Capitolo 25: Primo Passo verso la verità.
Sofia POV:
La stanza interrogatori, mi suscita emozioni contrastanti. Le piastrelle bianche, che avvolgono il muro, le schiume che attutiscono i rumori, la luce al neon, che sfarfalla, intenzionalmente, per infastidire e far saltare i nervi, le telecamere, ovunque, la vetrata con lo specchio, dalla quale, all'esterno si studiano le espressioni facciali, e si testano i nervi dell'indagato, mi fa rabbrividire, perché mi sembra un mattatoio. Ovviamente, la maggior parte delle persone, che ci finisce dentro, ammanettata al tavolino in metallo, se lo merita, eppure... non posso fare a meno di sentire compassione e dispiacere, per quell'uomo di mezz'età, che fissiamo da tre ore e che si è limitato a torturarsi il braccio vicino alle manette, a piangere e pregare in aramaico.
L'attesa mi sta uccidendo.
"Deve rosolare lui, non tu Partner."
"Non chiamarmi così, Jay."
"Scusa. So che lo dice sempre..." sospira lasciando intenzionalmente la conversazione in sospeso.
"E se, non sapesse niente?"
"Entriamo! Così lo scopriamo. Ok?"
Annuisco.
"Sicura che ce la fai?"
"No. Non sono sicura, ma sento di doverlo fare."
"Io sono con te. Sempre."
"Grazie."
Jay, apre la porta in modo brusco, facendo sussultare l'uomo. Io entro con un vassoio di cibo e bevande. Il nostro sospettato non si nutre da quasi 8 ore. Lo poso, lontano da lui. Vedo che sta mangiando con gli occhi il suo contenuto.
Jay trascina la sedia sul pavimento, facendo un rumore assordante e si accomoda con le gambe larghe, al contrario, mettendo lo schienale contro il torace. Incrocia le braccia e lo fissa con un ghigno fastidioso.
Gli tolgo le manette e lui si massaggia i polsi viola e doloranti.
"Grazie." farfuglia insicuro.
Mi siedo di fronte a lui e inspiro, per mantenere la calma.
"Se rispondi a qualche domanda, poi ti lasciamo mangiare. Perché avete organizzato un attentato contro un'agente FBI? Chi sono i tuoi complici?"
Nel frattempo gli porgo una bottiglietta di acqua. Si avventa, svuotandola quasi, in un sorso.
"Da me non saprai niente ragazzina! Se parlo sono morto!"
"Se non parli sei morto comunque!" ringhia Jay.
"Ma non lo potete fare! Conosco i miei diritti! Voi siete l'FBI"
"Tecnicamente solo io sono dell'FBI. Lui è della CIA!"
"La CIA?" la sua voce si incrina.
"Ti conviene parlare! Ho bisogno di sfogarmi!" Jay si scrocchia le dita. "Potrei farlo con una bella nottata di sesso, ma picchiarti a morte, mi eccita molto di più!"
"Non funziona con me, la tecnica, del Poliziotto buono e di quello cattivo! Non parlerò mai!" mi guarda supplicante, fingendosi un duro.
"No! Sei fuori strada! Io sì forse sono il poliziotto cattivo, ma lei... Non farti incantare dal suo bel faccino da Angelo... Lei non è buona! Lei ti massacra, se non parli! Non dovevi mandarle il ragazzo in ospedale!" mi anticipa Jay.
"Cosa? No! Io non c'entro niente con l'agente ferito!"
"E secondo te, io ti credo?" sbraita Jay.
"Avanti, Reginald, parla." urlo.
I suoi occhi marroni, si sgranano. La pupilla sembra vibrare.
"Non ho tempo, per questi giochetti!"
"Non posso." sussurra.
"Ti prego." lo imploro. "Non hai mai amato nessuno? L'agente coinvolto nella sparatoria, Aiden, è tutta la mia vita. Mi sento inutile e impotente a guardarlo spegnersi lentamente. Vorrei almeno, sapere perché, lo sto perdendo."
