~ Capitolo 6 ~
ELVIN
Quando mi svegliai Levi non c'era. Ero disteso da solo sul grande letto, con le coperte attorcigliate attorno alle gambe. L'orologio sul comodino diceva che erano quasi le nove di mattina "Ho dormito così tanto?". Uscii dal letto e, dopo essermi rimesso la divisa, andai in cucina. Il corvino era seduto con una tazza fumante in mano. " 'Giorno" mi passò una tazza di caffè ancora caldo. Non disse più niente ed io, in imbarazzo, mi nascosi dietro la tazza. Quando finii di bere la rimisi sul tavolo "Davvero buono, grazie"
"È davvero un peccato" mi rispose "che tu ti sia rimesso la divisa. Era una bella vista quella di ieri". Arrossii un po', era un complimento quello? E come andava interpretato? "Dio Levi, sei così complicato....". "A proposito, dovrai tornare a casa a prenderti dei vestiti abbiamo una giornata libera"
"Non mi piacciono le giornate libere, l'ultima è finita in una sparatoria...."
"Guarda che hanno sparato a me, mica a te."
"Lo so....riguardo a questo, come va la spalla?"
"Devo trovare il modo di tenere il braccio fermo, per il resto tutto bene"
"Ce lo hai un foulard?". Levi mi guardò perplesso per poi andare in camera e portarmela. Mi alzai, mi misi dietro il corvino e gli sistemai il braccio sul petto con estrema delicatezza per poi legarglielo al collo col foulard. "Ingegnoso" mi disse il ragazzo quando finii. Mi scrollai le spalle in risposta.
Col passare delle settimane il nostro rapporto passò da 'partner professionali' a 'buoni amici' e, almeno per me, forse c'era qualcosa in più.
I nostri incarichi erano relativamente 'sicuri', erano spesso semplici interrogatori o indagini fuori dal campo. Pixis ci stava tenendo al sicuro, fino a quel giorno....
LEVI
Erano passate cinque settimane da quando avevo dormito con Elvin e, con mio sommo dispiacere, l'episodio non si era ripetuto. Certo, avevamo passato molti momenti piacevoli come il disastroso pranzo sulla ventiduesima o il pomeriggio al cinema, ma nulla di così intimo. Eravamo in ufficio e ci stavamo annoiando scrivendo il rapporto della missione precedente. "Odio il lavoro d' ufficio" sbuffai appoggiando la testa sulla scrivania con fare esasperato. "La prossima volta" mi rispose il biondo senza smettere di scrivere al computer "non ti fai sparare, così non ti mettono a riposo" gli feci un'infantile linguaccia in risposta. "Che ne dici di questo rapporto?" Mi schiarii la voce e iniziai con un atteggiamento serissimo "Mister scemo, durante l'interrogatorio, si è tradito da solo un centinaio di volte dando addirittura due versioni diverse del suo halibi, solido come un'alito di vento tra l'altro"
"Solido come il vento?!"
"Senti Mr. Sopracciglio non mi veniva in mente altro"
"Non insultare le mie sopracciglia, nano."
"Il Nano ti avverte che se non la finisci di chiamarlo così durante la notte prenderà un coltello e ti raserà quelle sopracciglia abnormi"
Scoppiammo in una risata che si interruppe nel momento in qui la porta si aprì e fece il suo ingresso il direttore Pixis. Ci alzammo in piedi e aspettammo che facesse qualcosa "ma questo qua non ha mai niente da fare?". Ci fece cenno di sederci e disse senza girarci intorno: "Avete un caso importante ecco i fascicoli" e se ne andò come era arrivato. "Uomo di molte parole" feci notare mentre sfogliavo il fascicolo "Però, è davvero un caso importante. La vendita di un'arma biologica. È una cosa seria, dovremo fare tutto da soli?"
"Suvvia Levi non sarai mica spaventato!" Guardai storto il mio partner. "Meglio iniziare subito" tagliai corto.
