Recensione - Una (fortunata) Serie di Sfortunati Eventi
Credo di essere venuta a contatto per la prima volta con questa serie nell'estate del 2011, quando insieme ai miei zii ero in vacanza a Barcellona. Zio, che devo ringraziare per aver sempre alimentato e sostenuto la mia passione per i libri essendo anche lui un bookaholic, aveva messo in valigia un paio di volumi; ricordo in particolare il dodicesimo, Il Penultimo Pericolo. Lo stesso zio mi aveva già citato in precedenza la saga, ma non l'ho mai letta finché non ho finito la prima stagione dello show Netflix, quindi intorno al 2017.
Mi sono pentita di essermici avvicinata così "tardi"? Forse. Di sicuro così facendo non posso considerarla un monumento della mia infanzia come sono Harry Potter o Percy Jackson, ma dall'altro lato sono contenta di aver avuto poco meno di una decina di anni in più sulle spalle quando ho aperto il primo libro.
Sì, perché – a farla breve – dietro la facciata fuorviante di una serie destinata a un target di età piuttosto basso si nascondono diversi significati allegorici che ruotano tutti intorno a un unico, grande tema alla base dell'intera saga: l'incapacità (vera o simulata) degli adulti di riconoscere gli abusi perpetrati sui bambini.
Infatti i piccoli Violet, Klaus e Sunny Baudelaire, rispettivamente (all'inizio della storia) di quattordici, dodici e un anno, rimasti orfani in seguito all'incendio della loro casa, vengono affidati alle cure del crudele conte Olaf, un attore squattrinato che brama l'ingente somma contenuta nelle casse dei genitori Baudelaire. Da qui ha, appunto, origine la "Serie di Sfortunati Eventi", che vede gli orfani passare da un tutore a un altro cercando di sfuggire alle grinfie di Olaf, pronto a fare di tutto – assurdi travestimenti, loschi piani e brutali omicidi compresi – pur di mettere le sue sporche mani sulla loro immensa eredità. Il settimo libro, Il Vile Villaggio, centro ideale della narrazione perché preceduto e seguito da sei volumi (in totale ne sono tredici, il numero sfortunato per eccellenza; anche i capitoli sono sempre tredici tranne che ne La Fine, dove un ultimo capitolo con funzione di epilogo spezza la funesta continuità), segna un cambiamento nelle vicende dei Baudelaire: per la prima volta i bambini sperimentano in maniera ancora più diretta l'ingiustizia del mondo – sarebbe uno spoiler troppo grande spiegare il motivo – e dal libro successivo in poi devono cavarsela da soli, senza tutori o figure di riferimento adulte (che restino vive, s'intende). Gli orfani pian piano capiranno che il male e il bene non sono concetti astratti e separati come il bianco e il nero ma che in mezzo a loro esistono infinite sfumature, e impareranno che una persona non ha necessità di essere o buona o cattiva, perché l'essere umano è nato libero e responsabile delle proprie scelte, siano esse votate a una causa nobile o meno.
Aggiungiamo all'insalata l'esistenza di una società segreta che comunica attraverso oscuri codici e ambigui riferimenti letterari – cosa che sottolinea l'importanza e il valore che la cultura assume nella buona educazione dell'individuo – e il gioco è fatto: abbiamo un prodotto intelligente, avvincente, ricco di colpi di scena e portatore di un profondo messaggio etico-morale. Alla faccia dei libri per bambini.
Dei suddetti riferimenti letterari, questi sono quelli che ricordo a memoria (ma basta aprire la Wiki ufficiale e ne troverete a vagonate):
• Il cognome degli orfani è lo stesso del poeta Charles (Baudelaire, appunto).
• Baudelaire è autore della raccolta Les Fleurs du Mal. Uno dei serpenti dello zio Monty, nel secondo libro, è il Mamba du Mal.
• Un altro serpente è il Serpente Lupo della Virginia, in inglese Virginian Wolfsnake, un chiaro pun per indicare Virginia Woolf.
• Spiaggia Salmastra (Briny Beach), dove si apre il primo libro, rimanda a una poesia di Lewis Carroll: "O Oysters, come and walk with us!" | The Walrus did beseech. | A pleasant walk, a pleasant talk, | Along the briny beach.
• Nel terzo libro v'è l'Uragano Herman, dall'autore di Moby Dick Herman Melville.
• Una foto di Herman Melville è presente sulle uniformi del sottomarino Queequeg dell'undicesimo libro.
• La dottoressa Georgina Orwell, del quarto libro, è chiaramente la declinazione femminile di George Orwell. Georgina è un'optometrista, cosa che ricorda l'occhio onnivedente del Grande Fratello di 1984.
• La ballerina Isadora Duncan dà il nome a Isadora e Duncan Pantano (Quagmire nell'originale), incontrati per la prima volta nel quinto libro.
• Sempre nel quinto libro troviamo il violinista Nero: rammentiamo la leggenda secondo la quale l'imperatore Nerone abbia suonato la lira mentre Roma bruciava.
• Nel sesto libro, ambientato in un villaggio strapieno di corvi, c'è l'albero Maipiù (Nevermore): è la parola pronunciata dal corvo nell'omonima poesia di Edgar Allan Poe.
• Parlando di Poe, il signor Poe è il banchiere incaricato di occuparsi delle finanze dei Baudelaire. Il suo nome, Arthur, deriva dalla Storia di Arthur Gordon Pym, scritta per l'appunto da Poe. Arthur Poe ha una forte tosse: difatti Edgar Allan Poe è morto di tubercolosi.
• I figli del signor Poe sono Edgar e Albert; laddove Edgar potrebbe essere ancora un omaggio al famoso autore di fine Ottocento, la presenza di Albert fa pensare che ci si riferisca al poeta Edgar Albert Guest.
• Nell'ottavo libro, i Baudelaire si ritrovano all'Ospedale Heimlich: Heimlich è l'inventore dell'omonima manovra salvavita.
• Nello stesso libro, Klaus si traveste da medico e assume come nome quello di dottor Faust, come il personaggio delle opere di Marlowe e Goethe.
• Buona parte dell'ultimo libro ricalca La Tempesta di Shakespeare.
• Il nome della donna amata da Lemony Snicket – autore e narratore della serie – è Beatrice. Due parole: Dante Alighieri.
Al di là delle informazioni spoiler-free, ogni libro è meritevole di un'analisi a sé che ne evidenzi il livello simbolico-metaforico e ne spieghi gli sviluppi della trama: rinnovo di conseguenza l'invito a spulciare la Wiki ufficiale.
In generale, ritengo Una Serie di Sfortunati Eventi – e non intendo solo i libri o solo lo show Netflix, ma entrambi – un ottimo prodotto, sia a livello strettamente stilistico che per quanto concerne il contenuto. La sua semplicità cela una fitta rete di intrecci di trama e di messaggio, la narrazione di Snicket è carica di ironia tragica ma fa ridere da matti e non mancano neanche le coppie da shippare. Insomma, bella roba.
Nulla, spero di essere riuscita nel mio intento e di avervi incuriositi! Fatemi sapere cosa ne pensate della mia recensione – se vi è piaciuto il modo in cui l'ho impostata, se avreste preferito o vi foste aspettati qualcosa di diverso – e se pensate che debba andare avanti con altri pezzi; nel frattempo vi saluto!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro