ו Capitolo 1 •×
Nessuno può tornare indietro e ricominciare da capo, ma chiunque può andare avanti e decidere il finale.
(Karl Barth)
*.*.*.*.*.*.*.*
La luna risprendeva accompagnata da poche stelle luccicanti nel cielo oscuro e privo di nuvole, il vento era calmo anche se a volte si potevano notare poche e disgraziate foglie svolazzare qua e là senza sosta, fin quando venivano spinte tra le braccia di altre foglie che le aiutavano a fermarsi.
Per le strade non c'era più nessuno nonostante ciò accadesse anche alla luce del sole.
Si vedevano raramente persone camminare per le vie, i soliti gruppetti di bambini che giocavano e correvano per tutte le direzioni erano veramente pochi e neanche le auto di passaggio, provenienti da altri paesi, percorrevano quelle strade ormai abbandonate.
Quella sera perà si scoprì essere diversa dalle altre. Un rumore lontano si faceva sempre più acuto e distinto, si potevano udire ruote sfregare sull'asfalto e il rombo fastidioso di un motore.
Delle luci abbaglianti illuminavano la strada mostrando le tante crepe terrene nascoste dal buio che si intrecciavano l'una all'altra senza mai smettere.
Un automobile gialla si fermò di fronte a un gigantesco cancello nero e robusto. Foglie dorate e filamenti argenti si aggrovigliavano attorno alle sbarre lucide, mentre pietre luccicanti di colori tendenti al verde ed al rosso erano incastonate in alcuni spazi. Questi incroci andavano pian piano a rangiungere il centro e a formare due lettere: una P e leggermente più staccata una H st-ilizzate.
Il portone scricchiolò all'apertura, lasciando così passare la piccola automobile che continuò per la via fino a fermarsi di fronte ad un'immensa struttura.
Delle grigie scalinate portavano ad un giardino grande e curato, ricco di siepi e fiori che si estendeva per qualche metro fino a delle arcate che formavano corridoi esterni proprio davanti all'entrata principale dell'edificio.
Si trovavano rovi di rose bianche e rosse che si arrampicavano lungo le colonne marmoree, decorandole e facendole sembrare più belle e chiare.
Al centro si erigeva una fontana grigia di angeli con armoniche cetre che faceva scorrere al suo interno acqua limpida e cristallina.
Lo sportello del guidatore si aprì ed un uomo tozzo e zoppo ne uscì immediatamente. La barba grigia lunga e i capelli bianchi dimostravano la sua vecchiaia, mentre piccole rughe solcavano la sua fronte e occhiaie profonde rivelavano l'insogna recatagli dal lavoro stancante.
Dalle scale intanto scendeva un secondo uomo ma più curato del primo e dall'aspetto più giovanile e raffinato: indossava un vestito grigio elegante accompagnato da una cravatta del medesimo colore e delle scarpe nere lucide, i capelli biondi chiari invece erano tirati indietro ad eccezione di alcune ciocche ribelli che ricadevano sulla fronte.
Camminava con passi lenti ma decisi, con la mano destra dentro la tasca e l'altra che sistemava il colletto della camicia bianca.
Il suo sguardo era puntato sulla vettura ferma, cercando di scrutare la figura minuta che si trovava ancora all'interno. Non appena fu abbastanza vicino con la mano libera strinse la maniglia dello sportello e lo aprì.
La luce delle lanterne poste lungo le larghe scalinate attenuavano l'oscurità che incombeva, illuminando così due occhi grigi magnetici circondati da lunghe ciglia nere.
"Ecco le valigie, spero facciate in fretta, dovrei ripartire" proferì in modo alquanto sgorbutico l'anziano poggiando le borse a terra e rialzandosi per osservare il giovane ancora piegato verso la macchina.
Dalla vettura spuntarono due stivaletti neri in pelle, decorati con diverse borchie, poi la persona ancora seduta si alzò rivelandosi agli occhi nocciola del biondo che la osservava quasi incantato con un leggero sorriso stampato sulle sottili labbra rosa.
Una deliziosa ragazza si era esposta agli sguardi indagatori delle due presenze vicine:
dei lunghi capelli rossicci, le incorniciavano il viso roseo, facendo ancor più risaltare le labbra rosse e carnose che esprimevano una smorfia di imbarazzo e il naso leggermente all'insù. I suoi occhi erano seducenti e magnifici, nonostante incutessero disagio, mentre le ciglia lunghe li rendevano ancora più graziosi ed intriganti.
Indossava una maglietta nera decorata con fiori stilizzati abbinata a dei pantaloni bianchi ed una giacchetta di pelle del medesimo colore. Era abbastanza minuta ma esternava una bellezza incredibile.
