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4. Una terribile scoperta


La relazione tra Kiros e Janell divenne intensa, erano sempre più innamorati l'uno dell'altra. Una sera, Kiros portò Janell a visitare le zone più belle del Bayou per stare da solo con lei. A un certo punto, lui raccolse un fiore, glielo porse e le disse: "Mia cara, stare con te è la cosa più bella che mi sia mai capitata finora! Io ti amo, Janell. E farò di tutto per renderti sempre felice!". Janell prese il fiore, poi guardò Kiros, gli sorrise e lo baciò. "Grazie, anch'io ti amo! E mi piacerebbe un giorno se potessimo sposarci come James e Eudora e vivere per sempre felici insieme!". Sentendo queste parole, Kiros per un secondo si agitò. Ancora non aveva pensato di chiederle di sposarlo, non se la sentiva, non con i progetti che aveva in testa sul diventare ricco e controllare la città. Non sapeva ancora come fare per avere Janell e realizzare il suo sogno nello stesso momento. Cercò di non darle a vedere la sua preoccupazione, la baciò e le disse: "Un giorno non lontano, io e te vivremo felici e i nostri desideri saranno realizzati". In realtà cercava solo di prendere tempo dicendole queste parole, fino a che non le avrebbe detto la verità, ma ancora non se la sentiva, ci teneva troppo a Janell e non voleva perderla. La abbracciò e la baciò più appassionatamente, stava per sfilarle il vestito, ma lei lo fermò: "Che cosa fai? Non qui nella palude, ti prego!", "Andiamo, tesoro! Non passa mai nessuno qui ed è una delle zone più sicure del Bayou, tranquilla!", le rispose Kiros. Janell era talmente innamorata che lo lasciò fare, si fidava ciecamente di lui, e finirono per consumare il loro primo rapporto lì, su una delle sponde del Bayou, con la luce delle lucciole che danzavano sul fiume.

Poi, rimasero sdraiati l'uno accanto all'altra, scambiandosi un bacio ogni tanto e osservando il cielo stellato. A un certo punto, Janell gli disse: "Lo sai che il tuo nome è molto particolare? Non lo avevo mai sentito prima", "Hai ragione, comunque ho letto su un libro che Kiros vuol dire 're'. Chissà, forse è il mio destino!", rise Kiros, anche se dentro di lui aveva sempre pensato che fosse davvero così, che quel nome gli era stato dato perché era destinato a diventare qualcuno. "Magari i tuoi genitori son veramente dei reali, chissà", disse scherzosamente Janell, "Perché non mi parli di loro? Prima o poi dovrai presentarmeli". Kiros sospirò: "Purtroppo sono orfano, non ho mai conosciuto i miei veri genitori. Sono cresciuto qui nel Bayou", "Davvero? Perché non me l'hai mai detto finora?", "Temevo che mi giudicassi e che non volevi avere niente a che fare con un orfano come me", "Ma cosa dici? Non m'importa da dove vieni o se hai genitori oppure no, io ti amo per quello che sei e lo sai!", "Lo so, cara. Ma cerca anche di capire me. Da quando sono piccolo, a parte James, ho conosciuto solo persone cattive che oltre a prendermi in giro e giudicarmi non facevano. Solo James e Mamma Odie mi hanno dimostrato affetto finora, prima che arrivassi tu", "Mamma Odie? Questo nome non mi è nuovo", "E' la donna che mi ha cresciuto, è come una madre per me. Finora mi ha detto che i miei genitori mi hanno affidato a lei appena nato perché stavano cercando una nuova casa e cercavano qualcuno che mi accudisse finchè non l'avessero trovata, ma non hanno mai fatto ritorno e Mamma Odie non vuole dirmi perché. Io so che lo sa, dice di non saperlo e di non preoccuparmi, ma non è vero, lei sa qualcosa e io lo scoprirò!", "Va bene, Kiros, ora calmati!", Janell cercò di tranquillizzarlo, "Forse non lo sa davvero, oppure se non vuole dirti tutta la verità lo fa per proteggerti perché ti vuole bene", "Da qualche anno ho cominciato a pensare che i miei genitori siano veramente delle persone ricche e importanti, se no perché mi avrebbero dato questo nome con questo significato? Però per quale motivo mi hanno scaricato qui nel Bayou? Per farsi la bella vita senza di me? Se veramente è così, LI ODIO!", "Kiros, insomma! Vuoi calmarti? Non puoi saperlo, quindi non ha senso odiare qualcuno senza motivo! Quando torni da Mamma Odie, chiedile se finalmente ti può parlare dei tuoi genitori, così ti metti il cuore in pace appena saprai la verità!", "Hai ragione, scusami", disse Kiros, "In effetti perché mi avrebbero abbandonato per questo motivo? Se mi han dato questo nome, ci tenevano che diventassi qualcuno di veramente importante. Sarà successo loro qualcosa. Devo saperlo". Detto questo, fece per alzarsi, poi però notò qualcosa attaccato a un cespuglio lì vicino. Si avvicinò e vide un pezzo di stoffa incastrato tra le foglie. Lo prese, lo esaminò bene e cercò di capire com'era finito lì. Non era l'ennesima vittima di un alligatore, questo no, non c'erano resti o segni di sangue. Aveva dei bei colori, verde e rosso. A chi poteva appartenere? Lo girò e vide che c'era scritto qualcosa. Lesse la frase 'Te lo prometto, Antoine. Nostro figlio vivrà come mi hai chiesto. Sarò forte fino alla fine. Ti amo – Aisha'. Dopo aver letto, rimase impietrito. Una donna di nome Aisha era passata di lì lasciando questo messaggio, ma quando poteva essere successo? Il Bayou ormai lo conosceva bene e non accadeva nulla che lui non venisse a sapere da quando aveva memoria, doveva essere successo molto tempo prima. All'improvviso venne assalito da un enorme dubbio. Questa donna che lascia questo messaggio promettendo di salvare il bambino, nessuno ha mai saputo niente di lei e Kiros non sapeva nulla dei suoi genitori. Possibile che quella donna potesse essere...? Lasciò cadere la stoffa per terra e si mise le mani nei capelli. Cominciò a sudare freddo. "Kiros, che cos'hai? Stai male?", si preoccupò Janell. Kiros non le rispose, si rivestì alla svelta, prese da terra il pezzo di stoffa e corse via, lasciando Janell da sola.

