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Capitolo 47

TW:
- descrizioni di soft BDSM esplicite

Se non ti senti a tuo agio con questo tipo di narrazione, salta il capitolo<3

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I'm Yours - Isabel LaRosa
Canzone consigliata per questo capitolo

PdV: Eva

Cammino lentamente per i corridoi dell'hotel. Non è tardi, sarà da poco passata la mezzanotte, ma nonostante la mia andatura tranquilla ho il cuore a mille.

Mi sento braccata.

Sono uscita dal locale senza guardarmi indietro. So che Damiano mi raggiungerà, non so solo quando lo farà.

Estraggo la carta che dà accesso alla camera che condivido con Sara e la passo sul display. La luce verde indica che posso entrare. Stringo piano la maniglia, cercando di non fare rumore, non voglio farmi sentire. Se dagli ospiti dell'hotel o da qualcun altro, non saprei dirlo.

Non appena faccio un passo dentro alla stanza, una mano mi afferra il polso e mi tira indietro.

Damiano apre la porta della camera che confina con la mia con una rapidità e un silenzio da felino, come una pantera che ha cacciato la sua preda e la conduce nella tana, senza farsi vedere.

Non mi guarda, mi spinge dentro e richiude la porta, dandomi appena il tempo di realizzare.

Ho il cuore in gola.

Sono agitata e non so perché.

Sembra un demone nero pronto ad attaccarmi. Non mi è mai sembrato tanto alto e grosso.

Per non dargli la soddisfazione di farmi beccare mentre lo guardo spaurita, comincio a osservare la stanza, facendo finta di niente. Il letto da una piazza e mezza è sfatto e parte della sua roba è buttata per terra, sul poco pavimento disponibile. Residui d'erba e tabacco sono sparsi sulla piccola scrivania, accanto a un posacenere contenente due mozziconi.

Immagino che fosse in compagnia...

"Hai dato uno spettacolino interessante." mormora ironicamente con voce roca, ancora vicino alla porta.

Devo mantenere la calma. Essere padrona di me.

"Vorrei poter dire lo stesso del tuo."

Ancora voltata di spalle, incrocio le braccia cercando di mostrare una nonchalance che non possiedo. Come se non fossi minimamente preoccupata di saperlo fermo dietro di me, che ispeziona ogni dettaglio della mia figura.

Sento che potrebbe balzarmi addosso da un momento all'altro.

"Non ti è piaciuto?"

Suona... divertito?

Cerco una risposta che possa zittirlo, stenderlo al tappeto. Non voglio che capisca che è riuscito a farmi ingelosire. Posso già percepire il suo tentativo di ribaltare la situazione e prendere il controllo. Pensa Eva, pensa...

"Bel vestito, comunque." Damiano interrompe il mio flusso.

Anche se ho ancora il cappotto addosso, è come se si fosse smaterializzato. Mi sento nuda sotto il suo sguardo.

"Grazie, anche gli altri al pub hanno apprezzato."

Un punto per me.

Damiano fa un verso di sdegno.

Mentre esulto internamente, non mi accorgo che ha colmato la distanza che ci separava e delle sue mani che si posano sui miei fianchi.

Il suo fiato caldo raggiunge il mio orecchio. "E così, vuoi farmi arrabbiare."

Sento brividi lungo tutto il corpo. Quasi detesto l'effetto che mi fa. Ci vuole tutto il mio autocontrollo per non abbandonarmi completamente addosso a lui.

Abbiamo una questione in sospeso. E questa volta non lascio correre.

Mi allontano non senza difficoltà, e vado a sedermi sul suo letto sfatto.

Finalmente voltata verso di lui, lo vedo. È talmente bello che quasi lo odio.

"Come se ci volesse molto." sussurro, ma non so se mi abbia sentita. Mi osserva da vero predatore.

E poi, un sorriso sghembo. I suoi occhi nei miei. "Stai bene nel mio letto."

Dio. Mi sento già come lava fusa.

"Dobbiamo parlare..." la convinzione che ho cercato di tenere su finora, sta rapidamente cedendo.

No, cavolo. Lui deve parlare con me! Non possiamo fare così ogni volta!

Raddrizzo le spalle, devo darmi un contegno.

