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Capitolo 11

Calcolando bene, non sono mai uscita per fare qualche giro. Ho sempre voluto andare a Chicago e visitare la città, ma ora che ci abito non ne trovo il senso; non trovo un motivo per farlo quando non posso davvero godermela. 

"Non penso sia una buona idea, Harry." Ammetto, grattandomi il braccio destro. 

"Perché no?"

Alzo le spalle non sapendo come spiegare. E' veramente complicato, a volte, riuscire a dire a voce le sensazioni che si provano. Io, semplicemente non credo di farcela.

"So a cosa stai pensando, ti prometto che farò di tutto per non farti pesare questa uscita." Dice, scompigliandomi i capelli. 

"Partiamo già malissimo se mi tocchi i capelli." Gli punto il dito contro provocando solamente una dolcissima risata da parte sua. 

"E' divertente darti un po' fastidio." Dichiara apertamente facendomi fare una smorfia. 

"Sei fastidioso, veramente. Mi prendi il mio zainetto sul tavolo e i miei occhiali?" Chiedo, cambiando subito idea. 

"Ti prendo solo il tuo zaino, gli occhiali restano qua." Mi avvisa, avanzando lontano dalla mia figura. 

"Harry..." Piagnucolo richiamandolo. 

"Tieni." Sussurra da dietro, mettendomi sulle spalle il mio zainetto. 

"Harry, voglio anche i miei occhiali." Ordino in tono pacato. "Non esco senza i miei occhiali." Mi impongo. 

Lui fa un sospiro annoiato e torna indietro a prendere anche i miei occhiali mettendomeli sulla mano. Faccio un sorriso contenta di averlo fatto cedere, e mi faccio guidare dalla sua mano.

Come sempre, ho notato che nonostante mi faccia leggermente rabbrividire il suo contatto, lo trovo rassicurante come se fosse del tutto naturale e normale. Ho una voglia matta di riuscire a vedere il suo aspetto fisico, ogni suo singola caratteristica, ogni suo difetto; tutto.

Fino all'anno scorso riuscivo a mettere le persone in soggezione, perché avevo la brutta abitudine di fissare in continuazione la gente; maschio o femmina che fosse. Se un individuo particolare riusciva a catturare la mia attenzione non staccavo lo sguardo salvo poi sentirmi dire "che cazzo guardi?"

Avevano ragione, ma sono dettagli.

"Non ti spaventi se ti dico che andiamo in moto, giusto?"

"Basta che poi non mi perdi da qualche parte." La butto sul ridere, ma se a quattordici anni non ho fatto il patentino, un motivo deve esserci.

Mi mette il casco con molta cautela, mi  aiuta a montare su e dopo qualche secondo sale anche lui.  Appoggio le mie mani sui suoi fianchi ma appena sento la moto partire gli circondo completamente la vita. Lo sento ridere così lo colpisco leggermente sulla pancia.

Al tatto lui si contrae leggermente e torno a concentrarmi su altro. Mi sento imbarazzata per aver fatto un gesto che, all'apparenza mi è sembrato innocente, ma anche abbastanza amichevole. Il vento mi sta annodando i capelli e questo mi sta infastidendo troppo, in compenso il profumo della sua giacca è qualcosa di veramente piacevole. Non so descriverlo precisamente ma non credo si tratti di un profumo di colonia, è proprio la sua pelle che emana questo odore, sembra strano anche pensarlo ma mi piace.

Dopo un quarto d'ora si ferma e parcheggia. Mi aiuta a togliere il casco e non oso immaginare in che stato pietoso sono i miei capelli. Li sento tutti elettrizzati e pieni di nodi, che odio.

"Mi sono trasformata in Goku Supersayan?" Chiedo sbuffando.

Lui ridacchia e mi tocca i capelli cercando di districarli. Più volte le dita si fermano avvertendo la presenza di nodi, ma senza farmi male mi assicura che sono tornati alla normalità.

Lo ringrazio con un sorriso e mi metto gli occhiali. Mi prende per mano e sento un via e vai di gente mentre camminiamo.

"Dove siamo?" Chiedo incuriosita.

"Siamo al Millennium Park e proprio davanti a noi, si trova il Cloud Gate." Risponde.

"Veramente?" Chiedo elettrizzata.

"Sì."

"Possiamo avvicinarci? Vorrei toccarlo."

"Stavo per farlo comunque."

Ci avviciniamo velocemente alla scultura e le voci si fanno sempre più alte e continue. Mi sento un po' in confusione.

"C'è troppa gente?" Chiedo pur sapendo la risposta.

"Ehm... si abbastanza, perché?"

"Niente, è stupido."

"No, dimmelo." Insiste.

"Mi infastidisce un po', ma niente di grave." Dico sentendomi a disagio e in imbarazzo.

"Se vuoi andare subito, puoi dirmelo." Mi avverte.

Annuisco e mi fa avvicinare alla scultura. Allungo le dita sentendo un materiale liscio e freddo, scorro con tutto il palmo della mia mano sentendo qualche rilievo sulla mia pelle. Dev'essere fantastico vederlo nella realtà. Già guardandolo dalle foto sembra incredibile, figuriamoci ammirarlo con i tuoi stessi occhi. Se solo potessi...

"Questi figli di puttana lo hanno imbrattato di scritte." Constata in tono rammaricato Harry avvicinandosi al mio corpo.

"Amelie et Jacques. Ma non hanno un ponte pieno di lucchetti da buttare nel fiume Senna, questi francesi?" Chiede facendomi ridere.

"Eh beh..." Sorrido.

