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Capitolo 6


"Che lezione hai adesso?" Chiede Jancece mentre apre il mio armadietto.

"Storia. Mi puoi spiegare, adesso, perchè ieri mi hai piantata in asso?"Chiedo incrociando le braccia sotto il petto.

"Non ti ho piantata in asso. Avevo un conto in sospeso con Lauren e non potevo farla scappare; sarei tornata subito ma sei andata via." Spiega spingendomi il mio libro davanti a me per farmelo prendere.

"Lauren? E chi è?"

"Una stronza del terzo anno. Mi ha dato della cicciona senza speranze!"

Sorrido. "Sono contenta che reagisci. Non sei una cicciona senza speranze."

"Sto seguendo la dieta di Kylie Jenner e su internet ho comprato quel tè famoso che aiuta a bruciare i grassi." Dice in tono molto determinato.

Scuoto la testa. "Ancora con questa Kylie? Non è a dieta e il suo fisico non è da invidiare per niente. Poi quei tè ti servono relativamente se non fai anche educazione fisica Janece, non credere che quelle modelle steriotipate che ti sbattono sui social non siano rifatte, photoshoppate e super depresse perchè non possono neache mangiare un Mc Donald in pace altrimenti prendono qualche chilo in più."

Odio immensamente queste cose. E janece è solo un esempio fra i tanti; ci presentano un sacco di modelli globalizzati da seguire e per la maggior parte difficili se non impossibili da raggiungere, senza rendersi conto che un sacco di ragazze si autorovinano per cercare di assomigliare a queste persone. Continuo a sostenere che siamo tutti dei fottuti robot.

"Fai poco la moralista. Parli così perchè non hai assolutamente idea di cosa significhi essere grassa, non essere accettata, non riuscire a parlare con un ragazzo perchè sai che quest'ultimo ti prenderà in giro." La sua voce piena di rancore e sofferenza che sembra veleno sputato sulla sua stessa pelle.

"Vogliamo ancora litigare su questo argomento? Ascoltami bene e guardami in faccia: se vuoi dimagrire fallo perchè non è salutare per il tuo corpo, fallo perchè vuoi piacerti, fallo per te stessa. Non farlo guardando le modelle sulla rivista di Cosmopolitan, perchè vuoi abbordare un ragazzo o peggio per piacere agli altri. Io non so cosa significhi essere grassa, hai ragione, ma so cosa perfettamente cosa significa essere emarginati dal mondo perchè non sei uguale agli altri. Soffro ogni giorno in silenzio e non puoi assolutamente capire cosa vuol dire avere un problema e cercare di mascherare la tua debolezza; perchè questo è quello che faccio, ma non ho il coraggio di ammettere. Ci vediamo all'ora di economia." Concludo dandole di spalle e incamminandomi nella mia direzione.

Mi sono svegliata benissimo stamattina e Janece ha praticamente rovesciato il mio stato di benessere. Non capisco perchè deve entrare in questi discorsi se sa benissimo che finiamo di litigare.

Sospiro cercando in qualche modo di tranquilizzarmi e senza dare troppo nell'occhio provo ad orientarmi per capire in qualche modo dove si trova la classe di storia. Faccio un attimo mente locale e mi avvio provando a stare nel modo più vicino possibile al muro per evitare che qualcuno mi entri addosso. In questa scuola saano praticamente tutti del mio problema ma se ne fregano altamente, anzi alcuni lo fanno proprio apposta.

Con basse aspettative riesco a sentire la famigerata voce del professore che urla come se fosse in una foresta. Mi chiedo se il preside passa mai di qui...

"uhm" Faccio notare la mia presenza. "Mi scusi per il ritardo prof." Dico entrando e mettendomi al mio posto "riservato" in prima fila.

"Lei è giustificata signorina Leithold, invece voglio capire perchè il resto della corte non ci degna della propria presenza. Chi di voi li hai visti in giro?" Continua ad urlare facendomi strizzare gli occhi e i timpani.

