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Broken

Luke's pov
È da circa un'ora e mezza che io e i ragazzi siamo nel salotto di casa mia e non potrei essere più teso, sapendo che a pochi metri da noi c'è Maggie, nonché la più grande cotta di Calum di sempre. Nella mia mente si susseguono una serie di situazioni in cui ci potremmo trovare se adesso lui la vedesse e finiscono sempre con me che rimango fregato. Non riesco a fare la gamba dal muoversi freneticamente e Ashton me lo fa notare con un'occhiata.

"Luke, cos'hai? È da quando siamo qui che ti comporti nervosamente." Constata Calum che al momento sta scherzando con Michael, entrambi ignari di tutto. Se solo sapesse... Scuoto il capo cercando di apparire il meno agitato possibile. Non so tra quanto se ne andranno, ma una parte di me spera il prima possibile, Maggie non uscirebbe mai dalla camera, ma non voglio nemmeno farla marcire lì dentro.

"Perché non andiamo a farci un giro? ci sgranchiamo un po' le gambe, prendiamo un po' di vitamina D!" Esclama di botto Ashton, alzandosi in piedi. Lo seguo senza pensarci due volte, ma gli altri due non sembrano molto convinti e si lasciando sprofondare nelle poltrone. Ottimo. Ci risediamo, scambiandoci occhiate complici. Cosa fare? Anche se non sono entusiasta per questa 'relazione', anche se io e lei non siamo amici, io e Calum lo siamo e non voglio spezzargli il cuore ancora una volta. Vorrei far capire a Michael la situazione ma continua a fare l'idiota con Cal e non mi presta affatto attenzione. Sbuffo ancora e vado in cucina, ho voglia di Vegemite e pane. Dopo poco sento dei passi di qualcuno dietro di me.

"Luke, si vede lontano un miglio che c'è qualcosa che oggi. È successo qualcosa?" Riconosco Calum dalla voce e non mi giro neanche, non saprei cosa dirgli. Sì, scusa ma la tua ex ragazza si sta nascondendo nella mia camera perché è diventata la mia, per finta. Non suona molto bene e proprio mentre sto per girarmi ed addentare un pezzo di pane, ho l'illuminazione. Se Calum è qui con me, allora Maggie può uscire di casa. Devo solo intrattenerlo e sperare che Ashton e Michael non si facciano vedere.

"Uhm... Sono solo nervoso per il tour. Lo so che ci stiamo riposando per un po', ma ho paura che i prossimi concerti possano andare male. È stupido, lo so..." dico masticando e guardando tutto tranne il mio migliore amico che ora è appoggiato contro il ripiano della cucina e fissa davanti a sé. Restiamo in silenzio per qualche secondo e sento il sudore colarmi lungo la schiena, andiamo Ash, falla uscire in fretta. Quanto ci vuole? Provo a nascondere meglio il mio nervosismo questa volta.

"Non c'è niente di cui preoccuparsi, Luke, a tutti capita un brutto concerto ogni tanto. Bisogna soltanto ricordarsi cosa importa veramente. Abbiamo preso una pausa per calmare le acque, perché eravamo sottoposti ad uno stress troppo alto per noi. Non era più un piacere esibirsi e Michael aveva un concerto, sì e uno no, un attacco di panico. Sono certo che quando torneremo andrà tutto bene." Dice guardandomi negli occhi. Vedo la sincerità, l'amore fraterno, l'empatia, la gioia nei suoi occhi ed è in quel momento che capisco di essere una vera merda. Come posso lasciare che tutto questo accada? Come posso lasciare che il cuore del mio migliore amico si spezzi in mille pezzi ancora una volta? Se mi concentro riesco a ricordarmi di quella sera nella sua camera, in lacrime e distrutto.

*Flashaback*

In casa Hood non c'era mai stata così tanta tensione. Capitava che litigassimo o che litigassero in famiglia, ma l'aria era sempre tranquilla e leggera. Ma questa volta no. E la causa era Calum. Non usciva dalla sua stanza da settimane, non mangiava quasi niente e sostanzialmente viveva come un vegetale nel suo letto.

"Ehi Cal, abbiamo portato fifa!" Esclamai io dall'altra parte della porta guardando gli altri due, preoccupati come me. Nessuna risposta. Sospirai adagiandomi contro il legno della porta. Di solito un paio di partite a fifa e tutto passava, ma sapevo sotto sotto che questa volta sarebbe stato diversamente, eppure una parte di me ci sperava lo stesso.

"Dai amico, facci entrare. Michael deve farti vedere il nuovo taglio di capelli che si è fatto!" Continuò Ash imperterrito. Aspettammo ancora, ma niente. Se non lo sentissimo respirare avremmo pensato che fosse morto. Sapevo quanto tenesse a Maggie, ma tutti noi sapevamo che sarebbe dovuta finire tra loro, in un modo o nell'altro.

