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Capitolo 2

Quella sera, il pub era accogliente come al solito, pieno di gente che chiacchierava allegra con i boccali di birra in mano, mentre sotto alle volte in mattoni a vista risuonava un pezzo di chitarra dei Dire Straits. «Mi spiace che tu sia stata così male oggi», commentò Renato, appoggiando il suo boccale di birra sopra il tavolo. Alessia sorseggiò la sua Coca e sgranocchiò una patatina. Monica aveva avuto ragione: riposare le aveva fatto bene. Aveva dormito tutto il pomeriggio e, adesso, si sentiva in forma. Soprattutto, aveva la mente lucida per comunicare la grande novità al suo ragazzo.
«Le finisci quelle?», chiese Renato, indicando le alette di pollo che Alessia aveva lasciato dentro al cartoccio.
Lei e Renato si erano incontrati qualche mese fa, durante il veglione di San Silvestro a casa di Leonardo, il suo vicino di appartamento. Chiacchierando, avevano scoperto di aver frequentato lo stesso liceo e, addirittura, era venuto fuori che, ai tempi delle superiori, Renato aveva suonato il basso elettrico in una band che a lei era sempre piaciuta molto. Si erano scambiati gli indirizzi e-mail e avevano iniziato a sentirsi, di tanto in tanto, fino a che lui non l'aveva invitata a una riunione del vecchio gruppo musicale. Alessia era andata a sentirli in un pub di provincia e si era divertita moltissimo, come se fossero tornati ai bei tempi della loro spensierata adolescenza. Quella sera, si erano baciati per la prima volta.
«Che hai?», le chiese Renato.
«Io?», rispose Alessia, sorridendo furbescamente, «perché?».
«Mi guardi in un modo...».
Alessia pensò a come dargli l'incredibile notizia. Era venuta al solito appuntamento del giovedì sera piena di entusiasmo, non certo per la loro solita serata al pub a base di birra e pollo fritto, che a dire la verità piaceva più a Renato che a lei. Avevano spesso parlato di compiere questo passo. Lei aveva un lavoro che le piaceva ed era soddisfatta della sua vita; Renato si stava ancora costruendo una carriera, ma da quando l'aveva conosciuto era sempre stato una persona solare e piena di gioia di vivere.
Non erano ancora sposati. Non convivevano ancora, ma cosa importava? Non c'era mica scritto da nessuna parte che certe cose andassero fatte secondo una sequenza prestabilita.
«Ma che cos'hai?», le chiese ancora Renato, mentre finiva di spolpare un'aletta, «sembri così strana».
Alessia non riuscì più a trattenere il sorriso.
«Sono...», mormorò, ma la voce le si smorzò in gola.
Renato pagò la nuova birra che la cameriera le aveva appena lasciato sul tavolo. Una rossa scozzese, robusta ma dal gusto rotondo, che ti lasciava sul palato un sapore amarognolo ma non troppo.
«Insomma», sbuffò Renato, «quanti misteri».
«Sono incinta», disse Alessia.
Renato finì di sorseggiare la birra. Si pulì la bocca dalla schiuma. Rimase qualche secondo senza dire nulla, con gli occhi bassi. Alessia si stava quasi per preoccupare per quel silenzio. Poi, sulle labbra di Renato si disegnò il sorriso più radioso che Alessia gli avesse mai visto da quando si conoscevano.
Si alzò e andò a sedersi accanto a lei, sulla panca. La strinse forte a sé, e Alessia pensò che non era mai stata così felice di sentire sulla sua guancia il pizzicore di quella barba incolta misto all'odore di birra del suo alito. Sentì due lacrimucce scenderle sulle guance ma non disse nulla. Era tutto così bello.
«Devi raccontarmi ogni cosa», le ordinò Renato, senza smettere di tenerla abbracciata tra le sue braccia, «da quando lo sai?».
Alessia gli raccontò tutti i dettagli di quello che era stato il pomeriggio più emozionante della sua vita. Dopo che Monica l'aveva accompagnata a casa, si era messa a letto ed era come svenuta in un sonno profondo. Quando si era svegliata, si era subito sentita meglio e aveva fatto una doccia. Era uscita dal bagno avvolta nel suo accappatoio profumato ed era andata in cucina a farsi una tisana. Per la prima volta nella giornata, si era sentita davvero bene. Forse grazie alla doccia, o alla quiete del suo appartamento immerso nella penombra. Poi, mentre mescolava la tisana calda con il cucchiaino, aveva capito. Non sapeva come. Semplicemente, così. Si era vestita di corsa ed era scesa nella farmacia più vicina. Tornata a casa, aveva subito fatto il test di gravidanza.
«Come hai fatto a mantenere il segreto fino adesso?», chiese stupito Renato, «io sarei impazzito dalla voglia di telefonarti».
Alessia sorrise. «Noi donne siamo brave in questo genere di cose».
Renato la tirò fortemente a sé e le diede un bacio sulle labbra.
Le accarezzò i capelli e la guardò negli occhi.
«Sono così felice», mormorò. Ad Alessia sembrò che si stesse per mettere a piangere.
«Anche se non siamo sposati?», gli chiese, «anche se ci conosciamo da così poco?».
«Cosa vuoi che me ne importi», rispose Renato, «quello che conta è che ti amo».
Alessia gli strinse le mani al suo petto. Lo aveva sempre saputo, che lui era quello giusto.
Adesso fu il turno di Renato di sorridere misteriosamente.
«Che c'è?», gli chiese Alessia.
«Sono un po' imbarazzato», rispose Renato.
«Perché?», chiese lei.
«Non volevo rovinare un momento così romantico», gli sussurrò Renato in un orecchio, «ma mi scappa la pipì: devo aver esagerato con la birra».
Renato si alzò e si diresse verso la toilette del pub. Alessia scoppiò a ridere. Non aveva mai sentito tanta felicità scorrerle nel corpo.

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