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Il Boss

CAPITOLO SECONDO

"You can fool all the people some of the time, and some of the people all the time,

but you cannot fool all the people all the time."

(Abramo Lincoln)

Raggiungo la segreteria con passo deciso, ecco passare nel corridoio "due calzini". Eh si, "due calzini" è il mio Grande Capo (scritto con le maiuscole perchè qui dentro tutti lo trattano come il Gran Manitù). Ribattezzai il tizio "due calzini" appena arrivato in the house. Utilizzai un nome già sentito in quello che è rimasto il film più famoso di Kevin Costner: "Balla coi lupi". In questo film l'attore chiamava, appunto in questo modo, il lupo che lo seguiva, in quanto l'animale presentava due zampe bianche (simili a calzette) che cozzavano contro il colore brunastro del resto del corpo. Ebbene, anche il Grande Illuminato godeva di questa peculiarità straordinaria. Nella fattispecie, però, l'originalità dell'omuncolo non era dovuta a Madre Natura, bensì al suo pessimo gusto di portare dei calzoni "con l'acqua in casa", che lasciavano intravedere la cattiva qualità dei suoi slavati calzini. Anche vederlo camminare da dietro pareva un omino ridicolo a causa della lunghezza dei suoi pants. "Le ridicule déshonore plus que le déshonneur" (La Rochefoucauld). Eppure l'Illuminato si ergeva nei corridoi guardando tutti dall'alto al basso, con il suo bel capo luccicante (luccicante non per la corona, ma per una vistosa e reale alopecia). Ma che ce voi fà bella mia, quando si è boss tutto è permesso, anche indossare calzoni 10 cm più corti del normale, per mantenere una buona circolazione d'aria tra le reali caviglie. 

Perfino la sua nazionalità la diceva lunga sul suo mega-ego. Quando si presentò all'intera Divisione la prima volta, mi era sembrato alto due metri talmente ispirava una ventata di novità con le sue idee rivoluzionarie, democratiche e alternative. Oggi come oggi, a un anno di distanza, dei due metri di questo gigante non ne è restato più granché, maintenant il ne fait plus que 2 mm... e se continua cosi, tra poco farà la taglia di un globulo rosso...

Come le sue proposte sul fatto della porta sempre aperta, del dialogo continuo, dell'abolizione implicita dei gradi, della collaborazione e dello spirito d'équipe - cazzate elevate al quadrato - che si sono ridotte ai minimi termini mostrando la loro vera faccia: quella di essere state sempre e solo bullshit! Ma per un po' "due calzini" ci aveva fatto mangiare la foglia. Come diceva la famosa frase di Abraham Lincoln: "You can fool all the people some of the time, and some of the people all the time, but you cannot fool all the people all the time".

Bhe, il nostro boss è andato avanti "some of the time" durato per alcuni suoi subordinati qualche mese e per altri... un bel po' di più. E si, perche' gli uomini che occupano posizioni di livello cosi alto sono, prima di tutto, dei grandi attori (con tutto il rispetto a chi quel mestiere lo fa per davvero). Ma lui era di un'altra pasta. Egocentrista, ambizioso, e narcisista fino al midollo!

Mi ricordo la prima volta che apparve una sua intervista filmata sul sito internet dell'OI. Il responsabile del web ci mise al corrente che il link di "due calzini" (chiaramente lui non lo chiamava cosi, ma si esprimeva in modo deferente e ossequioso al riguardo) era stato cliccato almeno 200 volte in pochi giorni. Mi rammento come, ad un tratto, si levò dal fondo della sala una vocina in inglese che disse con l'aplomb che solo i British possono avere: "Maybe it was clicked 200 times by the same person". La vocina aveva visto giusto. Non a caso tutti i presenti al meeting (al quale il Grande Manitù chiaramente non partecipava) scoppiarono in una fragorosa risata. Che ci fossimo tutti letti nel pensiero? Io a dire la verità, al fatto che fosse sempre Sua Divinità ad aver cliccato sulla famosa intervista per vedersi e rivedersi, non ci avevo proprio pensato. Per me era ancora il periodo di "fool the people some of the time", quindi mi ritrovavo ancora anestetizzata dalle sue spettacolari idee di uguaglianza e di collaborazione proficua tra i gradi.

