Capitolo 1
Tutti pensano che sia arrivato per me il momento di dare una svolta alla mia vita. Ma la vera svolta l'ha appena data mia madre. Da quando lei e mio padre si sono separati qualche tempo fa, credevo che forse ci sarebbe stata la possibilità di una riconciliazione.
Ma così non è stato. Infatti, tre o quattro mesi dopo il loro divorzio, lui ha cominciato a vedere un'altra. Lo so, è terribile sapere che mio padre si preoccupa più della sua nuova fiamma che della mia famiglia. È solo un insensibile, ma non vuole proprio saperne di capire.
Ora siamo solo io, la mamma e Nicole. Mamma lavora tutto il giorno, e io e mia sorella stiamo a casa da sole. Ma c'è una differenza enorme. Io studio seriamente, lei no. Spesso finisco anche per passarle i compiti, salvo poi pentirmene amaramente. Inoltre, dividiamo anche la stanza insieme, e quello che mi da più fastidio è che lei prenda sempre le mie cose senza permesso.
Inoltre, ci è anche stato detto che dovremo trasferirci. L'idea non mi fa impazzire, anzi non mi piace proprio. Come dirò a Aria che dovrò trasferirmi in un posto qualsiasi dove molto probabilmente finirò per farmi un sacco di nemici?
L'importante è non stare troppo a pensarci e godersi la vita. È quello che conta, in fondo. Del resto, che mi importa se papà passa più tempo con Caisley che con noi, e devo dividere la stanza con Nicole? Alla fine, cosa cambia? Si tratta pur sempre della mia famiglia.
Quindi, decido che è il caso di farsene una ragione e mi preparo per il trasloco. Sistemo la roba negli scatoloni (naturalmente devo occuparmi anche della roba di Nicole - ma come farà quella nella vita se continua a cazzeggiare da sempre a sempre?) e poi li sollevo e li porto giù (ancora senza alcun aiuto da parte di mia sorella).
Mamma se ne accorge quasi subito. -Nicole! Cosa stai facendo? Non dai una mano a Caelan?
- Ce la fa benissimo da sola - mente. Mia sorella, pur di non fare qualcosa, è persino disposta a raccontare balle. Ma non funziona così. Deve cambiare registro.
- Ne sei sicura? - insiste mia madre. - A me non sembra. Guarda quanta fatica sta facendo - Infatti, sto sudando come non so cosa a furia di sollevare scatoloni e trasportarli avanti e indietro.
- Ma non potevamo chiamare il servizio traslochi? - continua Nicole. - Anzi, c'è un motivo se si chiama così.
- Lo sai che costa - risponde ancora la mamma, insistendo sull'ultima parola. Ma mia sorella non demorde e anzi continua a lamentarsi: - Parli come se non potessimo permetterci niente.
- Nicole, finiscila. Piuttosto, vai a dare una mano a Caelan.
- E va bene - sbuffa mia sorella, e comincia a riempire qualche scatolone alla cazzo, senza rispettare nessun criterio di ordine. Ma ce la fa? Sul serio, non ho parole. La sua pigrizia ha superato ogni limite.
- Fai sul serio? - commento.
- Se devi fare l'acida, allora va' a quel paese! - sbotta lei, dimostrando una mancanza di rispetto senza alcun precedente.
- Sai, un po' di rispetto ti farebbe anche bene, non credi? - continuo, volendo dimostrare a tutti i costi che non mi farò mettere i piedi in testa da lei solo perché si crede chissà chi.
Lei, tuttavia, mi ignora e continua a riempire scatoloni, sempre a caso. Naturalmente, devo aggiustare tutto io, quando sbaglia. Non c'è mai una volta che non ammetta i propri sbagli e cerca di correggerli, mai una volta che si assuma qualche responsabilità. Non è possibile che debba continuare a farle da baby-sitter. È ora che le cose cambino davvero, se devono cambiare.
