Capitolo 55: Vivere
Aiden POV:
Sto vivendo, giorno per giorno, da un anno, ormai, senza sapere chi sono, senza un passato a cui aggrapparmi, senza ricordi, senza una parte di me. Vivo una nuova vita, da quando, mi sono svegliato, in quel maledetto Hotel, con un cadavere affianco e un coltello nella mano, ma è una vita a metà, talvolta sbagliata. Non ho avuto tempo, per metabolizzare l'accaduto. Sono andato avanti, senza mai guardarmi indietro. Senza farmi le domande esistenziali, che ogni altro umano, si sarebbe fatto, in quelle circostanze, rifiutando persino, un aiuto psicologico. Complice la mia amnesia, mi sono semplicemente trovato in una spirale, che mi ha travolto. Non potevo guardarmi indietro, perchè io, non ce l'avevo più, un prima a cui aggrapparmi o da confrontare. Sono sopravvissuto, alle domande, che mi trapanavano la testa, semplicemente ignorandole. Era inutile torturarsi e chiedersi continuamente "Cos'avrebbe fatto il vecchio me, in quella situazione?" Inutile tentare la sorte o emulare quella parte di me, come tutti si aspettavano, che però non veniva mai a galla. Quel ragazzo, non esisteva più. Era il momento di lasciarmelo alle spalle. Per sempre. Probabilmente, non lo riavrò mai indietro.
La versione Aiden 2.0, non può attingere ai ricordi, alle esperienze di vita e agli errori del passato, può solo, imparare tutto da capo. Ancora e ancora, rimboccandosi le mani. Così, col tempo, ho acquisito nuove capacità, dando vita a nuovi momenti della mia vita, che comprendono la fiducia e la capacità, di provare affetto e amore, per le persone, prima perfetti estranei, che fanno parte della mia cerchia: amici, parenti e colleghi. Ho raggiunto una sorta di equilibrio, e a modo mio, ora, sono felice. Come potrei non esserlo? Ho una moglie bellissima, che vive per me e un meraviglioso bambino. Eppure, mi sento incompleto, perché, il mio vero io, il ragazzo che ha fatto innamorare Sofia, il figlio che aveva conflitti con i suoi genitori, l'agente temerario e di buon cuore, potrebbe non tornare mai più, sostituito da me, un riflesso sbiadito e senza memoria, di ciò che ero. Questo, mi fa stare male, perchè non è la mia vita, quella di cui parlano, ma la sua. Io e il vero Aiden, condividiamo lo stesso corpo, ma non le stesse esperienze. Che vita è mai la mia, se vista attraverso gli occhi e i ricordi degli altri, le fotografie e i racconti del nostro amore e se è stata vissuta da un altro me stesso? Sono spesso confuso, ma so, che non mi serve sapere, chi ero prima, per amare, ancora, Sofia. Lei è l'unica costante, che mi ancora a chi ero e a chi sono, ma soprattutto, a chi voglio diventare. Tuttavia, non mi sento me stesso, al 100%. Come potrebbe essere il contrario? Ho perso, praticamente, la mia vita, in un'istante. Dissolti 22 anni di vita, come polvere al vento. I ricordi, sono inafferrabili, come una stella, in un quadrante inesplorato, della Galassia. Ormai, nemmeno i sogni, mi danno conforto. No, i sogni, sono incubi terribili, che finiscono sempre con l'omicidio e Sofia, in fin di vita. Non mi ricordo chi ero. Forse, non lo ricorderò mai. Vivo col terrore costante, di perdere tutto. Per sempre. Di non recuperare mai, il ricordo dell'assassino della povera Tiziana e non riuscire a fare giustizia. Mi sento in colpa, anche solo, a essere vivo e a respirare la stessa aria piena di smog, dei suoi due poveri genitori, che invece hanno dovuto seppellire, la loro unica figlia. Si erano trasferiti dall'Italia, con sacrificio e lasciando tutti gli affetti, per inseguire il sogno di Tiziana. E qui, nella terra delle grandi occasioni, l'avevano vista distesa su un tavolo in obitorio. La vita è assurda e ingiusta. Senza senso. Strana, perversa e cattiva. Ma è pur sempre l'unica che abbiamo. Dovrei viverla con gratitudine e senza rimpianti, perchè non sono il responsabile per la morte di quella ragazza. Così come non lo è mio fratello. Tuttavia mi sento costantemente colpevole. Un intero anno a indagare e non ho nemmeno scoperto chi ci ha sparato.
È frustrante. Forse, ho perso il tocco. Il ragazzo intuitivo, che era finito nelle mani di una Serial Killer, evidentemente, è sopito nel mio vuoto mentale. Ho perso di lui, ogni cosa e quando mi specchio, vedo solo il riverbero sbiadito, nei miei occhi scialbi.