Però fu da quel momento che cominciai anch'io ad aprire gli occhi, e a vederlo per quello che era: ossia un individuo insignificante, per di più calvo, che faceva discorsi disastrosamente pallosi e catalettici, vestito sempre con dei ridicoli calzoni che non arrivano alla caviglia, e che lasciavano vedere la cosa meno sexy in un uomo: i suoi calzini. Quei due buffi pezzi di stoffa male assortiti, ridicolizzavano fino alle lacrime l'apparizione del Gran Manitù nel corridoio. Ancora oggi mi chiedo se camminava cosi perchè da piccolo, poverino, gli avevano infilato un bastone nel didietro, oppure se la sua postura era dovuta ad una innata posizione da gallo di combattimento, sempre pronto a mostrare la sua supremazia nel pollaio. E me lo sto chiedendo anche adesso, mentre vedo l'omuncolo raggiungere con baldanza, e con i due calzini in bella mostra, il nostro caro wc, per arrivare nel luogo dove potrà soulager il suo pisello in taglia ridotta (apro parentesi: e se lo avesse grande? Anzi gigantesco? Bhe in quel caso l'espressione "testa di ..." gli starebbe a pennello!).

Vado avanti e penso solo a raggiungere in fretta la Segreteria prima di andare al caffè con Marianne. Sto aspettando un documento e se non me ne occupo questo pomeriggio, mi ritrovo nella merda. Ma guarda strada facendo chi incontro? Il nostro postino interno. Uno vero spasso. E' nato in Italia ma vive a Parigi da almeno 50 anni. E' sempre di buon umore e sempre ben vestito. Eh si, pare che esista giustamente una blague a questo proposito, che suona più o meno cosi: "se nei corridoi della maison vedi un uomo mal vestito, quello e' quasi sicuramente un manager tedesco. Se invece incroci un uomo elegante, stai pur certo di aver visto un commesso italiano". Insomma blagues à part nei confronti dei tedeschi (che a dire il vero qui dentro si abbigliano benino): la classe non è acqua, punto e basta. Ebbene, il nostro Rosario di classe ne ha da vendere. Eppoi è sempre di buon umore, pronto a scambiare simpaticamente due parole con le persone che incontra. Sempre garbato e a puntino, consegna la posta come se si trattasse di dispacci reali. Pacchi pesanti da smistare, carrelli pieni di carta da tirare, quintali di lettere da consegnare. Ma lui il suo lavoro lo prende sul serio, e forse perfino le sue mani nodose lo confermano, con quell'artrite che gli schiaccia le ossa. Ciò nonostante non ricordo di averlo mai visto malato. Eppoi dicono che noi italiani siamo degli scansafatiche. Accidenti a tutti questi stereotipi che ci hanno cucito addosso nel passato! Lui si che ne avrebbe di cose da raccontare sulla OI. Una volta mi disse che mi avrebbe scritto una lista con tutte le "magouilles stile Dallas" che ha visto in tutti questi anni. "Poi Laura, cerchi di tirarci fuori una pièce come sai fare tu", aggiunse, guardandomi furbescamente negli occhi. "La vita è un teatro", continuava Rosario. "E tu, Laura, che ruolo ti sei scelta?" Cosa potevo rispondere a quel signore cosi gentile, cosi filosofo e cosi diretto da porti una domanda di quelle che ti spiazzano? Avrei forse potuto confessargli, cosi, nei corridoi del Grande Fratello, che avevo sbagliato audizione, che mi avevano affidato un ruolo che non mi apparteneva e che non ero capace di uscire dal gioco, nè ritirandomi educatamente, nè tantomeno sbattendo la porta?

Gli sorrido, ma mi sento depressa.