Arrivò a casa. Mamma Odie lo stava aspettando. "Come mai così tardi? Che hai combinato? Ti vedo molto agitato", gli disse. Kiros non le disse nulla del pezzo di stoffa che aveva trovato, le raccontò solo del suo appuntamento con Janell: "Le ho fatto visitare una parte del Bayou, ma poi mi ha detto che vorrebbe sposarsi e io mi sono agitato perché ancora non mi sento pronto, purtroppo", "Beh, non c'è bisogno di agitarsi così per questo. Comunque sei agitato anche per qualcos'altro, secondo me. Te lo leggo negli occhi", "Effettivamente sì, Janell a un certo punto mi ha detto che voleva conoscere i miei genitori, io le ho risposto che sono orfano e che non li ho mai conosciuti. Poi ho cominciato a pensarci ancora di più. Ora ti prego, lo so che è tardi, ma non posso più aspettare! Raccontami dei miei genitori, dimmi chi erano e perché mi hanno abbandonato!". Mamma Odie sospirò, si alzò dalla sua sedia, andò ad abbracciarlo e gli disse: "Sapevo che prima o poi me lo avresti chiesto, ma ancora non sei pronto per sapere tutta la verità. Domattina ti racconterò una parte della loro storia, più avanti ti racconterò il resto", "No, voglio saperlo ora!", urlò Kiros, "Perché non mi dici niente? Che cosa mi nascondi?", "Non alzare la voce, Kiros! Non ti ho educato così! Ora calmati e vai a riposare, domattina quando ti sarai calmato te lo racconterò!", "Devi dirmelo ORA!", urlò così forte che Juju strisciò veloce sotto la sedia tutto spaventato. Mamma Odie ebbe un leggero sussulto, percepiva dalla rabbia di Kiros un forte cambiamento in lui, un cambiamento decisamente negativo. Era sempre stato vivace ed emotivo, ma ora era arrivato al punto che non gestiva più certe emozioni come la rabbia ed era un bel problema. La rabbia, portata al limite, porta a fare pazzie, e in quel momento Kiros mostrava una furia come nessun altro. Rischiava che la luce dentro di sé si potesse spegnere definitivamente se avesse continuato così. "Kiros, ti prego...", "Devi dirmelo!", "Te lo dirò domattina, ti prego! Ora calmati, non ci si comporta così!", "Dimmelo ora!", Kiros perse il controllo e stava per lanciare un brutto incantesimo su Mamma Odie, ma lei svelta prese il suo bastone e invertì la direzione dell'incantesimo contro la parete, che si bruciacchiò. Kiros, ripresa la sua lucidità, vide cosa aveva fatto e cosa avrebbe potuto farle se Mamma Odie non avesse avuto i riflessi pronti. Si mise in ginocchio, si portò le mani al volto e scoppiò a piangere. "Ti prego, perdonami! Non so cosa mi sia preso!". Mamma Odie, sebbene spaventata, andò da lui, gli si sedette di fianco e lo abbracciò. "Va tutto bene, Kiros. Non è successo niente. Ma d'ora in poi cerca di gestire la tua rabbia, e non usare mai più gli incantesimi che ti ho insegnato per fare una cosa del genere. Il Voodoo, se usato come hai fatto tu prima, hai visto che cosa succede. Ora vieni, andiamo a dormire, ne hai veramente bisogno", lo prese per mano e lo accompagnò a letto.

