Capitolo 14: Natale alla Casa Bianca
Aiden POV:
Ogni anno sempre la solita storia. Pranzo alla Casa Bianca, la mamma che ruba la scena alla First Lady e io al tavolo coi mocciosi. Uno spasso. Non che pretenda di sedere al tavolo degli adulti, sarebbe pure più strano e barboso, che coi bambini, che attaccano le caccole sulla tovaglia, ma ecco... ho 19 anni per la miseria! Non potrebbero semplicemente evitare di invitarmi?
Entriamo nel lungo corridoio, fino all'orchestra, dove vengono serviti gli aperitivi e tutti si voltano. Già il fatto di arrivare con i miei, alla mia età, è imbarazzante, ma la mamma, che urla, ricordandomi che non devo toccare alcolici perché sono PICCOLO, mi fa desiderare di scomparire all'istante.
La sala é adornata con ghirlande, lucine, palline colorate e abeti, in ogni angolo. È semplicemente stupenda.
Chissà che tristezza regnerà in queste sale, quando Crudelia, diventerà la presidente.
Ingurgito, nervoso, un punch alla frutta, per bambini e mi metto in modalità figlio perfetto, elargendo sorrisi falsi, stringendo mani e augurando a tutti di passare un Natale sereno. Mi girano già le palle. Fisso l'orologio.
12.01 - 12.02 - 12.03...
"Come ti sei vestito Aiden Alexander? Questa è la Casa Bianca. Dovevi mettere la cravatta!" chiede con delicatezza e tatto da scaricatore di porto, la mia amorevole mamma. Decido di ignorarla. Anche se la tentazione di usarla come palla da Boowling, per abbattere tutti questi alberi di Natale, sarebbe preferibile.
A casa nostra, l'albero di Natale, se così si può chiamare, è solo un oggetto di design in vetro di Murano, soffiato a mano, sui 150 cm, e con dei meravigliosi colori sfumati, che però, non si può mai toccare e che si rompe con una sola occhiata.
Gli alberi veri, ovviamente, perdono gli aghi e quelli finti, poi, vanno riposti in soffitta. Perciò, niente albero! Le soluzioni pratiche della mamma. Intanto la sento proseguire il suo monologo.
"Mi hai capita Signorino? Guarda che è importante. Non è un gioco!"
Boh! E chi ti ascoltava!
"Sento un parlottare fastidioso in sottofondo."
"Hai intenzione di fare così, fino a sera, solo per farmi saltare i nervi?"
"Fare cosa?"
"Ignorarmi."
"No. Semplicemente farò finta di sopportarti, mamma. Ma solo perché è Natale."
"Molto maturo! Davvero! Tesoro, vuoi dire qualcosa a nostro figlio, per favore?"
"Penso che andrò a fumare. Con permesso!"
"Ma da quando fumi figliolo?" mi chiede stupito e leggermente preoccupato, il papà.
"Da adesso. Basta andare via da qui... Non so se capisci!" Lo vedo sogghignare! Con tutte le raccomandazioni, che mi ha fatto negli anni, sulle sigarette e sulle droghe, sarebbe sciocco da parte mia, cedere a questi vizi malsani.
Esco fuori al freddo, sotto la neve, che scende come pesanti petali di ciliegio, ma non prima di aver preso un flûte e una bottiglia di Champagne. Alla tua salute mamma!
Mi appoggio al muro esterno dello Studio Ovale, e ingurgito alcol, per scaldarmi dal freddo polare di Washington, ma soprattutto per annebbiare la mente. Quando sono con entrambi, non faccio altro che rammentare della loro bugia su Alec. Non riesco a perdonarli, per quanto ci provi e a capire come si possa nascondere l'esistenza di un fratello, anche se morto. Una lacrima solitaria, si stacca dai miei occhi.
Porto il calice, pieno di liquido ambrato e bollicine, verso l'alto, rivolto al cielo.
"Vorrei che fossi qui. Con me. A te, Alec."
Il telefono vibra. Sorrido accettando la videochiamata.
"Eih! Avevo proprio bisogno di una voce amica." La sua faccia sorridente, a intero schermo, mi riporta subito l'allegria.