Il documento che aspetto non è ancora arrivato. Mi avvio alla caffetteria con un peso sullo stomaco, devo polpettizzare quest'ansia che mi brucia dentro. L'autoanalisi potrebbe essere un buon esercizio. Guardo intorno a me, e vorrei poter convincere il mio io più profondo che questa è la mia vita, che questi corridoi sono la mia casa e che questa gente è la mia famiglia. Ma mi propino solo stronzate. Voglio prendere in giro solo me stessa. Cerco di embobiner uno tosto, come il mio subconscio, quando non riesco nemmeno a farla franca sul mio io in superficie? Lo so benissimo che questa non è l'esistenza che avrei voluto. Lo so benissimo che questa non è la mia casa, ma soprattutto so perfettamente che questi sfigati (tra i quali mi ci metto) non sono la mia famiglia. Ma chi volevo intortare in tutti questi anni? Stando tra queste mura mi vedo precocemente invecchiata dentro. Sento all'interno di me un terrificante e inevitabile declino dell'intelligenza. Non voglio ridurmi come alcuni funzionari somnambuliques a reggere lo strascico di maleducati kapò, e non voglio nemmeno diventare un'impiegata di pongo, pronta a cambiare forma secondo gli umori del manipolatore di turno.

Di capi-dittatori che tritano la salute fisica e mentale della gente, frullando i sogni professionali dei loro subalterni, ne ho visti passare diversi.

Di capi che si atteggiano a veri e propri pascià seduti sulla poltrona mentre gli altri gli fanno aria con la foglia di palma, ne ho visti passare anche molti di più...

Tanti... Troppi... Non di rado si possono riconoscere questi "infallibili" da come camminano nei corridoi, come sospesi tra l'umano e il divino. Altro che palme dei miei stivali. Ma lo sanno che l'olio di palma non fa bene al cuore???

Ricordo che una volta Raul, un collega di un'altra divisione, aveva tenuto la porta a uno di questi merdosi individui, salutandolo ossequiosamente. Il "puzzone" in questione, che tra l'altro non sapeva davvero di fragranza di fiorellino, era passato senza degnare Raul di uno sguardo, senza il minimo cenno di ringraziamento o di saluto (che eresia l'averlo solo pensato!). Il collega, con quel suo bel musino da fido, mi disse scuotendo la testa in segno di rassegnazione, che quello era il suo capo diretto. E aggiunse anche: on voit bien qu'il est un chef, il ne me dit même pas bonjour. Raul sapeva di essere dalla parte dei "perdenti", e quel concetto gli veniva ribadito ogni volta che sbatteva il naso contro un comportamento del genere. Se non erro si dice che i genitori abbiano un ruolo fondamentale nella vita psichica dei futuri nevrotici, ma dalla mia personale esperienza aggiungerei che anche i capi al lavoro, assolvono tale compito meravigliosamente...

Arrivo alla cafèt' appesantita da questi pensieri. Quasi, quasi non mi accorgo che budggiando con il pass, il giovane portiere mi sta radiografando dalle spalle in giù. Peccato che il bambaccione non mi faccia uno scanner cerebrale, magari si accorgerebbe che ho anche un cervello.

Il servizio di portineria è una macchietta sotto ogni punto di vista. Mai visto un "puttanamento" (come direbbe mia madre) più pourri di questo. E non solo dal punto di vista sessuale. Tutta brava gente, per carità, ma esistono dei casi particolari che fanno di questo servizio uno dei più "Dallassiani" della storia dell'organizzazione. Grosso modo ci sono tra i nostri guardiani almeno quattro categorie di persone. La categoria "neutra" è quella dell'individuo che fa il suo lavoro, con più o mena passione, come tutti quanti. Poi, però, emerge anche la prima categoria "speciale": quella del predatore sessuale, non in senso criminale in senso stretto beninteso. C'è, inoltre, quella del "depresso cronico". E infine, last but not least, c'è quella del "ficcanasone". Devo ammettere che le ultime tre non sono niente male... In tutte le categorie professionali esistono queste tipologie ma anche personaggi shakerati, capaci di jongler i tre prototipi in maniera magistrale. Però a me piacciono di più quelli autentici. Quelli che, una volta individuati i perimetri, non si schiodano dalla propria categoria nemmeno se li paghi.

