19 - I caffè di Tokyo
Parte 2
Dopo aver lasciato Stella, Ade salì su un taxi molto piccolo ed angusto.
-Dove il mio signore vuole essere portato.- dissero in coro le tre autiste della vettura.
-Se vi ho chiamato sapete già dove dobbiamo andare. Andate e non indugiate in domande di cui già conoscete la risposta.- disse mentre il motore della vettura iniziava a rombare e a partire a razzo.
-Avete cambiato la valvola del NOS?- chiese il dio greco che faticava a restare fermo al suo posto data la velocità della vettura, una vettura molto particolare e molto veloce, tanto che le stesse autiste si erao premunite di indossare un casco per evitare infortuni dovuti all'alta velocità e cinture di sicurezza per evitare di sbandare a destra e manca.
In pochi secondi il taxi si fermò ad un bar chiamato Anteiku.
-Ci hai messo un po' ad arrivare amico mio...- gli disse un uomo che gli era venuto incontro, l'uomo che Ade chiamava col nome in codice Caffettiera.
-Spero tu mi abbia preparato il tuo leggendario caffè... Yoshimura. Non vorrei rendere indigesto l'incontro per entrambi.- disse Ade salutando l'uomo che lo portò all'interno del locale senza troppi sotterfugi.
All'interno del locale c'erano in pausa pranzo due impiegati, un ragazza dai capelli scuri quasi blu ed un ragazzo dai capelli neri e una benda sull'occhio.
-Ken, Touka... preparate due tazze del nostro miglior caffè e portatemele. Io ed il Fiammifero dobbiamo parlare.- disse Yoshimura mentre si recava in una stanza all'interno del bar.
I due ragazzi farfugliarono qualcosa per i due uomini incomprensibile. Yoshimura lo fulminò con lo sguardo e si limitò a dire solo. -Il caffè è 3CS.- e detto ciò Touka, la ragazza, capì che era una faccenda seria se non aveva detto il codice 3CS, codice che di solito il suo capo usava per indicare una persona che era meglio evitare di far arrabbiare o peggio che non doveva essere disturbato in quelle faccende.
Fino ad ora non aveva mai parlato con nessuno che richiedesse un così altro grado di riservatezza e Yoshimura era solito incontrare diversi personaggi poco affidabili per la concezione locale.
Ade entrò nello studio di Yoshimura con molta semplicità lasciando cadere una ciocca di capelli come nulla fosse.
-Temi forse che qualcuno ci possa ascoltare?- chiese Yoshimura.
-Temo che possano entrare e coglierci alle spalle.- rispose il dio greco come nulla fosse, anche se non escludeva che i dipendenti di Yoshimura potessero origliare.
-Fiammifero sai bene che non ho segreti con i miei dipendenti visto chi siamo e ciò che facciamo.- gli replicò la Caffettiera
-Yoshimura sai bene, che da quanto ti ho detto, quanto la cosa è molto delicata.- disse Ade.
-Ade non essere melodrammatico.- disse Yoshimura accomodatosi. -Insomma tu temi una cosa particolarmente impossibile per chiunque eccetto te.- proseguì l'uomo. -Tutti i ghoul di Tokyo e dintorni sono stati allertati del pericolo e anche le agenzie anti-ghoul sembrano aver acconsentito un "cessate il fuoco" temporaneo e lungo a sufficienza perchè tu possa fare quanto devi. Il Giappone è nelle tue mani. Lo stesso detective L e i suoi assistenti dicono che il mondo ormai a scatafascio necessita di un dio vero, un dio giustizia e pietà.- disse l'uomo guardando Ade che sembrava aver intuito dove Yoshimura volesse andare a parare.
-Lo sai bene che quel dio non sono io e coloro che lo diffondevano con il giusto zelo hanno fatto tutti o quasi una brutta fine. Chi lo venerebbe ancora nei luoghi dove non è stato ben accetto? Tu lo faresti? E se anche tutta Tokyo adorerebbe un dio vivo, come lo portereste, poi, tra i popoli? - chiese Ade.
-Tu ti fidi di lui?- chiese Yoshimura.
-Perchè non dovrei? L'ho seguito e mi sono lasciato conquistare. Se non fossi io lo professerei subito e senza esitazione, altri dei mi hanno sempre lasciato l'amaro in bocca.- rispose Ade.
-Solo perchè ammetti ciò non vuol dire che tu lo faccia...- Yoshimura stava finendo la frase quando si udì bussare e Ken con Touka, portarono il caffè.
In realtà Ken e Touka avevano origliato per buon parte del discorso, facendosi domande su domande che nemmeno a loro davano l'impressione di essere domande sensate.
Parlare di dei non era il massimo nel momento di crisi che c'era in quel momento ed il fatto poi Ken e Touka avevano un locale sulle loro spalle in assenza di Yoshimoura invogliava i due a voler origliare ancora di più il discorso dei due se la situazione si faceva triste e quasi morta. Ma in quel preciso istante in cui i due ragazzi posarono l'orecchio alla porta, i due si sentirono osservati.