Damiano cammina verso di me, negli occhi l'intenzione di fare tutto meno che una chiacchierata a cuore aperto.

Butto via le décolleté e salto in piedi sul letto raggiungendo l'estremità opposta. "Ho detto che dobbiamo parlare!" mi esce una vocetta stridula.

"Eva..." raggiunge il bordo "... vieni qui."

Probabilmente potrebbe prendermi solo allungando il braccio.

"No! Io so cosa vuoi fare, ma questa volta..." salto giù dall'altra parte del letto "dobbiamo proprio chiarire!"

Resta fermo a ponderare le mie parole. Credo.

Credo male.

Mi raggiunge con un balzo e, quasi per un soffio, mi acchiappa.

Porto le mani alla bocca per trattenere uno strillo. È tardi! Ci sarà sicuramente gente che dorme.

Corro intorno al letto per non farmi prendere, cercando di non fare rumore, ma mi è quasi impossibile, mi viene da ridere.

"Eva, fermati." Damiano sta tentando di mantenere un tono autoritario, senza molto successo.

Mi libero del cappotto e salto di nuovo sul letto con lo scopo di raggiungere l'altra parte, ma lui è più veloce. Mi afferra allungando un braccio intorno alla vita e, come se fossi una bambola di pezza e pesassi quanto una bambola di pezza, mi solleva senza fare alcuno sforzo e mi fa sdraiare sul letto.

Sale sopra di me, mettendosi sulle ginocchia, i miei polsi tenuti fermi solo da una sua mano. L'altro braccio rimane steso al lato del mio viso, mentre cala con tutto il corpo su di me. I respiri affannosi, gli occhi negli occhi.

Non mi arrendo ancora. Appena abbassa la guardia, ne approfitto per afferrargli il braccio e sollevare una gamba tra le sue ginocchia, facendo perno in modo da ribaltarci. Ora, sono io sopra di lui.

Damiano solleva le sopracciglia, sorpreso, ancora sorridente, ancora bello da togliere il fiato.

Mi siedo su di lui, chiedendo una tregua. Mi lascia fare, osservandomi con la solita espressione indecifrabile, quasi incantata.

Quando entrambi i nostri respiri si sono calmati, mi accorgo di essere per la prima volta serena dopo il nostro litigio.

Noto ora la posizione compromettente in cui mi sono cacciata.

Damiano mi accarezza le gambe, senza dire niente, lo sguardo ancora infuocato.

"Dami?" mi sento una bimba.

Gli occhi che stavano correndo sul mio corpo, si sollevano sui miei.

"Mi dispiace se ciò che è successo ti ha fatto male."

Il sorriso di poco prima si smorza.

"Però io sono libera di avere amicizie di ogni tipo." faccio una piccola pausa, "E di frequentarle, se mi va. Ho passato una vita a farmi comandare a bacchetta da tutti."

Deglutisco. L'aria leggera di poco prima, si fa più densa. "E quando me ne sono andata, mi sono ripromessa che non sarebbe più successo. Quindi, non succederà di nuovo con te."

Damiano mi osserva serio, comprendendo appieno il significato delle mie parole.

"Qualsiasi problema tu abbia con i tuoi amici, dovrai risolverlo con loro." anche se le mie parole sono un po' dure, cerco di mantenere un tono dolce.

Cala lo sguardo per una frazione di secondo. Ma poi, torna da me.

"Io voglio stare con te, ma ho bisogno che tu mi dia fiducia. E ho bisogno che tu parli con me, quando sarai pronto."

I suoi tratti si abbassano e addolciscono allo stesso tempo. Deglutisce piano. So che ha bisogno di tempo e spazio per metabolizzare le cose, quindi non forzo la mano. Tento subito di alleggerire l'atmosfera.

"Ma se ci provi davvero con un'altra davanti a me, ti stacco le palle."

I suoi tratti si sollevano di nuovo, lasciando spazio a una piccola risata. Anche volendo, non sarei in grado di fargli fisicamente male in alcun modo.

Damiano riprende ad accarezzarmi le gambe, risalendo lentamente lungo le cosce, raggiungendo i fianchi, il mio vestito che si solleva insieme alle sue dita.

"Stasera avrei voluto tagliare le mani di qualcuno." mormora.

