3. Un fottuto taxi!
Axel Haynes.
Axel Haynes.
Quel nome rimbomba nella mia testa costantemente, non si ferma, continua a ronzarmi fra i pensieri.
Dopo la lezione di Mr Fulton non l'ho più visto nemmeno di sfuggita e da quando siamo usciti dall'aula non faccio altro che pensare a lui.
Cos'è che mi ha detto? Gli occhi non mentono.
Non mentono.
Come ho potuto essere così stupida? Ieri ho lasciato che osservasse il mio viso senza problemi, mi sono esposta ingenuamente ad un estraneo e ora è a conoscenza del mio segreto.
Vorrei poterlo convincere di aver visto un'altra persona e non me... ma come faccio?
Porto entrambe le mani nei capelli che arruffo in preda ad un attimo di nervosismo.
Le sedie della mensa sono talmente scomode da dovermi muovere convulsamente più volte prima di trovare una posizione decente.
"Qualcosa non va fiorellino?" Scott mi bacia la fronte mentre prende posto di fianco a me. Mi sorride dolcemente e poi allunga il suo viso verso il mio.
Le nostre labbra si scontrano e, ancora una volta, non provo nulla.
"Dunque, perché eri disperata prima?"
"Oh nulla, pensavo ad un progetto di scienze" mento e, per sviare il discorso, inizio a riempire la bocca di cibo. Anche il ragazzo inizia a mangiare ed io per un attimo mi perdo a fissarlo.
Tutto sommato, Scott è davvero un bel ragazzo. I suoi capelli biondi sono sempre ben sistemati in un ciuffo alto e molto curato, i suoi occhi azzurri sono attraenti e penetranti per molte ragazze ed ha un sorriso che riesce a trasmettere sempre molta calma. Profuma di muschio nella maggior parte dei casi, ma qualche volta, come oggi, mi sembra di sentire un odore più speziato del solito.
"Se hai bisogno di una mano posso aiutarti io..." dice. Mi sorride come sempre, in maniera un po' arrogante, ma sempre molto dolce.
"Ho pure casa libera questo fine settimana."
Mi blocco.
Scott mi guarda con quei grandi occhi chiari, mi scruta con attenzione in attesa di una mia risposta che purtroppo non avrà mai.
Brittany prende posto di fronte me con un vassoio mezzo vuoto, sintomo della sua particolare attenzione alla dieta.
Si siede sbuffando rumorosamente e rimane in attesa di ricevere attenzioni.
"Tutto bene Brie?" dico accontentando la sua smania di protagonismo e, non appena le rivolgo quella domanda tanto bramata, Brittany sorride compiaciuta.
"Per niente, devo recuperare un brutto voto in matematica al più presto altrimenti la mia media per il college ne risentirà!"
"C'è ancora tempo prima della fine dell'anno." Scott si rivolge a lei molto istintivamente.
La bionda lo osserva con un pizzico di astio negli occhi, percepisco persino un po' di fastidio.
Scott, che in realtà tende a vedere del buono in tutti, non sembra accorgersi del cambio di sguardo anzi, inizia a sorridere a Brittany come se volesse consolarla.
"Stavo dicendo, prima che qualcuno mi interrompesse..." fulmina con i suoi occhi glaciali il mio povero fidanzato, poi torna a concentrarsi su di me "... che devo trovarmi per forza un tutor, da sola non ci riuscirò mai."
"Sai chi è bravo in matematica?"
"Chi?"
"Scott!"
Non appena pronuncio il suo nome Brittany si affoga con la sua stessa saliva ed anche il biondo non sembra molto felice.
Io mi diverto parecchio a vederla in difficoltà.
"Ma che fortuna" il suo tono di voce è più stridulo del solito e questo mi fa intendere che in realtà pensa l'esatto opposto.
Scott si schiarisce la voce in preda dall'imbarazzo troppe volte tuttavia, Brittany fa qualcosa che non mi sarei mai aspettata.
"Potresti darmi una mano tu allora."
Osservo la mia amica con parecchio stupore. Non ha mai dato molta importanza a Scott e mai mi sarei aspettata da lei una cosa simile.
Il mio ragazzo, sorpreso quanto me, è colto alla sprovvista e tentenna un po' prima di darle una risposta.
