Capitolo 53: Parto prematuro.
Aiden POV:
Ho sentito una veloce e intensa fitta, partire dalla schiena e bruciare fino al fianco. Poi più nulla, perché è sopraggiunto il panico. C'è solo tanto sangue, che non so di chi sia, che gronda sui gradini bagnati.
"Aiden... ho tanto freddo." sussurra, con la voce tremolante e sofferente, accasciandosi.
"Resisti amore! Ora ti porto in ospedale! Non lasciarmi. Non adesso, che ci siamo appena, ritovati. Non ora, che ti sei presa il mio cuore e che ti amo."
Se solo sapessi dov'è, questo maledetto ospedale.
"Ti amo anche io. Ti prego, fa che salvino, il nostro, Gabriel." si sfiora l'addome con la mano, che si tinge di rosso, prima di svenire, tra le mie braccia.
"Io, non voglio perdervi. Amore! Rimani sveglia! Sofia..." le parole mi muoiono in gola.
"Sofiaaaaaaaa" urla disperato il Re, che ho scoperto, essere suo padre. "Non rimanere lì impalato, biondino. Fai qualcosa!"
"Io... non so... cosa fare! Non so dov'è l'ospedale! Io... non sono di aiuto a nessuno."
"Scusa... Non è colpa tua, ma, non c'è tempo da perdere."
"Forza salite sul tetto! Andiamo in elicottero." mi dice Alec. Lo guardo confuso. Spaesato. La paura, di perdere entrambi, mi sta uccidendo, lenta e spietata, come un cancro.
"Dammi mia figlia!" il signor Williams, mi strappa Sofia dalle braccia. "Tu stai bene, ragazzino? Sei pallido e pieno di sangue."
"Non... non credo... sia mio." farfuglio.
"Eccellente."
Saliamo i piani di corsa, fino al tetto.
"Sai pilotare, biondino fotocopia o devo fare da solo?" chiede il papà di Sofia.
Alec lo guarda divertito.
"Faremo in un attimo."
Appena atterriamo sul tetto, dell'ospedale, arrivano un sacco di dottori, che giá ci attendevano, perché informati via radio, con una barella.
Li seguiamo in una stanza, piena di macchinari.
"Ferita da arma da fuoco nell'addome. Donna di 22 anni, incinta di 6 mesi e 2 settimane"
"Dalla cartella, risulta che durante la gestazione c'è stato il parziale distacco della placenta e che, la gravidanza con pericolo di aborto, col massimo riposo, è proseguita bene."
"Che storia è questa? Non me l'avevate detto."
Il signor Williams, mi scrolla, scosso, come se dovessi sapere di cosa parla. Dovrei ovviamente, ma come potrei, visto che non ricordo niente?
Le misurano la pressione e fanno un'ecografia. Mi sento svenire, per l'emozione, credo, quando vedo il piccolo Gabriel, per la prima volta.
"Parametri instabili. Portatela subito in sala operatoria."
"Come... in sala operatoria." bofonchio.
"Lei è?"
"Non lo so. Cioè... il marito."
"Il proiettile ha perforato l'addome e non è uscito. C'è sofferenza fetale e i parametri vitali della madre stanno precipitando. È in corso una copiosa emorragia perché è stata lacerata un'arteria. Se non interveniamo subito, potremmo perdere entrambi."
Potremmo perdere entrambi.
Potremmo perdere entrambi.
Potremmo perdere entrambi.
Sussulto, precipitando al suolo.
Qui l'unico che rischia di perdere entrambi, sono io.
"Si sente bene?" Mi chiede una infermiera dal viso dolce.
"Non... esattamente."
"Sua moglie è in buone mani. Ma ora si faccia da parte. La dobbiamo preparare per l'intervento."
"Io... certo... ma... posso vederla, per un solo istante? Io..."
Potremmo perdere entrambi.
Potremmo perdere entrambi.
Potremmo perdere entrambi.
Questa cantilena, è un presagio di morte, che mi terrorizza.
"Certo." L'infermiera, mi guarda compassionevole.
Davanti a lei, deve avere un morto vivente, inzuppato come un biscotto nel latte, che gronda di acqua e sangue, trema di paura e per il freddo e ha gli occhi rossi e gonfi di lacrime.
Mi avvicino a Sofia. Le prendo la mano. La sua è piccola e tiepida, la mia tremolante e gelata. Nonostante, sia pallida esangue, è bellissima, come quella principessa delle fiabe, con la pelle color neve e le labbra rosse sangue, che dorme, dopo aver ingerito, un pezzo di mela, avvelenata. Se bastasse il mio bacio, per farla guarire e risvegliare, consumerei le sue labbra, con le mie.
"Fai in modo, che questa, non sia l'ultima volta,che pronuncio il tuo nome, Sofia o smetterò di vivere anche io. Ti amo, avrei voluto dirtelo all'orecchio, mentre mi abbracciavi sotto la pioggia.
Combattete entrambi e tornate da me."
La bacio con amore, dolcezza e disperazione.
Potremmo perdere entrambi.
