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20 - Un tempo di ricordi dolorosi

Nel frattempo mentre in Giappone i viaggiatori, Ade e Stella, si andvano ricongiungendo, nel Maine, USA, una coppia di sorelle stava sbarcando e nascondendosi presso l'orologio della città di Storybrooke.
-Sicura che potrò stare qui senza che nessuno lo scopra?- disse una all'altra.
-Puoi starci si, qui nesuno ti troverà e nel dubbio, li marchi.- disse l'altra andando giù per una scalinata a chiocciola.

-Brutto cafone che non sei altro come osi lasciare qui la tua amica e poi non dire nulla se non più di un semplice "Pam parliamo"- disse Strawberry assalendo Ade al suo ritorno.
-Nessuno ha chiesto il tuo parere fragolina.- disse Ade snobbandola e trasformandola in una fragola sotto gli occhi attoniti delle sue amiche.
-Alla prima che la bacia tornerà normale.- disse recandosi ad un tavolino in disparte con Pam. La ragazza e la divinità parlarono a lungo. Intanto il tempo passava e Ade non sembrava seguire con intersse le parole di Pam tanto da insinuare nella mente delle ragazze che lo ascoltavano che egli realmente non fosse interessato al suo giudizio, un giudizio che lui stesso aveva cheisto alla ragazza. Eppure anche Pam sembrava essere distante dalla conversazione rendendo impossibile ai due farsi capire dagli altri. Addirittura avevvano iniziato a parlare un'altra ingua.

Finito il colloquio tra i due non passò molto che Ade si recò all'orologio ti Tokyo. Non voleva vedere il panorama prima di partire, voleva che suo padre sapesse che aveva preso una decisione, una decisione che nolente o dolente Crono avrebbe dovuto accettare. Suo figlio era cresciuto e Crono doveva accettare la cosa, in un modo o nell'altro.
-Allora che hai deciso figlio mio?- disse il titano guardando il figlio emergendo da un'orologio.
-Lo sai cosa penso di te padre. Voglio sapere solo una cosa. Una volta che lei sarà tornata da te, che ne sarà di me e dei miei fratelli? Cosa ne otterrano loro in cmbio? Di me non è mai importato a nessuno e sento di giorno in giorno la mia forza venire meno.- disse il dio greco.
Crono lo guardò. -Cosa vuoi in cambio? Sei tu che farai una cosa per me non i tuoi fratelli.- gli replicò il titano del tempo come se volesse mancare il fatto che dei suoi figli, Ade godesse di una sorta di attenzione maggiore, attenzione che Ade stesso non sembrava riconoscere tale
-Voglio che la mia compagna di viaggio diventi umana e lo resti fino alla fine dei suoi giorni.- disse Ade guardando il padre. -Mi basta questo.- aggiunse.
Crono lo strinse a se. -Sei mio figlio, l'unico che ha compreso in miglialia di anni che cosa voglia dire il sacrficio e l'amore, ma un desiderio simile è nellemani della tua amica.- rispose il titano. Ade era sempre più convinto che egli fingesse, ma se avesse potuto salvare Stella, Ade lo avrebe fatto.
Poche ore più tardi i due si diressero a Storybrooke. Era opinione di Ade che una sua vecchia conoscenza avesse bisogno di lui, una verde e perfida conoscenza aveva bisogno di lui. Se lo sentiva con molta semplicità.

Arrivato in città tutti lo guardavano molto male. Non si fidavano. Anche l'aspetto di Ade, magro e con un completo elegante, alto e con dei cortissimi capelli rossi, non sembrava dar molto conforto ai presenti in città che lasciarono la strada centrale con ordine e fretta.
-Fremati Ade, non sei il benvenuto.- gli disse una rossa che a metà strada col municipio si frappose tra lui e l'edificio.
-Cara anche a me fa piacere rivederti. Peccato che non sia la vera tu a darmi il tuo benvenuto... Zelena.- disse il dio facendo balzare il cuore nel petto della donna.
Stella tacque. Era chiaro che tra i due ci fosse un trascorso non finito nel migliore dei modi, un trascorso la cui sola esistenza metteva Stella molto in imbarazzo facendola sentire di troppo tra i due.
-Non è sola.- disse una voce fuori dal campo visivo di Ade mentre un'altra donna dai capelli biondi si mise accanto alla rossa e con loro una mora con un caschetto curato e che sembrava avercela con Ade dato il tono con cui le si era rivolto.
-Non sono qui per voi, perciò se volete combattere dovrete aspettare... non ho intenzone di mischiarmi con la feccia.- disse Ade allontando le ultime arrivate con un gesto della mano. Un semplice gesto e Zelena restò disarmata. Un gesto ancora e lui avrebbe potuto radere al suolo la città dato che in quel posto il suo potere era maggiore.
-Andiamo l'rorlogio ci attende.- disse Ade svoltando nella bibblioteca alla loro destra.
-Che sei venuto a cercare? Qui non ci sono accessi all'inferno, hai sbagliato posto.- lo sfottè Zelena.
-Coraggioso da parte tua ma io non cerco il ritorno in una patria che non posso avere, io cerco mia sorella, abbiamo delle faccende personali da sbrigare.- rispose Ade.

