Incomprensione: il primo giorno
"Ririe... Rir-...
Svegli-... Ririe... Rir-..."
Aprì lentamente gli occhi, bofonchiando qualcosa di incomprensibile, conscia di essersi svegliata in anticipo, e cercò la sveglia, tastando con la mano. La trovò, provò ad afferrarla ma le cadde a terra.
Sbuffò infastidita e rimase ferma per un po', riflettendo se tornare a dormire o svegliarsi del tutto. Alla fine si alzò- il sogno l'aveva comunque turbata- e prese la sveglia dal pavimento, guardando l'orario: 05:40.
Venti minuti di sonno perso non erano molti. Preparò l'abbigliamento da mettere, che pose poi sopra il letto, e si fece una doccia.Dopo essersi vestita si sistemò i capelli in uno chignon ordinato e si truccò.
Scese in cucina per preparare la colazione e sospirò amareggiata alla vista dei tanti piatti e bicchieri, ammucchiati fra di loro a formare un cumulo di roba da lavare, ciò che restava della festa della sera prima. Per un attimo le balenò l'idea di lavarli ma scosse subito violentemente la testa al solo pensiero. Ci avrebbe pensato più tardi, magari dopo il lavoro, di pomeriggio. Si, ecco, di pomeriggio non aveva impegni, sarebbe stato il momento migliore per occuparsene.
Prese il suo caffè e mangiucchiò qualche biscotto. Controllò l'orologio e sorrise, notando che quel giorno poteva camminare senza fretta. Uscì, quindi, di casa e si diresse verso la biblioteca cittadina, beandosi dell' aria fresca dei primi giorni di primavera.
~¤~
Non c'era quasi nessuno nell'edificio: solo lei, la vecchia direttrice della biblioteca e qualche ragazzo che ripassava a bassa voce. Mancavano poco meno di dieci minuti alla fine del suo turno, quando le vibrò il telefono, un messaggio di Blair:
" Sto passando a prenderti così andiamo a mangiare e facciamo una passeggiata." Lo lesse più volte, interdetta; perchè Blair stava venendo a prenderla? Poi si ricordò che era stata proprio lei a chiederglielo e sorrise, pensando a quanto fosse sbadata. Iniziò, quindi, a riordinare le sue cose e diede un'ultima occhiata ai dati nel computer, sperando di non aver dimenticato nulla. Salutò la direttrice che la squadrò in modo inquietante dalla testa ai piedi, facendola rabbrividire, e uscì dalla biblioteca, cercando la macchina dell'amica. Al suono di un clacson si girò di scatto e la vide gesticolare con le mani. La raggiunse e salì nella vettura, salutandola.
"Scommetto che te ne eri dimenticata, con la testa che ti ritrovi!"
Ridendo, Blair le diede un colpetto in testa. Van annuì, chiudendo gli occhi, e poggiò la testa sul sedile, stanca della lunga mattinata. "Quella vecchia dovrebbe andarsene in pensione: le si stanno fondendo sempre più neuroni..." sussurrò poi, allungando la mano verso la radio che, però, venne schiaffeggiata amichevolmente dall'amica. "Macchina mia, comando io" disse e seguì la solita linguaccia.
"Intendi la signora Murphy? che ti ha fatto di male questa volta? E' solo una povera e indifesa vecchietta" continuò, senza distogliere gli occhi dalla strada.
"Oggi ha fatto avanti e indietro per tutta la biblioteca, blaterando cose senza senso e fulminando chiunque osasse aprir bocca. Poi se l'è presa con il signor Hock perchè in una mensola del secondo piano c'era un dito di polvere e gli ha strillato contro per quindici minuti. Infine, quando me ne sono andata mi ha letteralmente analizzata con quello sguardo terrificante. Ti basta?" Sputò tutto d'un fiato, girandosi verso la guidatrice, intenta a cercare parcheggio.