La prima categoria speciale, la si ritrova un po' ovunque nei posti di lavoro. A volte mascherati da capi irreprensibili e mariti devoti, a volte eloquenti tombeurs, e altrettante volte esplicitamente figli d'androcchia! A me sono capitati i due ultimi tipi. Non ricordo, ad essere onesta, di essere mai stata molestata con allusioni, o altro, da persone di altissimo grado, ma qualcuno di livello intermedio ci ha sicuramente provato. Forse non sono la giusta cible per gli uomini che occupano posizioni professionali a certi livelli. Forse questi tizi cosi alti nella scala gerarchica non ammettono la parola rifiuto nel loro vocabolario, e rimangono codardamente intimoriti da una che sorride sempre a tutti... ma che ha la faccia di una che non la molla. O forse ho semplicemente e utopicamente incontrato degli esseri umani di levatura superiore, che non pensano al sesso ogni due minuti terreni come scrivono le statistiche.

Fatto sta che, invece, di affascinanti tombeurs, e di androcchi's sons ne ho incrociati pas mal. Mi ricordo di uno con quattro figli che ogni volta che mi incontrava nel corridoio mi radiografava... anche l'anima. Una volta mi ha pure telefonato per chiedermi di prendere un cafè con lui. L'ho rimesso al suo posto dicendo che poteva chiamare anche mio marito e saremmo stati lieti di approfondire la sua conoscenza. Mi ringraziò a denti stretti. Ergo, non mi chiamò più. Qui lo chiamano "death gas" a causa del suo alito cattivo. A dire il vero fortunatamente non ho avuto la possibilità di appurare con mano (anzi, con naso), la veridicità dei bruits de couloir. Però non so per quale strana ragione, quel tizio ha una faccia tale, che la diceria potrebbe tranquillamente starci.

Oh, ma guarda un po' chi vedo dietro il vetro dell'altro gabbiotto: il nostro caro gerontofilo. Non ricordo il suo nome, ma ricordo la sua mania verso le sessantenni. Una mia conoscente, Georgette, aveva avuto una storiella con lui. Durata il tempo di farsela (da entrambi i lati) e di guidare la sua Maserati (quella di Georgette chiaramente). Trent'anni di differenza non sono uno scherzo. Lei gli aveva fatto anche dono di un anello, ma alla fine gli aveva chiesto la restituzione dello stesso (avvenuta squallidamente in un parcheggio), perchè va bene essere stata fottuta, ma anche lasciargli mille euro in oro, quella era un'altra cosa. Lui, invece, di souvenirs gliene aveva lasciato almeno uno: un bell'ematoma sulla coscia destra, dovuto alla pressione del suo peso su di lei, sopra un vecchio tavolo stipato dentro il garage (farlo sulla Maserati a mio parere sarebbe stato meglio, ma come giustifichi all'assicurazione dei colpi sul cofano???). Ma copine ne aveva avute di storie strane, come questa. Il suo bisogno di essere amata, anche solo per una notte, le faceva accettare queste "one night stands", e perchè no? Anche un bel livido, ricordo della foga durante la passione. 

Al mio passaggio, il gerontofilo aveva chinato lievemente la testa in segno di saluto. Chissà se sapeva... che anche io sapevo. Chissà se gliene importava, poi, che la gente sapesse. Nonostante il progresso scientifico dell'ultimo secolo, in altri campi gli esseri umani sono rimasti molto indietro. E qui la latitudine nel globo, o la religione non c'entra. In situazioni sessuali come questa, il maschio risulta sempre lo stallone vincente, la donna invece ricopre il ruolo della prostituta. Categoria che, a un'amica di Georgette di nome Linda, era stata già affibiata come il marchio sul pelo di una vacca, a causa dei gusti sessuali del suo ex compagno: Luc il perverso.