"Lei deve essere la signorina Hestia Nesea Gray" disse l'uomo di fronte a lei prendendole la mano e portandola alle labbra in modo gentile, ma quando la baciò gli sembrò subito che la sua pelle fosse troppo calda.
La fanciulla continuava a guardare ogni suo minimo movimento senza emettere neanche un suono, muovendo solamente il capo per annuire alla richieta appena fattagli.
"Le do il benvenuto all'High Academy, il mio nome è Fredrick Cluson e sono il preside della scuola" continuò lasciandole la mano e non staccando nemmeno un secondo gli occhi dai suoi.
Nessuno parlò più, neanche il conducente che sembrava alquanto adirato dal loro comportamento indifferente e sbatteva il piede come per farsi sentire.
Passarono alcuni secondi quando il giovane si girò verso di lui "Grazie del suo aiuto, questo è il denaro che le devo" disse allungando la mano in cui aveva la somma.
L'anziano la prese e non poté che spalancare gli occhi quando si rese conto che gli era stato dato il doppio di quanto gli spettava, ma non disse niente e si avvicinò alla portiera del guidatore ancora aperta: avaro com'era non si sarebbe mai lasciato scappare un caso del genere.
"Arrivederci" salutò entrambi e senza aspettare una loro risposta salì sull'auto e dopo aver controllato che anche l'altra portiera fosse stata chiusa, partì.
Gli occhi grigi della ragazza si incatenarono con la macchina che piano piano si allontanava, finché non sparì nella curva dietro il portone. Per un secondò sperò tornasse indietro per riportarla da dove era venuta e salvarla da quel nuovo mondo a lei del tutto ignaro.
Le sue mani erano strette alle maniche di una borsa bordeaux un po' rovinata che sembrava essere stata riempita fino all'orlo a causa del suo gonfiore e la stringeva così tanto che le nocche erano bianche come la neve.
La sua attenzione però fu attirata dalla figura che si protraeva verso le valigie alzandole senza sforzo.
"Venga le mostro il complesso" e detto questo incominciò a salire le scalinate di pietra seguito dalla rossa.
Non osava alzare gli occhi da terra:
non avrebbe mai voluto essere in quel posto così estraneo, non le piacevano i cambiamenti soprattutto uno così grande.
Le mancava già la sua città e le sue cose, come avrebbe fatto ora? Aveva portato alcuni oggetti certo, ma non sarebbe mai stata la stessa cosa.
Nessuno si interessava di quello che pensava lei. Venivano prese delle decisioni senza chiederle il consenso, come fosse una bambina, e quello che stava accadendo in quel momento ne era la prova.
"Questo è l'atrio principale" la riscosse dai suoi pensieri la voce profonda del biondino ora accanto a lei che cercava di osservare ogni sua reazione.
Alzò il capo e rimase basita alla vista di un giardino così rigoglioso e bello, delle basse siepi formavano larghi sentieri che portavano ad ogni direzione, come se fosse stato un labirinto, e fiori di tutti i colori vivacizzavano il prato decorato dalla fontana grigia.
"Le piace?" guardò la persona vicino a sé con occhi scintillanti di apprezzamento. Annuì solamente rivolgendo poi lo sguardo di nuovo al paradiso di fronte a se.
L'uomo la fissava beato ma allo stesso tempo confuso, non capiva come mai non avesse ancora pronunciato parola, era rimasta fino a quel momento muta, limitandosi solo ad annuire con il capo.
Continuarono il loro cammino percorrendo il sentiero dritto che portava all'ingresso principale dell'accademia, mentre il giovane lanciava occhiatine verso di lei che ammirava ancora basita la bellezza del luogo.
Si ritrovarono così davanti ad una grande porta a due ante, era fatta di un legno antico molto scuro su cui erano stati incisi disegni di cerchi uniti ad altre figure geometriche, le maniglie anch'esse erano molto vecchie ma sembravano ancora funzionanti.
L'accompagnatore bussò piano e dopo pochi secondi la porta si aprì silenziosamente. Sulla soglia si trovava una donna molto alta anche lei elegante che indossava una gonna rossa lunga e stretta abbinata ad una camicia bianca ed una giacca anch'essa di quel colore.
Quando Maia si ritrovò di fronte a lei non poté far a meno di puntare il suo sguardo sulla sua sinuosa figura. A parer suo era una donna davvero bella, i capelli biondo scuro stavano d'incanto sulla sua carnagione leggermente olivastra e gli occhi verdi le davano un senso di serenità.