"Ho poco tempo. Ma volevo augurarti Buon Natale, Partner."
"Mi manchi."
"Anche tu Aiden. Da impazzire!"
"Perciò mi pensi?" chiedo patetico.
"Continuamente. Che fai?"
"Mi ubriaco al Pranzo della Casa Bianca."
"Aiden..." scoppia a ridere. "Aspetta... Ti ho mandato un regalo!"
Ricevo una sua fotografia e rimango senza fiato. Lei è bellissima in quel vestito, che mette in risalto le sue forme e la sua femminilità delicata e sexy. Il rosso è sicuramente il suo colore.
"WOW" bofonchio.
"Se fai il bravo, con tua mamma e tuo padre, e magari cercate di chiarire, dopo te ne mando una dalla mia camera da letto!"
Il cuore impazzisce. Gli ormoni, impazziscono all'istante.
"Co co cosa?" urlo.
"Aiden... non nuda, se è quello che stai pensando! Direi che è un po' presto per quello! E poi non ti manderei mai foto compromettenti via mail o col telefono." avvampa imbarazzata.
"Che? Mai pensato!"
"Seh... Prometti."
"Non ci contare! Io e mia madre, abbiamo chiuso."
"Aiden... nonostante gli errori, è comunque tua madre."
"Purtroppo! Forse col papà, ci sono speranze ma, con la Strega dell'Upper East Side, assolutamente no. Solo 10 minuti fa, mi ha umiliato, davanti a tutti... E sai cosa ha ottenuto? Che per ripicca, sto bevendo Champagne."
"Sei incorreggibile."
《Sofia! Sbrigati!》
Una voce baritonale, che dev'essere di suo padre, o almeno ci spero, la chiama.
"Amore scusa, devo andare. Ti chiamo più tardi. Sforzati di divertirti. Per me!"
"Sofia... ti amo."
"Ti amo anche io, Aiden. Ciao."
"Ciao."
Sospiro innamorato, portando direttamente la bottiglia alla bocca.
12.35. La giornata è ancora troppo lunga.
"Signorino Wray, sua madre mi ha detto di cercarla e di proteggerla."
Un soldato, latino e con gli occhi color muschio, dalle spalle larghe e i pettorali da culturista, nella sua mimetica, mi si para davanti. "Proteggermi? Nel posto più sorvegliato d'America? E poi, senza offesa, so cavarmela e proteggermi da solo, sono un'agente dell'FBI! IO! Ma non dirlo a nessuno." rido farneticando. Ok. Forse ho bevuto davvero troppo.
"Non alla strega, in ogni caso."
"A chi si riferisce, signorino Wray?"
"A mia madre, ovviamente. Perchè non mi lascia semplicemente in pace? Non sa nemmeno che esisto e improvvisamente vuole proteggermi? Da cosa poi? Da pessime scelte? È colpa sua se sono qui, ad affogare i dispiaceri nell'alcol. Tu come la sopporti?"
"Io eseguo solo gli ordini. E il fatto che lei, sia alticcio e che in città ci sia un serial killer a piede libero, sono semplicemente una realtà."
Serial Killer!? Figo! Ecco cosa fare nelle ferie. Altro che andare a sciare! Ricerca e cattura del serial killer? La migliore idea di sempre! Diventerò un mito nel Bureau. Sì. Sono un po' troppo, entusiasto, ma non credo, sia per l'alcol. Il BAU (Behavioral Analysis Unit), é un'alternativa che ho vagliato, per il futuro.
"Ti assicuro che un Serial killer, è meglio di Virginia Wray."
"Ne dubito, signorino Wray."
"Basta col signorino, io sono Aiden." gli porgo la mano per stringerla.
"Diego, Signore."
"Come mai non sei con la tua famiglia, ma a romperti qui, come me?"
"Sono in servizio fino al 28 dicembre, poi fino al 3 gennaio, sono in congedo. Sempre se non esce una missione per la mia squadra. Sono un capo di prima classe e guido una squadra di Navy Seal."
"Sei giovane, per avere giá una squadra, sbaglio?"
