Falling
Marta era rientrata a casa presto, quel venerdì pomeriggio di dicembre. Abitava col compagno Franco, noto grafico pubblicitario, in una zona residenziale di Milano.
Aprì il portone dell'ingresso e salutò con un sorriso il vecchio portiere, Alfonso. Sarebbe potuta entrare direttamente dalla porta privata, attraverso l'ascensore che collegava l'attico al garage, ma, siccome era rientrata in taxi dall'aeroporto per fare una sorpresa al suo uomo, non aveva scelto la via più breve ed era passata dal grande ingresso dello stabile, per poi salire i cinque piani con l'ascensore comune e fare l'ultimo con quello privato, digitando il codice personale, che solo gli abitanti dell'attico possedevano.
Salendo nell'ascensore un senso di disagio la colse: lo sguardo di Alfonso non era stato limpido come al solito, forse aveva qualche problema in famiglia. Sua moglie Anna non era stata bene, nell'ultimo periodo. O forse, semplicemente, era una giornata no.
Si strinse nelle spalle, trascinando il trolley del bagaglio a mano, fino all'ingresso. L'ascensore era veloce e in un baleno era al suo piano. Quella enorme e bellissima casa l'avevano acquistato qualche tempo prima insieme. Tra lei e Franco era stato colpo di fulmine e nonostante li dividessero undici anni sembrava fossero coetanei.
Non si sapeva chi fosse il ragazzino o l'adulto, perché si scambiavano in continuazione tali ruoli. Si erano conosciuti quando Marta, appena arrivata dal sud per uno stage in una nota azienda di designer milanese, aveva incontrato Franco, allora vicedirettore dell'azienda di grafica che si doveva occupare della nuova linea della ditta di Marta.
Uno sguardo, qualche complimento ed era fatta. Marta era completamente capitolata al fascino del bel grafico che, quasi quarantenne, aveva ancora la testa fra le nuvole e non pensava proprio a metter su famiglia. Eppure con quella ragazzina, poco più che ventenne, dai capelli ramati e gli occhi verdi, aveva sfoderato un senso di protezione e amore che raramente mostrava verso gli altri.
Marta pensava, con un lieve rossore, a come l'avesse in ogni senso guidata, sia nel lavoro che nella sua crescita personale e sessuale. Sì, perché il grafico in quel campo non si stancava, anche dopo cinque anni di relazione.
Entrò in casa e notò subito degli indumenti sparsi a giro, come se qualcuno fosse arrivato di fretta e si fosse spogliato. Pur essendo pomeriggio le tapparelle erano abbassate.
Si mosse istintivamente con sospetto in casa, lasciando il trolley in salotto e seguendo la scia dei vestiti, che la portava dritta nella loro camera da letto. La porta era socchiusa e nella penombra del corridoio si sentivano dei gemiti sommessi. Il cuore perse un battito, poi due o forse tre.
Marta cercò di mandare giù il groppo che sentiva in gola. Le sembrava di essere la protagonista di Sliding Doors: sapeva cosa avrebbe trovato in quella camera, sapeva che ci sarebbe stato Franco con una donna.
Prese fiato e si costrinse ad avanzare senza fare rumore. Come un soffio di vento aprì lentamente la porta e lo vide nella luce del pomeriggio invernale, rischiarato dalle candele profumate accese in camera.
Trattenne un urlo, o forse era diventata muta. Nel loro letto, lo splendido letto kingsize che avevano comprato insieme, c'era Franco che si stava spingendo a occhi chiusi, travolto dal piacere, in un corpo che non era il suo e che non era nemmeno quello di una donna. Sotto il suo compagno, o meglio ex, c'era un giovane uomo dalla pelle diafana e i capelli ricci sparsi sul cuscino. Nel loro letto, sotto il suo uomo. Nessuno dei due amanti si era accorto di lei che, come pietrificata, osservava quell'amplesso.
Era spettatrice del tradimento diretto di quello che considerava il compagno di una vita. Sentì cedere le gambe e dovette reggersi alla porta della stanza, che cigolò, come a mostrare ai due amanti che esisteva un mondo al di fuori di loro.