***
Non appena arriviamo davanti a quella che dovrebbe essere la nostra nuova casa, resto sbalordita. Non è esattamente come me la immaginavo. Sembra essere in stato di abbandono, circondata da rampicanti e erbacce di ogni genere. Ah, c'è pure l'erba alta un metro, che nessuno ha tosato. Ovviamente, Nicole se ne lamenta, ma penso che, per una volta, abbia ragione.
- Mamma, ma dove ci hai portato? - Mia sorella fa una smorfia, poi guarda male la mamma, quasi come a dire, "Maledizione", o qualcosa del genere.
La reazione di mia madre, tuttavia, non è certo quella che mi aspettavo. - Be', quando l'agente immobiliare me l'aveva fatta vedere, era decisamente diversa... Pensavo che quanto meno il giardino fosse curato, come quello dei vicini, vedete?
Indica un'altra villetta a schiera accanto alla nostra, circondata da alberi maestosi, bellissimi fiori disposti in maniera elegante e di classe e, soprattutto, da un prato curato e in ordine. Chi ci abita deve avere un buon senso dell'estetica.
- Carina - commento, ma non sembra che Nicole capisca che mi sto riferendo alla casa dei vicini, dal momento che sta sbuffando e mi sta guardando storto. Per questo aggiungo: - Qui, invece, ci sarà parecchio lavoro da fare. A cominciare dal prato. Non possiamo avere l'erba alta un metro nel nostro giardino!
- Già! Poi come faremo a organizzare feste? Nessuno accetterebbe il nostro invito se lo vedesse in questo stato! - è la risposta di Nicole. Cavolo, è già la seconda volta che mi tocca ammettere che non ha tutti i torti.
In questa società, l'apparenza sembra aver la meglio sulla sostanza. Questo, chiaramente, vale anche per la nostra casa. Magari, all'interno, è il posto più bello del mondo, ma chi mai ci entrerebbe vedendo che fuori ricorda più una catapecchia che una villa a schiera?
- Andiamo, ragazze. È ora di entrare - Finalmente, la mamma ci invita ad entrare in casa. È anche più piccola di quanto pensassi. Per fortuna, però, c'è una zona open space, il che significa che non dobbiamo fare avanti e indietro tra la cucina e il soggiorno per portare i piatti e il cestino di pane ogni volta.
Nella nostra vecchia casa dovevamo fare così: a Nicole non dispiaceva pranzare sul divano, ma non è affatto una sorpresa, visto che mangia anche a letto, lasciando briciole in giro. Io, invece, preferisco stare seduta a tavola.
***
A un certo punto, mamma decide di andare a occuparsi del giardino. Ha trovato un tosaerba ancora in buone condizioni e vuole assicurarsi che funzioni veramente. Poi, ha intenzione di piantare dei fiori per renderlo quantomeno presentabile.
La seguo, lasciando sola Nicole in mezzo agli scatoloni. Onestamente, non mi importa se deve svuotarli da sola, almeno farà qualcosa. Tuttavia, conoscendola, dubito che lo farà.
Prendo una vanga e un rastrello e mi dirigo nel punto esatto in cui si trova la mamma, già alle prese con il tosaerba. - Per favore, potresti portarmi anche un innaffiatoio? - mi chiede. - È nel capanno sul retro.
Quale capanno? Non l'ho visto. Però, se mi dice che si trova sul retro, ci credo. Vado nel punto che mi ha indicato e lì, effettivamente, trovo una vecchia casetta in legno, in evidente stato di abbandono. Non appena apro la porta, questa per poco non mi cade addosso. È scardinata e la maniglia è mezza rotta.
Lì trovo un innaffiatoio di plastica arancione, sporco e ricoperto di terra. È pieno di acqua stagnante e putrida, a tal punto che devo tapparmi il naso quando la butto.
Quando torno dalla mamma, tuttavia, vedo che ha interrotto quello che stava facendo prima. Adesso, sta discutendo animatamente con una signora nel vialetto. Non capisco di che cosa stiano parlando, né tanto meno mi interessa, ma non mi pare normale che la mamma litighi con qualcuno già il primo giorno.
Deve essere successo qualcosa di grave.
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