"Io... certo che so come ti senti. D'accordo. Ero lì, su quel tetto, con un fucile giocattolo, solo per una serie tv. Doveva essere un lavoretto pulito, che mi avrebbe fruttato 50.000 verdoni! Mia moglie, col divorzio, mi ha mandato sul lastrico. Mi hanno ingaggiato tramite un'applicazione per attori emergenti: "Recitantidastrada". Mi hanno detto che, nella trama, un'agente aveva scoperto il furto dell'Ebola e che io, dopo il suo finto assassinio, dovevo lasciare la mia postazione e recuperare la fiala e il Badge del ragazzo. L'ho passato a un altro attore e fine scena. Non pensavo fosse tutto reale. Io sono un giardiniere. Non un assassino."
"Il Badge di Aiden? Per farne cosa!?"
"E cosa ne so? Non lo dicono mica a me. Io sono una comparsa! Ora posso avere da mangiare?"
"Ok. Torniamo tra poco! Grazie e buon appetito."
Esco perplessa.
"A cosa può servire il Badge di Aiden!?" domando alla squadra
"Nessun Badge Federeale si può replicare! Non dopo che 7 anni fa, ne è stato usato uno, per un attentato terroristico, in un supermercato. Da quel giorno, li hanno fatti super sicuri e inviolabili. Più o meno." Will smanetta sul suo portatile.
"Come più o meno, Will." chiede Jay curioso.
"Il Badge di Aiden, a quanto pare, non è come gli altri."
"Cioè?" chiediamo all'unisono, con curiosità, io e Jay.
"Vedo cosa scopro... Uhm... Dunque... Nulla di buono, temo. Il file è secretato. Provo a violarlo. La cosa sicura è che l'hanno preso di mira per un motivo."
"Forse, perchè lui è il figlio del direttore e della Presidente." presuppone Hilary.
"Probabile. Non so. Dobbiamo capirci di più."
"Perciò... non lo volevano morto, vero? È stato un imprevisto. Giusto?" tentenno.
"Assolutamente no! Avrebbero potuto sottrargli il Badge in mille altri modi. Perché inscenare un caso, assumere povera gente, facendogli credere di recitare in una serie tv? Inoltre, hanno sparato per ucciderlo! Di questo sono estremamente certo. C'è un piano ben congegnato sotto, solo che non abbiamo abbastanza elementi. Ci sono. Ho superato i firewall."
"Perciò, perchè il Badge di Aiden è diverso!?" chiede Jay impaziente.
"Perchè... Santo Cielo! Nel suo, ci sono i back up e gli accessi nascosti di tutti i codici crittografici dell'Agenzia."
"Scusa!?" quasi mi strozzo. "Questo cosa significa?"
"Io non ci ho capito niente! Non puoi parlare normale, Nerd!?"
"Solo Aiden può chiamarmi così! Capito Mister CIA?"
"Ok! Ok! Non fare il bambino permaloso!" ride Jay.
"In pratica, il Badge di Aiden è un lasciapassare per ogni luogo federale: uffici, prigioni, rifugi sicuri e fonte di informazioni riservate come nomi e indirizzi degli agenti, le specifiche delle missioni, le divisioni ecc."
"Scusa Will, ma se il Badge di Aiden era così importante, perchè lui lo perdeva sempre ovunque!? Al mattino diventavamo pazzi a cercarlo!"
"Ehm! Lui non lo sapeva! In verità tipo 10 persone soltanto sapevano di questa cosa. Noi, non abbiamo nemmeno lontanamente, l'autorizzazione, per avere questo tipo di informazioni. Posso finire in guai seri per aver violato il sistema e possono revocarmi la grazia. Sono solo un povero tecnico, con qualifica di Agente Speciale di Vigilanza. Niente di più. Questa era la mia seconda possibilità di redimermi. Ma per Aiden, rischio tutto. Ora che ci penso, una volta, Aiden, mi ha detto di usare il suo Badge, per accedere a dei dati secretati per una missione e non ho avuto alcun impedimento a reperire le informazioni. Lì per lì, non ci ho fatto caso. Pensavo avesse un livello di autorizzazione superiore al mio, inoltre mi ha detto, che così avrebbero dato la colpa a lui, se ci avessero beccati. Ma ora è tutto cristallino."
"Chi ha deciso questa cosa? E come, quell'organizzazione, poteva saperlo?"
"Bella domanda Sofia! Lo sanno solo i vertici del Pentagono, la Presidente, il Vice Presidente e il Direttore, che però, è l'unico a conoscenza dell'identità dell'Agente in possesso del Badge."