Alle loro spalle una figura di Ade fatta di peli faceva si che i due ragazzi facessero capoccella tra loro, mettendoli sulla difensiva e contro cui non potevano non combattere. La lotta creò trambusto e il trambusto interruppe il colloquio privato tra Ade e Yoshimnura che uscirono per vedere notando i due ragazzi con gli occhi rossi ed appesi a testa in giù come insaccati e in corde di pelo, o meglio di capelli.
-Non ti sembra eccessivo?- disse Yoshimura che non sapeva se ridere o piangere.
Ade sorrise.
-Dipende da cosa hanno sentito, io so che hanno sentito.- disse Ade facendo notare come l'ammasso di capelli aveva appeso i due
-Due mortadelle sarebbero state più obbedienti.- commentò Yoshimura mentre guardava Ade non potendo fare a meno di dargli ragione.
-Cosa sapete ragazzini?- gli disse Ade. Stava cambiando forma sotto i loro occhi rosso sangue e crebbe di pochi centimetri. Gli occhi si fecero rosso sangue e nero. La pelle assunse un colore oscuro e i capelli divennero del colore del sangue secco, le unghie si fecero artigli e denti si accumunarono come i più taglienti dei rasoi tanto da farsi simili a zanne concretizzando le loro paure.
I due ragazzi si guardarono come volendosi chiedere che cosa fare.
-Allora?- fece Ade con voce demoniaca. Dal suo corpo usciva una nebbia che lentamente iniziò a corrodere un po' alla volta tutto la stanza.
Ade non era mai stato un tipo a cui piacevano le mezze misure, e quando doveva minacciare lo faceva in grande stile. Ricordava il primo incontro con Orfeo quando era stato da lui per l'ultima volta a chiedere la libertà di Euridice. Lo aveva minacciato di renderlo una statua di ghiaccio e di collocarlo nella sala del trono di Apollo e che se mai si fosse liberato avrebbe mandato le furie a cercarlo per straziargli le carni, fortunatamente Persefone era stata più clemente di lui.
Yoshimura conosceva quella tortura perchè l'aveva provata per molto tempo per aver ucciso un'ancella consacrata a lui non appena Ade fece il suo ritorno tra gli dei adorati di questo mondo.
-Quello in cui viviamo è un mondo che si è paganizzato più velocemente di quanto non si siano diffusi i culti di Jawè, del Cristo e di Allah. Ed ora guardate cosa le vostre usanze neopagane vi stanno facendo. Non avete più dei da pregare perchè sono troppi e per adorarne uno ne trascurate altri. Per lodare la primogenita figlia di Efesto, la Tecnologia, ed il figlio di Ares, discendente di Ermes, il Denaro, avete smesso di pregare e lodare dei più importanti come la Vita e la Speranza. Caduti nell'errore non avere fatto altro che adorare la morte e i suoi angeli. Stolti, perchè non fate delle vostre vite il libro che tutti vorrebbero leggere o il film che valga la pena vedere? Diventate la musica che agli dei è gradita, e non quelli pagani, a quello vero.- disse Ade mentre ai piedi della creatura da lui generata si creava un buco nero.
Yosshimura non proferì parola. Quando si trattava di prediche Ade era imbattibile, ricordava quando il reverendo Porpora ne aveva commissionata una ad Ade nel suo ultimo soggiorno a Tokyo.
-Yoshimura aiuto.- disse Touka.
-Aiuto? Tu osi chiedere aiuto di fronte a colui che regna sui morti e che ne piega il capo con scettro di diamante e lapidi di gioielli?- le disse Ade.
-Cosa sapete? Parlate per avere salva la vita.- disse Yoshimura senza trapelare emozioni mentre dal mostro si peluria si apriva un pioccolo buco nero che rubò una scarpa a Touka che era concentrata su non far sollevare la gonna.
E Ken che non voleva finire in quella strana sorte di buco nero urlò tutto ciò che sapeva mentre Touka si tirava pizze con la mano in pieno volto. Non credeva che Kaneki, il modo in cui chiamava Ken, fosse così rammollito, però il pensiero che ciò fosse servito a salvarla non potè fare a meno che farla arrossire lievemente.
Una volta a terra i ragazzi, Ade e Yoshimura, rientrano mettendo una strana sorta di draghetto nero e rosso che scrutava i due per non farli origliare.
Touka guardò Kaneki leggermente rossa in volto. -Perchè hai parlato? Non ti importa di sembrare un pollo?- chiese la ragazza.
Ken sorrise. -Il bello della mia umanità è poter fare la scelta giusta anche nel momento sbagliato. Tra morire con te e vivere sapendo che tu mi avresti odiato, io, ho fatto quello che la mia coscienza riteneva meglio. Salvare le nostre vite.- rispose lui scendendo le scale ormai annoiato dal fare la mummia li davanti.