La classe non accenna a parlare e quest serve soltanto ad alimentare la furia dell'insegnante.

"Bene. Nessuno parla, allora avvisate i vostri compagni che la prossima settimana farò un test sul capitolo che ho intenzione di spiegare oggi." Annucia in tono freddo e acido la professoressa provocando un boiato di lamentele in classe.

"Silenzio, o l'argomento sarà incognito anche per i presenti." Minaccia e questa volta il silenzio piomba come niente in classe.

Non capisco davvero che problemi abbia questa donna: per colpa di qualcuno ci deve rimettere l'intera classe. Io comunque faccio il mio proprio perchè son interrogata oralmente e non influisce minimamente sulla mia formazione scolastica. Non che ne stia aprofittando, ma sa perfettamente che con me ci deve andare morbida e che questi giochetti da ripicca non può se li può risparmiare. E' chiaro l'odio che prova per gli alunni... si dice in giro che lei fosse stata una alunna di questo Istituto e non era trattata nel migliore dei modi dalla popolazione studentesca. Per il suo comportamento acido lo credo bene...

Mi curo di ascoltare ogni minima parola e registrare come mi è permesso la spiegazione, e senza tante cerimonie al suono della campanella si avviano tutti fuori dall'aula non aspettando altro.

Prendo il mio cellulare dal banco ed esco piano piano dalla mia postazione. Sarà dura adesso avviarmi da una classe all'altra e dovrò praticamente pagare qualcuno per accompagnarmi da una stanza all'altra. Sono proprio in questi casi che rischio di rimanere col culo per terra solo perchè ho pratiamente litigato con la mia migliore amica.

"Mia" E' Harry.

"Harry?"

"Qualcuno ti ha piantata in asso un'altra volta?"

Aggrotto la fronte e tolgo gli occhiali. "Nessuno mi ha piantata in asso." Perchè è sempre nel mezzo?

"Certo" Esclama ironico. "Non è un bene per te contare solo ed esclusivamente sulla tua amica."

"Lo so, come facevi a sapere che ero qui?"

"Me l'ha detto Janece. Non è proprio cattiva."

"Janece non è cattiva, sono soltanto io che voglio fare le cose da me. Sono indipendente e solo perchè non ci vedo più non significa che devo essere trattata come una che non sa fare più niente."

Si avvicina di qualche passo. "Che ne dici se saltiamo questa ora?"

Faccio un passo indietro. "Anche no. Perchè dovrei?"

"Per parlare." Dice tranquillamente.

Sospiro rimettendo gli occhali. "Senti, ieri ho solamente avuto un crollo emotivo e mi sono lasciata andare. Non so neanche perchè l'ho fatto e.."

"E cosa? Ne avevi bisogno, non abbiamo fatto niente di male. E anche adesso non ti ho proposto niente di male. Abbiamo l'ora in comune e possiamo semplicemente parlare."

"Io non salto la mia ora di lezione e poi cosa ti fa pensare che io abbia improvvisamente voglia di parlare con te? Sei appena arrivato e non c'è minuto in cui non ti ritrovo fra i piedi."

"Peccato per te che non mi offendo, piccola Mia." Lo sento avvicinarsi di qualche altro passo.

Mi sposto alla mia sinistra ma batto la coscia sullo spigolo di un banco. Che cavolo!

Mi tengo con la mano la parte dolorante e me la massaggio in un vano tentativo di alleviare il dolore. Lo sento ridere. Sghignazzare spudoratamente nel mio piccolo incidente e qiesto non fa altro che aumentare la mia rabbia.

"Beh? Che hai da ridere?" Sbotto coi nervi a fior di pelle.

"Dai, vieni con me."

"No." Scatto.

Senza dire altro, sento la sua mano toccare la mia per trascinarmi contro la mia volontà fuori dall'aula.

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