E qui bisogna aprire una parentesi. Che il disgraziato del suo ex amasse le partouses era cosa appurata. Pero' la povera Linda non le aveva mai approvate, e a suo dire, nemmeno lontanamente provate. Eppure lei, dichiaratamente innocente su tutti i fronti, godeva ancora di questa fama. Comunque, nel caso di Luc, vero o non vero, aveva proprio l'aria di uno stronzo! Uno di quelli che non si abbassano a chiedere mai, che comandano, che bacchettano, e che ci godono mentre lo fanno. Un vrai sadique, quoi! Quando passa nei corridoi (eh si, perchè anche lui lavora qui) con la sua capigliatura rossa al vento, e un'innata aria di regale protervia, sembra sempre un generale che attende il saluto dai suoi subalterni. Mai che " Red" il rosso ti tenga la porta, anche quando sei attaccato al suo culo come una mosca. Niente da fare. Lui passa baldanzoso, e chi si trova dietro si arrangia. In caffetteria Luc il perverso, si ritrova spesso con dei suo cari "compagni di merende". Sempre gli stessi, sempre gli stessi guardi allupati, e sicuramente... sempre le stesse battute da bar dei bassifondi. E immancabilmente se la ridono guardando quella o quello. Contenti loro... Una volta Linda mi confido' (confidare è una parola grossa per chi, come lei, non sapeva tenere un segreto) che gli amici di Red mi avevano battezzato in un modo elegante (forse per rispetto alla mia, pur superficiale, amicizia con lei). Fatto sta che mi riferi il titolo che usavano nei miei confronti, e guarda a caso si trattava di un animale: "gazelle", mi disse. Ricordo che le chiesi il motivo, e lei mi rispose: "mais pour tes longues jambes, ma belle!" Lusingarmi, no non poteva lusingarmi una parola uscita da quelle bocche viscidose, pero' l'immagine della gazzella non mi dispiaceva del tutto.

Il portinaio gerontofilo, intanto, sembrava cercare con gli occhi la persona che io stavo aspettando, installata com'ero, proprio a qualche passo dal suo gabbiotto. Il pischelletto friggeva. Aveva forse paura che il mio caffè del mattino fosse previsto in compagnia dell'allegra nonnetta con la quale si era fottutamente divertito mesi prima? Eh si, perchè dopo l'avventura con Mrs Plop, il ragazzetto si era guardato bene dal trovarsi faccia a faccia con Georgette. Evitarla era la parola d'ordine, e si sa, le guardie seguono sempre gli ordini. Non a caso la storia che circolava sul "caso del vomito", riguardava pure un ordine o no?

Mentre aspetto Marianne, sorrido al ricordo di cio' che uno degli anziani custodi mi aveva raccontato al riguardo. 'Sto fatto del vomito mi aveva, già all'epoca, talmente colpito, che se non fosse stato raccontato da fonte sicura, non ci avrei creduto. Pare che un giovane avesse accettato la scomessa di suo superiore: avrebbe dovuto mostrare che sapeva fare l'amore anche dopo una sbronza magistrale. In pratica, doveva essere in grado di soddisfare la sua ragazza in una certa posizione, dopo aver bevuto almeno dieci bottiglie di birra alla festa del loro dipartimento. In caso di riuscita, avrebbe provato il fatto che i suo controlli fisici e neuronali erano ancora efficienti, anche in caso di un tasso alcolico fuori dalla norma. Ne avrebbe guadagnato anche il suo caro SP (System Performance). Eh si sa... gli ordini sono ordini anche in fatto di un altro SP (Sexual Performance). Morale della favola, il giovane era riuscito a vincere la scommessa, ma pare che durante l'atto conclusivo, lo sforzo sovrumano gli avesse scosso perfino le budella, facendo risalire ogni millilitro di birra (e cibo annesso) fino alla gola del povero martire. Quest'ultimo, non riuscendo a trattenere il bolo (trasformato già in chimo) delle dieci divine birre e compagnia bella, fu costretto a riversarlo, poco cavalleristicamente, sulla schiena dell'ignara puledra, pardon... figliola. L'anziano portiere che mi aveva raccontato il fatto, aveva utilizzato la parola "animale" per descrivere questo comportamento. Per il fatto di aver accettato la scommessa, per il fatto di averla vinta cosi ingloriosamente, ma soprattutto per il fatto di aver raccontato fieramente il tutto nei minimi e più intimi dettagli ad una ciurma di allupati e pidocchiosi zozzoni. Cabrones...

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