Fu Franco che si voltò per primo, richiamato dal rumore, e la sua faccia, notando la figura alta ed esile della compagna, aggrappata alla porta, fu quella di chi aveva appena perso tutto. Cercò di richiamare l'amante per uscire da lui; non voleva fargli male, ma lì c'era Marta che si stava sgretolando di fronte a lui e lui... lui non sapeva come fare, era una situazione di merda. Non vi erano altre parole per descriverla. Perché aveva ceduto a quella tentazione, perché non aveva aspettato il ritorno della sua donna? Perché?
«Marta...» cercò di dire mentre provava a uscire dal corpo caldo del giovane uomo sotto di lui. Franco era sempre stato bisessuale, aveva amato carnalmente uomini e donne e alla soglia dei cinquant'anni era stato di nuovo abbagliato dalla bellezza di quel giovane modello. Come diceva Wilde: "Resisto a tutto fuorché alle tentazioni..." e lui a quella tentazione non aveva resistito. Marta non sarebbe dovuta essere lì, eppure c'era e aveva visto tutto.
La donna, andando contro la propria indole, non urlò, non fece nulla, si voltò con tutta la dignità che da sempre la contraddistingueva e riprese il trolley in salotto, scendendo direttamente in garage. Aveva afferrato per istinto le chiavi del Range Rover e sgommò quando apparve dall'ascensore un Franco in pantaloni della tuta, a torso nudo.
La tempestò di telefonate, cercandola ovunque fra i loro amici e conoscenti, ma Marta sembrava sparita nel nulla. Anche al lavoro era assente. Dopo giorni e giorni si arrese all'evidenza che lei non l'avrebbe contattato nemmeno per urlargli contro il suo disprezzo.
Una delle tante sere buie in cui beveva e vedeva nella sua mente solo Marta, decise di scriverle, mentre ascoltava il nuovo singolo di un giovane artista inglese, Harry Styles, che cantava Falling, cadendo, e lui così si sentiva senza Marta, in caduta libera...
https://youtu.be/WcKSPyhrGWc
"Sono nel nostro letto e tu non sei qui. Non c'è nessuno da incolpare se non me stesso, il drink che sto bevendo e le mie mani irrequiete. Lo so che non posso rinnegare quello che hai visto, ma fammi spiegare, non posso sopportare il fatto di esserci lasciati così. Perché non hai detto nulla, perché non mi hai urlato in faccia che sono un porco, un pervertito, perché? Dicevi sempre di amarmi, ti prego piccola, dimmi ancora che ti importa di noi e che ti manco, come mi manchi tu. Siamo distanti. Tutto ciò mi sta uccidendo, perché so che abbiamo finito le cose che possiamo dirci... Che cosa sono ora? E se fossi qualcuno che non vorrei avere vicino? Sto cadendo di nuovo. E se fossi triste? E se fossi esausto? E se fossi qualcuno di cui non vuoi parlare? Sto cadendo di nuovo. E sento che non avrai mai più bisogno di me..."
Scrisse il messaggio allegando il link della canzone, ma non ebbe risposta. Come sempre del resto.
Marta non aveva ancora bloccato il numero di Franco.
Quel messaggio la trafisse come una freccia scagliata da un arco: sentiva il dolore in quelle parole e le sentiva sue, come se anche lei stesse cadendo insieme a lui. La canzone poi era straziante.
Che cosa non aveva funzionato nella loro storia? Perché aveva cercato qualcun'altro, perché un uomo? La testa le scoppiava...
Il mondo le era crollato addosso in un attimo: la sua vita era stata travolta come da una scossa di terremoto del settimo grado della scala Mercalli. Marta non aveva retto ed era scappata velocemente da Milano, aveva chiesto all'azienda un periodo di aspettativa. In quegli anni era stata una fedele collaboratrice, molto apprezzata, e quindi non le avevano negato nulla. Non avevano fatto domande e l'avevano lasciata partire.
Si era rifugiata a casa dei suoi nonni paterni, in un paesino dell'entroterra pugliese. Loro l'avevano accolta a braccia aperte, senza chiedere il perché di quella sua venuta improvvisa. Si vedeva dalla faccia della loro bambina, che qualcosa di molto grave era successo "su al nord".
Dopo il messaggio Marta decise che, o bloccava il numero di Franco, oppure prendeva un aereo e tornava di nuovo a Milano per affrontare l'ex compagno. Non sapeva però se sarebbe riuscita a farlo: vederlo con quel ragazzo per lei era stata una cosa sconvolgente. In un attimo la sua storia d'amore le era sembrata una colossale menzogna, anzi tutta la sua intera vita le era sembrata tale.