"Mi alleno da tutta la vita per essere un Navy Seal. La scelta era tra l'FBI e le squadre speciali."
"E?"
"Ho scelto la mia via. Come lei, Aiden, la sua. Se posso, non è troppo giovane, per il distintivo?"
"Faccio parte di una Task Force sperimentale. Perciò che farai quando tornerai a casa?"
"Passerò il Capodanno ad Antigua, con le mie sorelle."
"La mia ragazza è di Antigua. Credo sia l'amore della mia vita!"
"Sono felice per lei, signore."
"Tu non hai nessuno di speciale, nella tua vita?"
"Col mio lavoro è difficile avere relazioni sane e durature. Per ora mi accontento di storie di una notte!"
"Io, non ho mai avuto quel tipo di esperienza. Non sono quel genere di ragazzo."
"Allora la sua fidanzata è fortunata. Ora dovremmo rientrare. Stanno per servire il pranzo."
Il pranzo è stato una tortura. Come ogni maledetto anno.
Il figlio del Senatore di New York, ha vomitato sulle mie scarpe, facendo inorridire mia mamma. Tutto sommato, nonostante il disgusto, non mi dispiace perchè ho la scusa per andare via e per vedere Virginia Wray imbestialita.
"Signore, la scorto a casa?" mi chiede Diego.
"Non è necessario, ho chiamato un taxi. La villetta dei miei genitori, è qui vicino."
"Sissignore!"
"Aiden... non é educato allontanarsi prima di essere congedati dal Presidente."
"Sono sicuro che nessuno noterà la mia assenza o che saprai giustificarla, Virginia."
"Mamma, Aiden. Sono tua mamma."
"Solo quando ti fa comodo. Buona continuazione, mamma."
Mentre esco, mi scontro con...
"Hilary?"
"Aiden che sorpresa!"
"Che ci fai qui?"
"Ho accompagnato i miei genitori al té con la First Lady e tua mamma alla Casa Bianca. Ma tu dove scappi?"
"Vado a cambiarmi. Un bambino mi ha vomitato sulle scarpe!"
"Ti trovo bene."
"Stai bene anche tu. Con permesso."
Faccio per andare via, ma lei mi blocca per un polso. È bella, nel suo vestito attillato bianco, ma ormai, non suscita in me, nessuna emozione se non rabbia e risentimento.
"Non mi hai mai richiamata. Ti avrò lasciato centinaia di messaggi in segreteria. Con Ray è stato solo sesso. Io voglio te. Io amo te, Aiden."
"Lasciami! Io non ti amo più, Hilary. È finita. Mi dispiace."
"Tornerai da me! Torni sempre!"
"Non questa volta."
Il tassista, guida fino alla villetta che i miei genitori hanno comprato a Washington, parlando della sua famiglia e di quanto si sente in colpa a lavorare il giorno di Natale, invece di passare la giornata con loro. Gli lascio una bella mancia, augurandogli di passare il resto del suo tempo con loro. Le case, i palazzi e gli edifici, nella capitale sono tutti bianchi o chiari. La villa dei miei genitori è molto bella, ma non ci vengo spesso. Tolgo le scarpe, prima di entrare, come mi ha pregato, almeno 500 volte, mia mamma e le ripongo sulla scarpiera, dopo averle ripulite.
Schifato e fetido di acidi di stomaco e vomito, mi butto sotto la doccia e mi rivesto, indossando i soliti jeans e una felpa.
Apro il portatile e cerco nel database, informazioni sul serial Killer.
-Nessun collegamento apparente tra le vittime. Non si conoscevano. Non si erano mai nemmeno incontrate. Età ed etnie differenti. Probabilmente un maschio caucasico sui 30 anni che agisce spinto dall'impulso e dal raptus del momento. Non si sa cosa lo faccia scattare. Sociopatico. Modus operandi: tortura fino alla morte che dura fino a 72 ore. Riappare ogni anno nel periodo Natalizio che sembra odiare.-
Il dipartimento di analisi comportamentale, questa volta si è sprecato nei dettagli e nelle ipotesi.
Comunque, sembra la descrizione di mia mamma. Abbiamo un altro Grinch in città.
Metto la giacca. Si va a caccia.
