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capitolo 3 - discussioni

Bianco.
Tutto bianco.
Mi dà la sensazione d' essere soffocata.
Come se non riuscissi a respirare.
Pareti bianche, nessun disegno appeso.
Si dice che il bianco sia l'insieme di tutti colori, come di un gigantesco arcobaleno.
Egoisticamente assorbe tutti gli altri.
Ed è come se facesse lo stesso con me.
Ti senti intrappolata.
Si.
La tua persona, il tuo colore.
Non so più quale sia.
Hai perso quello che eri.
Perché?
L' hai detto tu.
Io?
Per fare un gigantesco arcobaleno.
Dei passi.
Un cigolio.
La porta che si apre.
Rimango stesa, non ho voglia d' alzarmi.
Lascio che sia la voce il mio sguardo.
<<Signorina, le ho già detto che non ho bisogno di niente, la ringrazio.>>
Sento la porta chiudersi.
Mi aspetto un silenzio che non arriva.
<<Sei la prima a scambiarmi per una ragazza, e comunque volevo semplicemente vedere come stavi.>>
<<Light!>>
Con una mano mi copro la bocca.
Passo falso.
<<Non mi sembra d' averti mai detto il mio nome.>>
Ah ah ah, non é da te farti scoprire per così poco.
Mi giro, un espressione confusa sul suo volto.
Devo rimediare.
<<Somigli molto a tua sorella.>>
I lineamenti si distendono, sembra essersi rasserenato.
Sospiro di sollievo.
Devi stare più attenta, non é Light quello con cui stai parlando, ma Kira.
<<Conosci mia sorella allora.>>
<<Più o meno si.>>
Sorridiamo entrambi imbarazzati, più per formalità che per necessità di farlo.
Senza accorgermene mi perdo in quel' istante.
Chiedendomi fino a che punto sia reale.
A farci compagnia il suono delle lancette del suo orologio da polso.
Secondi, minuti.
Le mie mani che involontariamente discostano una ciocca di capelli.
Le sue dita che, frenetiche, percorrono sulla gamba una melodia inesistente.
Una catena costituita dai rispettivi pensieri che blocca il mio sguardo al suo.
E che prende delle sfumature di bianco.
Tossisce e porta una mano al collo, in segno di un' insicurezza mal celata.
Riprende la conversazione.
<<Allora...come stai?>>
<<Nulla di grave, fortunatamente. Il dottore mi ha detto che il periodo di convalescenza sarà breve, nel frattempo dovrò mettere un busto e prendere i farmaci da lui prescritti.>>
<< Sono contento, in un primo momento non essendo un tuo famigliare non mi hanno fatto entrare: ero in pensiero.>>
Lo guardo, sembra sincero.
Non cascare nella trappola, sai come andrebbe a finire.
Ma mi ha salvato la vita.
E ne ha uccise tante altre.
Non parlare come se lo avesse fatto.
Ma lo farà.
<<Light, senti, grazie.>>
Un rossore si fa strada sulle sue guance.
E i suoi occhi non incrociano i miei.
<<Io...beh non c'è bisogno che mi ringrazi. Non me lo sarei mai perdonato se avessi avuto la possibilità di fare qualcosa e non avessi fatto niente.>>
Il suo tono é sicuro, riporta il viso alla mia stessa altezza.
E leggo una convinzione degna delle più nobili parole.
Come può essere lui Kira?
Infatti lui non é Kira.
E chi é?
Light, semplicemente Light.
<<Scusami , che maleducato, non ti ho ancora chiesto come ti chiami.>>
Come mi chiamo?
Adesso cosa gli dirai ?
Posso inventare un nome falso.
Non ti conviene, mettiamo lo scriva sul quaderno, rischieresti di uccidere una persona innocente.
Perché dovrebbe scriverlo?
Potresti rappresentare una minaccia.
In tal caso non potrei neanche dirgli quello vero.
Come hai potuto non prevedere uno scenario del genere ?
É successo tutto troppo in fretta.
Questa tua esitazione non fa altro che peggiorare la situazione.
STAI ZITTA, MALEDIZIONE!
<<Cos'hai?>>
Sai che ho ragione.
Mi fa male la testa.
Porto le mani alla fronte.
Chiudo gli occhi.
Delle labbra si posano anch'esse.
<<Scotti, devi avere la febbre.>>
Un sussurro , flebile, attenua per un attimo il dolore.
Muovo la testa, in predisposizione di quel contatto.
Non voglio che finisca.
<<Vado a chiamare un' infermiera, tu rimani qui, torno presto.>>