"Ti porto in un posto più tranquillo, che dici?" Chiede e io annuisco.

Camminiamo per svariati minuti e durante il tragitto ci fermiamo a comprare un gelato. Prima di arrivare sul posto è rimasto a discutere sul fatto che abbia preso pistacchio e melone che, a parer suo, sono due gusti incompatibili e che comunque fanno schifo anche individualmente.

Chi lo dice che devo prendermi due gusti compatibili? Lui comunque ha preso yogurt e puffo, quindi è più strano di me.

"Sento profumo di fiori."

"Questo perché siamo all'orto botanico. Spero tu non abbia allergie di alcun tipo." Dice, ma è più una domanda.

"Dovevi chiedermelo prima, comunque per tua fortuna no." Sorrido.

"Bene."

Facciamo un giro dell'orto e riesco a riconoscere quasi tutte le piante attraverso l'olfatto. Sono contentissima di essere qui perché mi sento partecipe nel commentare le cose, non credevo neanche fosse possibile. A parte ciò, sento come se gli altri miei quattro sensi venissero fuori quando la vista non può aiutarmi e non mi sono mai sentita così da quando il buio ha dominato la mia vita.

"Grazie." Dico mentre siamo seduti sull'erba.

"Di cosa?"

"Di tutto. Per avermi portata qui, credevo di pentirmene, invece sono stata bene." Sorrido.

"Sono stato bene anch'io." Risponde e sento come se questi piccoli momenti avessero cambiato, anche se di poco, la mia vita quotidiana. Non mi sono mai presa un giorno per cambiare aria o altro, mi rifiutavo di farlo per principio ma adesso so che non può farmi altro che bene.

Le dita ruvide di Harry mi scostano una ciocca accarezzando il mio orecchio e sento la sua presenza molto vicina, il suo respiro è accelerato tanto da chiedermi se si tratta solo della mia immaginazione, ma tutta la tensione che provo in quel secondo viene smontata dal mio cellulare che suona e vibra al contemplo nella mia tasca.

Faccio un sospiro e tocco la parte destra dello schermo per poi avvicinare il cellulare al mio orecchio.

"Mia, dove diavolo sei?" Chiede in tono alterato papà.

"Fuori perché?" Chiedo stranita. Mio padre alza la voce solo quando è veramente incazzato.

"Che vuol dire fuori? Dove sei e perché il tuo bastone è ancora in casa?"

Sospiro. "Calmati, sono all'orto botanico con Harry per questo non portato il bastone."

Bella bugia.

"Harry? Mia voglio che torni immediatamente a casa."

Sbuffo e gli riattacco in faccio. Stavo benissimo fino a qualche minuto fa, perché mi deve rovinare l'umore?  

"Dobbiamo tornare. E' incazzato." Alzo le spalle.

"Gli dirò che sono stato io, non voglio metterti nei guai."

"No... è già incazzato con me per i fatti suoi." Gli spiego.

Molto velocemente torniamo alla moto e Harry va un po' più veloce rispetto alla partenza. Perché dovrebbe essere arrabbiato con me? Mi faccio mille pensieri ma ancora non trovo un motivo. Quando arriviamo, Harry insiste nel voler entrare e assumersi le colpe ma glielo nego. Mi saluta con un veloce ma sentito bacio sulla guancia e faccio per entrare a casa, ma la porta viene aperta.

"Ben tornata signorina." Dice in tono sarcastico papà.

Entro dentro e tasto vicino al tavolo della cucina per cercare la sedia e mi metto a sedere pronta a sentire cosa ha da dirmi, o meglio: rimproverarmi.

"Adesso mi dici il perché tu non porti il bastone a scuola." Ordina.

Che? Come fa a saperlo?

"Chi te lo ha detto?" Chiedo alzando la voce.

"Non è questo il punto del discorso. Perché non lo porti quando accompagnandoti a scuola io lo vedo perfettamente fra le tue mani?"

"Perché no, non mi piace e non voglio portarlo, okay?" Grido.

Lui sospira infuriato. "Adesso basta, abbassa i toni, sono tuo padre. Questo tuo comportamento ostinato termina qui, d'ora in poi si farà quello che dico io senza obbiezioni. Porterai quel dannato bastone e mi assicurerò che lo userai, andrai dalla psicologa come avevamo già prestabilito e prenderai lezioni accurate di testi in Braille, niente più registratori. Ci siamo intesi?"

Il sangue mi ribolle in tutto corpo. "Che cosa? Non esiste proprio." Mi alzo violentemente dal mio posto pronta a ribattere su tutto. Stiamo scherzando?

"Farai come ti dico io altrimenti ti spedisco all'istituto dei non-vedenti della città e dovrai starci ventiquattro ore su ventiquattro." Minaccia alzando di un grado più forte la sua voce.

Sto ribollendo di rabbia, ansia e vertigini in tutto il corpo. Ho bisogno di spaccare qualcosa e vorrei che fosse la sua faccia in questo momento.

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Ahia. Stavolta suo padre ha perso la pazienza. Come vi è sembrato il capitolo?

Ricordatevi che se volete rimanere aggiornati sulla storia, seguite la pagina @official_youreworthit  su istagram (Fra poco ne creerò una apposta per questa) e il mio profilo personale @yousrarabah 

Grazie mille per seguire la storia e per i commenti favolosi che lasciate, vi adoro :)

COME SEMPRE, PER CHI NON HA VISTO IL TRAILER, VE LO LASCIO SULLA PRIMA PAGINA FRA I MEDIA DEL CAPITOLO

ALLA PROSSIMA :) ❤









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