Quella notte, Kiros ebbe gli incubi. Continuava a sognare una donna che correva disperatamente nel Bayou, lasciava cadere il pezzo di stoffa che aveva trovato e riprese a correre, fino ad arrivare da Mamma Odie. Sempre nel sogno, questa donna lasciò un fagottino davanti alla porta e scappò via. Prima di svegliarsi, Kiros continuò a sognare la donna che era fuggita abbandonando suo figlio e nel sogno lei era finita in un posto orrendo, buio e inospitale, e qualcosa la stava aspettando nell'ombra. Prima che le accadesse qualcosa, Kiros si svegliò di soprassalto, completamente sudato. Non riusciva più a dormire, allora prese il pezzo di stoffa e andò a prendere il libro di incantesimi di Mamma Odie, facendo molta attenzione a non svegliarla. Ordinò ai suoi serpenti James e Aisha di tenere d'occhio Juju, per evitare che andasse a svegliarla. Lesse sul libro un incantesimo che gli avrebbe permesso di scoprire cosa fosse successo ai suoi genitori. Per iniziare, serviva un loro oggetto. Kiros usò il pezzo di stoffa che aveva trovato, sempre più convinto che appartenesse davvero a sua madre, anche se aveva paura a scoprirlo. Lo mise per terra, lanciò l'incantesimo e, sopra il pezzo di stoffa, cominciarono ad apparire delle immagini in movimento, come delle visioni. Vide così le origini dei suoi genitori, Antoine e Aisha. Venivano da Haiti e sono arrivati clandestinamente a New Orleans solo per potergli dare una vita migliore. Vide la fine che fece suo padre e la fuga disperata di sua madre, della frase che scrisse sul pezzo di stoffa prima di lasciarlo nella palude, di come arrivò da Mamma Odie e del tempo che passò lì con lei. Le ultime immagini gli mostrarono poi sua madre che cercava casa e lavoro in città, aveva trovato un posto in un'osteria, ma a quanto pare non era durata a lungo. Dopo pochi giorni era stata licenziata e lei, disperata, diceva: "Ora come farò? Oh, il mio povero Kiros! Come potrò crescerlo ora?", e subito dopo nell'ultima immagine si vide lei entrare in un vicolo buio e inospitale e si stava dirigendo verso una porta. Sopra la porta c'era una vecchia insegna con una scritta.

Kiros non fece in tempo a leggere perché James e Aisha si stavano azzuffando con Juju per impedirgli di andare a svegliare Mamma Odie, distraendosi non riuscì a finire di vedere il resto della visione, che subito si dissolse. Comunque aveva visto abbastanza e finalmente sapeva delle sue origini e dei suoi genitori, anche se non ne fu veramente felice. Suo padre era morto prima che lui nascesse e sua madre era sparita misteriosamente in un posto orrendo e misterioso, da quel che aveva visto nella visione. Rimise tutto a posto, dopodiché uscì a prendere un po' d'aria.

