In the Name Of The Storm.
Tuoni.
Tuoni, saette e gocce di pioggia enormi, e lui era incantato da ore da quello spettacolo incessante.
L'odore della pioggia era la regola della vita, e la tempesta che fuori infuriava e che per tutta la sua infanzia lo aveva terrorizzato, gli sembrava lo spettacolo più stupefacente che il cielo potesse donare, più un su delle stelle, più bello delle aurore, solo pioggia, e nuvole del color dei suoi occhi.
Anche l'amore da bambino lo terrorizzava, perché sei tuoi divorziano, inizi a pensare che il vero amore non esista, ma allora, di nuovo, perché, adesso alla per nulla veneranda età di ventun'anni, gli sembrava l'unica ragione dell'esistenza umana?
E lui. Lui era il suo ultimo dramma.
Chris, Chris dagli occhi grigi, dal carattere scontroso e dal cuore spezzato.
Chris del corso di pugilato, che tutti chiamavano Freccia, per indicare quanto versatile complicato e pericoloso potesse essere.
Chris, che lo aveva baciato, poi era indietreggiato, poi lo aveva minacciato, poi era scappato.
Chris che per giorni lo aveva insultato.
Chris di cui si era innamorato.
E soprattutto, Chris, che ora lo fissava, sotto la pioggia, proprio come lui, con i capelli appiccicati alla fronte.
-Mi devi delle scuse. -
Fece, e Max avrebbe proprio voluto baciarlo, e forse, di norma, lo avrebbe fatto, lo avrebbe baciato, gli avrebbe detto 'ecco le mie scuse' e se ne sarebbe andato a godersi il diluvio da qualche altra parte, perché Max era un tornado ed era impulsivo, ma la pioggia no, e lei, le gocce il vento, gli stavano sussurrando, urlando, strepitando, di stare buono e parlare, perché Max era un tornado, ma Chris era un casino, e no, non lo avrebbe cercato dopo. Non di nuovo.
-E perché mai?-
L'altro roteó gli occhi.
-Le tue stupide labbra sulle mie, l'altra sera. -
A questo punto Max sorrise e Fece un passo verso di lui, e a meno di un palmo dalle sue labbra sussurró
-Non ti devo nessuna scusa. Mi hai baciato tu. E ti è anche piaciuto.- e rimase li, a sfidarlo con lo sguardo, abbastanza vicino da sentire il suo odore.
-Shhhhh! E Per Diana, Max!-Fece quello guardandosi intorno, e qualcosa dentro l'altro si spezzò.
La pioggia era muta.
-Sei un vigliacco, freccia.-
Ecco, lo aveva fatto. Aveva rincarato la dose.
Lo aveva chiamato vigliacco, e lo aveva chiamato freccia, e sapeva di averlo ferito, ma a sua discolpa, sapeva anche come curare quelle ferite.
Chris strinse i denti, e lo spintonó solo per tornargli addosso pochi istanti dopo.
-Non puoi chiamarmi vigliacco. - mormoró tra i denti, e lo spintonó di nuovo contro le mura delle facoltà di legge del campus, mentre Max si aggrappava alla sua maglia, facendo sbattere contro di se, e fu un attimo, un istante solo, in cui Chris, che presto sarebbe diventato Cri, solo e soltanto per lui, si aggrappó ai suoi capelli e lo bació.
Quello che Max, avrebbe scoperto sette anni dopo, quattro ore e quaranta sette minuti prima del loro matrimonio, era che anche quel bacio, a Cri, lo aveva sussurrato la tempesta.
Ma manca ancora un po' a quel traguardo.
Per ora, ciò che vi tocca sapere, è che continuato a baciarsi per troppo tempo forse, contro quel muro, sotto la pioggia, potere vero nella tempesta.
Perché nella tempesta, loro avevano fatto i giuramenti più puri, quelli più radicali, quelli più importanti.
E davvero, io ve lo giuro.
Loro già allora avevano capito tutto.
Loro, già allora, si amavano.
Non in nome di Dio.
Non in nome delle stelle.
Ma nel nome della sacra tempesta che li aveva uniti.
Scritta il 2/12/2019
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