"D'accordo, nessun problema" dice, alla fine, sorridendo forzatamente.
"Wow" dico, "non mi sarei mai aspettata un risvolto del genere."
"Oh beh, io sono una ragazza imprevedibile." La giovane cheerleader mi fa un occhiolino veloce mentre sorride maliziosamente. "E poi, potrebbe nascere un'inaspettata amicizia" termina inumidendosi le labbra con la lingua.
Decido di lasciar perdere i doppi sensi di Brittany fingendo di non aver sentito.
Certe volte è difficile capire ciò che sta pensando ed oggi non sono particolarmente in vena.
Il resto della pausa pranzo passa in fretta, così come le ultime ore di lezione. Oggi non ho gli allenamenti, motivo per cui all'uscita da scuola vado direttamente verso il cimitero.
Mi fermo a comprare una scatola di ciambelle da dare a Willy e dopo questa piccola sosta, parto verso il lavoro.
Le strade sono abbastanza libere, non mi imbatto nemmeno in gente incapace alla guida e devo ammettere che tutto ciò mi rilassa parecchio.
Ammetto di non essere una pilota professionista, ma non sono sprovveduta come tanti. Per cominciare metto sempre la freccia quando devo svoltare, non parcheggio nel divieto di sosta né prendo dal senso unico di marcia.
Insomma, rispetto il codice della strada. Certo, qualche volta supero il limite di velocità, ma questo non mi rende Michael Schumacher.
Arrivo al cimitero dopo circa dieci minuti e come sempre, prima di entrare, camuffo il mio aspetto con abiti larghi ed accessori scuri che nascondono gran parte del mio viso.
Afferro la scatola rosa fra le mani ed attraverso il sentiero secondario del luogo. È praticamente deserto. L'unica cosa ad animare questo poosto desolato è il vento che, di tanto in tanto, scompiglia le foglie che stanno ricolme ai lati delle tombe.
Arrivo alla piccola vedetta che sta in un angolo nascosto del camposanto; è circondata da alti cipressi che si muovono allo stesso ritmo del vento gelido.
Intravedo il custode all'interno della cabina che, non appena mi vede, inizia a sorridermi felice.
"Eccomi qua!" dico abbassando il cappuccio dalla mia testa mentre raggiungo la scrivania.
Il vecchio si avvicina a me, i suoi occhi brillano e per un nano secondo penso che sia felice di vedermi. In realtà non appena è abbastanza vicino, mi strappa dalle mani la scatola di ciambelle e non perde tempo ad addentarne una.
È felice per le ciambelle.
"Che buone" dice e mi sembra di vedere l'acquolina in bocca.
"Ciao Riley, ti vedo in forma, com'è andata la tua giornata?" faccio la voce grossa tentando di imitare il tono che spesso usa. Il mio capo mi guarda infastidito per questa mia presa in giro, ma non dice nulla. Inizia a scuotere la testa e mi pare di intravedere anche un sorriso.
"Visto che sei qui, io ora vado... mia moglie mi aspetta" raccoglie la scatola dopo aver sistemato il suo cappotto, poi mi arruffa i capelli in segno di saluto.
"Stai attenta mi raccomando, per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi" sorride e poi si avvia verso l'uscita.
Ogni qualvolta che nomina la moglie i suoi occhi si animano di una luce particolare che è in possibile non notare.
Le persone di Windsburg, la città in cui viviamo, parlano tanto e su tutti perciò è impossibile non sapere che la donna è in una struttura per malati di alzheimer.
Willy me ne ha parlato spesso. Mi ha raccontato il decorso della malattia, i gravi problemi economici che sono subentrati e la voglia di poter stare con lei tutti i giorni.
Al solo pensiero dei tanti sacrifici che Willy è costretto a fare, un profondo senso di angoscia mi attanaglia il cuore. Nonostante ciò lui non è mai triste né si lamenta dei suoi problemi.
Non appena rimango da sola, chiudo la cabina a chiave per una questione di sicurezza.