Fascicolo digitale, alla mano, ripercorro tutti i luoghi, dove sono scomparse le vittime.
Una chiesa. Una stazione. Un rifugio per senzatetto. Un supermercato.
Tutti luoghi che non hanno niente in comune, normalmente, tranne per il fatto che, a Natale, sono pieni di Mendicanti e senzatetto, che chiedono l'elemosina.
Ottima deduzione Sherlock! Come mai il BAU, non è arrivato alle mie stesse conclusioni?
Chissà.
Prendo il cellulare e chiamo Will.
"Eih Nerd! Mi serve un favore."
"È Natale Aiden. Non ce l'hai una vita?"
"Mi servono solo i risultati dell'autopsie del Killer del Natale Presente. Nel database non ci sono, se no avrei fatto a meno del tuo aiuto."
"Chi? Ma di che diavolo parli?"
"Del Killer di Washington, quello che compare solo nelle feste natalizie."
"In che casino, ti sei cacciato?"
"Nessun casino! Solo curiosità professionale!"
"Come no! Ti conosco."
"Cosa pensi possa mai fare da solo? Dare la caccia al Killer? È ridicolo! Semplicemente, mi annoio. Odio le feste, perché mi tocca passare tutto il mio tempo con mia madre."
"D'accordo."
"Fantastico! Digita... e fai la tua magia!"
"Mentre facevi il tuo monologo supplicante, io ero giá al lavoro."
"E allora, dove sono i miei file?"
"Il punto, Mister pazienza, è che non c'è niente. Queste informazioni vanno oltre al mio livello di autorizzazione. Devo hackerare il sistema del BAU?"
"Non so fai tu!"
"Ero sarcastico. Scordati che mi metta nei guai violando il Bureau. Sai che questo lavoro è la mia unica possibilità di redenzione."
"Certo, ti ho salvato il culo io e so le condizioni."
"E ti ringrazio, ma... non puoi chiedermi di giocarmi il mio futuro, quando potresti chiedere a tuo padre."
"Giusto! Mio padre! Usiamo l'autorizzazione del Direttore."
"Ci vuole una password alfanumerica."
"Sì. Ne sono a conoscenza. Scrivi: Password AAVNY2020 e grazie!"
"Ti odio!" grugnisce. "File in arrivo e Buon Natale, comunque. Aiden..."
Non lo faccio nemmeno finire, che riattacco.
Leggo e rileggo compulsivamente i referti. Piccoli fori di iniezione alla base del collo, il tossicologico evidenzia presenza di chetamina per cavalli nel sangue. Morte da dissanguamento come causa di
ferite multiple da taglio. Precisione chirurgica, come se avesse un addestramento medico.
Non pensavo di finire da cacciatore, a preda. Tutto perchè i profiler avevano sbagliato completamente il profilo. Il Serial killer non era un uomo, ma una donna.
Avevo vagato per ore al freddo, perciò ero entrato a prendere una cioccolata calda in una caffetteria desolata. È così che l'ho notata. Una povera donna, seduta sui gradini della chiesa deserta, ricoperta dalla neve. Le ho preso del cibo e una cioccolata calda e le ho chiesto se potevo accompagnarla in un ricovero per i senzatetto, dovre avrebbe trovato un letto caldo, dove passare la notte. Mi aveva sorriso in modo inquietante dicendo:
"Ti sei alleggerito la coscienza? Quelli come te, i ricchi figli di papà, che hanno tutto e non si sono guadagnati niente, mi fanno ancora più schifo. Fate un gesto generoso, una volta all'anno, e pensate di risolvere tutte le ingiustizie e lo schifo del mondo, ma vi sbagliate. Noi moriamo in strada ogni fottuto giorno, solo che solitamente, vi voltate dall'altra parte. Noi siamo gli invisibili."
"Io vi vedo, sempre." le avevo detto prima che mi iniettasse qualcosa, mentre ero basso verso di lei. Ero come paralizzato. Mi ha spinto dentro il suo carrello e poi... il nulla!
Stupido! Stupido!Stupido! La frenesia di risolvere il caso, mi ha fatto abbassare la guardia.
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