Però le sembrò strana: la sua presenza la redeva incapace di ragionare lucidamente, il suo sguardo era irresistibile e la invitava a continuare a studiarla. Era come una calamita.
"Signorina Gray, piacere io sono Isabel Ross la Preside della Phoenix Accademy" sollevò la mano verso la ragazzina che non sapendo cosa fare la osservò ancora.
La donna rimase interdetta e fu costretta a ritirarla, ma nonostante ciò le sue labbra si aprirono in un sorriso sornione, "Spero lei passi un buon soggiorno qui all'High Academy" detto ciò lasciò uno sguardo d'intesa all'uomo dietro di lei ed uscì.
Non passò molto tempo che ricominciò la loro visita guidata "Per di qua" indicò una stradina riprendendo così a camminare.
"Questo è il corridoio principale, più avanti c'è il soggiorno dove i ragazzi si possono rilassare" continuò la sua spiegazione "superato questo soggiorno, come vede lì a destra si trova l'entrata per la mensa mentre a sinistra il corridoio che porta alle classi"
I corridoi erano davvero larghi e tutto era fatto in mattoni e legno antico. Era tutto splendido, i divani, le poltrone, i tavoli della mensa, i lampadari in vetro colorato, le classi ampie e piene di banchi, le finestre giganti, ma la Nesea non gli dava tanta attenzione anzi sembrava trovarsi nel suo mondo, non ascoltava nemmeno più quella voce profonda che prima aveva definito attraente.
"Per di qua ci sono le scale che portano alle sale per i diversi studi artistici" indicò, dopo essere entrati in un'altra grande sala, delle ampie scale in marmo che si dividevano a destra e sinistra proseguendo ai piani superiori.
"Mentre i dormitori si trovano nell'edificio accanto all'accademia" e così uscirono sempre portando le borse a loro seguito.
Teneva ancora la testa china con i suoi occhi profondi fissi a terra e pensava costantemente a quella donna con cui si era scontrata poco tempo prima. Le aveva lasciato un qualcosa dentro che non riusciva a comprendere. L'aveva destabilizzata e questo non le accadeva spesso.
Le immagini della sua figura elegante le apparvero nuovamente davanti agli occhi e si interrogò sul significato di quello sguardo che aveva lanciato alla sua guida, come se avesse cercato di fargli capire qualcosa che non poteva dire con lei presente.
Entrarono all'interno del dormitorio già buio e silenzioso, camminarono sul legno chiaro con passi leggeri cercando di non far rumore, nonostante a volte si sentivano le valigie scontrarsi l'una con l'altra, finchè non si fermarono davanti ad una stretta porta.
"Questa sarà la sua stanza,signorina Hestia. Ha una compagna che è stata già informata del suo arrivo. Starà sicurameramente dormendo in questo momento, perciò le conviene non fare troppo rumore." disse poggiando lentamente le borse a terra.
"Domani mattina alle otto e mezza incominceranno le lezioni. Si ricordi che lei si trova nella sezione D. Nel pomeriggio la sua compagna le farà fare un ulteriore giro delle strutture che non abbiamo visitato" continuò per poi bloccarsi con aria pensierosa, come se stesse cercando di ricordare cos'altro dovesse dire.
Nesea intanto lo osservava con sguardo torvo: la infastidiva essere chiamata con quel nome, le riportava a galla brutte sensazioni e ricordi. Lei lo odiava, come odiava se stessa per i sentimenti provati che continuavano a tormentarla da anni ormai.
Continuavano a ripeterle che con il tempo il dolore si sarebbe affievolito, ma non era così: anzi le sembrava avvenisse l'inverso di tutto ciò. Si sentiva persa.
Ancora immersa nei pensieri riportò lo sguardo sul Preside Fredrick e rimase interdetta quando scorse una smorfia di malumore sul suo viso.
Che stesse anche lui pensando alla sua vita qua all'Accademia? Forse non gli piaceva?
Oppure era di malumore perchè si era ricordato di qualche compito importante non ancora eseguito?
Non terminò le sue supposizioni che l'uomo parlò:
"Le auguro Buona Notte e spero sarà di suo gradimento questa sua nuova avventura, Signorina Nesea"detto questo si allontanò scomparendo dopo poco nel buio del corridoio, lasciandola perplessa e ancora più confusa.
×•×•×•×•× angolo autrice וווו×
Ciao a tutti!
Cosa ne pensate? Fatemelo sapere nei commenti, sarei molto contenta di leggerne alcuni.
Aggiornerò il più presto possibile! Baci Baci...
UniversoLuce
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro