30 - Il ritorno di Ade
Stella e Rossana stavano parlando con Herik, un karateka trovato tra gli arrivati in quell'isola e che sembrava essere un buon amico di Rossana, tanto che tra i due sembrava esserci una piacevole complicità.
Stella e Jessika lo invitarono ad unirsi a loro ma il ragazzo mostrò loro che all'interno del dojo c’erano persone che avevano trovato rifugio insieme ad alcune persone del posto, e molti dei quali erano feriti gravemente.
Il silenzio era palpabile all’interno del dojo.
-I locali con noi sono affettuosi, ma ci sono dei nuvoloni neri che portano via delle persone, persone che escono dal dojo. Noi non vogliamo sparire in questo modo.- disse il ragazzo.
Rossana gli mise una mano sulla spalla. -Herik ti fidi di me? Ne abbiamo affrontate tante sapremo affrontare anche questa.- le disse la ragazza.
Herik sorrise. Effettivamente ricordava le loro litigate ma anche le avventure passate insieme a lei.
-Rossana…- disse il ragazzo lasciandole un bacio sulle labbra. -…fai i tuoi miracoli.- disse lui prendendo a persuadere le persone nel dojo che Jessika e Stella avrebbero lottato per loro, creando grida di giubilo e festa.
Intanto fuori dal dojo una creatura fatta completamente di vento e fumo nero si era messa attorno al dojo bloccando contemporaneamente sia l'uscita che l'entrata. -Lui è qui!- disse Herik come spaventato. E nella sua freddezza gli occhi castano-ambra di lui sembravano spegnersi e il biondo dei suoi capelli spegnersi con essi. Era come se l'energia del ragazzo venisse meno.
Stella riconobbe la creatura lasciandosi sfuggire un verso poco incoraggiante.
-È un dissennatore. Sono rari in questa forma infatti li chiamano Dissennatori Fantasma.- spiegò Stella. -Rispondono solitamente solo a colui o colei che li addomesticano e si nutrono dei sentimenti migliori di ognuno. Non fanno distinzione tra il loro bersaglio e chi li intralcia. Sono pericolosi.- disse Stella poi notando che era solo uno e buttando una rapida occhiata ai presenti, circa una ventina di persone umane e altri e tanti presenti degli abitanti del posto, senza contare che donne e bambini erano la maggioranza sia per gli umani sia per i locali.
-Qualcuno di voi ha origini magiche?- chiese Stella guardando i presenti una seconda volta e scorgendo una bacchetta tra i presenti, il suo proprietario sembrava essere un nano vestito di stracci e toppe varie.
- Cerca me?- disse il nano.
- Mi serve avere il tuo aspetto.- disse Stella. -Mi basta un'ora.- disse
Il nano schioccò le dita e fece quanto richiesto.
-Ed ora?- chiese Rossana.
-Scappate. Jessika vi porterà al sicuro all’accampamento che si trova a sud.- disse Stella mentre il nano prendeva le sembianze di lei.
-Se non tornassi dite a mio padre che gli voglio bene.- disse Stella certa che Ade lo avrebbe raggiunto. Ella infatti aveva percepito come un qualcosa che sapeva provenire da Ade, un canto dolce, profondo e armonioso, solo che non sapeva darvi nome o forma.
Il piano di Stella fu perfetto eccetto che per una cosa. Non sapeva come tenere testa al dissennatore mentre il miracolous della furia andava scaricandosi. Improvvisamente un urlo squarciò il silenzio ed una lancia distrusse la creatura che divenne cenere e fiamme.
Stella si portò in posizione di guardia ma ecco che non vide nulla. L'unica cosa che colpì la sua attenzione era il fatto che le ceneri del mostro avevano composto il suo nome.
-Ade…- si disse guardando le ceneri.
Nel frattempo poco più avanti, lontano da Stella, nell'accampamento un uomo era giunto sino a li con solo indosso dei gioielli su un maglia logora, un uomo. La barba nera, il capello lungo, nero e liscio, sembrava dargli un aspetto molto più malandato di quel che fosse. L’uomo in poche ore si distinse per intelligenza e sapienza, come fosse un vecchio monaco. Anche il vestito molto trasandato, sebbene limitato ad una maglia anni '50 e un jeans a vita alta portato con classe e dignità, gli conferivano una sorta di buona impressione. Egli fu trovato da Nick, signore della terra.
-Un po’ d'acqua.- disse chiedendo da bere. E Nick lo aiutò.
Il silenzio nell’accampamento era poco rasserenante. In giro solo gli abitanti di Gorm che facevamo da ronde. Nick aveva fatto predisporre che tutti i gormiti che fossero abili al lavoro si dessero da fare per risollevare l’accampamento.
L'uomo tacque lungo il percorso. Non sapeva come obbiettare al ragazzo. In terra vi era una felpa con il cappuccio ed ecco l'uomo la colse e la indossò.