Alzo gli occhi al cielo. "Io avrei voluto tagliare le tue."

Ridacchia. "Sei gelosa?"

Il mio stomaco va in subbuglio, in contemporanea con il suo tocco che si fa sempre più insistente.

"Sì." confesso.

Sorride ancora. "E perché?"

"Perché..."

Damiano raggiunge il mio sedere con entrambe le mani e stringe, facendomi andare un po' più incontro a lui, vicino alla sua erezione già ampiamente visibile dentro ai pantaloni.

Noto solo ora che, eccetto per gli slip, sono a diretto contatto con il suo corpo. Mi struscio leggermente per cercare sollievo dall'eccitazione che ho cominciato a provare da quando i nostri occhi erano a contatto, al pub, durante il giochino che ho fatto con la mia amica.

Sono bagnatissima e so che lui se ne è accorto da un pezzo.

"Perché...?" insiste.

Stacca una mano dalla morsa in cui ha costretto le mie natiche per raggiungere il centro del mio piacere. Fa scorrere un dito lentamente contro il tessuto, costringendomi a spingermi ancora un po' contro di lui, disperata del suo tocco.

Mi concede il minimo per farmi scappare il primo gemito. E poi, afferra il tessuto con forza, il suo dito che per un secondo sfiora il mio clitoride facendomi trattenere il fiato, e strappa le mie mutande.

Sussulto.

Mi guarda con un sorriso compiaciuto.

"Hai finito di strappare i miei vestiti?"

Il sorriso si allarga.

"No."

Le sue mani si spostano sul mio seno, abbassano il vestito con foga, liberando i capezzoli già duri, e strappano il tessuto fino alla sua base, rivelando il mio corpo nudo.

"Ora ho finito." mormora con voce roca, mentre contempla ciò che ha davanti a sé.

Sopra di lui e totalmente esposta al suo sguardo, la mia eccitazione raggiunge il culmine.

Afferro la cintura del suoi pantaloni e comincio a slacciarla freneticamente. Ho voglia di sentire ciò che solo lui riesce a farmi provare quando è dentro di me.

Con lo stesso slancio, gli sbottono la camicia. Damiano si solleva appena per lasciarsi spogliare, continuando a restare sotto di me e a percorrere tutto il mio corpo con le mani, senza mai baciarlo. So che lo fa apposta per farmi penare il più a lungo possibile.

Mi viene un'idea.

Anch'io so come farlo penare.

Mi abbasso sul suo petto, depositando il primo casto bacio sulla pelle liscia. Scendo lungo la pancia, mentre cerco le sue mani, intrecciando le nostre dita. E, quando meno se lo aspetta, le sollevo oltre la sua testa, vicino alla ringhiera del letto.

Ha una passione per le cinture, no?

Prendo la cintura dei suoi pantaloni ancora sparpagliati tra le lenzuola e ne approfitto per avvolgerla velocemente intorno alle sbarre e tra i suoi polsi.

Questa volta, sarò io ad avere il controllo.

Damiano mi osserva tranquillo, con un sorriso appena accennato, le pupille dilatate.

Mi abbasso sul suo viso, nel finto tentativo di baciarlo. Quando chiude gli occhi e si sporge verso di me, afferro il mio vestito sbrindellato e lo arrotolo intorno alla sua testa, impedendogli di vedere.

Il suo sorriso muore.

So quanto gli piaccia controllare tutto quando lo facciamo, avermi totalmente nuda, a sua disposizione. Ma stasera sarà diverso.

"Spero non sia un problema." sussurro con tono fintamente angelico, riferendomi al fatto che abbia i polsi legati e la vista oscurata.

Damiano serra la mascella, allarga le narici, il corpo è teso, ma non dice nulla.

Esulto tra me e me per questa piccola vittoria. Anche se ho una voglia disperata di sentirlo dentro di me, voglio godermi la situazione ancora per un po'.

Deposito un bacio sulle sue labbra e, quando lui cerca di ricambiare, mi scosto per scendere giù, lungo il collo. Damiano espira, frustrato.

Lascio piccoli baci disseminati sulla pelle morbida, che si fanno via via più intensi, più bagnati, gli mordo la mascella. Lui stringe le sbarre del letto con le mani, procurando un piccolo cigolio.