Ti prego Dio, se sei in ascolto, fai in modo che quello, non sia l'ultimo bacio alla donna che amo.
Potremmo perdere entrambi.
Lacrime, incontrollate, bruciano, taglienti, sul mio viso. Porto le mani alla testa e frustrato passo le dita nel ciuffo umido. Non so più distinguere le lacrime, dalle gocce di pioggia, che scivolano dai capelli e dai miei vestiti pesanti. Sono seduto, con le gambe leggermente divaricate, i gomiti appoggiati sulle cosce e la testa bassa.
Il silenzio, è calato assordante, in questa graziosa e confortevole, sala d'aspetto, solo che, nonostante l'arredamento colorato, i divanetti, la fontana con le bolle, le piante, i fiori e ogni confort, io la trovi opprimente, come la mia prigione. Mi manca l'aria. L'acqua, della pioggia, scivola sulle vetrate, formando solchi e fiumi trasparenti.
Sono circondato dalla mia famiglia e dagli amici, che hanno atteso il verdetto con me, eppure, mai come adesso, mi sono sentito più solo.
Potremmo perdere entrambi.
Non voglio, doverle dire addio.
Non sono pronto, alla sua morte. Se hai bisogno di un equilibrio cosmico, che non comprendo, lascia lei qui e prendi me.
Potremmo perdere entrambi.
"Prendi me." farfuglio.
"Cosa?"
Mio fratello, appoggia la mano sulla mia spalla, coprendomi col suo giaccone.
"Tremi. Vado a prenderti un cambio?"
Lo guardo, senza vederlo davvero. Con gli occhi vuoti. Esattamente come mi sento, in questo momento.
"Aiden?"
"No. Grazie." farfuglio.
"Almeno una cioccolata calda, un caffè o..."
"Tu la ami?"
"Cosa?" Sussulta.
"Non mi servono altre conferme."
"A cosa ti riferisci?"
"L'avevo già capito. Ma devi fare una scelta."
"Non penso proprio."
"Non puoi avere entrambi."
"Sei sconvolto."
"Lo sono. Ma..."
"Sei mio fratello, Aiden. Io, ho già scelto te. Per questo forse siamo qui. Potrebbe essere colpa mia."
"La nonna?"
"Può essere. Non è da escludere."
"Io..." serro il pugno così forte da farlo diventare bianco.
"Tu non devi fare niente. Non adesso. Ok?"
Annuisco alzandomi nervoso.
Potremmo perdere entrambi.
Ore di attesa.
Potremmo perdere entrambi.
Nessuna notizia.
Ho consumato il pavimento, a forza di camminare, nervosamente.
Evito gli sguardi. Le conversazioni futili. Le bugie, di chi dice, che andrà tutto bene.
Potremmo perdere entrambi.
Guardo le mani e non riesco a togliermi dalla mente, l'immagine di loro, rosse e insanguinate. Continuo, ad andarle a sciacquare, in modo compulsivo, come se non potessi più lavarne via il sangue.
Potremmo perdere entrambi.
La testa vortica, lo stomaco è sottosopra.
Pensavo di aver già avuto il mio battesimo di sangue, quando mi sono svegliato accanto al cadavere della giornalista, ma questo è molto peggio.
Due mani calde, mi cingono la vita.
"Tesoro ti ho portato un cambio."
"Grazie, mamma."
"Notizie di Sofia?"
"Nessuna." squoto la testa. Ho i nervi a fior di pelle e l'adrenalina mi tiene costantemente vigile.
"Cambiati anche la maglietta intima. Sei gelato. Datti una ripulita. Ok?" quasi mi supplica mia madre.
Mi lavo il viso, con l'acqua fredda. Sfilo il completo elegante, la camicia e la maglietta intima e indosso gli abiti puliti e asciutti.
"Te li lavo io. Non ti preoccupare."
Annuisco e poi torno in sala d'aspetto, proprio mentre arriva il chirurgo.
"Il marito e la famiglia?"
"Io... sono il marito." rispondo, senza nemmeno esserne convinto.
"Abbiamo estratto il proiettile e fermato l'emorragia. Le condizioni di sua moglie, sono attualmente stabili, ma non è ancora fuori pericolo, tuttavia non siamo in grado di stabilizzare il bambino. È in insofferenza fetale, dovuta al distacco totale, della placenta. Dobbiamo intervenire chirurgicamente, con un cesareo d'urgenza o potrebbero morire entrambi."
Potremmo perdere entrambi.
Potremmo perdere entrambi.
Potremmo perdere entrambi.
Le parole del dottore, mi hanno gelato il sangue nelle vene. Di nuovo.
"Ci serve il suo consenso per intervenire."
"Ma salverete nostro figlio?" quasi balbetto.
"Il bambino, per ora, è in salute, ma non possiamo attendere. Essendo solo all'inizio del 6 mese di gestazione, devo essere chiaro e sincero con lei. Suo figlio ha solo il 50% di possibilità di sopravvivenza e dovrà rimanere in incubatrice, per almeno un paio di mesi. Ma se non facciamo niente, è sicuro che perderà entrambi."
Sento i bisbigli, pieni di paura di tutti.