Nick non poté fare meno di notare che l'uomo teneva il capo chino verso terra.
-Siete taciturno signore, come mai?- chiese Nick.
-Voglio solo un quadro completo della situazione. Iddio solo sa cosa riserva il destino ed io non posso fare nulla se non guardare e proporre.- disse l'uomo.
Nick tacque. Un uomo di tale saggezza non era umano ne gormita.
-Mi basta salvare colei che sto cercando.- disse poi l'uomo.
Intanto poco distante da lì Stella rientrava nell'accampamento dove Jessika e Rossana le corsero incontro ed Herik le raggiunse poco dopo con passo calmo e pacato e con le mani nelle tasche.
-È tornato… mio padre sta tornando.- disse Stella mentre le portavano da bere.
-Tuo padre?- chiese Rossana con un sorriso abbastanza confuso. Thot le aveva dato il dono della conoscenza, ma quella stessa conoscenza non le aveva dato altro che confusione.
-Mio padre è vicino. Lo so, lo sento.- disse la cyborg.
Lo sguardo di tutti era su di lei. Che volevano dire quelle parole? Come poteva un robot avere un padre? Come poteva sentire che Ade era lì? Eppure non era possibile se Ade fosse stato lì lui si sarebbe mostrato da subito almeno a Stella. Cosa dunque animava tanto le speranze della giovane cyborg?
Il silenzio nella mente di Stella aveva il coraggio di sperare ancora nella possibilità che egli fosse lì.
-Stella com’è fatto tuo padre?- chiese Jessika.
Stella sorrise. -Lui è camaleontico. Non lo riconosci se non lo conosci e quando lo conosci sai che è lui dai suoi gesti e dal suo sorriso che sa scaldare il più gelido dei cuori.- rispose Stella.
Jessika non capiva ma si interrogava su quale persona potesse avere un aspetto simile.
-Che vuol dire?- chiese Herik confuso come tutti.
-Se un angelo ti tocca il cuore tu lo riconosci anche ad occhi chiusi. Così tra migliaia di persone uguali io lo riconoscerò sempre. Lui è stato il mio angelo, il mio migliore amico, il mio primo amore, mio padre.- disse Stella. Mentre parlava una creatura con otto ali da pipistrello e un'armatura si sedette alle spalle di Stella.
-Sapevo che padron Apophis voleva il potere di Ade ma se gli porterò te lo potrà ricreare da solo.- disse la creatura attirando le attenzioni di Nick e del suo nuovo amico.
-Signor Tripp, Signorina Herleins portare i mortali in salvo… anche la ragazza. A BlackSeraphimon penserò io. Non è un avversario che potete fronteggiare voi. Proteggere il Libro spazio-temporale e gente la mia bambina al sicuro.- disse l'uomo mostrando il suo vero volto. Era Ade, ma non sembrava lui. Stella sorrise riconoscendolo.
-Torna presto da me…- si limitò a dire Stella riconsegnando ad Ade il gioiello contente i suoi poteri di divinità.
Ade annuì cambiando visibilmente aspetto.
BlackSeraphimon si avvicinò. -Non puoi lottare con un livello Mega. Non puoi competere con me in qualunque caso.- disse l'essere.
-Tu non puoi battermi perché quello che tu sei io sono già da tempo.- rispose il dio greco.
-Come può un uomo battere un dio? Come può un dio battere qualcosa che è sopra di lui?- disse ancora la creatura.
Ma Ade si limitò a sorridere. -Sicuro di essermi superiore?- chiese il dio provocandolo e aprendo la bocca e facendo uscire da essa del fumo nero e blu.
La battaglia non fu visibile a causa del fumo.
Erano udibili solo le urla di BlackSeraphimon che lanciava i suoi colpi a vuoto colpendo solo rocce ed alberi che si schiantavano al suolo. Ad Ade al contrario bastò un solo colpo ben assestato e BlackSeraphimon crollò in terra come un piccione colpito da una fionda, un pesce fuori dall'acqua, un cavallo azzoppato. E lì una volta crollato in terra l'avversario, come se nulla fosse, Ade dilatò la nebbia.
-Perché sei un angelo caduto tu hai perduto il tuo spirito di osservazione. Un angelo non può sottomettere un dio.- disse Ade.
-Prendi il mio codice.- disse BlackSeraphimon ma Ade scosse la testa. -Perché?- soggiunse poi il caduto.
-Perché rubare il tuo codice significa rubarti il poco orgoglio di essere digitale che ti resta. Ti lascerò regredire fino allo stato primario. Spero tu possa capire il tuo errore e correggerlo.- disse Ade andandosene. Ma un urlo agghiacciante fermò il dio greco che fu costretto a voltarsi. I ragazzi erano nelle mani di una donna che come BlackSeraphimon aveva ali da pipistrello ma le fattezze angeliche. In una mano stringeva il libro spazio-temporale di Gorm.