Da allora, le era quasi impossibile respirare correttamente. Sentiva un dolore sordo al centro del petto, dove doveva esserci ancora il suo cuore. Sempre che nel frattempo non si fosse frantumato e che non fossero quindi i pezzi a trafiggerle la carne. Quella sensazione la accompagnava in ogni momento della giornata.
Non che ci fosse molto da fare in quel paesino sperduto, se non aiutare la nonna in qualche faccenda domestica o andare con lei al mercato o in chiesa per le funzioni pre-festive. Tutto era molto lento e lontano dal modo di vivere che aveva da quando abitava a Milano.
Vedeva sempre e solo Franco in quel letto, con quel ragazzo, rimuginava sul fatto che fosse una situazione abitudinale, che lui tutte le volte che lei non c'era la tradisse con lui o con un altro, oppure anche con una donna. Ormai non aveva importanza. Il tradimento dell'uomo che amava l'aveva portata a dubitare di tutta la sua esistenza.
«Martuzza, amore...»
Sentì nonna Lina chiamarla con dolcezza e si rese conto che si era di nuovo persa nei propri corrosivi pensieri. «Dimmi, nonna. Ti serve qualcosa?»
«Tua madre ha chiamato, mi ha chiesto che fine avessi fatto. Non le rispondi al cellulare e a quanto pare neanche Franco...»
Marta sembrò colpita da un teaser. A sentire quel nome si riscosse. Ai suoi genitori quel genero, così tanto più grande di lei, non era mai piaciuto fino in fondo. Era certa che se avessero saputo la verità glielo avrebbero di certo fatto pesare.
Sbuffò leggermente, guardando la vecchia nonna con gli occhi così simili a lei, di un colore verde indefinito che si perdeva fra il dorato. "Occhi di gatta", come le diceva sempre Franco.
Già, Franco...
Sospirò. «Abbiamo dei problemi nonna, io non so se riesco ancora a parlarne, ma fra di noi è finita... Mi ha tradito...» disse lasciandosi scappare un singhiozzo.
L'anziana si avvicinò ancor di più alla nipote e la strinse tra le braccia. «Ascolta, tesoro, questa cosa non l'ha mai saputa nessuno, nemmeno tuo padre, ma io so cosa stai provando... Tuo nonno diciamo che, da giovane, si distraeva parecchio, e so cosa significa essere messi da parte... E a quei tempi mica potevamo divorziare, sai che scandalo! Nemmeno esisteva poi il divorzio.» Negli occhi di sua nonna passò un lampo di frustrazione, come se ricordare quel particolare periodo della sua vita fosse ancora doloroso. «Devi però capire se è stata una sbandata, oppure è una vera e propria relazione. E poi devi decidere se vuoi proseguire, se il tuo cuore riesce a perdonare, non dimenticare, bada bene, solo perdonare e provarci di nuovo...»
Marta la guardava piena di stupore. Suo nonno Luigi aveva tradito sua nonna Lina? Come? Quando? Era un destino di famiglia? Tutte quelle informazioni l'avevano confusa ancora di più, ma poi parlò: «Con l'amore ci si perdona davvero nonna?»
«Certo che sì, amore mio! Sai, io penso che l'amore sia un legame profondo, difficile da spezzare, a volte resiste a cose impensabili, persino alla morte. Per questo ci fa così male essere traditi da chi si ama. Puoi decidere di seppellire questo sentimento in fondo al tuo cuore, ma resterà sempre lì. Un legame che può portare cose bellissime, ma anche dolore e persino follia... Ma io leggo dentro ai tuoi occhi che nonostante tutto il tuo è un amore puro e generoso e so che saprai se vale la pena o meno donarlo ancora a Franco, anche se ha sbagliato.»
Marta assimilò quel concetto a occhi sgranati, mentre sua nonna si alzava e se ne andava in cucina. Forse non era ancora pronta per affrontare Franco, forse doveva passare un po' di tempo perché tornassero quelli che erano prima, oppure no, forse sarebbero stati semplicemente altro, chi lo sapeva... L'unica cosa che sapeva era che stavano cadendo e che l'avrebbero fatto insieme.
Prese il cellulare e compose un semplice messaggio: "Falling". Spinse invio e aspettò una risposta dal grafico che non tardò a scriverle. "Falling for you, baby... I love you and I will always love you... Sorry!!!"
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