Stella tacque.
Il sienzio era pesante come un macigno. Ade non proferì parola e salì al posto da lui mirato con veloità e con molta fretta, dritto alla sua meta.
Tutti guardarono il dio greco, seguendolo e giuti nella balconata interna dell'orologio, trovarono come fosse un sacco di patate, una ragazza, un giovane di non più di diciasette anni che con la bocca cucita alle estremità e un occhio verde e l'altro cavato e sostituito da un orologio il cui orario era perfetto.
Ade sapeva che quella non era la sua meta, non era la ragazza dai morbidi capelli castani e la pallida pelle perlea, il suo obiettivo.
-La conosci?- chiese Stella.
-Resta con lei. Non è lontano il nostro obbiettivo.- disse Ade scendendo veloce come una furia.
Nessuno aveva voglia di parlare. Le donne venute in aiuto di Zelena capirono che Ade non aveva intenzioni malvagie o avrebbe fatto molto più che liberarsi la via e mettere Stella a fare l'infermiera ad una sconosciuta.
Solo Zelena non sembrava credere ai buoni propositi che il dio ispirava.

Il silenzio notturno della sera era ormai incombente. Zelena si ritrovò con il dio greco in piena strada principale a caccia di una persona che neanche conosceva.
-Cosa sei venuto a fare?- chiese la donna cercando di fare appello a tutta la sua calma.
-La potente strega di Oz che perde i suoi poteri ed a me chiedi che voglio fare.- chiese il dio greco.
-Tu come...- Zelena non sapeva che cosa dire.
-Conoscere le anime è il mio lavoro. Ed io non ho mai smesso di interessarmi di te. Sei stata uno dei miei amori più importanti Zelena, e questo ti da un posto speciale nei miei interessi, che tu lo voglia o meno.- rispose Ade restando di spalle.
-E allora perchè sei sparito?- cheise ancora la rossa.
Ade si girò. -Mi hai piantato un'arma potente nel cuore, e me lo chiedi pure perchè sia sparito.- ripose lui.
Zelena si fece scappare una lacrima.
Ade la lasciò li senza troppo dilungarsi andando a cercare un'orologiaio.
-Fammi venire con te. Almeno nel tempo che sarai qui.- disse Zelena. Ade tacque in un silezio assenso mentre proseguiva. Chiaramente sapeva che Zelena poteva essere il suo braccio destro in quel posto.

Nessuno sapeva perchè ma a quanto pareva l'unico orologiaio della città e che tutti sapevano che era il proprietario del negozio di pegni.
Ade entrò guardando il negozio.
-Non sei il benvenuto signore dei morti.- gli disse il venditore.
-Taci coccodrillo. Voglio un orologio. Uno che possa permettermi di parlare con una persona.- disse Ade guanrdando male il venditore. -Non sei nelle condizioni di farmi domande ne di darmi ordini.- aggiunse frugando a destra e manca.
-E allora chiedilo.- disse il negoziante senza troppo scomporsi.
-Non mi importa dei tuoi pareri. Non me ne faccio molto e poi io e te abbiamo un accordo che ancora non ho riscosso, un accordo che a suo tempo risquoterò. La morte èinevitabile per tutti.- disse Ade.
Zelena cercava l'orologio e poi si fermò.
-Puoi sbrigarti a cercare?- disse la rossa.
-Sei una strega impaziente, ma ho capito che non è qui.- disse Ade. -Se vuoi io rompa l'accordo e ti liberi dal tuo pegno dovrai fare una cosa per me, anzi due. Una ora, una a suo tempo.- aggiunse poi.