"Ci dev'essere una talpa."
"Il direttore, non avrebbe mai messo in pericolo il figlio."
"Ovviamente, non pensavo a lui. Farò delle chiamate a Langley."
"Ok. Bravo Jay. Ogni informazione può essere utile! Sapere che, chi ha il Badge di Aiden ha completo accesso all'FBI, ai suoi file e ai suoi segreti, mi fa stare male."
"Will, allora, dobbiamo bloccare l'accesso o disabilitarlo e il gioco è fatto."
"Sarebbe troppo facile, biondina, ma, nessuno a parte chi l'ha progettato, può farlo."
"Ottimo, allora chi è!?"
"Non lo so! Nessuno lo sa! Posso indagare. Ma ci vorrà tempo e francamente, non so quanto ne abbiamo, prima che scoppi un vespaio."
"Però, forse..." mi gratto il mento pensierosa, "possiamo monitorare quando e per cosa lo usano. In questo modo, possiamo capire i loro piani."
"Ottima idea. Per farlo, dobbiamo cancellarci dal sistema."
"Perchè Will?"
"Perchè, se sanno che siamo la squadra di Aiden, saremo dei bersagli. Perché è palese che non ce ne staremo buoni buoni ad aspettare. Sei tu, Sofia, l'operativa più in alto in grado. Procedo?"
"Fallo."
Rientro nella sala interrogatori, con un dolce.
"Devi farmi entrare nel giro di quelli che ti hanno ingaggiato!"
"Scordatelo! Non saprei nemmeno come fare."
"Non è una richiesta! Guarda nella tua App." gli passo il cellulare.
"L'hanno disabilitata, ma c'è un prossimo "incarico cinematografico", in programma, il 5 dicembre. Ci sono anche le coordinate della Location per le riprese."
"Perciò, forse non sanno che ti abbiamo arrestato!"
"Ne dubito! Ma non so davvero di che cosa sono capaci. Io credevo fosse mera finzione e c'è quasi scappato il morto."
"Possiamo usarlo a nostro vantaggio. Trova il modo di farmi entrare!"
"Non hanno bisogno di un attore o di un'attrice in più."
"Allora mi sostituirò, a qualcun altro!"
"Io non so chi siano. Ci siamo dati solo nomi in codice, dai fumetti."
"Questo avrebbe dovuto insospettirti."
"Era nel copione."
"Dove vi incontrerete?"
"Qui. Questa è la posizione."
"Si tratta di un bar malfamato di Coney Island." mi dice Will.
"Bene allora è lì che agiremo. Mi devo infiltrare nella banda in qualche modo. Sono sicura, che qualcuno che comanda, in mezzo a tutti gli attori, dev'esserci per forza."
"È un azzardo. Non abbiamo bisogno di un altro agente ferito." mi rimprovera Hilary.
"E come pensi di fare, saputella!? È meglio se vado io."
"Non se ne parla proprio, Jay. Io vado a farmi un drink. Lui ci dice chi sono i suoi complici e io mi faccio notare."
"E' un pessimo piano. Aiden non vorrebbe che ti lasciassi andare da sola." mi dice serio Jay.
"Voi fate gli innamoratini e mi guardate le spalle ok? Ci vediamo il 15 dicembre alle 23.30. Ed è un ordine, agenti. Io devo andare da Aiden."
Entro nella sua stanza, in terapia intensiva, dopo aver indossato la tuta azzurra e i calzanti per coprire le scarpe.
Aiden, sembra dormire sereno, se non fosse per tutti quei tubi e quei fili. "Amore, quanto sei bello, anche intubato. Non ti preoccupare. Sono vicina ormai. Scoprirò la verità. Tu però combatti. Per tornare da me. Guarda che mi hai chiesto di sposarmi e non puoi fare finta di niente! Ora più che mai, ti devo presentare ai miei genitori! Per un po' è possibile che non possa venire da te, ma sappi, che sarai sempre nei miei pensieri e nel mio cuore. Ti amo." gli bacio la guancia.
Inspiro il suo profumo misto al disinfettante e mi siedo accanto a lui. Senza dire una parola. Ad ascoltare semplicemente, il suono meraviglioso, del suo cuore.
Tre giorni più tardi.