<<No.>>
Prendo le sue mani e le stringo, non facendo caso alle dita che, lentamente, conficco nella sua pelle.
Un freddo improvviso mi travolge e mi porta ad avvicinarmi a lui.
Sento la lucidità venire meno.
E parlo senza dare consenso ai miei pensieri.
<<Non voglio che mi lasci da sola con me stessa.>>
<<Non sei da sola, ci sono io.>>
Con una mano mi accarezza i capelli.
<<Non te ne andrai?>>
<<No, promesso.>>
E con l' altra  spinge un pulsante.
Quello per chiamare assistenza.
<<Sai, Light?>>
<<Cosa?>>
<<C' erano delle mele, nella tua borsa.>>
Mi scosta bruscamente da sé.
E prima che possa dire qualcosa, entra un uomo con un camicie.
Dietro di lui, un' infermiera con una siringa.
Light si alza e si para davanti a me.
Un difesa mascherata da un sorriso gentile.
<<Signori, chiedo scusa per il trambusto, falso allarme: é solo un po' stanca.>>
Il medico non gli presta attenzione e lo scansa da sé.
<<Questo lo valuterò io.>>
Si accovaccia davanti a me, e se fino a poco prima aveva un atteggiamento minaccioso, adesso lo sostituisce con uno innocuo, come se fosse con una bambina.
<<Sai dirmi quante persone ci sono nella stanza?>>
<<Cinque.>>
Light sobbalza, quasi impercettibilmente.
<<Vorrai dire quattro.>>
Non faccio più caso alle mie stesse parole.
Riprenditi, maledizione.
Ti crederanno pazza, se continui così.
E magari non avranno neanche tutti i torti.
<<Scusi, volevo dire quattro.>>
<<Non c'é bisogno che ti scusi. Hai preso le medicine oggi?>>
<<Si.>>
<<Brava, vedrai che presto ti sentirai meglio.
Nell' incidente hai sbattuto forte la testa, potresti avere memorie confuse e forti emicranie, in tal caso non esitare a chiamarmi. Le sedute avranno inizio la settimana prossima.>>
<<Sedute?>>
<<Sono un neuro-psichiatra, tranquilla, sei in buone mani.
Riguardo le spese non ti devi preoccupare, hanno già provvisto i tuoi famigliari.>>
Famigliari?
Ma com' é possibile?
<<Ti aggiornerà di tutto la mia infermiera, intanto é bene che ti faccia questa iniezione.
Sarà come sentire la puntura di una zanzara.>>
La donna mi fa segno di sedermi sul lettino.
Faccio come richiesto.
Non vedo perché opporre resistenza.
Light però, si contrappone tra noi due.
<<Non credo sia necessaria.>>
<<Light, cosa stai facendo?>>
Come risposta, mi volge uno sguardo serio.
Non desideroso di repliche.
<<Ragazzo, non intrometterti. É per il bene della signorina.>>
La donna gli rivolge un tono dolce.
Sul cartellino il suo nome.
Annalise Parker.
E noto Light guardare la stessa cosa.
Cede, ma prima di andarsene, fa un' ultima domanda.
<<Avete una penna?>>
No, non dirmi che...
<<Light!>>
<<Si?>>
<<Non...>>
Non mi fa terminare la frase.
Sbatte la porta.
Cerco di alzarmi, ma lei mi impedisce dal farlo.
Sento un colpo secco e sottile, pochi attimi e l' ago é già fuori di me.
Mentre le forze mi abbandonano, un' immagine si imprime nella mia mente.
Lei che cade, tenendosi la mano al petto.


Weeeeeee sono tornata! ^_^
Scusate, avrei voluto aggiornare prima ma questa settimana sono stata sommersa da verifiche e interrogazioni, se ve lo steste chiedendo, da noi non esiste la pausa didattica(parte musica triste).
Volevo anche informarvi che da adesso pubblicherò un capitolo a settimana.
Tutte le domeniche un nuovo capitolo! ;)
Non sarà sempre così, ci saranno occasioni in cui riuscirò ad aggiornare prima così come viceversa.(É corretto grammaticalmente?O.o)
Ringrazio di cuore chi ha commentato nello scorso capitolo, così come chi ha votato e chi legge questa storia<3.
Come ultima cosa volevo aggiungere che qualsiasi idea o proposta riguardo la storia é ben accetta.
Grazie mille patate, alla prossima! :)

Light: sempre se non scrivo il tuo nome nel Death note
Io: ma sei dalla mia parte o no?
Light: mi avevi promesso delle patitine.

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