Because I could not stop for Death
C'era una volta un ragazzo che si era innamorato della Morte: non sapeva bene né quando né come avesse incontrato il Mietitore per la prima volta, ma era così folle d'amore per lui che passava le sue giornate aspettando con impazienza i loro incontri.
Restava sveglio per tutta la notte, osservando la strada con i gomiti appoggiati al davanzale della finestra, controllando in continuazione il vecchio orologio a pendolo che scandiva le ore infinite di quell'attesa. All'ultimo rintocco della mezzanotte, una nuvola bluastra oscurava la delicata luce lunare, una nebbia densa ricopriva ogni cosa e un vento freddo gonfiava le tende facendole fluttuare accanto a lui: il suo amore stava arrivando. Si sentivano gli zoccoli dei cavalli scalpitare sulla ghiaia del vialetto e una carrozza nera come le tenebre si fermava proprio davanti a lui. I cavalli impennavano agitando le criniere di buio e il cocchiere incappucciato cercava di tenerli tranquilli tirando il morso, mentre la portiera si apriva lasciando intravedere il velluto rosso dei sedili.
Allora il ragazzo sgattaiolava fuori dalla finestra e saliva sulla carrozza in fretta e furia, prima che i destrieri inferociti ripartissero al galoppo. Si sedeva tutto trafelato togliendosi i capelli dal volto e rimaneva incantato dalla figura che si ritrovava davanti: ogni volta si sentiva un fuoco correre veloce sotto alla sua pelle, il suo cuore si contorceva nel petto e cominciava a battere freneticamente, rimbombando nelle sue orecchie. Eppure lui non cambiava mai: la stessa fiamma in quegli occhi glaciali, gli stessi zigomi affilati, le stesse labbra pallide che anelava come la più dolce delle delizie.
La Morte se ne stava di fronte a lui, con le gambe incrociate e un sorriso ambiguo: chiunque lo avrebbe creduto un giovane qualunque, se non fosse stato per quei guanti di pelle nera che non toglieva mai e la piccola falce a mezzaluna appesa alla cintura.
Nessuno dei due parlava mai durante quei viaggi, ma i loro occhi erano talmente eloquenti che nessuna parola mortale avrebbe potuto equiparare i discorsi che facevano scambiandosi solo degli sguardi. Attraversavano il mondo dei vivi e raggiungevano una terra a metà tra il regno della Vita e quello della Morte, un angolo d'universo dove regnava l'Eternità. Si sdraiavano tra l'agave e l'asfodelo, sotto alla chioma di un salice piangente che si ergeva solitario in mezzo alla radura: lì il ragazzo poneva il capo in grembo al suo amore, si gloriava della sensazione della mano guantata che correva tra i suoi capelli, chiudeva gli occhi e si lasciava trasportare dalla nenia di un'antica canzone che il Mietitore soleva cantargli.
E quando le prime luci dell'alba andavano ad interrompere il loro idillio, risalivano in carrozza e i cavalli trottavano veloci per riportare il ragazzo a casa prima che il sole si liberasse definitivamente dalle catene dell'orizzonte. Allora la Morte gli accarezzava dolcemente le guance e gli dava appuntamento per quella sera. Il giovane si sporgeva un po' di più, deciso a baciare quelle labbra, ma il suo amato gli poneva delicatamente due dita sulla bocca semichiusa e, sospirando tristemente, scuoteva la testa: non aveva intenzione di dargli il suo bacio mortifero.
Gli anni si susseguirono l'uno dopo l'altro e divennero decadi, eppure tutte le notti i due si lasciavano alle spalle il mondo dei vivi e si rifugiavano nel loro angolo d'Eternità, fin a quando il giovane non divenne un vecchio e giunse la sua ora: allora il Mietitore lo baciò dolcemente sulle labbra dopo un'attesa lunga una vita e condusse per mano la sua anima nel regno dei morti, dove ora è loro lecito amarsi all'ombra dell'Immortalità. O almeno è così che racconta la leggenda.
Spazio dell'autrice:
Salve a tutt*, questo è il mio ultimo esperimento e, in quanto tale, non so per quanto andrà avanti. In questa storia, se non lo si era già capito, pubblicherò delle os che ho scritto ispirandomi a delle poesie (che metterò nella copertina del capitolo). In realtà non ero sicura di pubblicarla, ma Lizzie ha detto di sì sulla fiducia e io mi fido ciecamente di lei, quindi eccoci qui. Fatemi sapere se questa nuova raccolta vi piace e, in caso, ringraziate Lizzie. Se qualcuno se lo stesse chiedendo (ma non credo), il titolo dell'opera è un omaggio alle fabulae milesie, che sono delle storielle simpatiche (e abbastanza sconce, ma shhh) che andavano di moda ai tempi di Nerone.
Ave atque vale
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