-Ken...- riuscì a dire Touka.
-Si?- chiese il ragazzo voltandosi.
-Niente... solo grazie. E poi dobbiamo rifare il caffè, si è rovesciato tutto.- disse la ragazza. Stava ribollendo nel suo orgoglio e non riusciva a dirgli nulla più di un semplice grazie.
Intanto Ade non sopportava attendere ma il silenzio che Yoshimura aveva osservato.
-Perdona il silenzio mio potente amico.- gli disse l'uomo, nel mentre Ade era tornato alla normalità.
-Non me ne volere se ho esagerato con i ragazzi.- disse Ade, ma Yoshimura si limitò a sorridere.
-Per quanto riguarda la nostra precedente chiacchierata, hai trovato una soluzione?- gli chiese subito Ade.
Yoshimura emise un sospiro come se non fosse soddisfatto della domanda del suo interlocutore.
-Amico mio...- iniziò l'uomo. -...tu non ti reputi degno di nulla perchè tuo fratello ti teme, i tuoi figli ti amano e ti odiano al tempo stresso, tua suocera ti vede come un ciarlatano ed un buffone che ha rilegato la sua prima ed unica sposa a fare tre mesi con lui, eppure ci sono persone che non immagini che riescono ad avere del calore nel cuore anche per te.- gli disse Yoshimura.
-Nessuno che abbia un po' di cervello e di cuore potrebbe mai volermi bene.- disse il dio greco.
Yoshimura guardò il Fiammifero e tacque ancora.
Il silenzio avvolse i due come fossero immersi in un liquido particolarmente denso.
-Se è come dici come saprò che non è un'illusione?- chiese il re dei morti.
-Saprai che non è illusione perchè il cuore, freddo come ghiaccio non potrà restare inerme davanti alle dimostrazioni di affetto di una persona, siano esse per te o per altri. Anche mettersi in movimento verso qualcuno può essere un segno di quella persona verso di noi, vuol dire che ci aspetta e non vede il momento di stare con noi.- gli disse la Caffettiera.
Ade sorrise ma il suo sorriso durò poco perchè un rumore come di lotta si era udito al piano di sotto dell'Anteiku.
-Basta!- tuonò la voce di Ade con forza e scuotendo il terreno che sembrò rendersi morbido come una fetta di pane o un panetto di burro soffice. Tutti caddero in terra al tuonare della sua voce e li restarono fin quando non ebbe il tempo ebbe di fermarsi. Un odore di muffa riempì l'aria ed un uomo vecchio e con una lunga barba si presentò al cospetto di Ade,
-Ade...- disse l'uomo.
-Padre, a che debbo la vostra visita.- chiese il dio greco guardando l'uomo avanti a se ed indentificandolo come Crono.
-Non sono mai stato un buon genitore ma devo farti una richiesta. Salva mi figlia, da quando è venuta al mondo mi ha cambiato il modo di vedere le cose. Te ne prego, non mi giudicare ed esaudisci la mia richiesta.- gli disse l'uomo che sembrava piangere.
Ade tacque. -Come posso sapere che non è un modo per distruggere tutto e tutti come in passato?- chiese Ade.
Crono sorrise.
-Avrei potuto mandarti contro il mio figlio prediletto, Tempus, eppure non l'ho fatto. Ebbene entrambi non siamo mai ceduti al sonno del mondo. Apophis vuole svegliare Gea e farne la sua sposa divina. Perchè ciò non accada non deve esserci opportunità per lei di trovarsi un corpo di donna. Apophis ha designato tre donne. Mia figlia e tua sorellastra, Stella il robot di Efesto, e una terza donna ormai morta da tempo. Nessuno saprà del nostro colloquio figlio mio. Posso fidarmi di te?- chiese il dio antico.
-Datemi modo di riflettere, a suo termine vi chiamerò io.- disse il dio greco guardando il suo divino genitore.
-Per quel che conta, tu sei stato il mio maschio prediletto, in grado di non cedere alle lusinghe del mondo e di dominare il sangue mio che gli scorre in corpo e so che qualsiasi cosa tu sceglierai mi renderai fiero di te come sempre lo sono stato di lei. Se non fosse stato per lei non lo avrei mai capito.- disse il dio sparendo e rimettendo il tempo in movimento.
Ade scoprì poi che Crono aveva scelto di agire facendo si che i due camerieri vedessero un gatto che era entrato la settimana precedente per inseguire un topo e portare scompiglio nel locale.
Yoshimura tacque ma Ade rise di gusto. Sapendo che era tempo di riprendere la sua fida compagna di viaggio e sapendo che era ora di cercare un po' di risposte alle quali solo lui oramai poteva dare risposta ed ignaro che Stella aveva oramai altre domande per lui. Sebbene qulla richiesta avesse messo nel dio greco una serie di domande ulteriori, ora sapeva che Stella era in pericolo.
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