Il caso di per se non era difficile, avevamo tutte le informazioni necessarie, la vendita di una bomba biologica durante un'asta che si sarebbe tenuta tre giorni dopo, il difficile era recuperare l'arma. "Per farla breve" dissi chiudendo il fascicolo "A vuole vendere a B la bomba durante l'asta di sabato e noi dovremmo recuperarla? In due?"
"Pochi ma buoni. Ci serve un piano".
"Elvin, questo piano fa schifo. Giuro che se muoio di ammazzo." Urali attraverso la porta del bagno di casa mia mentre tentavo di infilarmi uno smoking nero. Il mio partner era già pronto in salotto e mi aspettava con impazienza. "Ti serve una mano per la cravatta?" Mi chiese ridacchiando quando vide come l'avevo annodata. Con uno sbuffo lasciai che mi sistemasse. "Sul serio Levi, come ti sei conciato? Lo hai mai visto uno smoking."
"Vuoi che sia sincero? No. Mai. Neppure da lontano. Ti ricordo che vengo da Los Angeles, dove la cosa più formale che ci sia è la parola 'ciao' " Lo feci ridacchiare.
"Elvin?" Chiesi con un brutto presentimento "e le pistole dove le mettiamo? Non possiamo di certo andarcene in giro con quelle in bella vista". Con mio enorme sollievo mi fece vedere come nasconderla sotto la giacca. Almeno non eravamo disarmati.
Eravamo in macchina con il biondo che guidava. Sentivo che era nervoso. Stringeva in volante fino a far sbancare le nocche e guidava a scatti. "Preoccupato?" Gli chiesi "In fondo il piano non fa così tanto schifo."
"Ho il presentimento che qualcosa andrà storto"
"Se qualcosa andasse storto ogni volta che ne abbiamo il presentimento staremo combattendo la quarta guerra mondiale con armi atomiche mentre cerchiamo di non farci mangiare da dinosauri e alieni" ogni volta che ero in imbarazzo o non sapevo che dire me ne uscivo con una battuta stupida come quella. Era penosa come battuta ma Elvin rise lo stesso e, per un attimo, la tensione si spezzò. L'asta si teneva in una villa in periferia talmente grande che la casa del gangster, in confronto, era una baracca da pezzenti. Probabilmente era stata costruita usando la casa bianca come modello, si ergeva pallida contro il cielo nero e un ampio terrazzo semicircolare troneggiava sulla facciata principale. Le numerose file di finestre erano illuminate e si sentiva la musica anche dal giardino. Attraversammo il portone principale e seguimmo la folla fino ad un ampio salone (abbastanza grande per poterci mettere dentro il mio appartamento). In un angolo un' orchestra suonava musica da camera, lungo una parete c' erano delle tavole imbandite mentre la parte centrale era stata trasformata in una pista da ballo e molte coppie danzavano già. Accompagnato dal mio partner mi avvicinai al buffet e presi un bicchiere di champagne. "Non vorrai mica bere? Mi servi sobrio." Mi rimproverò subito il biondo.
"Se non posso divertirmi a dovere lasciami almeno sorseggiare questo costosissimo champagne che non avrà neppure due gradi."
"Guarda che se vuoi puoi danzare con qualche bella donzella, basta solo che torni prima delle dieci"
"Non mi interessano le donne, in nessun senso" sputai fuori tutto d'un fiato, era un po' che volevo dirglielo
"Oh...oh"
"Dillo a qualcuno e ti ficco una pallottola nel petto".
Il mio partner mi guardò sorpreso per poi scrollare le spalle e assaggiare una tartina. Non avevo mai detto a nessuno che ero Gay per paura di essere giudicato, ma di Elvin mi potevo fidare.
AlyssaMolin04
P.S
Allour....Levi ha detto di essere Gay e Elvin ha ammesso che forse c'è qualcosa di più della semplice amicizia tra i due. Le cose vanno a gonfie vele. Ma io sono cattiva e rovinerò tutto a caso.
Vi lascio così
Ciao♐
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