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Chapter 33: Long Way Down

Sono passati tre giorni, e in questi tre giorni non sono riuscita a piangere nemmeno una volta, per quanto ne senta l'urgenza.

Sento il peso del senso di colpa, il peso della tristezza e della solitudine nonostante Claire e Arba non mi abbiano lasciata sola nemmeno un secondo, eppure nemmeno una lacrime è scesa dai miei occhi.

"Tranquilla, il mio frullato ti farà sentire meglio. Cocco, mirtilli, more e ananas, vedrai come starai meglio" tenta di confortarmi Arba come ha fatto nelle ultime settantadue ore, ovvero facendomi un frullato dopo l'altro sostenendo che mi faranno sentire meglio, ma siamo al decimo ed io continuo a sentirmi uno schifo umano esattamente come prima.

"Immagino" mormoro, incapace persino di sarcasmo, raggomitolandomi sul divano in posizione fetale.

Le parole di Luke mi hanno colpita forte, mi hanno fatto male, eppure parte di me non riesce a fargliene una colpa perchè le sue reazioni sono fuori dal suo controllo, e non so se sia stato davvero lui a parlare o se sia stato il suo disturbo.

Allo stesso tempo, continuo a chiedermi se abbia davvero fatto male a chiedergli di tornare in terapia, perchè nonostante l'abbia fatto in buona fede, forse ho sbagliato a parlargliene.

Ma se fossimo diventati una coppia il suo problema sarebbe diventato anche il mio, e avrebbe avuto ripercussioni su entrambi.

Mille e uno pensiero continuano a girarmi per la testa, tanto che quasi non sento la porta di casa aprirsi, accorgendomi della presenza di Claire solo quando avvolge le braccia attorno a me, posando la testa sulla mia spalla.

"Scusami se ci ho messo tanto a tornare" sussurra, e quando mi giro trovo, oltre agli occhi azzurri di Claire, la figura di Ashton in piedi davanti al divano in evidente imbarazzo.

"Ti prego, non guardarmi con quell'espressione impietosita" lo supplico, "la pietà è l'ultima cosa di cui ho bisogno".

"Credimi, non è pietà, è solo dispiacere" ammette Ashton, "Luke è uno straccio, tu sei uno straccio... Questa situazione è assurda".

Rimango in silenzio perchè non vorrei dire qualcosa di compromettente visto che nè Arba nè Claire sanno il segreto di Luke, quando Ashton continua.

"Non credo che tu abbia sbagliato. Nel senso... Forse prima ti saresti dovuta documentare e informare prima, certo, ma Luke ha bisogno della terapia. Non ha mai avuto nessuno -tranne me, occasionalmente- a preoccuparsi della sua salute e del suo stato mentale, perchè gli Hemmings preferiscono fingere che vada tutto bene e che Luke sia perfettamente sano, ma non è così. Nessuno si è mai preoccupato per Luke, e lui ha sempre dovuto gestirsi da solo, arrivando a rifiutare la terapia. All'inizio ho provato a parlargliene e a convincerlo, ma vedi come reagisce. Ho preferito lasciar perdere e tenerlo d'occhio, ma sapevo che non sarebbe bastato. Mi dispiace solo che sia finita così".

Claire annuisce, probabilmente a conoscenza anche lei del disturbo di Luke, mentre Arba si limita a rimanere in silenzio, portandomi il frullato e sedendosi accanto a Claire.

"Dispiace anche a me" sussurro, "volevo solo aiutarlo... Aiutarci. Ma dopo essermi sentita definire una buona scopata per la seconda volta, non so cosa pensare".

"E hai tutte le ragioni del mondo, Diana" concorda Ashton, "adesso Calum è con Luke, non fa altro che piangere, ma sarà meglio che vada anche io".

"Grazie per essere passato... E grazie per prenderti cura di lui" tento di sorridere, ma con ogni probabilità il mio sorriso appare finto e spento.

"Ma figurati" risponde Ashton, chinandosi poi per baciare Claire, "ci vediamo stasera".

La mora annuisce, dandogli un secondo bacio, e non appena la porta di casa si chiude, Arba si gira verso di lei: "sono confusa, e non accetto di essere confusa".

"Anche noi non accettiamo i tuoi frullati, ma mica ce ne lamentiamo. A me nemmeno piace la frutta!" Ribatte Claire, divertita, "c'è un motivo per cui non fai altro che far frullati?".