-BlackOphanimon!- disse BlackSeraphimon.
-Taci verme.- disse la donna distruggendo BlackSeraphimon. -Io non sono lui Ade… dammi i tuoi poteri o la ragazza morrà. Togliti poi la vita e il libro tornerà al suo posto.- disse la donna poi.
Ade gelò immediatamente.
-Fallo!- urlò Stella. -Non avevo un nome. Nessuno si è mai degnato di darmi un nome. Nessuno tranne te. Fallo. Se mi vuoi bene salva questo posto a mie spese. Racconterò a tutti i morti il tuo eroismo, a Persefone la tua fedeltà, ai vivi il tuo coraggio.- disse Stella mentre un'aura blu la avvolgeva come una fiamma viva.
-Ho perso troppe persone, non voglio perdere anche te.- disse Ade. Nelle mani del dio greco prese forma un’alabarda con lame in ferro blu e manico in opale nero. Gli sguardi di Ade e Stella si incontrarono fino a che un sorriso non spuntò sui loro volti.
-Se proprio vuole sacrificarsi per questo posto lascia che le dica addio.- disse Ade.
-Tu deponi a terra l'arma prima.- ordinò BlackOphanimon ed Ade obbedì. L'arma fu assorbita da terra ed Ade potette accostarsi a Stella per salutarla un'ultima volta ancora. BlackOphanimon sembrava compiaciuta di tanta vigliaccheria da parte del dio greco che posò il libro a terra senza mollare Stella e non appena il libro toccò terra fu assorbito da essa e Stella insieme al libro.
Un urlo straziante si udì riecheggiare nella location della battaglia.
-Come hai osato?- urlò la donna.
-Forse non sai che mia figlia è in grado di capire i miei sguardi? Mi è stato sufficiente guardarla perché capisse. E lei lo ha fatto.- disse Ade facendo uscire accanto a se sia Stella che il libro. -Si tratta di un incantesimo di scambio basilare. Per scambiare due oggetti morti basta usare il terreno.- si limitò ad aggiungere Ade.
-Cosa vuoi dire?- chiese la donna che si ritrovò infilzata come uno spiedino dall'alabarda di Ade.
-Questo voglio dire. Che non ho evocato a caso un arma a due lame. Impara a rispettare chi ti è superiore e chi ti è pari.- disse Ade prendo il libro e portandolo nell'accampamento.
Giunti sul posto Ade e Stella vennero accolti come eroi.
Al loro passaggio ogni gormita si prostrava al loro passaggio.
Giunti al cospetto dei quattro signori di Gorm Ade mostrò il libro.
-Uomini di ogni dove e gormiti di ogni popolo, oggi in quest’isola si è scritta una parte fondamentale della storia della nuova umanità. Il cane vecchio ha imparato nuovi trucchi ed il segno è questo…- prese ed aprì il libro mostrando che non vi era scritto nulla. -Lo spazio contiene il tempo e per dimostrare ciò vi riporterò a casa.- disse il dio greco. -Per ogni cosa un tempo e per ogni tempo uno spazio, ristabilisci ciò che era attraverso il tempo e lo spazio.- disse il dio greco ristabilendo ogni cosa a suo posto. Gli unici a restare lì furono Ade e Stella con i quattro signori.
-Come potremmo mai sdebitarci?- chiese Jessika.
-Tornerete al giorno che vi siete congelati e dimenticare questa storia. Meglio per voi che ci dimentichiate.- detto ciò Ade impose sul libro una mano e sorrise farfugliando delle parole in greco. Ed i ragazzi tornarono indietro mentre Ade e Stella li seguirono.
-Questo libro è potente. Meglio mettetelo lontano da mani indiscrete.- disse Ade lasciando soli i ragazzi, assieme al libro, per dirigersi con Stella verso una nuova meta per proseguire il loro viaggio.
Ora Stella sorrideva ignara che il suo eroe era un dio più umano, ignara che anche lei, accanto ed insieme a lui, stava facendosi più umana. Stavano imparando ad amarsi e forse il cuore di Ade sarebbe tornato a battere ancora dopo Persefone e Zelena, sarebbe tornato a battere per amore e con amore.
Ade meditava queste cose nel silenzio del suo cuore di pietra che sembrava dare a lei, dare a Stella, le attenzioni di una figlia. Il silenzio nel cuore di Ade lasciava allo sguardo di Stella impressioni di dolcezza ed affetto. -Ade dove si va ora?- chiese la ragazza.
-Sveglieremo i tre Generali mediante i loro vegliardi. La prossima tappa è in Germania.- rispose lui recandosi con lei in Aereoporto. -Il primo vegliardo ha la tomba lì.-
Stella si gelò sul posto. -Tomba?- chiese lei mentre Ade liquidava la domanda con un “Capirai”.
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