Camminiamo mano nella mano. Io, Gabriel, che muove i suoi primi passi e tu.
È primavera. Il sole brilla, nel cielo azzurro e terso, pieno di aerei. Respiro nell'aria, il profumo dei fiori e della crema al cocco, con cui hai protetto la pelle pallida e rosata di nostro figlio, misto al profumo di ciambelle appena sfornate, nel chioschetto, di Central Park, che fu l'inizio di un amore, tra un'agente e una principessa e che, mi ha portato te. Mi sembra di vederli, i tuoi genitori. Felici e innamorati, come noi. Ed è in assoluto, la mia giornata più bella. Raggiunge la perfezione, perchè non serve poi molto, per essere davvero felici! Mi servite solo voi.
L'auto accosta. Un boato assordante, che fa alzare in volo i piccioni. Il sangue. Tanto. Troppo. Due bare bianche. Così la vita, mi ha punito, portandovi via, per sempre, da me.
Mi dimeno nel letto, sudando e delirando, come tutte le notti. Sogni. Incubi. Realtà. Nella notte si fonde tutto e non li distinguo più.
"Aiden... Aiden... sveglia! Va tutto bene. Amore..."
Spalanco gli occhi e mi sollevo, di scatto, quasi dando una zuccata a Sofia, che si era chinata verso di me.
"Scusa. Ti ho svegliata ancora!"
"Cosa ti tormenta ogni notte?"
"È quasi sempre lo stesso sogno. Tu e Gabriel siete morti. Un'esecuzione, cruenta, davanti ai miei poveri occhi."
"Il tuo inconscio ti gioca brutti scherzi. Noi stiamo bene."
Sorride, facendomi notare, che ci siamo addormentati, tutti e tre nel lettone, mentre leggevamo una fiaba.
Passo la mano nei capelli di Gabriel, che si incolla al mio corpo, come attratto dal suo calore. Tale madre, tale figlio!
"Quando fa così è tenerissimo."
Vero!
"Sofia...Tu credi nel destino? Nel fato o nella vendetta cosmica?"
"Non capisco di cosa parli."
"Mi hanno rapito e incastrato. Su questo non ci sono dubbi, ma non si è mai dimostrato, che non l'abbia uccisa davvero io."
"Di cosa parli. Non uccideresti nessuno, a sangue freddo."
"E se fossi pazzo come la nonna?"
"Che idiozie macina il tuo cervellino? Lei poi, non è neppure tua nonna. Rimettiamoci a dormire piuttosto. Domani abbiamo l'esame di economia etica." Si accoccola stringendosi a noi. "Notte amore." sussurra.
"Notte Sofia."
Io, ho paura a chiudere ancora una volta gli occhi, perciò li guardo dormire.
Rimugino sul mio vivere e sul fatto che non è davvero vivere. Ho raccolto i cocci rimasti, di quell'Aiden, che probabilmente è morto per sempre e che non tornerà. Mi illudo di essermi ripreso in mano la vita, ma in verità non è così, perché questa vita non è davvero la mia.
Studio economia, come se mi interessasse ancora. Come se nulla fosse cambiato. Ma ma non é così. Non mi interessa diventare un magnate di Wall Street. Cosa me ne faccio di una laurea che per me equivale a cartastraccia?
Boh. Non so nemmeno perchè, anche prima, studiassi economia e commercio. Non sono convinto che mi piaccia e che mi interessi davvero. Quelle che erano le mie passioni, nemmeno le ricordo. Ho il terrore dei quadrupedi, ma a quanto pare, avevo un passato, come l'uomo che sussurrava ai cavalli. Non ricordo un singolo accordo al pianoforte. Non so chi era il mio cantante preferito, quale fosse il mio piatto preferito o qualsiasi altra banalissima cosa.
Vivere o sopravvivere sono simili, ma non uguali.
Io non so cosa faccio. So solo che respiro e sono vivo. Questo é già un successo. A prescindere dai miei dubbi e dai miei problemi esistenziali, ogni giorno sorgerà di nuovo il sole e io risorgerò con lui, scoprendo una nuova parte di me e sorriderò alla vita e ai guai come forse non ho fatto mai, perchè vivere è la cosa più spaventosa, difficile e rara al mondo, ma io non voglio semplicemente esistere.
E amerò con tutto me stesso questa nuova vita. Amerò te al di sopra di tutto, perchè mi basta un tuo sorriso per sentirmi importante e a casa.
E anche se non posso riassaporare tutto ciò che è stato, so che quando sono con te, allora:
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