A quelle parole Arba arrossisce, colta in flagrante: "potrei aver finito tutto il gelato prima che Luke e Diana litigassero... E per cercare di non sentirmi in colpa, ho tentato di rimediare".

"A due cose non c'è mai fine: al peggio, e allo stomaco di Arba" sentenzia Claire, ottenendo un'occhiataccia da Arba e un piccolo sorriso da parte mia.

"Comunque, Arba" continua, "Diana ha litigato perchè ha dato un consiglio -più una condizione ma vabbè- a Luke in modo da avere una relazione sana e felice e lui l'ha presa male. Ashton pensa che non sia colpa di nessuno dei due, ma io non sono della stessa opinione".

"No?" Domando, sorpresa, e lei scuote la testa.

"Se la colpa non fosse di nessuno dei due non saremmo qui adesso, con te che sembri avvizzita come una prugna secca e lui che passa le ore a piangere e disperarsi. La colpa è a metà, fifty fifty. Tu hai ragione ad aver messo in chiaro che volevi tornasse in terapia perchè -e ormai ne siamo tutti convinti- la terapia gli serve. Gli serviva già negli Hamptons quando gli hai tirato a ragione un ceffone. Non può andare avanti così, più per lui che per te. Il problema è che hai avuto un tempismo di merda, Diana. Non dovevi dirglielo subito. Se proprio volevate affrontare il discorso 'cosa siamo adesso che abbiamo fatto sesso', avreste dovuto farlo una volta vestiti e lucidi, non così alla leggera post orgasmo. Capisco perchè ti premesse dirglielo, ma non lo giustifico. Allo stesso tempo, Luke capisco che si sia incazzato, ma di nuovo non giustifico quello che ha detto, neanche il disturbo lo giustifica del tutto. La sua reazione negativa è a causa del disturbo, okay, ma le parole che ha usato credo siano state usate apposta per ferirti, perchè sapeva che definirti solo una buona scopata ti avrebbe ferita. Voleva ferirti come tu avevi ferito lui".

Un silenzio cala tra di noi dopo il discorso di Claire, un discorso che Arba non so quanto abbia capito visto che non sa del disturbo di Luke.

Il ragionamento di Claire, così come il ragionamento di Ashton in fondo, fila, e non posso che sentirmi ancora di più in colpa davanti all'evidenza dei fatti.

Ho sbagliato, non tanto nel dire come la penso, ma nel come l'ho fatto.

"Posso dire una cosa?" Domanda timidamente Arba, e sia io che Claire ci giriamo verso di lei, annuendo.

"Io non so che cosa abbia Luke e se non me lo dite c'è un motivo, ma non importa. Quello che mi importa è che adesso siete entrambi miserabili. Claire ha ragione quando dice che dovete essere lucidi quando parlate del futuro, e io credo che non sarete mai più lucidi di adesso. Tu devi far valere il tuo punto, ovviamente, perchè conoscendoti dubito che abbia cambiato idea, e lui deve capire che non può farti passare solo per una ragazza che gli riempie il letto quando gli pare. Dovreste parlare in territorio neutrale, magari non oggi e non domani, ma presto, e devi fargli capire che quello che conta per te è che lui stia bene e che di conseguenza stiate bene voi due insieme".

"E se dicesse di no?" Domando a bassa voce, "se non volesse più vedermi?".

"Credimi, non ti direbbe mai no" risponde con sicurezza Claire, "Cal e Ash dicono che non fa altro che piangere e parlare di te tutto il santo giorno, ma è troppo orgoglioso per fare il primo passo".

"Il problema è che anche io sono orgogliosa" confesso, sentendo la mano di Arba prendere la mia.

"Saresti disposta a mettere l'orgoglio da parte per Luke? Ne vale la pena?".

E la consapevolezza che non devo nemmeno pensarci prima di dire di sì mi mette i brividi.



Questo capitolo era pronto insieme a quello precedente, ma ho voluto comunque chiedere le vostre opinioni. Purtroppo, in un tema del genere, non ci sono risposte giuste e risposte sbagliate.

Per la maggior parte di voi Diana ha sbagliato, e Claire è della stessa opinione (tra l'altro avendo creato così tante opinioni al riguardo la mia persona si perde tra le righe, quindi quella di Claire non è necessariamente la mia), mentre Ashton sostiene che abbia fatto la cosa giusta.

In ogni caso, spero che questo capitolo un po' più riflessivo degli altri vi sia comunque piaciuto.

Grazie come sempre!

Amore e biscotti per tutte,

Chiara.

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