Scendo sulle clavicole, sulla spalla destra, sul petto, oltre vecchi lividi quasi sbiaditi che ancora macchiano il suo corpo.

Siamo entrambi nudi, la nostra eccitazione è palpabile, mentre mi muovo sopra di lui. Damiano resta fermo, cerca di dominare i suoi istinti, ma lo sento che potrebbe esplodere da un momento all'altro.

Allineo il mio sesso sopra al suo, senza farlo entrare e comincio a strusciarmi lentamente, le mie sinapsi sono già in cortocircuito. Io trattengo i miei gemiti, lui trattiene i suoi, in un'eterna sfida a chi cede per primo.

Risalgo con tutto il corpo, sedendomi su di lui, e continuo a muovere il mio bacino avanti e indietro, il suo pene è completamente bagnato dalla mia eccitazione. Lo prendo in mano e mi sollevo abbastanza da far coincidere la sua punta con il mio ingresso. Non lo faccio entrare, gioco ancora un po', gli faccio sentire tutto il mio liquido che sgorga come un fiume in piena.

Non prevedo ciò che succede dopo.

Quando allineo di nuovo la sua punta con il mio buco, Damiano dà un colpo deciso con le anche ed entra dentro con violenza.

Perdo l'equilibrio e cado letteralmente su di lui.

"Non giocare con me, bambina." mormora sul mio orecchio.

La sua voce roca mi procura brividi dappertutto.

Mi rialzo con fatica, solo una piccola parte del suo membro è dentro di me. Torno lentamente seduta, mentre lo faccio entrare un po' per volta, centimetro dopo centimetro, accogliendo la sua lunghezza. Non riesco a farlo entrare tutto, così come non riesco a trattenere i miei gemiti, perdendo la mia piccola, personale battaglia.

Comincio a muovermi sopra di lui, a cavalcarlo cautamente, ho bisogno di abituarmi alla sua dimensione dentro di me. Appoggio le mani sul suo petto, mentre vado su e giù, la vista mi si annebbia. Sto godendo talmente tanto che ho paura di venire in fretta.

Riapro gli occhi, accogliendo la visione del suo corpo nudo steso sul letto, gli occhi coperti, le braccia sollevate oltre la testa e mi sento invadere dal desiderio di saltare selvaggiamente sul suo cazzo.

Mi sdraio abbastanza da permettergli di prendere un mio seno in bocca. Damiano ne approfitta per succhiarlo violentemente e mandarmi in estasi.

Solleva le ginocchia in modo da averle piegate, costringendomi a far entrare ancora un po' della sua erezione dentro di me e comincia a muoversi con ritmo, venendo incontro alle mie spinte. Le sue diventano molto più decise, comincia ad assumere il controllo. Se da una parte mi sta succhiando e mordendo, dall'altra entra ed esce, aggressivo.

Sono quasi interamente abbandonata sopra di lui, mentre Damiano passa all'altro seno, infliggendogli le stesse dolci torture date al primo, che ora è gonfio, pieno di segni rossi, la cui vista mi fa alzare il volume dei gemiti. Mi piace quando mi lascia i suoi ricordi addosso.

Nello stesso momento, sento passi strascicati muoversi lungo il corridoio dell'hotel. Sara e Viola sghignazzano, probabilmente ubriache, e chiacchierano con un tono di voce abbastanza forte da farsi sentire dentro alla stanza. Mentre si separano per entrare ciascuna nella propria, cerco di controllare i miei ansimi. Non vorrei mai che ci sentissero.

Torno seduta, strappandomi dalla sua bocca, la mia schiena a contatto con le sue ginocchia piegate, e salto sul suo cazzo gonfio, vedendolo uscire e sparire da dentro di me, andando incontro ai suoi colpi furiosi.

Sento l'orgasmo approcciarsi, salire dal mio centro e propagarsi lentamente lungo la schiena, le spalle, il collo, la testa. Mi invade come uno tsunami, insieme ai colpi incessanti di Damiano, che non mi danno tregua.

Perdo il controllo di me, sono inebriata dall'intensità del mio piacere, tanto da sentirmi fluttuare. Il mio corpo perde presa e scivola all'indietro. Sento un vuoto allo stomaco, quando Damiano si libera le mani strappandole agilmente via dalla cintura.