Passano davvero pochi istanti prima che vento inizi ad ululare sempre più forte agitando in maniera disordinata le foglie degli alberi. Con questo tempo così ho davvero poco da fare perciò mi limito ad osservare le videocamere di sicurezza. Ovviamente tutti i settori sono liberi. Nemmeno Ms Rupert, vedova da ormai sette anni, è venuta a fare visita a suo marito e di solito lei non salta neanche un giorno.
Non avendo nulla da fare, decido di portarmi avanti con i compiti.
Prendo dal mio zaino di scuola il quaderno e il libro di matematica che poggio sulla scrivania d'acciaio. Afferro una penna dal piccolo bicchiere che ho di fronte ed inizio a svolgere i miei esercizi.
Mi fermo qualche istante solo per controllare gli schermi alla mia destra, ma dopo aver appurato che va tutto bene riprendo a svolgere i miei doveri.
Studio in totale tranquillità, senza urla o rumori di qualsiasi tipo. A casa mia, nonostante il numero ridotto delle persone che ci vivono, c'è sempre qualche intoppo e di solito è difficile trovare un po' di pace.
Devo ammettere che il fruscio delle foglie è, tra le altre cose, abbastanza rilassante. Dalla grande vetrata riesco ad intravedere le sagome degli alberi muoversi, quasi terrorizzate da quelle raffiche veloci. È come se stessero danzando al ritmo di una musica comprensibile solo a loro. Una musica bella, ma al tempo stesso spaventosa.
Il cielo si incupisce sempre di più e diventa una grande chiazza formata da nuvoloni grigi.
Mi perdo nell'infinito mentre osservo l'andamento leggiadro delle nubi. Si uniscono fra loro e si scontrano formando nuove forme insolite e indefinite.
Quando la grande distesa azzurra diventa sempre grigi, capisco che un brutto acquazzone sta per colpirmi. L'improvviso squarcio di fulmine mi fa sussultare dallo spavento.
Chiudo i libri che ho di fronte e mi accoccolo di più nella grande felpa nera che indosso. Sciolgo lo chignon disordinato che ho fatto poco prima di entrare e lascio ricadere i miei lunghi capelli castani sulle spalle.
Il calore della mia folta chioma, riscalda le mie orecchie trasmettendomi un po' di sicurezza.
Non avendo portato con me il cappello, sono costretta a tirar su il colletto della felpa per riscaldare anche il mio collo.
Le ore passano inesorabilmente piano mentre la tempesta arriva silenziosa e lentamente. Quando Willy ritorna per il turno notturno è completamente zuppo, dalla testa ai piedi. Fortunatamente indossa un impermeabile che lo ha protetto dal diluvio.
"Hai un ombrello con te?" mi chiede mentre si scuote un po' per far cadere le gocce d'acqua sul pavimento.
"Ho il cappuccio non preoccuparti, la macchina è pure qui vicino" sorrido e dopo avergli lasciato un veloce bacio, esco dalla vedetta correndo.
Saltello il più velocemente possibile per evitare la grandi pozze d'acqua che si sono formate nelle buche del terreno.
La pioggia è così fitta da non farmi vedere nulla. Tutto attorno a me è incredibilmente piombato nell'oscurità più totale. Non è la prima volta che becco un temporale alla fine del mio turno, perciò non sono particolarmente spaventata. Il lato positivo è che conosco praticamente a memoria ogni singolo angolo del camposanto. È impossibile perdermi ed infatti raggiungo la macchina senza troppi problemi.
Esco dal cancello secondario del cimitero e chino la testa per evitare le grandi pozze di fango che si sono formate sul terriccio. Sono costretta a rallentare il passo se non voglio scivolare, perciò pondero bene su dove mettere i piedi.
Il cappuccio che ho sulla testa è fradicio. Le gocce d'acqua che si infrangono sul tessuto trapassano fino ad arrivare alla mia testa. Come se non bastasse una folata di vento lo rovescia all'indietro lasciando scoperto il mio viso che si bagna a contatto con la pioggia battente.
Finalmente intravedo la mia macchina su cui martellano in maniera prepotente i granelli d'acqua.
Mi avvicino allo sportello del guidatore, ma sono costretta a bloccarmi per cercare le chiavi dell'auto.
Quando finalmente trovo le chiavi, le rigiro fra le mani in cerca di quella esatta.