"Quanto cattiveria, Van! Magari aveva tanti pensieri in testa o non era di buonumore. Aiutami, forza, trova un posto libero."
"Ti posso assicurare che quella donna è una tortura e lì puoi parcheggiare."
~¤~
"Due panini, un numero 5 e un numero 3, e dell' acqua naturale, per favore."
Blair mangiava sempre il numero 5 e Van non sapeva neanche come potesse piacerle quell'intruglio di salse e patatine. La cameriera, che aveva preso le ordinazioni, sorrise alle due ragazze e si diresse in cucina. Nel tavolo calò il silenzio, poi interrotto dalla suoneria del cellulare di Blair che, dopo averlo trovato, si alzò dalla sedia e mimò con le labbra uno 'scusa' all'amica, la quale le fece segno di stare tranquilla.
"Pronto, tesoro! Come stai?"
Mentre si allontanava, Van spostò lo sguardo verso le altre persone del locale: non erano molte, probabilmente per via dell'orario. Alcuni minuti più tardi la cameriera tornò al tavolo con i due panini e la bottiglia e Blair chiuse la chiamata con il suo fidanzato.
"Allora" iniziò Van, prendendo il suo panino "come va con Scott?" chiese, poi, dopo aver dato il primo morso. "E' sempre un amore, dopodomani sera andiamo al Court! Dice che vuole farmi ricordare per bene del nostro primo anniversario! Ah, questo panino è delizioso, amo come lo fanno qui!" Era già arrivata a metà...
"Come riesci ad ingurgitare quella cosa lo sai soltanto tu, Blair. Non è troppo costoso il Court? Quasi mi dispiace per Scott..."
Van continuò a mangiare sotto lo sguardo attento di Blair che aveva già finito il suo pasto.
"Non mangio poi così tanto, sai? Ah, hai finito? Posso prenderlo?" Indicò il mezzo panino rimasto nel piatto e sorrise, vedendo l'amica sospirare e passarglielo.
"Sei un pozzo senza fondo..."
~¤~
"Quando torna Nash?"
Van si girò verso la ragazza alla guida, incuriosita dalla domanda, poi rispose " il 25, perchè me lo chiedi?"
"È da tre settimane che è partito, potresti comprargli qualcosa per dargli il bentornato... Mi cercheresti gli occhiali?"
Blair passò all'amica la borsa blu e rallentò un po' alla vista di una fila interminabile di macchine. "Qui si fa notte."
"È già notte, Blair: sono le dieci. Ci stavo pensando, comunque, ad un regalo per quello scemo, ma domani è il mio giorno libero e voglio dormire."
Van aveva la testa chinata sulla borsa, intenta a cercare gli occhiali. Trovati, li passò alla conducente che li indossò subito.
"Quando vorresti prenderglielo, allora? Dopodomani è il 25."
"Addio giorno libero."
"Hanno trovato qualcosa?" Chiese Blair, riferendosi alla spedizione alla quale aveva partecipato Nash, mentre, con la macchina, fece un' inversione a 'U' e prese un' altra strada.
"Si, credo. Me ne aveva parlato: una scoperta che rivoluzionerà il mondo. Che esagerato..."
Finalmente, dopo quasi un'ora, tra la coda di macchine e la lentezza inaudita della guidatrice,Van, rendendosi conto di essere arrivata a casa, iniziò a sistemare la tracolla, cercando di non dimenticare nulla, come di solito, invece, faceva.
"Staremo a vedere" disse all'amica, dopo essere uscita dall'auto.
"Domani mattina ti passo a prendere io alle nove, mi ridanno la macchina" continuò e Blair annuì, salutandola con la mano e rimettendo in modo la vettura.
Quando non la vide più, Van entrò nella sua dimora, distrutta. Accese un po' di luci e andò in cucina, fermandosi di colpo, vedendo la montagna di stoviglie da lavare. Rimase ferma ad osservarla per poi sbuffare e allontanarsi.
"No. Domani."
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