"Dobbiamo discutere delle tappe del tour! Tra poco si parte e non siamo neanche pronti. Chissà cosa penseranno i fan..." Provò Michael questa volta e forse fu quella vincente, perché dopo poco si sentì sbloccare la porta e con timore tutti e tre entrammo. Nella stanza c'era una puzza assurda di chiuso e di sedicenne puzzolente. Vestiti, cibo, cartoni di pizza, cartacce delle caramelle, scarpe, calzini, coperte, foto, stampelle, pizza e anche altro cibo. Era tutto a terra. Cercai con lo sguardo il moro, quando notai una massa indefinita sotto le coperte, in altre occasioni avrei sorriso ma questa volta no. Facendo attenzione a non pestare niente, mi diressi verso il letto. Sedendomi sul bordo gli altri due mi seguirono nei movimenti.

"Cal..." Lo richiamai sottovoce quasi spaventato di romperlo, anche se ci aveva già pensato Maggie a quello. Non rispose, ma sentii un rantolo da sotto. Mi guardai con gli altri due, non sapevamo proprio cosa fare e questa situazione mi spaventava. Ora che finalmente il nostro si avverava, lui si trovava nelle peggior condizioni. Faceva male vederlo così, raggomitolato su se stesso.

"Dai alzati. Perché non ci facciamo un giro? Fuori è una giornata bellissima, potremmo andare al mare o in quel negozio di musica che tanto ti piace." Disse Ashton provando ad essere il più positivo possibile. Non era mai stato così giù, almeno da quando lo conoscevo, ma da come potevo ben vedere dal volto di Michael, nemmeno da quando lo conosceva lui. Possibile che una ragazza l'avesse ridotto così male? Ecco perché non ero mai stato un tipo col cuore aperto, poi finiva sempre per essere rotto. Finalmente spuntò la sua testa dal piumone, sebbene facesse caldo.

"Lasciatemi in pace." Sussurrò con voce spezzata. I suoi occhi erano rossi come se avesse pianto per ore, anzi, giorni, spenti, non avevano più quella luce di sempre, le guance erano visibilmente bagnate, la sua bocca era compressa in una smorfia di dolore, i capelli arruffati e sporchi, probabilmente non si lavava da molto. Ci guardò come se non ci conoscesse, come se il suo sguardo ci trapassasse e non ci vedesse veramente. Era così triste che riuscivo a sentire il suo dolore. Michael si morse il labbro inferiore, capendo che questa volta aveva proprio il cuore spezzato.
Non passò molto prima che ritornasse sotto le lenzuola a rantolare.

"Sono sicuro che uscire ti faccia bene, Cal." Tentò ancora una volta il biondo scuro, era troppo positivo per Calum in quel momento. Aveva solo bisogno di sentire tutto il dolore, di viverlo, di annegarci dentro. Aveva bisogno di toccare il fondo per poi risalire in superficie e questo non sarebbe successo in pochi giorni, né settimane. Nessuno rispose, restammo tutti in silenzio per quello che sembrò un'eternità. Non mi lamentavo, il silenzio era piacevole, pieno di emozioni e parole non dette. Osservai la luce penetrare dalle serrande, mentre la mia mente vagava senza freno. Chissà come sarebbe stato se non fossimo esseri vulnerabili al dolore, alla sofferenza. Forse vivremmo meglio, forse peggio. Chissà come sarebbe svegliarsi e provare solo gioia e felicità. Forse non sarebbe mai stato possibile, perché come riesci a definire la gioia se non sai cos'è il dolore?

"Pensavo saremmo durati a vita. Pensavo che ci saremmo sposati, saremmo andati a vivere nel centro di Sydney o in Giappone, perché lei ama le loro usanze, la loro lingua. Pensavo che sarebbe stata la mia costante, per tutta la vita. Pensavo che saremmo invecchiati insieme. Pensavo che avremmo avuto figli, almeno due, anche se non le piacciono. Pensavo che avremmo avuto un cane, già pensavamo al nome: Duke. L'avrei portata in tutti i posti del mondo, ci saremmo divertiti, ci saremmo scatenati in tutte le discoteche d'Europa e ci saremmo innamorati sempre di più. Pensavo fosse quella giusta...– disse in sussurro quasi impercettibile, attirando subito la nostra attenzione, tanto che ci voltammo tutti e tre— Sapete una volta eravamo al Sydney Harbour Bridge, mi ha guardato dritto negli occhi, come se volesse tuffarcisi dentro, e mi ha detto 'Non mi lasciare mai.' Non pensavo fosse possibile allora e nemmeno adesso, eppure eccoci qua." Sembrava come se ogni parola lo ferisse dal profondo. I suoi occhi erano lucidi ed ancora rossi, distrutti, stanchi, tristi. Le labbra gonfie a forza di mordersele e il volto più spigoloso e con più occhiaie di qualche giorno prima. Nessuno sapeva cosa dire, ma non gli importava nemmeno, nessuna parola avrebbe potuto tirarlo su di morale, per questo non fiatammo, godendoci quel silenzio che parlava per tutti noi.

*Fine flashback*

Spazio Me!
Holaaa, come state? Cosa ne pensate di questo capitolo? Vi sta piacendo la storia? Accetto critiche costruttive ovviamente!
Lasciate un commento ed una stellaaa!
Byee

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