Sto per inserirla nella serratura quando sento alle mie spalle una presenza più grande della mia. Intravedo un'ombra che si allunga oltre il mio cofano e noto un braccio che si stende fino a toccarmi la spalla.
Sussulto spaventata e, con un tempismo perfetto, un tuono squarcia nuovamente il cielo in tempesta.
Sono costretta a voltarmi per capire chi sia quella figura.
Il viso è illuminato grazie al fascio di luce sprigionato da una serie di lampi e rimango a bocca aperta quando mi rendo conto di chi si tratta.
Axel Haynes mi osserva con un ghigno sul volto. È completamente fradicio, proprio come me. La maglietta leggera è incollata al suo petto e anche i jeans fasciano fin troppo le sue gambe.
"Lo sapevo che eri tu" dice sovrastando il rumore della pioggia.
"Tu sei pazzo!" urlo e con uno scatto entro in macchina ignorando la sua presenza.
Sbuffo nervosamente non riuscendo a credere che quel ragazzo ha davvero aspettato tutto questo tempo per provare la sua tesi. Il fatto che conosca il mio segreto è davvero un gran problema, ma appostarsi come un ladro è davvero troppo!
"Hey!"
"Che vuoi?"
"Dammi un passaggio a casa" urla e un altro tuono spezza il cielo.
"Non ci penso proprio" dico infastidita.
Accendo il motore della mia auto mentre Axel batte le nocche contro il vetro. Ignoro del tutto il suo disperato tentativo di aiuto e parto verso la strada principale.
Sono esterrefatta. Non riesco davvero a credere che Axel abbia fatto una cosa simile e soprattutto che abbia avuto anche la faccia tosta di chiedermi un passaggio.
Che si fotta!
Aziono i tergicristalli per avere una visuale migliore; nel frattempo accendo anche il riscaldamento.
Quando l'aria calda inizia ad uscire dai bacchettoni tiro un sospiro di sollievo. Tuttavia la sensazione di pace dura ben poco.
Ancora una volta noto una serie di fulmini illuminare il cielo, sembra come se da un momento all'altro possa cadere giù. Inevitabilmente penso ad Axel e al fatto che l'ho lasciato da solo in mezzo alla strada con un tempaccio del genere.
Si è comportato male con me, non merita la mia compassione.
Decido quindi di ignorare il buon senso e continuo a guidare senza farmi logorare dai sensi di colpa.
Purtroppo però, non riesco a far finta di niente. "Ahhh!" Urlo indispettita mentre faccio inversione. Ritorno indietro ripercorrendo la strada che porta al cimitero.
In un batter d'occhio intravedo Axel mentre passeggia tranquillamente sotto la pioggia. Osserva fiero la strada come se fosse un onore per lui essere zuppo dalla testa ai piedi.
"Axel!" Abbasso il finestrino del passeggero e mi sporgo verso di lui per attirare la sua attenzione.
"Axel..." dico di nuovo non avendo ricevuto risposta.
Il ragazzo finalmente si volta e mi guarda con un'espressione poco carina sul volto.
"Sali in macchina dai."
"Ci hai ripensato?"
"Sali in macchina prima che vada via" sbuffo.
Perché nonostante sia in una situazione svantaggiata, lui ha sempre quell'aria da arrogante?
Quando finalmente apre lo sportello per entrare in auto, sento una strana sensazione impadronirsi del mio stomaco.
Si porta entrambe le mani davanti la bocca ed inizia a soffiare un po' d'aria calda.
"Ho acceso il riscaldamento" dico.
"Dopo che mi hai lasciato nel bel mezzo del nulla, era il minimo che potessi fare" afferma con strafottenza.
"Sai che c'è? Non dovresti usare con questo tono quando ti sto facendo un favore" lo osservo con un cipiglio sul volto, serrando le labbra in una linea sottile.
Axel mi guarda e mi sorride divertito come se si aspettasse una reazione del genere.
"Troppo tardi bambolina. Kensington road 57, andiamo" mi parla come se fossi il suo autista personale, come se fosse lui a fare un favore a me e non il contrario.
"Non sei in un fottuto taxi" e parto per mollarlo il prima possibile a casa sua.
Non lo sopporto.
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