Rimase a lungo in ginocchio sulla sponda del fiume, non riusciva a darsi pace dopo quello che aveva visto. "Non potevi proprio aspettare, eh?", Mamma Odie si sedette accanto a lui. "Ti avrei detto tutto con calma domattina! Non usare mai più la mia roba senza il mio permesso, chiaro?", "Non riuscivo più a dormire, dovevo sapere! Perché non me ne hai mai parlato prima?", "Non volevo darti troppi pensieri durante la tua infanzia, volevo aspettare il momento giusto, certe cose è meglio non venirle a sapere troppo presto", cercò di spiegargli Mamma Odie. "I tuoi genitori si sono sacrificati per te, Kiros. Per darti una vita migliore. Ci tenevano davvero a te, e tua madre, dopo quello che è successo a tuo padre, ha combattuto fino alla fine per poterti dare alla luce e avrebbe tanto voluto crescerti nel migliore dei modi, ma purtroppo non è mai più tornata", "Nella visione ho visto solo che è finita in un vicolo buio e stava per entrare in una porta con sopra un'insegna, che posto era?", "Un posto da evitare!", gli disse Mamma Odie, "Dammi retta, stacci alla larga! Ormai per tua madre non c'è più nulla da fare, ha fatto la sua scelta! Nel tentativo di volerti dare una vita migliore, ha imboccato una brutta strada e ora è troppo tardi per lei per poter tornare indietro! Non andare a cercarla o rischierai di fare la sua stessa fine!", "Ma è mia madre, posso sempre tentare! Se è in pericolo, devo salvarla!", "Per l'ultima volta, Kiros, lascia perdere! Ancora non sei pronto ad affrontare una cosa del genere!". Detto questo, Mamma Odie si alzò. "Su, torniamo a dormire. E' tardi".

Il giorno dopo, Kiros si svegliò stanchissimo. Non aveva quasi dormito. Andò a farsi una passeggiata in centro per provare a distrarsi, ma i suoi pensieri erano fissi su sua madre. Quel posto in cui era finita... Che le sarà capitato? Perché sarebbe dovuto essere troppo tardi per lei? In quel momento, passò per strada il signor La Bouff con suo figlio Eli a bordo di una costosa automobile, guidata dal suo autista personale. La goccia che fece traboccare il vaso. Quelli si davano alla bella vita senza badare ai problemi degli altri. Ripensò ai suoi genitori, pensò al fatto che non aveva potuto stare con loro solo perché la povertà li aveva divisi, mentre invece il figlio del signor La Bouff, ricco sfondato, si dava alla pazza gioia con suo padre e veniva viziato tutti i giorni. Non lo poteva sopportare, era veramente troppo. La sua invidia e la sua rabbia crescevano sempre più.