Non sono mai veramente riuscita a legarlo. Lui mi ha solo lasciata fare per darmi il contentino.

Rimuove il vestito che faceva da benda intorno agli occhi e mi sovrasta con la sua imponenza. Ora, sdraiata sul materasso con il suo corpo sopra al mio, mi sento incredibilmente piccola.

Mentre l'orgasmo mi abbandona, Damiano non smette di sbattermi con forza, nel punto in cui ora sono così sensibile.

Ha un aspetto selvaggio, gli occhi carichi di fame, sembra voglia squarciarmi, aprirmi in due. Solleva le mie gambe per incrociarle dietro alla sua schiena e afferra il bordo del materasso con le mani, tenendosi sollevato sopra di me. Si muove con talmente tanta energia, da far sbattere il letto contro il muro, a ritmo con i suoi colpi.

"Dami..." provo ad articolare.

Sono stanca, esausta, ma non mi basta mai.

"Dami, così ci sentono..."

Il rumore delle sbarre contro il muro è perfettamente distinguibile attraverso la camera di Viola. Ma sono sicura che anche Sara possa sentirci, così come ogni altra stanza vicino alla nostra.

Damiano se ne frega altamente e continua a muoversi con una forza che non ha mai usato prima. O forse sono talmente sensibile da sentirlo più intensamente che mai.

"Dobbiamo fare più piano..." riesco a blaterare tra gli ansimi.

Smette di colpo, strappandomi una protesta.

Ho detto che ci sentono, non che voglio che smetta.

Stringe i miei fianchi e mi solleva a quattro zampe, facendomi ruotare verso le sbarre del letto.

"Aggrappati." ordina.

E io eseguo.

Afferro le sbarre con entrambe le mani.

Tenendo stretti i miei fianchi, entra di nuovo con un colpo secco e si spinge con la stessa forza di prima, aumenta il ritmo, incalzante, selvaggio. Fatico a tenere gli occhi aperti.

Il letto sbatte furioso contro il muro, così come il palmo di Damiano raggiunge il mio culo, e colpisce.

Non provo più a controllare i miei versi. Ormai è chiaro a tutti cosa stiamo facendo.

"Ci sentono tutti..." biascico.

In risposta, mi colpisce di nuovo.

Sono talmente bagnata che il mio stesso liquido mi cola tra le gambe.

"Ancora."

Non so quando mi sono abituata ai suoi modi violenti, ma da lui mi lascerei fare tutto.

Damiano mi tira l'ennesimo schiaffo sul culo, finché con una mano mi afferra il collo e costringe a tirarmi su, fino a toccare il suo petto con la schiena.

"Allora, perché?" ringhia, minaccioso.

Ho il respiro talmente affannato che fatico a rispondere.

"Perché... cosa?"

Stringe la presa sul collo.

"Perché sei gelosa?"

Senza più un briciolo di energia in corpo e l'aria che comincia a mancarmi nei polmoni, mi abbandono contro di lui.

"Perché sei mio." sussurro.

Damiano addolcisce leggermente la presa, appoggia la testa sul mio collo, bacia la base del mio orecchio. Ma non smette mai di muoversi.

Mi riporta sdraiata a pancia in giù sul letto e posiziona entrambe le mani sulle mie spalle, reggendosi.

Le ultime spinte sono insistenti, disperate, violente quanto prima, bisognose quanto prima.

Aggrappato alle mie spalle, lo schiocco del suo pene contro il mio culo arriva forte, animalesco. Sto per venire di nuovo e, questa volta, è ancora più intenso.

Abbandonata sul materasso, perdo totalmente la lucidità, mentre vengo travolta dal secondo orgasmo sotto la furia impietosa di Damiano che mi accompagna fino alla fine del mio piacere, risucchiando ogni briciolo di energia che mi è rimasta.

Infine, esce da me e rilascia il suo sperma caldo addosso alla mia schiena, annaffiandomi completamente fino al culo, mischiandosi con tutto il liquido che ho perso anch'io finora.

Anche se probabilmente vorrebbe solo riposarsi, recupera ancora le forze sufficienti per pulirmi con la camicia e buttarla via. In ultimo, mi prende tra le sue braccia e si sdraia insieme a me.

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