"Alza lo sguardo verso il cielo e osserva. Non vedi che nuvole e stelle; eppure, c'è qualcosa, c'è altro, di diverso, che i nostri semplici occhi non arrivano a vedere."

"E che cosa è papà?".
La voce cristallina del bambino sovrastava di qualche ottava quella del padre, seduto accanto a lui in quel prato enorme. L'uomo si distese nell'erba e, respirando a pieni polmoni l'aria fresca, guardò i puntini luminosi che illuminavano la notte.
"Alcune leggende narrano di un regno, che fluttua nel cielo al di sopra delle nuvole, impossibile da vedere" disse, girando la testa verso il figlio e rise, vedendolo con la bocca e gli occhi spalancati.
"Si dice, anche, che i suoi abitanti siano esseri muniti di ali enormi che usano per spostarsi tra le sue isole".
A quell' affermazione il bambino balzò in piedi e, preso dall'entusiasmo, incominciò a saltellare e a guardare in alto, nella speranza di scorgere le misteriose terre lontane.
"Voglio vederle, papà! Voglio vedere le isole che volano!"
Il padre rise e si alzò. Accarezzò la testa del figlio e gli sorrise.
" È solo una leggenda Nash, non sappiamo se esistono sul serio. Forza, adesso torniamo a casa; la mamma si starà preoccupando".
Nash annuì, e si avvicinò alla mano tesa del genitore.
Si voltò, un' ultima volta, per vedere lo stupendo panorama e lì la vide. Solo un istante, un puntino luminoso che, velocissimo, formava una scia bianca al suo passaggio: una stella cadente.
Rapido, Nash congiunse le mani e pregò affinchè potesse, un giorno, vedere uno degli abitanti del magico regno.
Quando finì, sorrise compiaciuto e, insieme al padre, tornò a casa.