immergere Ade che obbediente fece quanto gli fu ordinato. Tutte le persone presenti, prevalentemente donne assisterono allo spettacolo. Fiamme di diversi colori avvolsero la vasca sino a cementare tutta la terra che seppellì Ade al suo interno.
Selene non vedeva quella liturgia di buon occhio. Non sembrava un rito di benedizione quanto un rito di sepoltura.
Nell'ombra una delle fiaccole sembrava disegnare un orologio. Un orologio che colpì Selene.
Nessun'altro sembrò accorgersi di nulla. Un orologio sospesto disegnato da solo una fiaccola?
Selene non disse nulla, era impegnata come le altre a pregare ogni dio a loro conosciuto che Ade uscisse indenne da li.
Passò del tempo quando ecco la mano del dio greco sembrò rompere il cemento. La stessa Gea fu sorpresa di vedere che il nipote fosse sopravvissuto. Dall'ombra di quell'unica fiaccola sospetta agli occhi di Selene un uomo ben vestito usci allo scoperto.
Crono apparso dal nulla fece uscire dalla bara bara artigianale il proprio figlio.
- Madre non dirmi che ancora tormenti i miei figli. - disse Crono seguito da una ragazza armata fino ai denti. - Lauren, tesoro, libera tuo fratello dal cemento, laaciate la scuola e assicurati che tutti arrivino in America. Usa il tuo potere se necessario. - disse il titano per poi intrecciare lo sguardo con la madre. In quel momento i due esseri si diedero battaglia mentale come non mai. Dall'ultima volta che Crono si era destato c'erano diversi cambiamenti, Gea avrebbe perso ma nessuno potè assistere alla scena perché erano troppo impegnati a tornare a casa a gambe levate.

La mattina seguente Lauren era con Ade su una nave dirette negli Stati Uniti d'America. Lauren spiegò tutto al fratellastro senza tralasciare il minimo dettaglio, spiegò come Crono lo avesse liberato e come Gea avesse tentato di sigillare il proprio nipote.
Ade ascoltò e comprese meglio la cosa. Durante il viaggio Ade e Lauren parlarono anche con Stella mediante un messaggio Iride inviato da lui con un quarto di sterlina. Se Iride era una brava amica li avrebbe accettati dato che era l'unico dio greco a non avere possedimenti in dracme.
Lungo il discorso Stella spiegò ad Ade che il MagUSA li avrebbe aiutati mobilitando ogni auror che aveva a sua disposizione.
Ade sorrise. Era una buona notizia dato che si stava mobilitando mezzo mondo. Nessuno voleva restare indietro. Erano all'inizio della battaglia finale e l'apparizione di quella copia di Gea lo aveva fatto capire molto bene.

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