Stella intanto era con la ragazza dagli tanto particolari.
-Come mai il tuo occhio è un orologio?- chiese Stella alla ragazza.
-Sono figlia di Crono, mi hanno sempre atratto gli orologi. E poi non voglio questo fardello. E' un fardello che non voglio. Essere figli di Crono per me non è stato piacevole.- disse la ragazza.
-Eppure sei una bella ragazza nonstane le cicatrici e l'orologio al posto dell'occhio.- disse Stella sorridendo. In fondo la ragazza aveva delle caratteristiche che amava in Ade.
-Come ti chiami?- chiese la ragazza.
-Io non ho mai avuto un nome, ma il compagno di viaggio mi chiama Stella.- disse sorridendo il cyborg. -Tu? Come ti chiami?- chiese poi lei a sua volta.
-Il mio nome era Natalie, ma in quel periodo ero triste ed infelice. Ora mi faccio chiamare Clockwork, Clocky o Clock per gli amici- disse la ragazza provando a sistemarsi seduta. Stella iniziò ad osservarla e notò che era ferita al fianco e la aiutò a mettersi seduta.
-Mi dici come ci sei arrivata qui?- disse Stella curiosa
-Mia sorella.- si limitò a dire Clockwork.
-Raccontami.-chiese Stella molto curiosa.
-Mia sorella scappò dalla casa della madre e poi fu trovata da un uomo senza volto. La crebbe e le fece sviluppare il suo potere dandole insieme una casa e un padre. Mi ha sempre detto che suo padre era buono e che le dava tutto e subito.- disse Clock. -Lo dobbiamo incontrare un giorno. È un tipo originalissimo. Veste sempre come un cinese ma sono sicura che sotto quella rigidità ci sia altro.- aggiunse poi la ragazza. Stella sorrise. Era quello che lei avrebbe detto di Ade.
-Clock, il padre di tua sorella sai come si chiama? E perchè non sono qui?- chiese Stella.
Clock sorride.
-Mia sorella e lui hanno litigato lei non vuole che loro abbiano una bimba. Non vuole fare un bimbo con lui. Non si sente pronta.- disse Clock gurdando Stella che aveva una faccia confusa, molto confusa.
-Che vuol dire fare un bambino?- chiese Stella confusa. Non era una tematica di cui si parlava spesso negli ambienti frequentati da Stella.
Clock sorrise divertita dal fatto che Stella non sapesse cosa voleva dire. -Che c'è? Che ho detto?- disse la ragazza. -Davvero non sai se che vuol dire fare un bambino?- chiese la giovane e si sorprese che Stella annuì.

Ade e Zelena iniziarono a girare tutti i locali fino a quando non si trovarono ad un vecchio capanno che dall'aspetto sembrava essere abbandonato. Un silenzio particolarmente piacevole era rotto solo dai passi dei due senza essi dicessero una sola parola. Non una parola non un suono, ma solamente il ricordo dei ricordi che nei loro cuori e nelle loro menti, sembrava risuonare e fare confusione. -Sembra come il giorno che ci siamo conosciuti. - esordì la strega ricordando il loro primo incontro Nelle terre del magico mondo di Oz, di come lui si era offerto di aiutarla, di come lei si fosse stupidamente tirata indietro ai cortegiamenti di lui e di come, quando lui, al suo primo ritorno nella vita di Zelena, non fosse stata accogliente, ben disposta e volenterosa di far pace. Ed ora che la strega era disarmata e senza poteri, non era pronta in cuor suo a perdonarlo, troppe cose erano cambiate da allora.
-Lo ricordo fin troppo bene.- rispose la divinità guardando la strega.
-Ti manca stare con me?- chiese lei sperando in un silenzioso o minimo cenno di lui.
Ade la guardò e per un minimo secondo sembrò che la vecchia fiamma dei due, almeno per ora, sembrava riaccesa con la stessa intensità che i due avevano condiviso sino a quel triste momento in cui vi fu una rottura.
-Se accadrà, in quel caso lo saprai. Lo vedrai sul mio volto e me lo leggerai in viso.- rispose lui con fare misterioso come al suo solito.

Il cielo sulla città si faceva sempre più nero e cupo come la pece minacciando, con grandi nuvoloni grigi quella che si presentava come una pioggia abbondante.
-Swan che che pensi della venuta di Ade?- chiese la mora che aveva seguito Zelena.
-Regina, ho una sensazione, ma non ti piacerà. Temo Zelena si innamori di lui, di nuovo.- rispose Swan.
Regina impallidì violentemente.
-Dimmi che è solo una tua sensazione e nulla di più.- chiese Regina. Swan tacque.
-Emma, devo sapere cosa pensa mia sorella di lui.- le disse Regina.
Negli occhi di Regina si era accesa una luce oscura, una luce che ella non manifestava da secoli.
Emma mise la sua mano su quella di Regina. -Fare appostamenti, sindaco, serve anche a questo. Ma, se realmente tieni a Zelena, dimmi di andare. Se ti fidi del giudizio che ha messo, torniamo a casa.- rispose Emma. Regina annuì.

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