Potremmo perdere entrambi.
"È tutto sbagliato Danny! Il bambino doveva nascere ad Alleran."
"Ha davvero importanza amore? Rischiamo di perdere Sofia."
Potremmo perdere entrambi.
Cosa faccio? È così difficile essere adulti e prendere delle decisioni.
Potremmo perdere entrambi.
"Sig. Wray?" Il chirurgo mi passa la penna.
Allungo la mano, tremando come una foglia.
"Procedete, ovviamente."
"Metta una firma qui. Si sente bene? Devo farla visitare?"
"No. No. Non occorre."
"Può assistere al parto, se desidera "
Lo desidero? Boh!
Potremmo perdere entrambi.
"Sì sì certo."
Se vi accadesse qualcosa, almeno, sarei con voi.
Entro in sala operatoria, dopo aver indossato un camice azzurro, una cuffia e dei copri scarpe. Sofia è sedata. Le stringo la mano. La sua è debole e calda, la mia trema.
Non vedo l'operazione, ovviamente, perchè c'è tipo una tendina.
Il dottore, mi fa la radiocronaca dell'intervento, finchè il piccolo esce, completamente afono. Non piange. Non emette suoni. Anche se ho perso la memoria, sento che non è normale. Il cuore si ferma, come lo spazio e il tempo, attorno a me. Lo scuotono, mettendolo a testa in giù, facendolo strillare. I 40 secondi, più lunghi, della mia vita.
"È un bellissimo maschietto. Sta bene. Ora lo pesiamo e lo visitiamo. Poi lo laviamo e lo mettiamo in incubatrice. Lo può vedere tra poco, meglio."
Me lo fa vedere di sfuggita. È così piccolo. Minuscolo. La pelle arrossata. Le manine e i piedini microscopici. Ed è bellissimo e sicuramente, figlio mio. Mi assomiglia. O forse, sono io, a trovarci una somiglianza con me. Fatto sta, che è perfetto.
"Come sta mia moglie?"
"In perfette condizioni di salute. Per ora, la terremo in osservazione, nella stanza post operatoria e poi è tutta sua." mi rassicura il dottore. "L'infermiera la accompagnerà in camera. Tra poco le porteranno il bambino."
"Grazie, dottore."
"Come lo vogliamo chiamare questo ometto?" mi sorride l'infermiera riempiendomi di scartoffie da firmare.
"Gabriel Wray Mountfield." dico io.
Non so, ne come ne quando, abbiamo scelto il nome, ma lo adoro.
"Bene. La raggiungo tra un attimo, e la accompagno nella stanza 684. Intanto, può dare la buona notizia, alla famiglia."
"Ok, grazie."
Esco e vengo preso d'assalto.
Parlano tutti insieme.
"Stanno bene. Tranquilli."
"Com'è il nostro nipotino!?" chiede mia mamma commossa.
"Bellissimo." sussurro. "Tra poco, lo portano in camera."
Una fitta al fianco, mi fa piegare in due, dal dolore. È assurdo. Non sentivo dolore, poco fa, e ora, è come se un trapano, mi avesse perforato la carne. Mi tocco, avvolgendo la mano intorno al fianco, stringendo forte.
"Tutto bene figliolo?" domanda mio padre preoccupato.
"Solo una fitta. Sarà lo stress."
"Sei sicuro biondino? Sei cadaverico."
"Sto benissimo." Mento.
Non voglio che si preoccupino anche per me, ma se è il prezzo che devo pagare, per la vita di mia moglie e mio figlio, sono pronto.
"Aiden hai la mano piena di sangue." farfuglia mio fratello.
"Non è mio." biascico poco convinto.
"Aiuto! Vi prego! Mio figlio sta male!" urla mio padre, mentre mi accascio a terra. Se dovessi morire in questo istante, almeno avrei avuto il privilegio, di vedere mio figlio.
"Cos'abbiamo qui? Codice rosso. Ferita da arma da fuoco. C'è il foro d'uscita. Perdita copiosa di sangue."
"Alec..."
"Sono qui."
"Promettimi che ti prenderai cura di loro."
"Lo farai tu, come dev'essere."
"Prometti."
Non faccio in tempo a sentire la sua promessa, che, la notte, mi inghiotte.
Ore più tardi.
"Eih! Ti sei svegliato, finalmente!"
"Alec?"
"Sono qui. Va tutto bene. Il proiettile non ha lacerato niente. L'adrenalina e lo stress hanno impedito al tuo corpo di provare dolore. Ti hanno ricucito e fatto delle trasfusioni."
"Sofia?"
"Dorme. Qui accanto. Avete avuto la camera matrimoniale." sorride.
"Gabriel?"
"Oltre a essere bellissimo, è un combattente nato, come i suoi genitori."
Allungo la mano per stringere quella di Sofia e con l'altra la manina di Gabriel. Sono diventato davvero padre? Mi sembra assurdo. Ma tutto, è immediatamente più reale, quando entrambi, stringono la loro mano, alla mia. Il cuore sbatte prepotente e io mi sento l'uomo più felice dell'Universo.
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