Capitolo 15_La pioggia dopo il sangue
In un luogo isolato.
Una figura femminile cammina.
Si morde l'unghia.
E batte il piede per terra.
<<Sei sicuro?>>
Il ragazzo non risponde.
Gli occhi fissi su Alice addormentata.
<<Sebastian, non puoi portarla là.
Non dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto per riaverla!>>
Sebastian prende tempo.
Si alza in piedi.
E si concede un ultimo sguardo.
<<Elena.>>
Lei si immobilizza.
In un attimo si concatena a sé stessa.
La paura sostituisce l'ansia.
Quasi mai la chiama per nome.
<<Ti sei dimenticata del nostro patto?>>
Si trattiene dal tremare, lei.
Sicurezza.
Alza il capo.
Devi mostrare sicurezza.
<<No, lo ricor-do perfettamente.>>
Non balbettare.
Sebastian si avvicina.
Non allontanarti.
E raccoglie una sua ciocca di capelli tra le mani.
Non dargli la soddisfazione.
Elena gli sorride.
Lui fa una smorfia contrariata, ma sta al gioco e stringe la presa.
Entrambi hanno lo stesso obbiettivo.
<<Mi piace quando collabori, ma non illuderti, una partita non equivale al gioco.>>
<<Light, dove vai?>>
<<In ospedale.>>
La madre lo osserva preoccupata.
E in un momento lui le sussurra:
<<Ti darò notizie su come sta papà il prima possibile.>>
Esce di casa.
Sembra ci siano stati due attentati.
Tra cui uno dove lavora suo padre.
Non si é ancora stimato il numero dei morti.
É strano.
Non é riuscito a prevederlo.
Ma é ancora più strano il fatto che nel momento esatto dell'accaduto lui fosse in biblioteca a parlare con una ragazza.
Era impreparato.
Vulnerabile.
Ed inconsapevole.
Kira questo non può permetterselo.
Nessuna notizia.
E nessun report riguardo gli avvenimenti appena trascorsi.
Come se qualcuno volesse impedirlo.
Non sono stati fini a sé stessi.
E
se fosse stato un attacco ad L?
Spiegherebbe il perché delle poche informazioni circolanti.
Ma chi potrebbe essere stato ?
Un suo seguace, forse.
Possibile che sia arrivato ad L prima di lui?
No...qualcosa non torna.
Mal di testa.
Sente un fortissimo mal di testa.
Si ferma.
Ascolta il suono di un silenzio che non c'é.
E corre.
La pioggia scrosciante come sua unica compagnia.
I pensieri lo attraversano come le gocce d'acqua della pioggia.
Sporche, continue e insidiose.
Il suo respiro é affaticato.
Ma continua a correre.
Per una strada imparata a memoria.
Sperando solo che la pioggia finisca.
<<Quindi la consegniamo a loro?>>
<<Si: abbiamo una giustificazione perfetta.
Diremo che é stata sequestrata e che é stata vittima dell'attentato.>>
Elena gli riserva un' espressione poco convinta.
Accarezza la guancia di Alice.
<<E cosa ti fa credere che starà al gioco?>>
Sebastian posa lo sguardo su di lei e sorride dolcemente.
<<La conosco troppo bene: non vorrà far scoprire l'identità di L.
Non vuole compromettere né lui, né Light; ma non perché sia indecisa da che parte stare, la verità consiste nel fatto che non vuole fare del male a nessuno.
Nonostante faccia pensare di divertirsi, la sua é solo un auto-convinzione per non diventare il capro espiatorio di sé stessa.
La mia piccola Alice, così buona da non volerlo credere neanche lei.>>
La bacia sulla fronte.
Elena lo scruta sospettosa.
Ma si pietrifica quando gli pare di vedere gli occhi rossi.
Il sorriso forzato.
E una lacrima sul viso.
<<Non é così, mia piccola Alice?>>
<<Watari.>>
Ryuzaki é sveglio.
É in un lettino.
Prova ad alzarsi.
Una fitta al torace lo costringe a distendersi.
<<Watari.>>
Chiama il maggiordomo una seconda volta.
Nessuno risponde.
Si ritrova ad essere da solo.
E studia l'ambiente circostante.
Sono in un ospedale, si dice.
Con la mente ripercorre tutto quello successo.
Ricorda gli spari, il sangue.
Alice urlare il suo nome.
Alice.
Un uomo.
Una pistola puntata contro.
É stato un attimo.
Lui a terra ed Alice tra le sue braccia.
Ricorda lei dimenarsi.
Piangere impaurita.
L'uomo invece, fisso alla figura di lei.
Una maschera sul volto impediva di vederne l'espressione.
La paura consiste nell'ignoto, dicono.
Ma se Ryuzaki avesse avuto modo di scorgere il suo sorriso, allora avrebbe capito in cosa consiste la vera paura.
Dei passi.
Ryuzaki si allarma.
E rimane in silenzio per capirne la direzione.
Quasi gli sembra d'essersi immaginato il rumore, ma questo si é solo fermato davanti la sua porta.
<<Light Yagami.>>
<<Voglio dire una cosa ad Alice.>>
Sebastian é divertito, quasi la tristezza manifestata prima non ci fosse mai stata.
É bravo, lui , a nascondere sé stesso.
<<Da sola.>>
<<Lo sai che é addormentata, vero?>>
É sarcastico, lui.
Quasi non volesse rendersi consapevole di quanto, invece, lui abbia comunque parlato con lei.
<<Parla quello che la fissa da un' ora.>>
É infastidito, ma non replica.
Sa che ha ragione.
Se solo sapesse di come non si sia limitato a questo.
Ride tra sé e sé.
Ed esce dalla stanza nello stesso modo in cui ci é entrato.
Come se non ci fosse.
<<Ehi.>>
Niente.
<<Lo sai che tra le due non sono io quella loquace, vero?>>
Niente.
<<Alice, scusami.>>
Niente.
<<Vorrei tanto tornare indietro, ma non posso.
Devo dirti addio, Alice. Devo dire addio a quello che é stato.>>
Niente.
<<Grazie.
Anche se non lo sai. Anche se non sei più la tua vecchia te.
Io ti ringrazio per essere l'Alice di adesso.
Perché così potremo ricreare tutto partendo da noi stessi.>>
Elena stringe la collana che ha al collo.
Anche se non ci sei.
Se io parlo di te al silenzio, che suono fa?
Innanzitutto auguri di Buona Pasqua❤️!
Riguardo il capitolo, vorrei precisare che per le ultime due frasi ho preso spunto da una poesia( per chi volesse sapere di che si tratta mi può contattare 👍).
Ringrazio chi segue, vota e commenta la mia storia ^_^!
(Qualsiasi idea riguardante la vicenda é ben accetta, ovviamente darei i meriti)
Buona serata, patate💕!
Al prossimo aggiornamento~
L: Autrice
Io: Si?
L: portami un uovo di Pasqua.
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