5 dicembre.
Sono agitatissima. Le mani sudano e tremano. Ho un brutto presentimento.
Infilo il completo più sexy e adatto per un locale malfamato, che ho trovato nel guardaroba antiproiettile, e mi appresto ad andare al locale...
Ordino una Coca Cola e mi guardo attorno. Will, fa finta di telefonare e Jay e Hilary, si stringono la mano, dividendo delle patatine. Il nostro informatore, al bancone, ingurgita nervoso, noccioline. Il pavimento è pieno di gusci, tant'è che a ogni passo, corrisponde uno scricchiolio differente. Per fortuna, ho messo gli stivali. Vestita così, devo ammettere, che all'esterno, ho avuto freddo, ma per fortuna, questo bar in tema cowboy, è molto caldo.
Quando sei una bella ragazza, l'unica cosa che notano, è il tuo corpo. Non immaginano, chi si nasconda davvero, dietro quel bel viso e quel corpo da urlo. Non immaginano, che sono caduti in trappola, perchè nel mio lavoro passare inosservate o solo come stupide Femme Fatale, è la cosa principale.
"Obiettivo trovato! Nome in codice Goku. Sta giocando al biliardo. È quello asiatico." mi comunica il nostro infiltrato.
"Patetico ma... Ricevuto."
Ancheggio nella sua direzione e mi appoggio, in modo provocante, al biliardo.
"Ciao! Bei tatuaggi!" attacco bottone.
"Eih! Pupa!" si lecca le labbra lussurioso.
"Ne ho uno, in un posto che ti farebbe sognare!"
Che disgusto!
"Si allunga, con lui."
Si sfiora la patta dei Jeans.
Gli uomini! 5 minuti soltanto e già ci prova.
"Vuoi cavalcarmi?"
"Non esageriamo!"
Mi ha trascinata verso il bagno.
"Ora Goku, ti scopa, come non ti ha mai scopata nessuno, Puledra del West! E non dire di no!"
"No."
"Fai la preziosa? Eccitante!"
Mi ha bloccato il collo con una mano, stringendomi e facendomi male. Le sue luride mani, che non sono del mio ragazzo, scendono lungo la schiena. Sento l'erezione premere sulle mie natiche. Sono in panico e disgustata, ma ho mantenuto la calma e, appena ho potuto, l'ho atterrato.
"Così impari a provare a venire a letto con me, quando ti dico di no." urlo per farmi notare, mentre gli tiro un calcio nei testicoli.
"La troia, ha atterrato Goku, ora come facciamo!?"
"La troia ha un nome, cafone. Ed è lui che non doveva permettersi di strozzarmi. Voleva scoparmi, ma non vado a letto con i poco dotati."
A parlare così, mi sento male. Ho le interiora che si contorciono. E' la prima volta, in 20 anni, che uso un linguaggio così volgare e scurrile.
Un ragazzo, di bell'aspetto, moro e con gli occhi azzurri, pensieroso, si avvicina a me, torturando il ciuffo di capelli.
"Tu sei!? Che cosa ci fai qui!? Questo non è un posto per una... come te."
"Per una donna?"
"Anche."
"Io sono Margot!"
"Oh! Sei fortunata, perchè io sono Lupin!" scoppia a ridere.
"Che strana coincidenza. Immagino che vi serva una tipa tosta come me, in squadra. Quel Goku tutto era tranne un Super Sayan!" rido ringraziando Diego e i suoi cartoni animati vintage.
"Non so dove vuoi arrivare."
"Suvvia, gli attoretti da quattro soldi, servono per distrarre, come fanno le comparse, ma per il lavoro vero, come con quel..." sospiro mentalmente, "farabutto federale... ci vuole gente competente. Una come me, che non ha niente da perdere."
"La ragazza ha le palle! Al capo piacerà!"
"Uhm! Forse, Pluto. Ma è anche vero, che sa troppo.
Voi andate a prenderci due birre! Io e Margot, faremo due chiacchiere."
I due omaccioni, si allontanano.
"Ragazzina, non so cosa ti sei messa in testa, ma è meglio se stai lontana da tutto questo! Vattene!"
"Scordatelo!"
"Senti FBI..."
"Cosa?"
"Puzzi di federale da 1.000 miglia. Non ho bisogno di te che mi intralci! Non per vendetta poi!"