Camminando, arrivò davanti a un vicolo buio. Non era mai stato in quella zona di New Orleans prima d'ora. Sembrava proprio quello della visione. Senza pensare a quello che gli aveva detto Mamma Odie, entrò. Arrivò in fondo e vide un vecchio albero morto al centro del cortile. Era veramente il quartiere più povero e malandato della città. In fondo, quasi nascosta, c'era una vecchia porta e sopra di essa c'era un'insegna. La lesse: "Emporio Voodoo del Dottor Samdi". Non lo aveva mai sentito nominare da nessuno, e Mamma Odie voleva che stesse lontano da questo posto, ma ormai era lì e, spinto dalla curiosità, bussò. Non rispose nessuno. La porta era aperta, quindi entrò. L'interno era buio, c'erano solo poche candele accese in alcuni angoli della stanza e Kiros notò moltissimi oggetti Voodoo per tutto il posto. Sembrava la casa di Mamma Odie, ma al buio e con oggetti quasi diversi dai suoi. Entrando, notò sulla sinistra un pianoforte. Non ne aveva mai visto uno da vicino e ne rimase affascinato, essendo amante della musica. Sfiorò alcuni tasti con le dita, quando una voce dietro di lui lo fece trasalire: "Ti piace la musica, a quanto pare. La adoro anch'io. Abbiamo già una cosa in comune, Kiros", "Come sai il mio nome?", disse Kiros, "Sono uno stregone, so sempre tutto. Sapevo che prima o poi saresti venuto da me. Prego, accomodati". Kiros era spaventato. Lo stregone aveva un aspetto decisamente inquietante. Indossava un cappello a cilindro nero con disegnato sopra un teschio, portava una giacca nera e pantaloni dello stesso colore, indossava occhiali molto scuri e aveva con sé un bastone con una curiosa pietra in cima. Fece sedere Kiros al suo tavolo, gli si sedette di fronte e gli disse: "So perché sei qui. Cerchi tua madre, non è vero?", "Se le hai fatto qualcosa, io...", "Stai calmo, e resta seduto! Non ti conviene sfidarmi, Kiros. Nemmeno Mamma Odie riesce a tenermi testa". Sentendo queste parole, rimase impietrito. Mamma Odie era molto potente, se perfino lei si teneva alla larga, era veramente pericoloso! Se solo l'avesse ascoltata e non fosse entrato in questo posto, ma ormai era lì e comunque voleva andare fino in fondo per scoprire cosa fosse successo a sua madre. "Dunque, come stavo dicendo...", continuò lo stregone, accendendosi un sigaro, "... tu stai cercando tua madre. Sì, passò di qui vent'anni orsono, era veramente una donna attraente", rise. Kiros trattenne la rabbia, lo stregone lo stava provocando apposta, ma cercò di resistere per sapere tutta la storia. "Trovò per caso il mio emporio, mentre cercava aiuto in città. Poverina, non aveva più un lavoro e non poteva permettersi di vivere da nessuna parte. Quando venne da me, era una donna veramente a pezzi. Non sapeva più cosa fare per poter crescere suo figlio, mi diceva. Io le proposi un patto, lavorare per me in cambio di ciò che voleva. All'inizio non accettò subito, ma poi non aveva più altra scelta. Strinse il patto con me", "E ora dov'è? Voglio vederla!", "Ah, sì. Prima di tutto, sappi che mi ha servito assai bene i primi tempi, ma poi divenne troppo per lei e fece per andarsene, ma così facendo infranse il nostro patto e la sua anima ora mi appartiene!", "Che cosa vuoi dire? Cosa le hai fatto?!", urlò Kiros. Subito dopo lo stregone gli mostrò una testa raggrinzita appesa dietro di lui. "Cosa significa?", disse Kiros spaventato, ma già immaginava, "Non ci arrivi proprio? Infranto il patto, non poteva più saldare il suo debito e la sua anima divenne mia, donata poi ai miei Amici dell'Aldilà. La sua testa, invece, ho deciso di tenerla qui con me". Kiros rimase immobile. Era inorridito e spaventato da tutto questo. L'unica cosa che trovò di sua madre era la sua testa raggrinzita, nient'altro. Si era spinta a trovare una soluzione tramite questo stregone e ne aveva pagato le conseguenze. Improvvisamente, sentì la rabbia salirgli lungo la spina dorsale. Si girò verso lo stregone, digrignò i denti, lo guardò minaccioso e urlò: "Maledetto! Che tu sia maledetto! Lurido demonio! Te la farò pagare!". Come la sera prima, per la rabbia lanciò senza controllo un potente incantesimo contro lo stregone, ma questo subito lo respinse con un contro-incantesimo. Subito dopo delle ombre uscirono allo scoperto e immobilizzarono l'ombra di Kiros. Kiros era immobilizzato, bloccata la sua ombra, nemmeno lui poteva muoversi, per quanto si sforzasse. "Potrei ucciderti all'istante, lo sai? Ho ancora molte anime da donare ai miei Amici dell'Aldilà e la tua mi farebbe molto comodo! Ma non lo farò, noto che hai del potenziale. Mamma Odie ti ha insegnato bene, ma ancora ne hai di strada da fare. Lavora per me e ti insegnerò meglio di quanto non ti abbia insegnato lei", "Non lavorerò mai per te, mostro!", urlò Kiros. Una delle ombre prese per la gola la sua ombra e Kiros si sentì soffocare. "Come preferisci, in ogni caso fa pochissima differenza per me, se vivi o muori". Kiros era terrorizzato, non voleva morire e non voleva di certo dargliela vinta. Annaspando, gli disse: "Va bene! Va bene! Lavorerò per te!", "Ah, molto bene! Diamoci la mano e il patto sarà concluso!". Kiros esitò, ma non volendo morire, gli strinse la mano. Le ombre lo lasciarono libero. "Ora la tua anima è in mano mia!", gli disse lo stregone, "Se non vuoi fare la fine di tua madre, dovrai fare tutto quello che ti chiedo, siamo intesi?", Kiros annuì. "Molto bene", continuò lo stregone, "Ora puoi andare, ma ti aspetto qui stanotte per il tuo primo incarico, a mezzanotte in punto. Non tardare!". Kiros corse fuori.

Corse il più lontano possibile, sudato e spaventato. Era finito proprio in un bel guaio. Non aveva il coraggio di tornare da Mamma Odie dopo quello che aveva combinato, nonostante i suoi avvertimenti. Temeva che non lo avrebbe mai più accolto in casa dopo una cosa del genere. Come poteva fare? Non c'era via di fuga, lui non era abbastanza potente da affrontarlo e nemmeno Mamma Odie con la sua magia di luce era mai riuscita a sconfiggerlo. Come fare? Pensò a lungo. Poi si ricordò di un libro di incantesimi che Mamma Odie teneva sempre chiuso nella credenza e che non aveva mai aperto davanti a lui, dicendogli che era roba proibita e molto pericolosa. Decise di fare un tentativo: andò verso casa deciso a sfogliare quel libro per trovare un rimedio al guaio che lui stesso aveva causato.


[continua]...

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