"Scusa!?"
"Non fare la finta tonta! So chi sei. Sono sotto copertura da tre anni. Non manderai a monte tutto!"
"Sei della CIA?"
"Bond, James Bond. Sono il tuo Agente 007. Se vuoi posso essere tuo davvero! Sei bona!"
"Simpatico!"
"Lo so. Comunque non scherzo! Fuori dalle palle! Questa operazione è tutta MI6."
"Ma non hanno sparato a uno dei tuoi."
"Mi dispiace."
"Invece di far finta di dispiacerti, perché non hai evitato che sparassero al mio Partner?"
"Povera! Non sai proprio come funziona stare sotto copertura. Devi ingerire tanta di quella merda, che alla fine, a forza di vomitare bile, non pensi ad altro se non alla riuscita della missione. Ci sono cose che ho fatto, di cui non vado fiero e non propriamente legali o in linea col mio distintivo o il mio credo, ma ho dovuto lentamente, farmi strada nell'organizzazione e sono tanto così dallo scoprire cosa ha in mente il Boss. Per diventare uno dei suoi fedeli, ci ho messo 2 anni e 9 mesi, perciò, per nessun motivo, ti farò intromettere. Non rovinerai tutto."
"Tu non hai idea, di come mi sento."
"In verità ce l'ho. Abituati. In questo lavoro, i colleghi muoiono spesso. Ora smamma."
"Ma..."
"Il capo l'ha notata, attraverso la telecamera. La vuole vedere!"
"Ok." ringhia Lupin ferito.
"Scusa se ti rovino la piega." Mi mette un sacco nero in testa e mi scollega l'auricolare, prima che possa dare istruzioni alla mia squadra.
Il viaggio è lunghissimo. Mi sembra che stiamo girando in tondo. Dopo un po', mi trascinano fuori da cofano, per farmi risalire su un'altra auto. Probabilmente temono di essere seguiti o forse si sono accorti della mia squadra. Non so.
"Will, li vedi?"
"Sì ecco, la Prius sta uscendo ora. La seguo. No aspetta Jay! Ce n'è un'altra uguale, con lo stesso numero di targa. E un'altra ancora."
"Allora ci dividiamo."
"Lo trovo difficile. Le auto sono almeno 20 e noi solo 3. Non possiamo seguirle tutte per New York. Stanno imboccando direzioni diverse."
"Questo significa..."
"Sì Hilary, che Sofia è sola."
Dopo altri minuti interminabili di viaggio, l'auto accosta. Sento il rumore di un treno e il terreno vibrare, tanto che sembra di essere vicino a una stazione. Tuttavia ho l'impressione di camminare in un tunnel sotterraneo.
"Cammina." mi spinge Lupin arrabbiato.
Camminiamo lungo un binario abbandonato e poi facciamo una ripida rampa di scale a scendere. Una porta Metallica arrugginita scricchiola aprendosi.
Mi tolgono il sacco nero dalla testa.
Sembra un treno abbandonato della metropolitana. Cammino per il corridoio, fino a una sorta di vagone ristorante.
"Buona fortuna Margot!" ringhia quello spocchioso dell'agenzia MI6.
Un uomo pelato, di spalle, in un completo scuro, fuma un sigaro.
"Forza, avvicinati."
"Ehm... signore Boss. Buona sera."
"Accomodati." mi lancia un bicchiere di cristallo con del liquido ambrato e del ghiaccio.
"Grazie ma..."
"È scortese rifiutare. Mi hai impressionato, prima, perciò ora, non farmi ricredere, dal momento che, non è da tutti, sorprendermi."
Sorride in modo illeggibile. Ha il viso solcato da rughe, uno sguardo austero e tenace, la bocca sottile e gli occhi che sembrano due minuscole fessure, dal quale brillano due iridi chiare e glaciali. Ho come l'impressione di averlo già incontrato.
"Grazie." biascico nervosa.
Sussulto. Che sia lui? Spero di sbagliarmi e nell'eventualità, che non mi riconosca.
"Tu sei?"
"Margot, signore."
"Chiamami Magneto!"
Matt Bomer è il misterioso agente dell'MI6
Patrick Stewart è il Capo. La mente pericolosa e malata dietro tutto.
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